mercoledì 29 marzo 2017

Ritrova il “filo del discorso”.



È curioso, quando le “idee non sono chiare” a proposito di qualche ambito. Se, poi, questo ambito è riferibile all'intera realtà manifesta “qua, così”, la questione diventa (appare) come un “prendere o lasciare”, ma… in qualcosa contrassegnat3 dal monito:
lasciate ogni speranza, o voi ch’intrate…”.
Immagina la materia. 
Meglio:
immagina del materiale.
Un oggetto qualsiasi.
Diciamo, ad esempio, un oggetto di plastica.
Che cosa ne sai, che cosa pensi al suo riguardo, se… lo prendi in considerazione a livello invisibile, ossia, “atomico o molecolare (che dir si voglia)”:
1) non ne sai nulla, se non 2) tutto quello che ti hanno detto, ossia 3) che hai studiato, 4) che hai letto, 5) che hai sentito… “qua, così”.
Puoi fare esperimenti “fai da te”?
È (reso) complesso. 
Ti servono delle apparecchiature e della conoscenza specifica. 
Qualcosa che costa, rispettivamente, denaro e tempo
Qualcosa che non sempre puoi permetterti. Ergo? Nella maggior parte dei “casi”, rimani con quello che hai, ossia, i cinque punti appena sopra riportati.
In un certo senso, potresti immaginarti “format3” da nozioni che hai appreso, nel corso del tempo, dalla trasmissione televisiva Quark, del “mitico” Piero Angela, e da libri, saggi, approfondimenti mirati in tema di “scienza”…
Ma (ma) tu non sei questi... “input”. 

Tu sei fatto d’altra “pasta”. Vero?
Cioè? A cosa ti viene da pensare?
Ancora, agli atomi, alle molecole, al sangue, agli enzimi ed alle proteine e vitamine, etc. Ossia, scambi una cosa per l’altra e confondi i livelli dimensionali dei vari elementi/componenti.
Quindi, ricorri ancora una volta alle stesse nozioni convenzionali (scientifiche quanto credi ma, sempre di parte… nel senso di “parziali” e, persino, parzialmente comprese da te).
Il che si ritraduce in un discorso tra ciechi, sordi e muti, nella sostanza (con qualcosa/qualcun3 che trae "soddisfazione").
Eppure si parla di evoluzione.

Tutto questo non ti sembra, di più, il padrone che porta in giro il cane, rigorosamente al guinzaglio?”.
Questo oggetto di plastica, oggetto dell’attenzione per quest’oggi, da cosa (chi) è formato?
Fai attenzione a questa linea di tendenza:
l’oggetto di plastica, ti dicono e (ci) credi, è formato da atomi (e compagnia cantante); diciamo che è formato da componenti più piccoli, tanto piccoli da rientrare nella scala dell’invisibile (non esiste ma c’è. Non c’è ma esiste)
quindi
gli "Atomi & Co.", opportunamente “configurati”, danno luogo (formano) il tal materiale, conferendogli le caratteristiche tipiche che emergono alla luce solare, direttamente osservabile da te. Le caratteristiche che, nel “caso” della plastica per oggettistica, sono… una certa durezza, flessibilità, lucentezza, etc.
Ok?
Però (ma) esiste un altro tipo di possibilità. Quale?
Questa:
pensa a come “riproduce (crea)” una stampante 3d...
un “filo di plastica” viene lavorato, in funzione delle caratteristiche desiderate, da riflettere ad “immagine e somiglianza” nella copia a distanza
quindi
si può osservare e dire che… quell'oggetto di plastica, è formato da quel filo di plastica, opportunamente guidato nella costruzione dell’oggetto di/in plastica.
Cenere sei e cenere ritornerai…”.

