Si inizi con un “bel” esempio: immagina di avere a che
fare, sempre, con prole di otto anni. Un po’ come gli insegnanti delle
“elementari”. Più grandi dell’età da scuola materna ma più piccoli di coloro che
frequentano il ciclo successivo. Ecco.
Pensa di dover parlare ed intrattenerti
con individui di tale età.
Che ne deriva? Come minimo, che ti sentirai sempre
“superiore” a costoro. Indi, che devi sviluppare un linguaggio ed un
comportamento “opportuno”, anche se non sei un “maestro”. Cosa dirai loro? Come
ti comporterai? In che modo interagirai? In quale modo li intratterrai?
Uhm:
a
prescindere ed anzitempo, ecco cosa (ti) “è già successo”, qua,
nell’AntiSistema.
“Solo” che, in questa situazione auto ricorrente, sei “tu” ad
essere “trattato così”: da prole “piccola” = immatura, incolta, barbara,
indietro, etc.
Da “lì” a sviluppare altri “non solo pensieri” è un attimo, non
appena passa del “tempo” e subentra dell’abitudine ad auto considerare tutti
“così”, mentre la prole si adatta ad essere trattata come tale (rimanendo in
regolare stand-by: in attesa di “crescere”).
Nell’AntiSistema (ch’è, ripeto,
l’intero spazio planetario) Tu (l’essere “maturo”) sei divenuto “tu” (l’essere
“prole”) in termini di trattamento altrui. Dunque, non esiste ma c’è che…
qualcuno ti tratta così, mentre non c’è ma esiste che vieni trattato così,
perennemente qua, nell’AntiSistema.
Ecco perché sostanzialmente per fare
qualsiasi cosa hai necessità di un “permesso”.
Ecco perché devi attenerti ad un
sacco di regole decise da chissà mai chi o cosa (“Dio”). In-somma, et voilà
perché sei “libero”. Laddove ti viene “riconosciuto” di tutto e di meno, nella
misura in cui non appena alzi la testa immediatamente “ti succede qualcosa”,
proprio come una sorta di “lezione”.
Ergo?
Proprio come quando sei a “scuola”
alla compresenza di chi in-segna.