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lunedì 12 giugno 2017

Fai che ti fermi. Fermati che fai.



Ci sono “passi”, nella storia indefinita della cosiddetta “diversità umana (tra razze, genti, popoli, famiglie e, persino, tipologia di genere sessuale)”, caratterizzati da uno schema fisso
Questo:
gruppi che sopravvivono, dominati (all'ombra di altri gruppi)
ad un certo punto, sovvertono l’ordine convenzionale (ad esempio, gli ebrei, i cristiani e la specie maschile).
Sì… ciò che si ripete, costantemente, è qualcosa che inizia con la diversità e che si conclude nella fissità, di un interesse particolare
Quindi, hai a che fare “qua, così”, con qualcosa che “si ripete” e che intende divenire “ferm3”:
una sorta di ciclicità (da cui, per contrasto, nasce l’idea di misurare ciò che succede, rendendo possibile l’esistenza del tempo, in quanto “distanza tra un evento ed un altro”). 
Se la realtà manifesta si stabilizzasse, “fermandosi” ad un solo ed unico stadio (momento), allora il tempo potrebbe anche non esistere
A meno che, fosse proprio la concezione dell’interesse dominante a prevederlo, in quanto infinito delimitatore dello scandire “naturale” del ritmo:
qualcosa che pur essendo ferm3, non lo può mai auto ammettere (dichiarare), andando a rilevare – d’assieme all’evidenza giorno/notte/stagione – ogni segno caratteristico del passaggio del tempo anche sulla propria “pelle”. 
Una grande strategia, che non puoi nemmeno prendere in considerazione (immaginare), se la ragione fondamentale – portante – è compresente ma immanifesta. 

mercoledì 7 giugno 2017

Chi ti ha messo in testa il "tuo" sogno?

Lui era un buon fisico.
E un comunista attivo.
Dieci anni fa lo era la metà degli scienziati, in America. Non era un problema.
Lo diventa quando menti durante il colloquio di ammissione…”.
Manhattan
Perché tendi a “mentire”? Perché temi per/che… 
Quindi, la paura è “tua”, come lo è il mentire, che è una conseguenza della forma ambientale
Da questa logica, tu non hai colpa. 
Dunque:
non menti ma esprimi la verità, da un’altra prospettiva
Qualcosa che necessita di una decodifica simbolica sostanziale frattale espansa (che cosa significa). 
Tuttavia, se (se) sempre “qua, così”, allora la decodifica verrà meno, mentre verrà evidenziato solamente l’aspetto del mentire, risultando – in questa maniera – il “tuo” tradimento, la “tua” menzogna, il “tuo” doppio gioco, etc.
Distaccati da tutto ciò. 

giovedì 30 marzo 2017

Ferma la tua parte del motore.



Sembrate un libero pensatore, capace di immaginare un mondo meno limitato da quella che tutti credono essere la verità”.
Penny Dreadful
La “verità”. Uno stato di auto convincimento. Dove per “auto”, s’intende qualcosa che sembra e, quindi, diventa automaticamente, inconsciamente consciamente (una sorta di 'induzione alla prostituzione').
Auto convincimento = stimolazione, leva, proiezione, riflesso, interesse, strategia, sogno, desiderio, potere, dominante:
frattalità espansa
che puoi sempre (sempre)
decodificare attraverso il simbolismo sostanziale frattale espanso.
Allora, perché non ti accorgi e non “registri” più alcuna traccia della compresenza immanifesta dominante (la ragione fondamentale per la “forma” sociale reale manifesta “qua, così”)?
Perché l’hai auto esclusa dalla “tua” immaginazione, attraverso la convenzione, che non la prende più in considerazione, dimenticandola di conseguenza.
Quando tutt3 confluisce nell'immagine di Dio o del Diavolo, nella scienza deviata, nella religione, nella spiritualità, nella “politica”, nell'economia del denaro (speculazione, debito), etc. allora, come credi di continuare a ricordare (notando) tale compresenza (seppure, al “top” della gerarchia)?
Non puoi più farlo, temporalmente.
Poiché queste “idrovore artificiali” drenano tutt3 ed il contrario di tutt3, che non è niente ma… “il “vuoto”, che viene riempito di palliativi, in luogo di valori universali (by la "formula").
La giustizia, ad esempio, è un valido argomento in tal senso:
raschiando via il concetto di giustizia ad angolo giro (che non dipende dalla prospettiva singolare, massiva, dominante)
che cosa è rimasto “qua, così”?

venerdì 30 dicembre 2016

L’autentico sostanziale voto di protesta .