In tutto questo, allora, che cosa c’entra il livello atomico, “invisibile” alla luce diretta dei “tuoi” occhi “qua, così”?
Plastica sei e plastica ritornerai…”.
Ricorrendo alla simbologia sostanziale frattale espansa, “che cosa significa?”:
che, ci sono dei livelli della/nella creazione
che, la creazione può avvenire in/a vari livelli
che, esiste un “fondo” ed infiniti livelli, etc.
Puoi omettere di sapere del livello atomico, se (se) puoi creare anche a partire dal livello della “già” materia (il filo di plastica). 
Quindi, non ti sembra che “detto livello atomico” sia una complessità, appositamente introdotta “qua, così”… al fine di (per) confonderti le idee, renderti auto dubbios3 per “contrasto” tra 1) la conoscenza acquisita per studio, specializzazione e talento e 2) la conoscenza acquisita per osservazione tua, diretta, auto esperienziale sul campo?

  
Sapendo della presunta e concreta “difficoltà (complessità)” di un certo argomento, affrontato dalla spigolatura della scienza deviata, nel tempo ti auto configuri nella modalità dell’auto adattamento al grado convenzionale reale manifesto, di conseguenza. 
Per “differenza di potenziale”, eroghi una corrente adatta al tuo auto disinnesco. Un diverso tipo di “fai da te”. Non c’è che dire. Vero?

  
Mentre, le università continuano a sfornare “cloni”, addestrati a… e a conoscenza di…, tu – all'opposto – rimani nel “tuo” brodo, ignorando quelle nozioni e quel grado di appartenenza, non accorgendoti che “la materia è formata da ‘un filo di materia’” e che – anche – questo livello della creazione è un livello della creazione (consapevolezza).
Ignorare la complessità universitaria non è ignoranza, ma è evitare una via estremamente tortuosa.
Sì, come nella scenetta del trio Aldo, Giovanni e Giacomo, che si conclude – dopo avere scalato la "montagna" – con l’espressione annoiata di Giacomo:
“c’è il sentiero…”.
Altrimenti, prima delle università non ci sarebbe potuta essere “conoscenza”.
L’inclinazione conferisce la forma, alla “forma”. Ma la “forma” esiste già, anche prima della (ri)forma…

  
Ad esempio, affermare una menzogna “non è” - a livello simbolico - esprimere una falsità
La menzogna incarna un livello della creazione.
Pertanto, è sempre (sempre) vera. In che senso?
Che è vero che hai detto una/la menzogna. E questo è un dato di fatto, inossidabile (vero).
Sapendo della menzogna, puoi elaborare un grado più consapevole (by la “formula”) della verità. Ossia, “il filo di menzogna” è parte (e crea) la verità, laddove “il filo di verità” crea la realtà manifesta:
i vari livelli di realtà manifesta “non solo ‘qua così’”.
Qualcosa che si “disgela” dal “filo di potenziale”:
dal reale potenziale (sempre vero, ossia, il “grande magazzino, ove sono già stoccate tutte le possibilità”)…

  
Ora, il punto “è”… andare a “sollecitare” questa area principale, in maniera da andare a selezionare dette “caratteristiche, ad hoc con la tua intenzione, certamente già compresent3 a quel livello”, in maniera da “arredare” il piano reale manifesto
E non (non) è utile seguire solo una “corrente (conoscenza settoriale professionale)”, per giungere a questo scopo principale.
Per cui:
anche ignorando (evitando) il campo atomico/molecolare (ed affin3)
puoi, comunque, andare a “creare al/il tuo livello di reale manifesto (anche se) ‘qua così’”…
Puoi, allora, immaginare che – piuttosto – esista “il filo di condizione (sensibile)”, in attesa del tuo input creativo, in grado di “modellarlo, in funzione del tuo desiderata”.
In tutto questo c’è, forse, spazio per la conoscenza settoriale, professionale (quanto vuoi/credi), avente la proprietà intellettuale unica (l’abilità esclusiva) di essere sede della capacità di creazione?
No.
Se (se) tu riesci ad interagire (in qualsiasi modo) con quel “filo di condizione (sensibile)”, di conseguenza (allora), ti accorgi di riuscire a creare realtà manifesta, anche, se/nel “qua, così”. 
Ovvio che, in questa sequenza delle “cose”, il “qua, così” – progressivamente – diventa il “qua” sempre meno “così”.
E questo (questo) è il motivo fondamentale per il quale “tu hai già dimenticato, anche, questa possibilità auto esistente in/di te, originalmente e (sempre) potenzialmente”…
Ergo:
se (se) hai dimenticato parti di te, questo non accade per caso.

