“Quante squallide figure che attraversano il Paese. Com′è misera la vita negli abusi di potere. Sul ponte sventola bandiera bianca…”.
Franco Battiato
Ti vanti di saper “far valere i tuoi diritti”, e sei sempre - a tal pro - attento e “sul pezzo”, informato e super intenzionato a non “farti schiacciare i piedi” da chicchessia, conscio di poterti affidare in qualunque momento alla legge, anzi, con la legge che ti tutela, ti difende e mantiene ordine, servizi pubblici e status quo.
Molto bene. Quindi?
Tutto a posto.
Contemporaneamente, sei sempre preoccupato; temi che in ogni istante qualcosa ti possa ferire, portare via tutto, lasciare in “mezzo alla strada”, etc. Temi “il prossimo tuo” come se non ci fosse un domani, insomma. Perché?
Perché non esiste ma c’è una simile sensazione di fondo?
Qualcosa che ti tornisce dentro, andandoti a riconfigurare rispetto alla tua versione migliore ed inconfessabile. Sei sempre disposto a versare lacrime a fronte dell’ennesima tragedia, che i Tg ti riportano come risacca sulla spiaggia.
Se poi chi ci va di mezzo sono dei bimbi, innocenti… No?
Se credi, preghi. Se non credi, immagini.
Auspichi. Ma non sei un indovino. Gli auspici si sprecano, nell’AntiSistema. Nel luogo comune dove “sei”, ma non sai perché. Non ricordi.
Sai solo a partire da…
Dunque, ti affidi alla storia, ch’è però deviazione standard, nell’AntiSistema (che però non esiste; c’è) ovvero nell’opera prima della compresenza “ombra” eco-dominante (che, indovina indovinello, non esiste anche se c’è).
Ergo, qual è di conseguenza il ritornello, il ritmo, il trait d’union, la sequenza corretta che rimette insieme sensatamente ogni singolo “puntino”?
Bè… “e chi lo sa?”. Vero? Tanto è vero che ci hai già da mo’, rinunciato. Dunque, tutto sembra veleggiare verso una precisa direzione e, invece, è vero proprio il contrario: una situazione che ti prende sempre in “contropiede”, nonostante la presunzione “umana” di… sapere.
Qualcosa che invece o piuttosto corrisponde all’esserti “fatto un’idea” relativamente a tale sceneggiatura che tende a sfuggire nel momento in cui tendi la mano per afferrarne la rotondità e per, finalmente, ambire a governarne portata, trama e speranze.
“È più facile dominare chi non crede in niente. Ed è questo il modo più sicuro di conquistare il potere…”.
Gmork – La storia infinita
Un momento; tu credi in un sacco di cose, non sei una sacca vuota; e poi “conquistare il potere” proprio non si può sentire… perché il potere è già stato conquistato, essendo “già successo”.
Dunque, il “non credere in niente” significa altro.
Nella fattispecie corrisponde e descrive proprio chi si trova nella situazione di credere un po’ a tutto e forse soprattutto a qualcosa, ma… così, quasi per non essere da meno, per collimare oppure per considerarsi diverso e probabilmente “migliore, unico, di valore, raro, prezioso, etc.”.
Come un eroe che “non lo sa nessuno, ma…”.
O come un grande benefattore che ambisce a rimanere nell’anonimato, non visto il proprio grande animo altruistico, etc. Diciamo che ogni volta che un impero ha consolidato i confini esterni, si è aperta la disponibilità interna per lo sviluppo di “arti e mestieri”:
pensiero, filosofia e “tempo” disponibile alla dedicazione, allo svolgimento di temi “una volta” relegati nel solaio di casa.
Laddove la sopravvivenza toglie, scarta tutto quello che “non serve”, scegliendo fra opzioni altre e ben più utili anche se di certo non dilettevoli. E dato che nella storia (deviata) si sono sempre alternate fasi di magra (crisi) e di “grasso che cola”, di conseguenza anche i “rubinetti” del pensiero alternativo ne hanno seguito il medesimo destino.