"Io Sono"... diamante. È come... entrarti nel computer e non trovare nulla da nascondere, perchè tutto è condiviso pubblicamenteÈ come leggerti nella coscienza...
Che cosa sai? 
Quello che ti dicono, senti, leggi, studi, etc. Ma… “di tuo”, esattamente, che cosa sai?
Nulla. Se non il tuo “percepire”.
Ciò che si trova dentro di/a te, elaborato nell'insieme e conformante un “mix” ad alto valore aggiunto:
qualcosa che assomiglia alla tua impronta digitale, al tuo Dna, persino al tuo “odore”…
Quando sopravvivi socialmente, ti senti comunque “particolare”:
non riesci a mettere a fuoco, distintamente, questo tuo “sentirti tale” ma, comprendi di rappresentare ed incarnare una “meraviglia (più unica che rara)”.
E questo, nonostante ogni processo di auto svalutazione che, comunque, ti caratterizza come un mantello esterno, temporalmente, sempre più pesante, pressante ed apparentemente interiore:
qualcosa che prende il posto della tua “unicità”
facendoti pensare “al contrario”
ossia
massivamente.
Secondo la moda, la tendenza, il trend, la direzione sovrimpressa alla Massa, nella Massa.
E tutto questo succede, continua a succedere ed è – avanti a tutto – “già successo”.
"Ora"... stai per entrare in “clima elettorale”. 

mercoledì 28 dicembre 2016

Fermare un treno in corsa.



Ne sei capace? Ne saresti capace? Potenzialmente, sì. 
Ma, ovviamente, non è la stessa cosa.
Vero?
Così, come puoi percepire di poter attraversare un muro, ma ti mantieni ben distante dal crederci a fondo e, dunque, dal concretizzare l’immaginazione.
Se non ché, di conseguenza, nel muro “appare” una porta o una finestra. Una apertura che ti permette di attraversarlo. Ma, anche in questo “caso”, non è la stessa cosa…
Ora, la Massa è un treno sempre di/in corsa
Qualcosa che “non ricordi bene come è iniziato”, ma… è già iniziato e dimenticato... il motivo fondamentale, attraverso il quale questa “corsa” ha preso origine, mezzo e luogo.
Fermare la Massa è, di più, fermare le singolarità che la compongono.
È, dunque, prima ancora di pensare a chissà che cosa… fermarti (fermare il tuo personale “moto”).
Ossia:
se pensi a come fermare quell3 che sembra una autentica “forza della natura”, raggiungerai molto in fretta il “punto di blocco mentale”, motivo per cui l’unico aspetto che si fermerà sarà solo quello relativo al tuo tentativo di fermare la Massa.
L’intervento del firewall ambientale AntiSistemico by dominante, sarà immediato. E ritroverai il “fine corsa”.
Lo stop programmato nella realtà manifesta “qua, così”.
La lunghezza massima della “tua” libertà, del “tuo” libero arbitrio, etc.

giovedì 22 dicembre 2016

Lo stato di guerra.