  
Allora, ciò significa (comporta) che:
esiste la ragione fondamentale
ossia
la compresenza immanifesta dominante.
. Occorre immaginare quella “parte” che ricava un utile netto (vantaggio) da questa configurazione del potenziale reale manifesto “qua, così”, non essendo possibile la condizione di casualità, se non è prevista (permessa) nella logica delle “cose”…
Qualcosa che senza affrontare, epicamente - anche la sola immaginazione, relativa ad una ed una sola ragione fondamentale - conseguentemente (allora) non se ne riesce e riuscirà mai, da qualcosa che non sembra e non sembrerà mai nemmeno esistere.
Ecco, il più classico dei classicicane che si morde la coda (automaticamente, con senso e consenso, senza accortezza, consapevolezza e ‘fare…’”.
Immaginal3, dunque.


Affronta la “tua” paura
Ogni paura o, meglio, quel “filo di paura” che, se non disinnescato, andrà a caratterizzare ogni ambito della “tua” creazione “qua, così” e non solo, portandoti sempre “dietro/dentro” la “pasta della paura”.
Altro che alchimia, chimica, fisica molecolare, quantistica, etc. 
Queste sono tutte modalità per drenare la conoscenza spontanea (potenziale) singolare, e compattarla attorno a centri di potere, esclusivi.
Un modo per far dimenticare, alla Massa, le proprie caratteristiche di fondo. Un modo per accendere lumi nella notte artificiale e, “qua, così”, creare un flusso di “fedeli” in perenne cammino verso questa “luce”.
La deviazione alla base di ogni scienza “qua, così”. 
Qualcosa che procura auto separazione, senza consapevolezza del “perché”.
Sei nel “è già successo”, in costante ritardo e, dunque, svantaggio. Ma quello che non prendi mai (mai) in diretta considerazione “è”:
la ragione fondamentale
alla deviazione
dalla tua origine al/nel “qua, così”.
Osserva, ovunque, la compresenza immanifesta dominante:
la puoi riuscire ad evocare e manifestare
mediante assunzione delle sue relative, assolute, tracce frattali espanse (ambientali).
Come qualsiasi compresenza, tutt3 lascia tracce di sé.
Quando questa compresenza diventa planetaria, di conseguenza, quali credi che possano (siano) essere dette “tracce”?
La forma stessa della realtà manifesta, conseguente. 
Il modo di vivere, alias, sopravvivere.
La giustizia di parte. Il “destino”. Le città divoratrici di tempo e di possibilità di ricordare. Lo stress. La malattia. La globalizzazione. La violenza. La schiavitù.
Equel surrogato di sentimento, che riconosci come “amore”:
quello che rimane di una forza (energia) rimasta come isolata “al di là (Oltre Ogni Orizzonte)”
qualcosa che, pur tuttavia, ha ancora una certa valenza, anche se “qua, così”
anche se
questa forza viene utilizzata come “filo d’impasto per la manutenzione del paradigma in corso d’opera”.
"La bocca sollevò dal fiero pasto...".
Quale è “il filo del discorso”?
Riuscire dal “labirinto” (che non c’è ma esiste e/o viceversa).
Riuscire “è” = ottenere e non… scappare, andare via, fuggire, ascendere, etc.
Ottenere “è” = ricordare e, dunque, rinsaldare quel “filo” che si è interrotto causalmente, dal momento di “è già successo”.

