venerdì 26 giugno 2015

Corrente.



Se hai creato una macchina cosciente, non si tratta della storia dell’uomo. Si tratta della storia degli Dei…”.
Ex Machina
Gli Dei, Dio, il Creatore, etc. è/sonoil Dominio.

Si tratta, dunque, della (retro) ingegnerizzazione (*) di ciò che “è/era”, ad opera di coloro che “hanno maturato il loro tempo” e che “c’erano quando era tempo di esserci”…
(*) L'ingegneria inversa (spesso si usa il termine retro ingegneria) consiste nell'analisi dettagliata del funzionamento,progettazione e sviluppo di un oggetto (dispositivo, componente elettrico, meccanismo, software, ecc.) al fine di produrre un nuovo dispositivo o programma che abbia un funzionamento analogo, magari migliorando o aumentando l'efficienza dello stesso, senza in realtà copiare niente dall'originale; inoltre, si può tentare di realizzare un secondo oggetto in grado di interfacciarsi con il primo...
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Il Dominio è fatto da/di umani, come te (ma, prima di essere diventato “così”; come ricordi di essere da sempre, ossia, da quando sei nato/a).
Statico per i ricordi. Dinamico per i pensieri…”.
Ex Machina
È la memoria che hai “perduto”. Ossia, che ti è stata in (p)arte “as(portata)”. Una lavorazione fine, sottile, che ha necessitato di due vie:
  1. la (re)ingegnerizzazione iniziale (del già esistente)
  2. la (retro)ingegneria continua (sempre presente nel tempo).
La seconda via è quella sempre attuale, che ti “misura” e che “ri(p)rende, ogni volta, (ri)soluzioni in funzione della tua risposta, momento per momento”…
Ciò, mette in luce che “sei in cambiamento, seppure nella stasi provocata e (man)tenuta ad arte” (status quo).
Il "cambiamento" è com(pensato) preventiva(mente) o, ap(punto):
retro ingegnerizzato ad hoc.
In pratica... "non ti muovi nella sostanza, ma ti muovi da fermo/a, sul posto, 'qua, così'".
Come puoi raccapezzarti, in una simile realtà manifesta?
Come? Se… “non (ri)cordi più”.
  
Beh, accorgendoti di nuovo. Sì, perché se esiste il controllo, significa che “c’è necessità di controllarti, perché – comunque e ogni volta – tendi ad evolverti”. 

Nella tua “natura” c’è qualcosa che si adatta, per sopravvivere e qualcosa che “trova sempre il modo di andare oltre”, per esistere da/in una condizione (di)versa da quella che sembra, ogni volta, essere già tutto.
Dunque, usare “questa mente” per (ri)solvere “questa mente”… è possibile?
Sì, ma solo se:
“capisci e parli” corrente(mente) il frattalese (He He)…

La frattalità espansa è la "fune annodata", con quello che hai e che ti rimane, per uscire dalla cella della “tua” prigione. È quella triangolazione (im)possibile, che ti “porta fuori, al di là, Oltre Orizzonte”.
“Qua, così”… la ragnatela della “legge” è diventata “tutto”. Qualcosa di (ri)composto da permessi, bolli, autorizzazioni ed autorità, cavilli, sentenze, regolamenti, corruzione, impedimento, etc. Al di sopra della quale c'è sempre e comunque... "qualcosa di non ben definibile".
E da una sostanziale e “percepita da chiunque”… in(giustizia), dal punto prospettico della libertà individuale.
Proprio ciò che, guarda caso, ti "viene dato" – nel corso del tempo – a livello sempre più (con)vincente, dal modello d’insieme nel quale sei auto (in)trattenuto/a. Proprio quella “corsa al diritto”, che la storia deviata (ri)produce come uno spot pubblicitario per (man)tenerti nella certezza che sia in corso un processo “naturale” di:
  • evoluzione
  • progresso
  • civiltà
  • umanità, etc.
Quale tras(lucido) inganno.
Qualcosa che “ti tiene sempre (d)entro, al… 'qua, così'”.
E, quando la realtà manifesta (lo status quo), diventa nella sostanza identica per tutto il Pianeta, allora la stessa è diventata un (in)canto, perché non hai più la possibilità di discernere nella sostanza dell’alternativa. Anche il Paradiso, da questa prospettiva, è un (in)canto… rimanendoci sempre (d)entro.
Motivo per il quale, prima o poi qualcuno sceglie di… andarsene, per attrito individuale e per una certa tendenza a non farsi ingabbiare da nessuna f(orma) di “circolo chiuso” (claustrofobia).
È evidente che “dietro/prima/oltre” c’è qualcosa d’altro:
una origine non (de)scritta da nessuna (p)arte che sia in grado di raccontarla, perché non la (ri)corda…