Mentre qualcosa, continuamente, si rinnova “innovandosi”, tutto il restoè rimasto, completamente, “indietro”:
il genere umano.
Per il quale non si può parlare di una e vera “fermata” ma, di più… di un “fermo immagine”. Come quando ci si “rannicchia” per qualche motivo:
paura
freddo
sofferenza
fame
e, non di certo, per motivi “positivi”… se non quelli ottimisticamente conferibili al momento del “sonno” o dell’oblio.
Ciò che si ®innova “qua, così” è tutto quello che, comunque, “continua ad andare avanti, riciclando e ricircolando”:
scienza (deviata)
tecnologia (deviata)
“conoscenza (di parte)”, etc.
Oltre all'intera infrastruttura, implicante tutti quei “valori (convenzionali)”, collegati al “vivere sociale, sempre più… civile”.
Qualcosa che “riconosci” quando puoi ricavarlo “per contrasto”, ad esempio, osservando la vita dei nativi che, ancora, esistono da qualche parte nel/del mondo.
Oppure, quando vedi alla Tv la riduzione dell’esistenza di intere masse popolari, lasciate a “marcire” nelle cosiddette favelas o nel “terzo/quarto mondo”.
A quel punto, smetti di mettere in dubbio il grado di evoluzione occidentale, intimorit3 più che altro – dalla paura di poter “perdere tutto”, ritornando a vivere “nelle caverne”. Non ricordando il significato di quello che "vedi"...
Un bel “caso” di meschinità sottaciuta persino a te stess3.
Sì. Perché… tutte quelle persone, di fatto, vengono abbandonate non tanto a se stesse, quanto – sostanzialmente alla strategia AntiSistemica, che prevede “qua, così” esattamente… “come ti stai comportando, da tempo immemorabile”.
Non a caso si afferma che il nuovo non è che una bella cosa vecchia che era caduta nell'oblio
Link 

venerdì 2 dicembre 2016

Un viaggio senza fermata.



Quale è la caratteristica “simbolica, frattale espansa” – tra gli altri aspetti - che uniforma ogni percorso di qualsiasi lunghezza, attraversato con qualsiasi mezzo?
La “fermata”.
Scendi dal mezzo, quando si ferma. E si ferma in base alla tua richiesta (necessità, scopo). Un percorso non ha “stazioni” ad ogni metro. Ce n’è una ogni “tot”. Ma ci sono… in concomitanza di “scali gerarchici”.
Oppure, ti butti dal mezzo?
Può darsi. Dipende. Ecco. Solitamente è quello che succede “qua, così”. Un trauma ti porta via. Una malattia. Un evento imponderabile.
Qualcosa che assomiglia o viene fatto assomigliare ad un “suicidio”. Nelle “migliori” trame da giallo poliziesco (che ti piace tanto), il suicidio di solito è una copertura per mascherare l’omicidio.
Ergo: esiste il colpevole.
Anche se, per la verità, al suicidio un essere umano può essere “portat3”.
Ma, non perdiamo il filo del discorso:
la “fermata”.
Fermarsi, interrompe qualcosa.
La marcia del mezzo. Una certa continuità. 
Appunto… “il filo del discorso”.
Fermarsi fa come mancare l’effetto gregge, ad un certo punto (se tutti scendono dal mezzo, il mezzo non serve più).
Perché, quello stesso gregge, sarà attirato progressivamente da/in un’altra “direzione”.
Ci sono certe “variabili” che non hanno proprio un andamento lineare. Ad un certo punto, s’impennano (leva).
Quindi, ora nel “qua, così”, fai fatica a comprendere come possa essere un certo tipo di “risposta collettiva”. Non è come viverla, l’esperienza… il solo limitarsi ad immaginarla, sulla base della convenzione.
In questa maniera risulti come:
auto disinnescat3. Ciec3. Miope. Dubbios3. Incert3…
Pensa ad un “partito politico” che abbia come “programma”:
Fermiamoci tutti. insieme. ‘Ora’”…
Solo questo (per iniziare). Sarebbe davvero “curioso”. Ma, quale “politico”, con tutto quello che ha “da perdere (senza ‘qua così’)”, ti fornirebbe un assist simile? Nessuno
Non esiste ancora una simile personalità.
Perché rischierebbe troppo sulla propria “esistenza”.

venerdì 6 maggio 2016

Il “sogno” dominante (8)


Grande concentrazione di massa...
Ci sono molti modi per “riconoscere ‘dove sei e come sei’”.
  
