Quando sei colpito in continuazione da “ognidove”, in “ogni-modo”, ma… è nor-male, ovvero, te lo devi sempre aspettare, anche se mai sostanziare... allora continua a succedere qualcosa, sia alla persona che alla società che al cosiddetto ambiente. Ebbene, questo continuo “ac-cadere” ancora una volta sembra la norma, perché non conosci o ricordi nulla di differente. Infatti, da troppo sei abituato a “recensire” il processo vitale come se fosse solo ed esclusivamente “sopravvivenza”.
Il “tempo” viene dopo, da sé, grazie a “te” e persino a “Te”. L’abitudine è il “tempo”. Mentre, non evidentemente, “serve” a qualcuno, per… qualcosa. Farti abituare a…, è una questione di “tempo”? No. Al contrario, abituandoti alla tal “cosa”, permetti l’instaurarsi del “tempo”, che altro non è che:
auto impaludamento nella ciclicità
che l’auto considerarti in un certo modo (abitudine)
sancisce e, in un certo senso, im-piega lo “spazio”
sino a formare anche il “tempo”.
Il “tempo” è una percezione del tutto personale, infatti (se ci fai “caso”). Però, la società è agganciata al “tempo mondiale”, ch’è una convenzione applicata a tutto/tutti. La “relatività” rende tutto ciò, guarda non caso, differente scorrimento temporale in funzione di un’altra “misura di lunghezza”, ovvero, la cosiddetta “velocità della luce”. Ossia, se riesci ad avere tale velocità, or bene, personalmente il “tempo” scorrerà più lentamente sino, non paradossalmente, a fermarsi, annullandosi o, meglio, venendo annullato dall’incedere super-coerente della singolarità o individuo o carattere.
Un'altra... abitudine, insomma.
E se ce la fa “Superman”. No? Chi sei Tu per non essere all’altezza di costui. No? Ecco perché infatti qua così nell’AntiSistema, sei “Tu” oppure, al peggio, “tu”. Cioè, te lo scordi proprio.