Dopo il 1971 (Paul) Erdős iniziò a far uso di anfetamine per poter lavorare meglio.
Un suo amico preoccupato per la sua salute lo sfidò a non assumere anfetamine per un mese scommettendo 500 dollari. Erdős vinse la scommessa e dopo aver ritirato la sua vincita disse all'amico:
"Ti ho dimostrato che non sono un drogato, ma tu hai fatto perdere un mese di teoremi e dimostrazioni alla matematica. Prima quando mi sedevo davanti a un foglio bianco la mia mente si riempiva di idee e teoremi mentre adesso quando vedo un foglio bianco vedo solo un foglio bianco".
È una memoria. Uno stato vero e proprio; qualcosa che “o hai o non hai (puoi imparare, ma dipendendo dalla fonte, facendo più o meno consapevolmente da filtro)”.
Questo sapere “dove si ritrova”? In quali “mani (menti)” è? Come viene utilizzato? E… come/perché?
La forma più autentica di “sapere” è quella che deriva direttamente dalla tua attenzione, “perché hai vissuto (esperienza) sulla tua pelle un certo avvenimento” ed hai, così, imparato a riconoscerlo e a riconoscerne le cause che lo hanno generato.
uno stato relativo all’essere centrali, relativamente a tutto quello che “succede”. Uno stato nel quale tu sei informato, perché “tutto passa anche da te, dalla tua decisione in termine di ‘voto/intenzione/partecipazione diretta’”.
Questo strumento “democratico” è, però, risultato fuorviante... in termini di “partecipazione diretta delle persone alla continuazione del vivere d’insieme”. È molto arduo mettere insieme i pezzi dell’accaduto, nella densità richiesta da/in SPS.
Per cui, “da qua” ricavi che:
- non è utile dilungarsi nel dettaglio
bensì
- è utile "accorgersi d’insieme" (in modalità frattale espansa o “con te al tuo centro, lato tuo”).
- ti mette in “sella ad ogni evento”
- ti permette di “cavalcare l’onda”
- ti lascia al “centro, mentre tutto galoppa attorno a te”.
Ed, un simile stato, ha conferito loro anche una certa “ipotesi, della realtà manifesta circostante”, rendendole più "sicure di sé", più agguerrite verso tutto e tutti (potendo contare sul fatto di “sapere”) e… sempre più alla mercé, comunque, di qualcosa che è sempre un passo avanti (costante di vantaggio) rispetto a qualsiasi altro tipo di sapere, che derivi però dalla medesima fonte di approvvigionamento dominante.
- è una questione di quantità
- basta sapersi controllare
- quello che non ti uccide subito, ti rafforza nel tempo
- non è mai morto nessuno per avere mangiato troppe merendine, etc.
“Sai che” ma, anche ed allo stesso tempo, “non sai che (perché lo ignori)”…
Eppure, le informazioni sono dappertutto. Non mancano. Ma, le devi saper mettere insieme (perchè manca un "indice", la chiave), relazionare, far quadrare dalla tua prospettiva più autentica.
Invece, sai che cosa accade puntualmente?
Che le informazioni ci sono e sono troppe, che tu non sei in grado di assumerle centralmente… di "farle tue", perché sei svuotato/a dentro proprio dal tipo di Vita, che sei portato/a a condurre “qua, così”.
Ciò che costituiva la memoria originale è andato via via smarrito nel tempo ed, ora, quello che “sai” risulta come deviato rispetto a quello che “sapevi in termini molto più intimi, personali, centrali e significativi”.
Come fai, ad esempio, con una mente deviata… ad analizzare la mente stessa?
È inevitabile che la “ricerca” conduca sempre a girare attorno (al Dominio, che non è manifesto). Vorticando attorno ad un centro che sembra non esistere, l’intero movimento sembra auto centrato sulla persona ma, in realtà, nulla di questo è vero.
Il vorticare della Terra attorno al Sole è, in realtà, il vorticare della Via Lattea attorno a… cosa? E alla via così.
Tutto è relativo a qualcosa d’altro (i "Padri Costituenti", facenti le veci inconsce del Dominio), di molto più grande, di così tanto grande da necessitare di forgiare un termine apposito: infinito.
Il linguaggio, allora, raffigura frattalmente (simbolicamente, ma in maniera distaccata, codificata) una serie di circostanze precedenti.
La sua è una interfaccia tra te e ciò che è successo, ma senza che tu, ora, sia più chiamato/a ricordare autenticamente.
Sai che lo zucchero fa male. Ma non ci puoi fare niente, perché lo zucchero è “inspiegabilmente” dappertutto. È, anche, nascosto nei cibi (in quello che le "etichette" non ammettono).
E il suo commercio è stabilito in termini di legge. Legge impressa nella società in nome dell’interesse:
un ordine gerarchico che non rappresenta solo l’imprenditore, bensì, l’intera filiera e l’indotto, che è... chiunque viva “qua, così”.
solo, distaccata (aliena) da te e da ogni simile (gli "alienati").
Una sola merendina accumula in te, all’incirca 7 grammi di zuccheri raffinati (bianco, giallo, grigio, marrone che sia, lo zucchero è sempre zucchero). Una sola lattina di bibita gasata, accumula in te all’incirca 40 grammi di zuccheri raffinati e, così, fanno i succhi di frutta e la gran parte dei prodotti in vendita usualmente.