Uno di questi, prevede che tu prenda atto di alcuni termini, utilizzati dagli “esperti”, allargandone però la prospettiva (“lato tuo, centrale”).
Ad esempio:
la parola ermeneutica deriva dal greco antico ἑρμηνευτική (τέχνη), in alfabeto latino hermeneutikè (téchne), traducibile come (l'arte della) interpretazione, traduzione, chiarimento e spiegazione
Link
Ti accorgi che: “sai, quello che è ‘di parte’”, poichè, “(l'arte della) interpretazione, traduzione, chiarimento e spiegazione…” è, nell’ordine:
  • arte (alias: mestiere)
  • interpretazione (alias: filtro)
  • traduzione (alias: deviazione)
da cui deriva
  • chiarimento (alias: censura)
  • spiegazione (alias: credo, dipendenza)…
Da quale... "pulpito"?
Ossia, “dove sei ‘qua così’”? “Seinel ‘come sei’” (alias: messo/a da parte, ma centrale “lato deviazione/dominante, centrale”).
   

lunedì 4 aprile 2016

Onore al merito.



Si parte, quest’oggi, con un po’ di citazioni.
Poiché esse descrivono e sono descritte, secondo l’atteggiamento di chi “le trova”, piuttosto di chi “le forgia”.
Cioè, esse servono come una sorta di bussola, in un universo (o reale manifesto) già orientato di suo.
E che cosa indicano? Molti aspetti diversi, eppure tutti insieme convergenti sulla configurazione del “qua (così)”.
E, in questi “aspetti diversi”, c’è anche 1) il segnale portante e 2) il segnale potenziale, riferito ad ogni singolarità umana (per limitarsi agli umani, a Filtro di Semplificazione attivo).
L’1) è AntiSistemico by Dominio (dominante). 
Il 2) è molto più “intimo e profondo (originale)… qualcosa che puoi ancora intuire, ripensando alla tua nascita (manifestazione), momento nel quale “eri, sei (‘è’)”.
Il tuo potenziale è un punto di ancoraggio, come una sorta di cordone ombelicale tagliato alla nascita; motivo per il quale, inizi ad agganciare il segnale portante “locale” (quello che ti sembra di ricordare comeunico).
  
Dunque, per mezzo di quale “lente” riesci a “deformare il tuo potenziale”?
Per mezzo di quella “inconscia”, ossia, per mezzo di un comportamento che deriva da un “atteggiamento altrui”, che riassumi in qualità di raggio traente e luce del faro.
Quale “atteggiamento altrui”? Quello dominante “qua, così”.
Cioè? Quello che “non esiste, ma c’è”. Motivo per il quale, non ne puoi nemmeno parlare con nessuno. Perché ti prenderebbero per “pazzo”, e i primi a farlo sarebbero proprio “coloro che ti vogliono più bene”.
La strategia in gioco è, semplicemente, perfetta. Tanto di cappello. Onore al "merito".
   

martedì 22 marzo 2016

I droni della morte (parte 3)



Ritornare “indietro nel tempo”, serve per rendersi conto e, così, per mettere a fuoco (migliorare) le “cose”, ossia, la prospettiva… per mezzo della quale si inquadra la realtà manifesta.
Ora, tu, potrai obiettare che “non è possibile ritornare indietro”.
Vero?
Ne sei proprio certo/a?
 
Dunque. Ad esempio, quando trovi una vecchia copia di un quotidiano (nel quale è descritta, da una certa prospettiva, la “storia di quel determinato giorno”, seguendo una articolazione locale, nazionale, internazionale, scandita per punti cardinali, scelti come rappresentativi del processo “evolutivo, situazione per situazione”), a cosa “accedi, di fatto”?
Ad una vera e propria “macchina del tempo”.
Se ti identifichi col “viaggiare nel tempo”, ti accorgerai che, allora, “è proprio possibile”.
Cioè, se inquadri la situazione dalla prospettiva frattale espansa (tutto ha un significato “altro”, interconnesso al tutto, dettaglio per dettaglio, livello per livello), puoi riuscire a comprendere – quindi – quanto sia in realtà possibile “viaggiare a ritroso nel tempo”. Perché? Perché quella vecchia copia di giornale, che tieni distrattamente gettato in cantina (magari “perché può sempre servire… per incartare barattoli di conserva da regalare a Natale”), rappresenta proprio il potenziale di “ciò che puoi fare/essere/sei”.
Memoria frattale espansa = registro dati, “di tutto quello che è successo”.
  