  
Creare è sempre possibile. Puoi, infatti, intagliare un pezzo di legno. No? Ma, creare al livello dell’incisione di reale manifestabile… è il cardine:
il tuo “intento” che si auto avvera
poiché
vai a modellare “il filo del potenziale”, che permette la “forma ambientale reale emersa”.
Ricorda quest3. Ricordati di te, originalmente e (o, se questo non ti dice nulla) potenzialmente:
il concetto di potenziale, infatti, lo puoi sempre “sentire” come tale. Vero?
Sei tu, spesso, ad auto ricordarti che:
potenzialmente lo posso fare...”.
Ecco: 
lo puoi sempre (sempre) “fare…”.
Accorgiti dal livello simbolico sostanziale frattale espanso, che “crea (permette)” e mantiene il livello fondamentale del significato, quintessenza, verità, dato di fatto, delle “cose”.
Quindi, il “che cosa significa?”, piuttosto che il “che cosa è?”.
Di conseguenza, “con fare coerente, che non butta mai (mai) via niente”, rifletti sulla seguente situazione.
La tecnologia dimostra che l’evoluzione porta alla miniaturizzazione, alla nanotecnologia, all'atomo, alla molecola, al piccolo ed apparentemente invisibile, senza “accortezza”. Nella dimensione piccola ma infinita, laddove la “potenza” aumenta e non il contrario.
Invece, la scienza deviata spiega l’evoluzione attraverso l’ingrandirsi fisico del cervello (sede della potenza di elaborazione mentale). 
Ma (ma) il tempo dei grandi computer, che occupavano un intero palazzo, è già finito. Quindi, sembra che la scienza deviata sia, appunto, deviata (da cosa/chi? Questo non viene mai affrontato né preso in questione)…
Nell'antichità – non sembra, ma – sembra essere già stato tutto “inventato”. Le radici stesse del linguaggio, portano “lì”
Allora, perché “oggi” l’antichità sembra primitiva?
Anche se tutto ciò che c’è oggi, deriva da “lì”.
Allo stesso tempo, l’antichità è ancora materia di studio universitari3. Ossia:
non avendo tempo da perdere, le materie insegnate sono ancora molto importanti…
La differenza misurata tra “oggi e l’antichità”, consta nell'apparente sviluppo della tecnologia “elettrica”
Dal fuoco alla lampadina... un tipo di "luce (artificiale)".
Tutto il resto sembra, però, come più sfumato.
Ad esempio, i pensatori dell’antica Grecia, i filosofi e i matematici, etc. erano già giunti ad un livello esemplare – appunto – ancora studiato (ricordato) oggi, nonostante tutta la tecnologia esistente e mancante in quel periodo (rispetto ad "oggi").
Quindi, se a livello tecnologico non sembra esserci “gara”, a livello di pensiero le “cose” stanno in rapporti differenti:
uguale se non inferiore (è quello di “oggi”).
Allora, lo sviluppo tecnologico moderno che cosa è, se – nella sostanza – il pensiero non si è mosso, oppure, è retrocesso?
Se a quel tempo, tanto “oscuro”, si sono potuti sviluppare simili pensatori, “oggi” quali progressi si dovrebbero registrare, vista la portata - apparente (potenziale)  -evolutiva del “mondo moderno”?
Qualcosa che, nella realtà, non c’è perché non esiste.
Lo sviluppo del genere umano è, di conseguenza, lo sviluppo di “cosa (chi)”?
Il discorso tra Bohm e Krishnamurti (riportato né “Dove il tempo finisce”), cosa non prende nemmeno in considerazione?
Il “chi”:
la compresenza fisica, in luogo dell’evento “naturale (scelta, caso, evento auto generato, etc.)”.

