Lo “stress” è, oggidì (e notte), l’ingrediente principale che ti s-monta ma “niente”. Hai presente quando il “dottore” af-ferma, “avresti bisogno di stressarti meno”. No?
Sì, ma... come fai (qua, così).
Qualcosa che è un punto-fermo. Qualcosa ch’è auto caratteristico = contiene (anche la) verità. Lo “stress” ti ha, e anche se sei pieno di “grano”, embè… non ne sei esente, poiché il “patrimonio”, gli “affari”, etc. non dormono mai, il che (ti) ri-chiede sempre attenzione, anche se hai af-fidato la gestione ad un “professionista”. Ossia, le pre-occupazioni sono costanti, oltre ad ogni altra vicissitudine collegata alla “vita moderna” che… è sempre moderna, non importa in quale epoca sopravvivi.
Cioè, la modernità è relativa allo “stato di veglia” che denota e registra costantemente “quello che conta”:
tale è il “presente”, che non passa mai, essendo (come) qualcosa di eterno, lad-dove, al limite, lascia la relativa “firma f-orma” = il “passato”.
Ora, accorgiti che se sei concentrato, stazioni (o agganci) uno status particolare, diverso dal… se sei (sempre) preoccupato. La grande sostanziale differenza consta di:
preoccupazioni = malessere
concentrazione = presenza, esserci (tutto passa in secondo piano).
Quando ci sei, sei concentrato.