giovedì 10 dicembre 2015

Misura le forze secondo le intenzioni.


"Nonna" Merkel.
"Misura le forze secondo le intenzioni…".
Ryszard Kapuściński
Questa profonda “deduzione” è molto significativa, anche, di quella parte “invisibile” - che è causale - alla radice di “ciò che fai”. L’intenzione "non si vede, ma c'è. Perchè... è dentro".
Ciò che alimenta e forgia un “atteggiamento”, dal quale si giudica il “comportamento”, alla base delle “azioni”. Ma “le intenzioni” che cosa sono, in realtà? Sono solo quello che “provi” interiormente? Sono senza “padre né madre”? No.
Esiste, infatti, l’ispirazione, l’influenza, la tendenza, la “legge”, l’inerzia, la gravità, l’interesse, etc. Cioè? Come riparametri tutto ciò, alla luce di una varietà di “agenti atmosferici”, in azione costante e sempre parte in causa?
"La strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni..."
Karl Marx
Tutto ciò che è nel piano inclinato reale manifesto (gerarchia), risente proprio di una simile “forma (d’onda)”. Per cui, quando si ricorre ai termini del linguaggio, come quelli appena sopra citati, che cosa si esegue?
Si “piazzano” delle denominazioni linguistiche, cariche di significato convenzionale, ad hoc. Ma, queste caratteristiche, in realtà, a cosa equivalgono? Vengono davvero “prima”?
   
L’ispirazione è anticipatrice (fonte) degli eventi che, in seguito, accadono?
Sì (1). E… (2) no. Nel senso che:
(1) le “cose” accadono per influenza
(2) l’ispirazione non è una caratteristica infusa nel solo ricevente (la Massa), bensì, ogni umano è (a) ricevente e (b) trasmittente. Alias:
  • l’ispirazione non è sempre e solo “a monte”. Essa “è”, in ogni complesso umano. È come dotare ogni pc e smartphone, di un apparato ricetrasmittente.
Capisci? È infrastrutturale e non “esclusiva”.
Semmai, è l’uso, dalla "posizione individuale", che si fa dell’ispirazione, che la rende più o meno una questione “pubblica e/o privata”.
È l’inclinazione, la gerarchia, che elegge delle “menti ispiranti” e le proietta a livello d’Olimpo. Ciò deve solo farti comprendere un aspetto centrale di ogni questione d’inquadramento e funzionamento sociale:
  • tu sei “ad immagine e somiglianza” di…
per cui
  • sei identico/a, nella sostanza, achiunque.
Ogni umano è in grado di ispirare, nella esatta maniera che diffonde il Dominio e i suoi Punti di Riunione AntiSistemici. Infatti, a tua volta, lo metti in pratica, in atto… ogni volta che “puoi, vuoi e riesci”.
Una simile organizzazione di base, singolare, è ad “immagine (uguale nella sostanza)” di coloro (Dominio) che hanno raggiunto, in qualche modo, il vertice distaccato dell’edificio del “potere”.
Ossia, tu non sei diverso/a. Tu sei “solo” decaduto/a in qualcosa (contenitore), per via di una ispirazione divenuta sempre più influente, rispetto alla tua.
Ma tu non sei diverso dal Dominio.
Misura le forze secondo le intenzioni… (abbi le idee chiare).
Dunque, “di quali intenzioni” si tratta? Che cosa c’è alla base della “tua” Vita, “qua, così”?
Una intenzione “superiore”, ossia, inquadrata ad un più alto livello gerarchico (al suo vertice). La “causa” della forma sociale è… al di là, di qualcosa nel quale “credi”, auto confinandoti – così – in uno spazio di mezzo, svuotato dalla compresenza dominante e dalla presenza dominata.
Come una forma a clessidra che, da un certo punto in poi, non conosce – in realtà – più nessuna possibilità di “restare nel mezzo”, dividendo e separando tutto, secondo la “legge”.
Allora, nota bene, come:
  • tu sia in uno spazio “di mezzo” (somma)
seppure
  • la forma sociale non preveda la possibilità di “restare nel mezzo” (divisione).
È per “sottrazione”, dunque, che vieni “moltiplicato”. La memoria drenata è l’esempio più lampante.
Ultimamente, è stata proprio l’introduzione della “moneta unica europea”, a separare ulteriormente la Massa, non prevedendo uno spazio di mezzo, facendo scivolare sopra o sotto... tutto ciò che stazionava nel limbo. Dalla padella alla brace, insomma.
Modificando la “tua” economia, la leva dell’Euro ha modificato anche le “tue” abitudini, acuendo le dipendenze e togliendo, molto spesso, talune presunte “sicurezze”.