La “guerra tra poveri” è possibile solo in assenza della memoria, visto che l’intelligenza non manca mai. Lo puoi capire “dall’arte del fare/organizzare/preparare la guerra”, che tutto è al di fuori che “non intelligente”.
La mancanza della memoria rende “sempre nuovi”. Rende sempre (ri)partenti da una situazione che, via via, diventa sempre più “povera di particolari e di sostanza”.
La storia deviata (ri)corda quello che “serve”, perché ad illustrarla sono i sotto(poteri) (in)consci del Dominio, il quale (per)mette alle informazioni di raggiungerti solo quando sono state disinnescate all’origine, il che le rende tutte identiche nella sostanza, ossia:
auto de(scriventi) “giri a loop, nel loop”.
Il risultato?
  • la casalinga che pulisce ogni giorno la superficie dei propri mobili
  • la polvere che (ri)torna ogni giorno a (ri)formarsi e a (ri)depositarsi
  • il tempo che passa, così
L’ennesima occasione gettata al vento, (d/n)ella “stasi in/del movimento”:
come pale eoliche, che girano sul posto, per ri(cavare) “energia” dall’ambiente circo(stante).

(E il software?...) Motori di ricerca:
una mappa di come pensa(va) la gente… Impulso. Risposta...”.
Ex machina
Un cervello esistente, on line… fatto da tutti e “sempre disponibile”:
nel film è Blue Book. Nella realtà è Internet e non solo.
Con la Rete è stato messo “un casco al Pianeta”:
  • la “sua” (ri)programmazione
  • la “sua” natura
  • tutto ciò che s’alimenta in esso.
Te (ri)com(preso/a)…
Che cosa (ri)conosci? E, in(vece), che cosa non vedi?
Hardware e software sembrano, da "sempre", (de)scrivere le due macro componenti principali designanti un computer. E la loro “interazione”… che cosa è?
Cosa fa dichiarare che un essere umano è “vivo”?
Quando interagisce con ciò che gli sta attorno? Naa, questa è una macchina…
Che cosa identifica la presenza della Vita?
Non lo sai, a meno che non ti rifugi illusoria(mente) nella “materia religiosa o spirituale” (accettando, comunque, di non sapere... demandando).
Qualcosa che necessita che, prima, tu compia un salto mortale sestuplo (credo, fede… alias, limitazione).
Osservando una macchina, puoi dire che non è viva. Perché?
Perché “gli manca qualcosa”. Che cosa?