Peccato che, però, ogni volta la sorte portava in dono lo stigma della dimenticanza per mancata pratica e seguito. E ogni volta, l’intero “prodotto” veniva raccolto da ciò che i “tempi” non permettevano mai di mettere nitidamente a fuoco.
Anzi, qualcosa che dovevi temere come la morte, perché altrimenti “a fuoco” ci saresti finito sempre tu. Ecco il “serpente” che brilla a qualsiasi tipo di luce, ma non te ne “Fai…” niente, perché sembra inconsistente e “troppo magro, senza sostanza né proteine” per essere considerato del cibo da mettere sotto ai denti e poi nello stomaco.
Allora, lo lasci andare o “Fare…” abituando gli occhi ed ogni senso al prenderne in considerazione l’esistenza, anche se poco meno del tuo migliore amico:
il cane.
Così, sorsero i villaggi e, in seguito, le grandi città. No?
Nell’indifferenza più assoluta.
Come se fossero state trovate, piuttosto che costruite.
Ovvero, nel segno della “divina provvidenza” che
guida ogni braccio ed ogni sofferenza “umana”. Seppure, strisci continuamente un
collante che sembra solare, poiché sempre “ben tollerato”, come quel principio
attivo farmacologico che ti costa tutto quello che “serve” oppure... striscia.
In-somma, nella città c’è tutto, perché offre riparo e una “storia” da raccontare; dal momento in cui l’alternativa è rimanere o ritornare nel “bosco”, dove si annida la “caverna”.
Ma tu non desideri ritornare... indietro. Vero?
Giammai. Al limite, vorresti prendere casa fuori dalla città, ma non rinunciandovi. Un po’ come gli insediamenti che stanziarono nei pressi dei castelli e che all’occorrenza erano sempre utili per scapparci dentro. La città sembra essersi formata in molti modi, eppure il modo è uno e dunque sempre lo stesso:
con la “crisi (s-boom)” che ti morde le caviglie e che ti intima di…; proprio come fa la “serpe” nell’immaginario collettivo o lungo la metafora.
O, ancora, il Diavolo che tenta sino a quando c®edi.
Ecco ciò che “è già successo”.
Qualcosa che quando succede, succede per sempre o almeno sino a quando viene meno la copertura o rivelazione. Qualcosa che riguarda la memoria, l’esperienza, il pregresso che si riattua sempre attraverso il compresente, laddove è di più compresenza, non importa se “ombra” (come campo morfogenetico o guida/dima wireless).
La morte di un bimbo fa sempre effetto, perché “troppo giovane” ed allora “non è giusto”.
Un vero peccato. Sigh.
Qualcosa che ti ferma giusto il “tempo” di praticare “due pensieri in croce”, ad eccezione dei genitori che rischiano di fermarsi per sempre, terminando come intrappolati “dentro”, in profondità, nell’incubo rivestito di realtà manifesta. Eppure, quando è una strage di innocenti a colpire l’attenzione, succede qualcosa di diverso:
non essendo singolare, il “dolore” si spalma assumendo configurazioni tipiche del “boh: chi ci capisce è bravo”.
Ergo? Il nulla.
Mentre però continua a succedere. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Soprattutto, distante in termini di “credibilità”, distante sostanzialmente dal prenderne realmente le misure, al che si prendono solo le distanze.
Ecco che i Tg riportano la notizia ma “è troppo grande per fartene qualcosa”.
Non la riesci nemmeno a piangere.
Allora, rimpiangi; ti viene in mente sempre qualche episodio più prossimo, che ti ha lacerato il cuore, che “è già successo”.
E procedendo così, dimostri di essere un museo a cielo aperto, una mensola appesa al muro e piena di cimeli, di ricordi, di sogni infranti, di soprammobili simili a doni sgraditi eppure per educazione tenuti ugualmente in bella mostra, etc. etc. etc.
Con tanta “polvere” che si deposito continuamente, ovvero il segno che sei nel cimitero degli elefanti, laddove continua a succedere sostanzialmente tutto quello che “è già successo” quando eri davvero in vita.
Ossia: sei già “dove” più temi di andare a finire.
Lo percepisci, “ora”? La differita, rispetto a te e a chi controlla tutto, è solida, consolidata, reale, abitabile persino.