Del resto, questa è la metodica sempre disposta a raggiera nell’ampio spettro unificato, della Massa e della società.
Togliendoti qualcosa, si moltiplica dell’altro che, se sommato, non fornisce più lo stesso risultato “di prima”, perché, in realtà, trattasi sempre di una divisione altrui, di tutto quello che sei e che hai “qua, così”.
Le "quattro operazioni" vengono usate sempre da un unico e solo “lato”, che è l’intenzione dominante.
Ciò che ti misura dall’alto della propria risolutezza.
In ogni epoca, per ogni popolo, ogni umano si è sempre comportato secondo “normative”. Quando non erano ancora “leggi”, tali comportamenti erano dettati dalla necessità (dipendenza) di sopravvivere (di sfuggire alle intemperie, di sfamarsi e dissetarsi, di accendere un fuoco, etc.).
I “nativi” erano migliori di “te”?
Un Pianeta dal clima minaccioso è un Mondo ostile?
Perché, ciò che esisteva “una volta” ti sembra sempre migliore rispetto a quello che c’è oggi?
E perché, se potessi tornare indietro, "a quel tempo", non lo faresti per tutto l’oro del Mondo?
Trattasi di percezioni e di comodità. E, anche se le comodità sono una estrapolazione da un tempo paradossale (di rinnovata schiavitù), tali rimangono (depurate) se confrontate con un ritorno alla Vita “naturale ma dura”.
Allo stesso tempo, tuttavia, è proprio quello stampo “originale, selvaggio”, che ti risuona di tentazione.
Una simile “tenaglia”, stringe dentro e rinchiude in qualcosa che “va sempre più stretto”. Per cui “ti manca l’aria”, non tanto perché non stai bene, quanto perché… “non riesci a deciderti”.
Quanto dureresti? E… quanto duri “qua, così”?
Qualche mese, anno – vs – quasi cento anni.

La Merkel "in giallo".
 
Non c’è paragone. Vero? Chi te lo fa fare?
Se, poi, aderisci anche ad una “fede” religiosa o spirituale, il gioco è fatto. Infatti, puoi anche arrivare a credere che “vivrai in eterno” (forse non proprio in Paradiso ma, comunque, maturi la sensazione di essere dotato di Vita eterna. Non importa se la passerai a bruciare tra le fiamme dell’Inferno o sulle malferme “rive” del Purgatorio).
Il “germe” è insito. È dentro. Anche se temi qualcosa (punizione divina), che dovrebbe avvenire al di là del “qua, così”, è raro che tu riesca a controllarti. E sai perché?
Perché vivi in una realtà manifesta interamente pregna di “tentazioni”. Per cui ne dipendi, non essendo più in uno stato di centro proprio (scivolando lungo il piano inclinato del Dominio).

Esercizi di memoria
La guerra totale ha mille fronti. In questo tipo di guerre siamo tutti al fronte, anche chi non è mai stato in trincea o non ha mai sparato un colpo.
Oggi, riandando con la mente a quegli anni, mi accorgo con sorpresa di ricordare meglio l’inizio della guerra che non la sua fine. L’inizio si situa chiaramente nello spazio e nel tempo e non ho difficoltà a rievocarlo perché ha conservato inalterato il suo colore e la sua intensità emotiva.
Tutto comincia quando, un bel giorno, nel limpido cielo azzurro di una fine estate (e nel settembre del 1939 il cielo era di un azzurro immacolato, senza una nube) in alto, molto in alto, vedo spuntare dodici luccicanti punti argentei. La volta celeste risuona di un rombo sordo e monotono, mai udito fino ad allora.


Ho sette anni, sto in mezzo a un prato (la guerra ci aveva sorpresi in campagna, nell’Europa orientale) e fisso i puntini argentei che impercettibilmente si spostano nel cielo.
In quel momento, sul limitare del bosco vicino risuona uno spaventoso boato, sento gli scoppi delle bombe che esplodono (che si tratti di bombe verrò a saperlo in seguito; per il momento ne ignoro ancora l’esistenza, è un concetto completamente estraneo a un bambino come me, vissuto in una sperduta provincia, che non conosce né radio né cinema, che non sa leggere né scrivere e che non ha mai sentito parlare di guerre e di armi letali).
Vedo saltare in aria enormi fontane di terra. Faccio per correre verso quello straordinario spettacolo che mi stupisce e mi affascina poiché, ignaro come sono della guerra, non associo gli aeroplani luccicanti, il boato delle bombe e la terra che si solleva fino alle cime degli alberi a un possibile pericolo di morte.
Mi precipito verso il bosco, verso le bombe che cadono ed esplodono, quando una mano mi afferra per la spalla e mi rovescia a terra. “Stai giù!” sento la voce agitata di mia madre. “Non muoverti!” Stringendomi a sé, la mamma pronuncia parole che non capisco e che mi riprometto di farmi spiegare.
Lì c’è la morte, figlio”, dice la mamma.
È notte, ho sonno, ma non mi lasciano dormire:
bisogna andare avanti, bisogna scappare.
Dove, non so.
Capisco però che la fuga è diventata una necessità perentoria, una nuova forma di vita praticata da tutti
Giungla polacca - Ryszard Kapuściński
La fuga è diventata una necessità perentoria, una nuova forma di vita praticata da tutti (e, dunque, anche “normale”).
Da cosa sfuggi? O, meglio, chi/che cosa sfugge da te, dal “tuo” sguardo?

