venerdì 14 maggio 2010

Monsanto vs Api e Amaranto





Ricevo la segnalazione ed aderisco alla pubblicazione di questo commovente articolo sulla moria delle api, che è possibile leggere direttamente in “rete”, in maniera completa, anche qua.

Ecco uno stralcio, dal prologo di Dan Winter:

La scienza è stata chiara nel predire che sono pochi gli anni che separano la morte delle api dalla morte degli esseri umani. Ora sembra che le api da miele siano in via di estinzione su quasi tutto il pianeta.

Finora si pensava che quello che le uccideva fosse un mistero.

Ma ora stanno emergendo prove scientifiche che spiegano molto chiaramente la sequenza di fasi che va dalla diffusione del mais OGM della Monsanto alla morte delle api. In questo scritto troverete riferimenti in abbondanza.

La moria globale delle api non giunse in Brasile fino a quando non lasciarono entrare il mais OGM della Monsanto. Ora è il turno dell’Australia, uno dei pochi posti al mondo che ha ancora delle api sane. Staremo a vedere se seguiranno il malaugurato esempio del Brasile. Vi preghiamo dunque di far avere questo scritto al vostro governo e di sollecitarlo a buttare fuori il mais OGM assassino di api della Monsanto dal vostro paese”.

Sinceramente non ho parole per definire i vertici e le persone che lavorano nella multinazionale chiamata Monsanto; sono certo che la maggior parte di loro è inconsapevole delle politiche devastanti ed immorali che la compagnia porta avanti con fare d’altri tempi. Evito ogni forma di giudizio ed invoco un loro pronto "risveglio".

Oltre alla strage di api, la Monsanto agisce anche in questa maniera con gli agricoltori locali:

"Gli agricoltori del Nord America, già afflitti da problemi economici, ora devono anche temere la “polizia dei semi”. La società bio-tecnologica Monsanto ha al suo servizio la polizia e un bilancio di 10 milioni di dollari per inchiodare gli agricoltori che usano i propri semi,  brevettati secondo loro in "modo improprio", incluso l’utilizzo dell’antica tradizione di conservarli per piantarli l’anno dopo… Secondo la rivista progressista Sojourners (10 aprile 2005), sono stati registrati casi contro 150 agricoltori e contro 40 altre piccole società. La  Monsanto investiga ogni anno circa 500 agricoltori. Finora il gigante bio-tecnologico ha guadagnato più di 15 milioni di dollari dalle cause che ha vinto. Uno sfortunato agricoltore ha anche passato 8 mesi dietro alle sbarre. Se non credete che l’America delle Corporazioni tenga il mondo per i capelli restate sintonizzati per vedere cosa s’inventano la prossima volta. Ho anche letto che sono andati in Sudamerica, hanno trovato delle piante e hanno messo il copyright sul loro DNA; hanno poi multato gli agricoltori del posto che usavano i semi che conservavano da un anno all’altro: semi che erano sempre stati i loro! 

L’umanità è completamente fuori controllo se permette che questo accada".

Nel loro sito italiano, nella home page , troviamo la descrizione “politica” di ciò che garantiscono:

L’attività di Monsanto trova nell’agricoltura il suo riferimento nel senso più ampio del termine. Da oltre 30 anni Monsanto in Italia è a fianco degli agricoltori per aiutarli ad ottenere dalla loro terra sempre di più e sempre meglio. Monsanto presta ascolto ai suoi clienti ed interlocutori prendendone in considerazione opinioni e bisogni, mette in campo le migliori tecnologie per garantire agli agricoltori maggior produttività e redditività nel rispetto dell’ambiente.

E poi gli “impegni” della Monsanto:

Nel 1990 Monsanto annunciava "l'impegno Monsanto", un codice di responsabilità nei confronti dell'ambiente che impegnava la società a "lavorare per raggiungere un'agricoltura sostenibile attraverso l'impiego di nuove tecnologie e l'applicazione di nuove tecniche di coltivazione". Nel 2000, Monsanto annunciava un nuovo impegno basato su cinque principi fondamentali: la ricerca del dialogo con quanti sono interessati al tema delle biotecnologie; una politica aziendale improntata alla trasparenza attraverso la condivisione delle informazioni scientifiche e relative alla sicurezza dei prodotti e sul rispetto delle normative in vigore nei vari paesi; il rispetto per le preoccupazioni religiose, etiche e culturali di tutte le popolazioni del mondo; la condivisione di tecniche di coltivazione e di tecnologie con gli agricoltori dei paesi in via di sviluppo; lo sviluppo di prodotti destinati a portare benefici economici e ambientali agli agricoltori.

Per i più forti di stomaco c’è anche la pagina del “Codice di condotta”.