SPS_IO canalizza tutto questo, nel senso che lo condivide: ma, cosa significa, rimane un terreno inesplorato poiché ognuno è schierato riempiendo lo spazio a proprio modo, ma sempre nel fango comune AntiSistemico che non sembra nemmeno tanto male quando ti ci abitui.
No?
È sufficiente, prima di entrare in casa, pulirsi molto bene la terra dalle suole. Che ci vuole? È semplice e necessita solamente di poca “energia”, ogni volta.
Viene in mente il secolare Lino Banfi nella fabbrica “automatica”, poiché automatizzata dalla sua utile compresenza, a fronte di un salario che sa più di “sudario”:
porcaputtena.
Come è noto, la rete delle cosiddette “Indian residential schools” era stata fondata dal Governo e gli Istituti erano amministrati dalle Chiese cattoliche, che rimuovevano i figli degli indigeni dalla loro cultura per assimilarli nella cultura dominante. Ma i bambini erano spesso oggetto di abusi sessuali e fisici, e molti di loro - come testimonia il recente ritrovamento dei resti umani nella Kamloops Indian Residential School della British Columbia - pagarono con la vita la loro unica “colpa” di essere diversi.
9 giugno 2021 Link
Basta anche una sola “colpa” per pagarne sempre il relativo “debito”.
Con la diversità che viene meno, ad ogni colpo al cerchio ed alla botte. Come se non succedesse niente. Come se la cronaca fosse solo cronaca. Senza sostanziare ogni singolo accadimento. Come se tu non ci fossi più e, infatti, sei “tu” nell’AntiSistema.
Copiato ed incollato (post Invasione degli Ultracorpi).
“L'America sarà il serbatoio dei vaccini, com'è stata il serbatoio della democrazia nella Seconda guerra mondiale…”.
Joe Biden
11 giugno 2021 Link
I ricercatori sottolineano che l'aumento delle temperature sta spingendo l'America sudoccidentale in una “mega siccità” decennale e che questo ha causato un calo dei livelli di laghi e fiumi, neve e disponibilità di acque sotterranee…
11 giugno 2021 Link
Onu: nel mondo 160 mln bambini al lavoro.
Il numero di bambini costretti a lavorare nel mondo è salito a quota 160milioni (+8,4 mln in 4 anni).
Si tratta del primo aumento registrato da 20 anni a oggi. Lo denunciano l'Organizzazione internazionale del lavoro(Ilo) e l'Unicef. Nel rapporto “Child Labour: Global estimates 2020, trends and the road forward” diffuso per il 12 giugno, giornata mondiale contro il lavoro minorile, Ilo e Unicef avvertono che altri 9 mln di bambini sono a rischio per l'impatto della pandemia da Covid-19.
10 giugno 2021 Link
Si tratta sempre di “efficienza”.
Come quella che segue, da cui non si discosta sostanzialmente = nulla è per caso.
L’intelligenza artificiale accelera la produzione dei chip.
L’intelligenza artificiale può accelerare la produzione di nuovi chip progettando la loro configurazione in poche ore invece che mesi, con risultati pari o addirittura superiori a quelli ottenuti dagli ingegneri in carne e ossa…
L’algoritmo così sviluppato riesce a generare in meno di sei ore dei chip dal design fattibile che risultano comparabili o addirittura superiori a quelli disegnati dagli esseri umani, risparmiando migliaia di ore di lavoro.
“Lo sviluppo di metodi migliori, più veloci e meno costosi per la progettazione automatizzata di chip – scrive in un articolo di commento Andrew B. Khang dell’Università della California - ci aiuterà a mantenere la traiettoria segnata dalla legge di Moore…”, secondo cui il numero di componenti per chip è raddoppiato ogni due anni. Se anche Google sta già usando questo nuovo metodo per progettare i suoi processori di intelligenza artificiale, aggiunge Kahng, significa che è adatto a una produzione su larga scala.
10 giugno 2021 Link
Ma, se “è già successo” e allora è un “continua a succedere”, di conseguenza… cosa (ti) “è già successo” a livello sostanziale?