Poi, vieni a conoscenza ("sai") che la sanità pubblica è “costretta” a stanziare miliardi di euro, ogni anno, in tutto il Mondo, per i danni di una alimentazione che (gli esperti) non esitano a definire:
- spazzatura/junk food
- nonostante i vari Expo che, regolarmente, ti indicano una via sempre secondaria, rispetto alla “tua”.
Ma… tu lo sai che lo zucchero fa male, però.
Certo che lo sai. Ma, te lo ritrovi sempre e comunque “tra i piedi”.
Anche se vuoi “cambiare alimentazione”, non sai materialmente dove trovare prodotti dei quali “ti puoi fidare”. Allora, qualcuno ricorre al vegan, al vegetariano, all’alternativo, al biologico, al tal fenomeno sempre più di moda perché “figo (e costoso)”.
Ma, che cosa cambia nella sostanza?
I prodotti naturali “a base di…” sono per la grandissima maggior parte, dei placebo e delle tentazioni.
È pubblicità ingannevole. E non c’entra nulla il fatto che esista un “garante (da qualche parte)”. Sì perché… l’interesse superiore è sempre quello di mantenerti “qua, così”.
Ora, è opinabile quello che hai letto in SPS?
Certo. Perché sei… “libero/a” di credere o meno. Ma non è più opinabile se, la condizione descritta da/in SPS viene da te solo riletta in SPS (perché, in cuor tuo, sai che è così).
Allora... diventa una conferma.
Dentro di te puoi anche non recitare, no?
Da qualche parte sei “andato/a a fermarti, incagliato/a in un intreccio di dubbi secolari”.
Riesci a ricordare?
T'immagini così? Vai oltre, cioè, "prima"... |
È già successo. Per questo “hai paura”. Perché temi “a pelle” ciò che hai già vissuto.
Quello che più allontani da te.
Che cosa, quindi? A questo punto sei tu che lo devi sapere…
No. Le paure sono sempre le stesse, perché sono… “la paura”.
Allo stesso modo, il Dominio è uno, perché unico (uno alla volta, “qua, così”).
gli umani (agli “albori”... da libro di storia deviata) pregavano (temevano) Dio, quando veniva giù un fulmine dal cielo (il frattale che... “Dio non esiste”)
chi/cosa li aveva convinti dell’esistenza di una “ragione superiore”, relativamente all’esplosione di una folgore?
Perché? Quale? Cosa?
- l’inizio della “loro/tua” tribolazione
- l’inizio di ogni paura successiva (la "nuova alba").
Non a caso, si cela tra le righe della “metafora di/in ogni campo del sapere”, anche l’esistenza di una condizione a monte, paradisiaca (simbolo frattale di una età “pre shock” o pre accadimento).
il grande scoppio.
Ora, chiunque può capire che “un grande scoppio” provoca anche e soprattutto “una grande paura”.
Lo scoppio indica, frattalmente, che è successo qualcosa di “tremendo”.
Uno shock... "auto referente e completo".
Fantascienza? No: frattalità espansa. Qualcosa che “ci devi credere”. Qualcosa che, forse, in futuro potrà anche essere dimostrato con “metodo scientifico”. Perché no?
Vivere nello “spazio zero” è possibile? Perché devi per forza, ogni volta, "precipitar giù per gravità"?
“te contro tutti gli altri e, persino, contro le altre ‘tue’ parti”.
Lo “sviluppo” dipende dal tipo di terreno. Per far sì che ciò non sia “vero”, devi riassumerti dal tuo centro, lato tuo (terzo stato, centralità propria).
A quel punto, il tuo “sviluppo (qualsiasi “ambito” tu intenda)” rimarrà sempre relativo al “tuo terreno personale, che ti porti dietro sempre, in ogni occasione”.
Così non imparerai mai nulla di più, relativamente a te stesso/a?
- sì, con mente ordinaria
- no... diversa/mente.
Che cosa puoi diventare? Che cosa “sei”?
È una questione di giungere a ricordarlo.
Acqua calda? Parole vuote? Fantasia? Tempo perso?
“Gli ultimi saranno ultimi”.
Te lo dicono in tutte le maniere, ma… (chi te lo dice? Se coloro che sono le menti pensanti di ogni “prodotto preconfezionato per te”, leggono SPS… che cosa cambia, visto che SPS si riferisce sempre “a te”? Nella sostanza… non cambia nulla, rimanendo sempre e solo status quo).
“Il lavoro nobilita” lo status quo.
quanta recitazione. Quanta parte. Quanto trascinamento. Quanta apparenza.
Non appena il programma termina, tu ritorni alla consuetudine, così come coloro che hanno appena dismesso i panni dei recitanti/insegnanti palliativi, rappresentanti di uno “Stato di confusione, non certamente confuso”.
Che il doping è ovunque e che una parte del totale è stata “raschiata via dalla facciata pubblica del potere”, perché di tanto in tanto “serve”.
È un messaggio multi frequenza, multi significato, multi operativo, etc., che merita molta attenzione, ma solo quando “ci sei”.
Altrimenti, tutto ha la consistenza di uno sbuffo di vapore.
Accorgiti.
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