venerdì 18 marzo 2016

La free energy de’ noantri (7) e “I droni della morte” (parte 1)



SPS “la voleva finire qua, con la saga de’ noantri”, ma (c’è sempre un “ma”)… ha sentito che “non è ancora finita”.
Non sapendo nemmeno dove intende arrivare, continua (perché… il tema “free energy” tocca aspetti centrali dello stanziante status quo” che, come una immane, eterna, auto vorticante tempesta secolare, non ti lascia mai; poiché ricade su di sé, in termini frattali espansi, fondamentali, l’interesse dominante che ivi solo riflette, sempre che non ti limiti a patirne solo gli effetti, in termini di… destino, mancanza di alternativa sostanziale, conseguenza, dipendenza, norma, abitudine, prassi, convenzione, usi e costumi, moda, tendenza, credo, sapere, ricordo, educazione, alimentazione, valori, politica, tutto compreso, etc.).
Qualcosa “che non vuole finire” è qualcosa che “ha ancora molto da dire”.
Così, anche la presente “saga”, descritta in SPS, non finisce certamente “qua, così”.
Se ti sei stufato/a di “leggerla”, è solo un problema tuo.
 
Ti serve sempre qualcosa di “nuovo”, per destare la "tua" curiosità, per non decadere nella “noia”? Anche questo è un tuo problema, poiché le informazioni (relative a qualsiasi stato dell’arte) sono sempre disponibili tutte attorno e dentro a/di te.
Se… non… ne… vuoi/puoi… prendere… atto… allora conseguirai “qua, così” in eterno, girando sul posto convinto/a sempre di “fare/essere altro”.
La free energy “la incarni tu”. Te ne sei accorto/a?
  

giovedì 17 marzo 2016

La free energy de’ noantri (6)



Nessuno ci può fare nulla. È la purezza…”.
La felicità è un sistema complesso
La… “purezza”.
 
Ormai, dopo molti anni di condivisione, SPS non è più in grado di comprendere se “quello che ritrova in Rete, nella realtà manifesta”, corrisponde a… causa o effetto
(dando per scontato che “qua, così” sia primariamente, tutto effetto, per via del grado “auto ispirante by Dominante”, alias, ragione fondamentale) relativamente aSPS.
Quindi, ciò che SPS trasforma in “citazione”, cogliendolo da fonti abbastanza vicine nel tempo, ha iniziato a divenire, anche, il riflesso frattale espanso della compresenza, pluriannuale, di SPS in “società”, oppure… non ancora?
Tranquillo, non è colpa tua. Non è colpa mia. Non è colpa di nessuno… Com’è che non è mai colpa di nessuno?...”.
La felicità è un sistema complesso
Qual è la “ragione fondamentale” di/per quello che “ti accade”?
Chi/cosa è questo “nessuno”, questa “purezza?
Destino? Piuttosto, sembra la "tua" rassegnazione.
  

martedì 15 marzo 2016

La free energy de’ noantri (4)



Come mai non hai un lavoro?”.
Che lavoro fai?”…
Le domande ti inquadrano in maniera esatta, relativamente al “luogo comune” nel quale “sei”. E, “qua, così”, avere un lavoro è… tutto.
Se non “lo hai”, allora “non sei” nessuno. Non sei niente. Anzi, “sei un… senza lavoro, un disoccupato (uno/a che non fa... niente. Un perditempo. Un "buono a nulla")”.
Cioè, il fatto di avere o meno un lavoro, corrisponde ad un serio pregiudizio “collettivo”, sulla tua persona (qualcosa che si espande in ogni direzione e profondità, pretendendo di poterti raffigurare/capire per intero; una sorta di “razzismo” convenzionalmente accettato).
Le famiglie con problemi lavorativi, rientrano nei piani delle “agevolazioni per famiglie disagiate”.
 