Mentre tu sfuggi, la causa non ti è chiara. Perché lo fai?
In Europa, ormai, molte generazioni non conoscono più il significato psicofisico di essere degli “sfollati”, di scappare dalla guerra. Senza avere una meta. Senza avere più nulla che ricordi una parvenza di “normalità”…

Senza casa, diritti, denari, possessi, doveri, etc.
Esiste solo la “fuga”.
In momenti come quelli, il Dominio lavora alacremente per preparare il “domani”. Facendo tabula rasa, ara il campo e lo prepara alla semina, dalla quale otterrà il raccolto, ossia, il rinnovo contrattuale indiretto dello status quo, del suo impero senza necessità di vessilli al vento.
Mentre tu fuggi, il Dominio sfugge dalla tua “attenzione”. E tu sfuggi, da non sai nemmeno chi/cosa, proprio perchè il Dominio ti sfugge (è una proprietà frattale espansa del reale potenziale).
L'osservatore modifica l'osservato.
E quando l’attenzione non è più tua (nemmeno quella), allora gli (al Dominio) basta rimanere esattamente dove si trova, dove “è”.
Perché tu non sarai più in grado di poterlo identificare, in quanto… non lo ricorderai più nemmeno a livello immaginifico, seppure vivrà in qualsiasi “ambito/dettaglio/storia raccontata”.
Un altro paradosso? No. Una semplice e totale strategia, nonchè, lo sfruttamento, la messa a fuoco, della proprietà frattale espansa (terra riformante).
La vera “arte della guerra” è… una pace richiesta da tutti, senza che muti di una virgola la “guerra in corso”.
Apparenza.
Dipendenza.
Paura…
Ispirazione gerarchicamente auto imposta (metti a "off" un circuito e ad "on" un altro. Ti auto configuri per ispirazione, ossia, per ricezione delle informazioni. Lo fai tu. Sei tu che ti auto sincronizzi sul segnale portante AntiSistemico, perché – ti sembra – non avere altra possibilità).
Quando fai tutto tu e, comunque, “non sei sereno/a”, c’è qualcosa che non va “tra le righe”.
È da “quello”; è da “lì”che intuisci, per contrasto “tra risultato ed aspettativa personale”, che esiste una compresenza non registrata “tra te e te”.
I “nativi (di qualsiasi latitudine)” sono migliori degli altri? O... appaiono così, "dopo"?
No. Sono esattamente come te, se tu vivessi come loro, nelle loro identiche condizioni ambientali. Lo sterminio come lo inquadri, allora?
Come una necessità “superiore”, impartita a livello gerarchico.
Umani del tutto identici, che si uccidono in nome di
Ogni essere umano è identico, nella sostanza. Il che lascia ampio spazio per chiederti: “Allora, il Dominio è reale?”. Sì, perché… anche tu, nelle sue esatte condizioni, avresti preso le stesse medesime decisioni, perché mosso/a dalle stesse medesime intenzioni…
Quali intenzioni? C’è un altro “livello”? Certo. Ma, per ora, “qua, così”… anche per via del Filtro di Semplificazione, è meglio che ti accorga, prima, del Dominio.
Un passo alla volta.
Quale intenzione ti misura? Perché non inizi a capirlo, ricordando? Esprimi le tue autentiche intenzioni. Lo puoi fare, perché “lo sei”. Certo… verrai stoppato/a subito, ma… questo è un buon inizio per manifestarti sempre più a pieno.
Sei un ribelle? Sei un rivoluzionario… alla moda? Sei pieno/a di tatuaggi e vesti coi jeans strappati?
Lascia perdere. Non è quello. Anzi… è altro.
Esattamente, altro.
Un atteggiamento interiore, centrale, che diventa esteriore, Sovrano.


Il che non significa disprezzare tutto e tutti, dall’alto della propria “posizione”. No. Significa ricordare ciò che è già avvenuto. Solo quello. Il restoconsegue. Il resto, ora, non lo riesci nemmeno ad immaginare.
Non si tratta di “essere pronti a tutto”.
Si tratta di “essere pronti”…
Quando il “vaso di Pandora” si rovescia, tutto cambia. Ed è una ultima “goccia” a provocare il cambiamento. Qualcosa dal sapore di “ultima curva ed arresto del percorso, un attimo prima”. Guarda caso, proprio quello che ti succede sempre “qua, così”.
Se proprio vuoi avere “fede in qualcosa”, allora, “trova il modo di averla... per riempire quel gap, quell’ultimo spazio vuoto da riempire con il tuo passaggio”…
Accorgiti, “misura le forze, secondo la tua intenzione”.


 
Davide Nebuloni 
SacroProfanoSacro 2015/Prospettivavita@gmail.com

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