Intanto possiamo constatare che la Natura non sta con le mani in mano, infatti negli USA, una pianta di nome Amaranto, ha iniziato a “ribellarsi” al trattamento dispotico messo in campo dalla multinazionale in questione:

"5.000 ettari di terreno coltivati a soia transgenica hanno dovuto essere abbandonati dai contadini della Georgia e altri 50.000 sono gravemente minacciati.
Il panico è dovuto ad una “erbaccia” che ha deciso di opporsi al gigante agroalimentare Monsanto, noto come il peggior predatore della Terra.
Questa pianta mutante prolifera e sfida il RoundUp, pesticida totale a base di glifosfato, a cui – secondo quanto pubblicizzato – non resiste nessuna erbaccia.
Fin dal 2004 un agricoltore di Macon, Georgia, città a circa 130 km da Atlanta, si rese conto che alcune varietà di amaranto resistono al RoundUp, con cui irrigava le sue piantagioni di soia…
Al momento l’unica soluzione possibile sembra essere quella di etirpare le erbacce a mano, come si faceva anticamente – ma questo non è possibile se le piantagioni superano certe dimensioni. D’altra parte queste erbe infestanti sono profondamente radicate, difficili da estirpare – è stato così che 5.000 ettari di terreno coltivato hanno dovuto essere semplicemente abbandonati.
Molti agricoltori stanno pensando di rinunciare agli ogm e tornare alla coltivazione tradizionale. Perdipiù, questi semi geneticamente modificati costano di più, e la quantità di raccolto è fondamentale in questo tipo di agricoltura.
È interessante notare che questa pianta “diabolica” agli occhi della agricoltura genetica era una pianta sacra per gli Incas e i popoli mesoamericani, ed è una delle piante alimentari più antiche del mondo. Produce 12.000 semi all’anno, le sue foglie sono più ricche di proteine della soia, contiene vitamina A, C e sali minerali.
 
Così questo boomerang, inviato dalla natura sulla Monsanto, non solo neutralizza questo predatore, ma installa anche una pianta che potrebbe alimentare l’umanità in caso di carestia. Sopporta quasi qualunque clima, tanto in regioni secche quanto in zone di monsoni o terre tropicali; non sembra avere alcun problema con gli insetti né con le malattie.
In francese ‘la marante’ significa ‘la graziosa’; così ora l’amaranto lancia la sfida alla potente Monsanto, come Davide sfidò Golia – e tutti sanno come andò a finire. Una lotta che all’inizio sembrava già segnata....
Se questi fenomeni si riprodurranno in quantità sufficiente – come sembra stia accadendo – presto Monsanto dovrà chiudere bottega. Ma, a parte i suoi dipendenti, davvero dispiacerà a qualcuno?".
Fonte: 13lune


Concludo il presente articolo, pescando da internet questa graziosa pagina di presentazione dell’Amaranto:

Amaranto = amicizia
Lunga è la tradizione che considera l'amaranto una pianta sacra. Il nome ama-ranto deriva dal greco amarantos e cioè "che non appassisce". Di qui il significato attribuito ad esso dai Greci di pianta dell'amicizia, della stima reciproca e più in generale espressione di tutti i sentimenti veri che non dovrebbero mai cambiare con il trascorre del tempo, in quanto eterni e unici. Nella mitologia greca si narra che le Dee amassero essere festeggiate con ghirlande di amaranto; in tale contesto l'amaranto era dunque utilizzato per ottenere protezione e benevolenza. I romani attribuivano all'amaranto il potere di tenere lontana l'invidia e la sventura. Nel periodo '600-'800 l'amaranto veniva utilizzato per ornare vestiti e abiti, in quanto si pensava fosse in grado di donare benessere fisico.

 
Che dire dunque ? Onore e merito a Madre Natura :)

  

giovedì 13 maggio 2010

Quando il vulcano crea la pioggia.





Le piogge che stanno martellando il nord Italia insistono ormai da quasi tre settimane. In maniera pressoché continua, anche in termini di continua diffusione nuvolosa; il clima è molto strano. Io abito nella provincia pavese e, dunque, scrivo per quello che posso osservare sopra a casa mia. La primavera dovrebbe essere un risveglio della Natura in generale, e portare altalenanza di Sole e piogge, per cui può non sembrare molto strana questa continua diffusione nuvolosa. Però, se pensiamo al vulcano islandese che, dalla metà di aprile, ha iniziato ad eruttare polveri nell’atmosfera, sorge qualche riflessione spontanea. Il pensiero va a due dati di fatto che considero attendibili:
  • nella mia zona, nell’ultimo decennio, le diffusioni piovose sono state molto scarse, con la "punta" della grande siccità dell’anno 2003
  • la formazione degli oceani sulla Terra è messa anche in relazione alla copertura del cielo e relative piogge, ad opera del vulcanesimo iperattivo
Quindi la correlazione tra piogge e attività vulcanica non mi sembra molto campata per aria. I media ovviamente non ci aiutano a fare chiarezza. Ho trovato in “rete” una curiosa vicenda che, nel 1815, colpì il globo e anche le operazioni belliche Napoleoniche in corso a Waterloo. Si tratta dell’esplosione del vulcano Tambora, in Indonesia:

"Il 10 Aprile 1815, il mondo intero venne sconvolto da quella che viene considerata la più potente esplosione vulcanica mai registrata nella storia. Ecco a voi il vulcano Tambora, che fa sembrare il Krakatoa un mortaretto.
Il monte Tambora è uno stratovulcano (come lo sono Etna, Vesuvio e Stromboli) che si trova sulle isole Sumbawa, in Indonesia, dove si innalza per 2700 metri. Il vulcano non è solo di interesse per i sismologi ed i vulcanologi, ma sembra essere una fonte importante anche per l'archeologia e la biologia, oltre che attrarre turisti e scalatori da tutto il mondo.
Ma pochi sanno che sotto il vulcano Tambora, che dovrebbe essere vecchio di circa 50.000 anni, c'è una camera magmatica spaventosamente grande, che nel 1815 ha portato ad un'esplosione che ha pochi eguali nella storia delle eruzioni vulcaniche".
A questo link è possibile leggere di cosa si tratta.

Curioso quello che successe nel mondo in seguito a questa tremenda attività vulcanica; la temperatura globale si abbassò di oltre un grado, in Europa ci fu una grave carestia che influì anche sulle campagne Napoleoniche. Si ricorda che cadde circa un centimetro di ceneri in Francia  e si registrò una temperatura estiva di 15 gradi con ripercussioni climatiche prolungate per almeno un anno. 

Ma cosa successe in quel tempo, che ha destato in maniera lampante la mia curiosità?

Che a Waterloo ci furono piogge torrenziali intensissime che durarono giorni e giorni, impaludando le truppe francesi con le loro armi e logistica varia. Le campagne attorno a Waterloo erano delle vere e proprie paludi di fango. Piogge mai viste prima si abbatterono modificando lo scenario della battaglia finale tra francesi ed inglesi. Il grosso delle truppe Napoleoniche non arrivò mai, perché rimase impantanato a pochi chilometri dallo scontro. 

Le piogge furono generate dal cambiamento climatico avviato dal vulcano Tambora.

È solo una mia riflessione, ma guarda caso, non sembra tanto stralunata


 

Quando la tristezza lascia il posto alla creatività.






Ho una montagna di panni da lavare, 1000 altri pensieri eppure… mi regalo qualche minuto per vedere qualche nuovo post nei miei blogs preferiti e… vengo catapultata in un altro multiverso della/dalla “rete”!!! Non saprei neppure dire il viaggio a ritroso per capire come ho fatto ad arrivarci, ma è fantastico: www.leborsedipoppy.blogspot.com
 
Questa ragazza sarda si occupa di cucito e altro, molto eco e molto creativo, e dà indicazioni semplici, precise e dettagliate su come tingere in modo naturale, ad esempio, o su come cucirsi una borsa per la spesa.
Da qui sono entrata in altri blogs – alcuni anche in inglese, per cucirmi un paio di ciabattine, tipo giapponesi infradito di stoffa  per casa - e tra questi www.ilcantucciodiyersinia.blogspot.com: fai-da-te, bricolage, lavoretti, spunti, idee piene di fantasia.

Questa am sono uscita di casa triste (depressa, direi!) per qualcuno di quei 1000 pensieri che affollano le menti della donne o delle ragazze che inconsciamente non riescono a superare alcuni “blocchi karmici”, che periodicamente tornano e attaccano in tutta la loro profondità. Ma questa sera, tornando in macchina, una musica mi ha reso l’anima più leggera e poi …la scoperta di questi blogs pieni di creatività… Allora ho capito!  
 
Spesso la creatività crea l’humus per le motivazioni più consone al tuo modo di esprimerti e la creatività femminile è senz’altro tra le più strabilianti.

Ho aperto il frigorifero e ho trovato delle cose autoprodotte; ho aperto la borsa di scuola e ho trovato i lavoretti che ho fatto fare ai miei bimbi per la festa della mamma (ho portato a casa da ultimare quelli degli assenti!); ho aperto l’armadio ed ho trovato lo scamiciato di velluto verde che ho cucito e lo scaldacuore di lana che mi son fatta a maglia per Natale 2009; ho pensato alle 100.000 cose che voglio fare e che farò, perché quando la tristezza lascia il posto alla creatività, la voglia di fare e la gioia di creare per sé e per gli altri son la motivazione che ti rende orgogliosa di te stessa e capace di superare le difficoltà della vita.

Creare è gioire dei propri talenti…

Saluto le Trilly di tutto il mondo.