Disagio = difficoltà, malessere, etc. Come se fosse una... malattia.

Perché “devi” lavorare? Per quale sottile motivo?
Per guadagnare denaro, nonché, “tempo”. Sì perché, senza denaro non hai nemmeno il tempo per poter sopravvivere, come tutti gli altri. Senza denaro “muori lentamente”, proprio come gli altri.
Ma… lo fai, in modo più “intenso”, andando a misurare la ruvidezza del reale manifesto emerso.
Vai a conoscere quel volto della società, che ti ignora… anche se guardi negli occhi tutte le persone che incontri per strada. Eppure, in oriente – nell’immaginario collettivo occidentale – sono proprio “coloro che rinunciano ad una simile condizione”, che hanno tutto il proprio tempo “liberato”, al fine di riuscire a trovare una via diversa per
  

lunedì 22 febbraio 2016

Oltre al limite imposto dall'organizzazione della infrastruttura.



  
Perché continuare a sopravvivere, seguendo le indicazioni di marcia provenienti dai “modelli alla moda”, che ti raggiungono come segnaletica sequenziale, incontrata mentre procedi lungo una sola, lunga e controllata preventivamente… “autostrada”?
Il futuro è già descritto, in questa maniera.
L’unica variabile, che può “impazzire, qua così”, sei tu.
Sulla via pre tracciata, per te, accetti di rimanervi per timore di “perderti”. In ciò, in un simile atteggiamento, c’è spazio – ugualmente – per tutto, compresa la lunga lista di lamentele, che trovi sempre il modo di “elevare al cielo”, nonostante non cambi mai quella linea di percorrenza, che ti trova sempre pronto/a nel momento in cui puoi, sostanzialmente, decidere e/ma non lo fai puntualmente.
Decidere di far cosa? Di “andare oltre”. In che modo? Fermandoti.
   

venerdì 9 ottobre 2015

Non importa che tu sia un leone o una gazzella: fermati.


Sei fatto d'ambiente. Tutto concorre perchè è questa l'ambientazione (status quo).
C’è come un certo “profumo di rassegnazione, nell’aria” (ma non è "puzza d'estinzione").
Come se… tutto è compiuto”.
Come se… “non ci puoi più fare niente”.
Come se… non ti rimane che “aderire, trovando il modo di essere, al contempo, anche tristemente coerente con ciò che percepisci di te, in te”.
Un’opera titanica, in pratica. Quale? Quella che ti prevede “qua, così”… nonostante tutto quello che sei.
L’opera titanica è da entrambe le parti. È dalla parte del Dominio, che agisce affinché il proprio impero “anti convenzionale” continui “pacificamente” a prosperare e, dunque, ad esistere (nonostante quello che non ti sembra).
L’opera titanica è anche per parte “tua”; tu che ti dimeni con fare esatto/stralunato, in un reale manifesto del quale intuisci (sai) tutte le “deformazioni (ingiustizie)” e nonostante tutto, “vai avanti ugualmente, sempre ‘qua, così’”.
Le persone “sanno” cosa succede.
Lo sanno perché lo “sentono”, lo vivono ogni istante sulla propria pelle, perché gli cade addosso ad ogni momento e la loro esperienza è, ormai, tale da renderle edotte, “istruite, relativamente a quello che è un simile sopravvivere”.
Gli individui si trasmettono questo “sapere”, fatto più di “sensazione che di… cultura”. E non basta neppure il reset “morte/rinascita”, non basta quello notturno e non basta nemmeno l’essere inseriti in una ciclicità convenzionale, che lascia aperta ogni via, “fac similmente naturale”, predisposta per – ogni volta – cancellare tutto ciò che risulta scomodo in termini di accumulo di esperienza/ricordo.

Ma, allo stesso tempo, la Massa "conosce" e non riconosce.