  
Le radici del conflitto psicologico.
Krishnamurti: Da dove vogliamo cominciare? Io vorrei chiedere se l'umanità non abbia forse imboccato una svolta sbagliata.
David Bohm: Una svolta sbagliata? Beh, deve averlo fatto molto tempo fa, penso.
K: Ho questa sensazione. Tanto tempo fa... Apparentemente è così... Perché? Vede, secondo il mio punto di vista, l'umanità ha sempre cercato di divenire qualcosa.
DB: può darsi. Una volta ho letto una cosa che mi ha colpito, che l'uomo aveva imboccato una direzione sbagliata, cinque o seimila anni fa circa, quando imparò a saccheggiare e a catturare schiavi. Da allora lo scopo principale della sua esistenza fu soltanto sfruttare e saccheggiare.
K: Sì, ma c'è il senso di un divenire interiore.
DB: Beh, dovremmo chiarire il collegamento. Che tipo di divenire era coinvolto in quel modo di agire? L'uomo, invece di essere costruttivo e scoprire nuove tecniche, strumenti, e così via, a un certo punto trovò più facile saccheggiare i propri vicini. Che cosa volevano divenire, allora?
K: Alla radice di tutto c'era la conflittualità.
DB: Cosa fu la conflittualità? Se potessimo metterci al posto di quegli uomini di tanto tempo fa, lei come vedrebbe quella conflittualità?
K: Quale ne è la radice? Non soltanto esteriormente, ma anche questa terribile conflittualità interiore dell'umanità? Qual è la radice?
DB: Pare siano i desideri contraddittori.
K: No. Non è forse che in tutte le religioni si deve diventare qualcosa? Si deve raggiungere qualcosa?
DB: E allora cosa spinse la gente a volerlo fare? Perché non erano soddisfatti di quello che erano, qualunque cosa fossero? Vede, la religione non attecchiva se non ci fosse stata la sensazione che, in qualche modo, era attraente diventare qualcosa di più
DB: Abbiamo detto che esisteva un fatto con cui la gente non poteva convivere. Qualunque esso fosse, gli uomini volevano immaginare qualcosa di meglio.
K: Si, qualcosa di meglio. Divenire.
DB: E Lei potrebbe dire che incominciarono a fare cose tecnologicamente migliori, poi estesero la loro azione dicendo: "Anch'io devo diventare migliore".
K: Sì, diventare migliore interiormente.
DB: Tutti noi, insieme, dobbiamo diventare migliori.
K: Giusto. Qual è la radice di tutto ciò?
DB: Beh, penserei che è naturale progettare col pensiero di migliorarsi. Ciò è intrinseco nella struttura del pensiero.
K: Forse che il principio di migliorare esteriormente si è spostato nel senso di migliorare interiormente?
DB: Se è bene migliorare esteriormente, allora perché io non dovrei migliorare interiormente?
K: È questa la causa del conflitto?...
J. Krishnamurti / D. Bohm - Dove il tempo finisce
È questa la causa del conflitto?
Una svolta sbagliata? Beh, deve averlo fatto molto tempo fa, penso...
Ho questa sensazione
A livello scientifico deviato, quanto “conta” questasensazione”?
Zero. Così come non conta nulla, anche, in ambito giuridico.
Però (tuttavia, non per caso), questa “sensazione” conta molto in ambito psicologico e medico:
infatti, se (se) insisti troppo con certi discorsi (rischi di diventare un pericolo per il quieto vivere e lo stile di vita, sociale)
puoi essere anche internat3, per ricevere le giuste e più opportune “cure”.
Opportune… da quale angolazione?
Non esiste un nome per l’interdizione… Ho inventato io la soluzione che lo rende visibile al nostro occhio… Questo sangue ha una particolarità che impedisce la coagulazione completamente.
A che scopo?
Se dovessi per forza trovargli uno scopo, parlerei di ematofagia: nutrirsi di sangue…”.
Penny Dreadful
Una volta ho letto una cosa che mi ha colpito, che l'uomo aveva imboccato una direzione sbagliata, cinque o seimila anni fa circa, quando imparò a saccheggiare e a catturare schiavi. Da allora lo scopo principale della sua esistenza fu soltanto sfruttare e saccheggiare
Sta cercando una cura, per qualcosa che non comprende…”.
Penny Dreadful
L’univa via di riuscita (ottenimento, pura creazione), sostanziale, in alternativa a quest3 “qua, così”, è:
accorgerti della compresenza immanifesta dominante
e, da un simile “prenderne atto”
aumentare, in consapevolezza
la tua grande concentrazione di massa, giurisdizionale
relativamente all’assoluto del “Fai…”.
La guida è l’atteggiamento, configurazione, by la “formula”:
la garanzia che il tuo livello dell’auto ricordare
non ti esponga alla continua possibilità di
ritornare un Dominio
nella situazione di facile preda della dominante (il principio esposto attraverso la malattia, la tentazione e la… “ruggine”).

  
Dove affonda e penetra (“è”) il tuo “cardine” ed il tuo “centro” (ilfilo del discorso”)…
Sei un essere senza sesso (già complet3), nella tua più autentica originalità.
“Fai…”.
  
Davide Nebuloni
SacroProfanoSacro (SPS) 2017
Bollettino numero 2035



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