Il delegare all’IA ogni compito, mantenendone il controllo proprietario o nativo (originale), cosa significa. Prima ancora di “sapere”, allora, dovresti proprio “riconoscere”, alias, ricordarti.
Sei infatti in gerarchia.
E la “cosa bella” è che l’ambiente è memoria cristallizzata. Ergo, è tutto in piena luce, sempre. Solo che è in “codice”, per via della compresenza AntiSistemica da cui tu sei diventato “tu”. No? Motivo per cui, l’auto decodifica è divenuta essenziale, al fine di recuperare la sostanza che tende a ripetersi seppure non ti sembra, perché all’interno di ogni circuito “temporale” ed auto ricorsivo, utilizzato in sede di sfruttamento non solo industriale, laddove anche l’industria è già un riflesso ed assolutamente non l’origine di tale Big Bang eco-dominante.
Ora sì che ci siamo:
adesso SPS_IO prova nausea e vomito, per quello che de-scrive e riporta.
Come se fossi in un pozzo nauseabondo di escrementi e, non, in qualcosa di arredato al punto da far sembrare “bello” ciò che puzza sempre indescrivibilmente. Se venisse meno l’abitudine, infatti, per l’odore penetrante non potresti proprio “Fare…” a meno di “uscire pazzo”.
Immagina un fetore tale da consigliarti solamente di scappare via:
alla faccia della “proprietà privata”.
Eppure, è proprio quello a cui ti sei abituato: non “sentendo” più niente, filtrando ogni accaduto. Questa è la “storia”.
Questo è il “film”.
La pellicola o la “pizza” che va continuamente in onda su questi teleschermi o AntiSistema. Perché prenderne atto?
Cypher non ha chiesto, forse, di “ritornarvi dentro”?
Già. “Chi lascia la vecchia strada…”. La psicologia ha giocato un brutto scherzo:
conferendo l’idea di essere tu a decidere, nell'AntiSistema.
E invece. Guarda, a tal pro, che cos’hai nella “dispensa”. E della “credenza” cosa puoi dire?
Perché se metti insieme una lampadina, due viti con un avvolgimento in rame, due fili che collegano tutto ed un magnete… la lampadina si accende?
Il tutto senza l’Enel di mezzo.
Cos’è veramente la corrente elettrica? Il campo magnetico o elettromagnetico non esiste ma c’è. Te ne rendi conto, sostanzialmente? Ne tieni conto, essenzialmente? Perché allora dipendi sempre da…
Perché credi che sia normale. Vero?
Perché “non ci puoi fare niente”. Perché sei come un vaso svuotato, girato al contrario e poi rimesso in piedi. Perché la “goccia” ti ha già fatto traboccare. E quanto “tempo” ci impiegherai, allora, per ricolmarti?
Vedi che è sempre troppo tardi, se non ti accorgi dell’AntiSistema, su cui fai perno e allora “campa cavallo o chiuditi cielo”.
Dai: anche per oggi il Bollettino è finito.
Le solite “sparate” hanno scaricato la valvola, che può ritornare a chiudere il circuito. SPS_IO è prigioniero tanto quanto te:
tanto vale darsi veramente una mano.
Pena il continuare a piangere sul latte versato, con le prossime “tragedie” già pronte a scatenarsi, poiché facenti p-arte del “bradisismo” artificiale AntiSistemico che non ti può mai lasciare definitivamente in pace.
È tale punto di sospensione che comanda:
suo è il “sogno” ed il relativo assoluto di-segno.
Sei in casa del “ladro”:
di cosa (chi) chiami - ma non riconosci - “Signore”.
E come sai, in casa del ladro non puoi davvero rubare.
Ti rimane di essere te stesso, da te per te in te:
in quanto a singolarità sempre dotata di potenziale contemporaneo.
Come a dire che sei “ricco” ma preferisci recitare come se fossi sempre povero. Perché ti viene sempre così bene?
Tanto da esserti auto convinto, da te in te, ma per... “te”.
“Quante stupide galline che si azzuffano per niente…”.
Bandiera bianca - Franco Battiato
Davide Nebuloni
SacroProfanoSacro (SPS_IO) 2021
Bollettino numero 10-432
prospettivavita@gmail.com