In “Maltese”, la fiction, la decodifica del “mistero” avviene quando il Commissario “mangia la foglia” = si rende conto che l’unica foto, ritrovata nello schedario - trafugato - dell’amico eliminato dalla “mafia”, riporta in sé la traccia portante per seguire la pista della verità, ovvero, la consapevolezza passa dal chiedersi “chi ha scattato quella foto”, piuttosto che ruotare attorno al “capire cosa è ritratto nella foto”. Ok? Ecco ancora una volta il non lineare = la sostanza, ergo, la verità “in codice”:
tutto ciò che conta, persino (qua, così).
La foto è stata scattata da… chi? Quella è la prova, la pistola fumante. Certo, unitamente ai puntini già messi insieme sin dall’inizio della vicenda. Ora, insistere a guardare e a cercare di capire qualcosa, cosa rappresenta se… è fine a “se stesso”; se è come auto trincerarsi nella rivelazione. Facile:
è la consueta trappola che x “te” (qua, così) non esiste; seppure c’è.
“Seconda stella a destra, questo è il cammino
e poi dritto fino al mattino
poi la strada la trovi da Te
porta all'isola che non c'è…”.
Edoardo Bennato
No? Sostanza. E, ancora…
“Forse questo ti sembrerà strano
ma la ragione ti ha un po' preso la mano
ed ora sei quasi convinto che
non può esistere un'isola che non c'è…”.
Bennato confonde i termini, anche se già va bene come “decriptazione”:
la strada la trovi da Te, porta all'isola che non c'è…
non può esistere un'isola che non c'è…
Allora, inverti la “prospettiva”, nella sostanza:
non può esserci (perchè?) un’isola che non esiste (per chi?).