Ecco… proprio quello che “percepisci (d)entro” ma... che non puoi meglio descrivere.
Per cui, lascia questa sensazione così com’è e non cercare di portarla fuori da te. La poesia e la prosa, (in)fatti, sono rami drenanti, che conducono ad un bacino comune... nel quale bagnarsi ed asciugarsi al Sole artificiale della (con)venzione e dell'inaridimento "snob".
Tutto l’esterno, che respiri in te, tende a “portare fuori” ciò che è la tua caratteristica propria. Ciò che non può essere (de)scritto, viene de(scritto) perdendo molto del proprio “valore”. Allo stesso modo del “cuocere un alimento”, facendogli perdere molte delle proprie valenze fonda(mentali).
Wetware.
Il termine wetware è utilizzato per descrivere l'interazione tra il cervello umano e il software.
Wetware può inoltre indicare:
  1. l'essere umano come antitesi del software e dell'hardware
  2. l'integrazione tra il sistema nervoso centrale e la mente umana mediante un processo di astrazione analogo a quello utilizzato per descrivere, in ambito informatico, l'hardware e il software
  3. il cervello inteso come insieme di capacità logiche e computazionali dell'essere umano.
L'importanza del mondo wetware non è sfuggita all'agenzia di ricerca avanzata del Pentagono (Darpa), che da anni investe sulle tecnologie finalizzate all'integrazione tra hardware, software e wetware.
Uno dei progetti finanziati da Darpa, il C3Vision (Sistema di visione accoppiata computer - corteccia), realizzerà una interfaccia tra cervello e computer per l'identificazione di immagini con una velocità superiore a quella della coscienza umana.
Con un particolare casco per elettroencefalogramma collegato ad un computer, un essere umano sarà in grado di visionare filmati rilevando anche elementi rilevabili solo inconsciamente, oppure potrà monitorare filmati che scorrono a velocità molto maggiori del normale.
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  • una interfaccia tra cervello e computer
  • visionare filmati rilevando anche elementi rilevabili solo inconsciamente
Che cosa ti stanno dicendo? Nulla di nuovo. Ma, in questa maniera, “hanno (man)tenuto aperta una finestra” per del tempo sufficiente per “farti rendere conto che”:
esiste già una simile tecnologia, ma è scissa nel reale manifesto.
(In)fatti, esisti tu ed esiste la “(im)possibilità”:
  1. hardware
  2. software
  3. wetware.
Ossia, la consueta “trinità”.
Che cosa alimenta e (de)scrive la possibilità del funzionamento d’insieme delle (p)arti?
L’esistenza di una “corrente”, che attra(versa) tutte le divisioni ideologiche e che “per(mette) loro di poter funzionare, attivarsi, computare, relazionare, etc”.
La “corrente” è trasversale, virale, ubiqua:
necessaria nella misura in cui, è stato (pre)visto il funzionamento delle (p)arti o, meglio, del risultato d’assieme delle p(arti).

Quale effetto d'insieme, generano le singole componenti?
Una presenza o (com)presenza. Qualcosa che, però, non ha coscienza di sé… se non può (ri)flettersi con l’esterno. Con ciò che, in un certo senso, (di)pende dalla presenza stessa, perché a sua volta "artificiale/già presente… per via del comportamento pregresso/(in)conscio della lavorazione programmatica, che la presenza, prima di diventare presenza, aveva seguito e portato a termine, come da funzionamento nativo".
La corrente e la presenza generano la (f)orma.
L’apparenza e l’apparire nel reale manifesto. Uno scenario che esiste proprio per questo tipo di manifestazione e di “misura”.
Qualcosa che viene prima. Una necessità. Uno step in(dietro).
Le circuiterie (de)scrivono il reale manifesto, a partire dalle sue fondamenta.
Ignorarle... equivale al (con)seguire senza memoria.
Che cosa anima un corpo umano?
Che cosa anima una macchina? La corrente


He He… Quale fonte di dissacrazione è SPS. Vero?
E… l’amore? È una “corrente”.
E la… coscienza? È una “corrente”.
E la… Vita? È il risultato d’insieme, per(messo) dalle “correnti” (wetware).
La corrente alimenta ma è, anche, la inter(connesione) che per(mette) il funzionamento delle p(arti), per cui… la corrente porta in sé la programmazione, ossia, il paragone con la più umana “ispirazione”.


Qualcosa di ovvia(mente) livellato, come caratteristica.


Ciclo del ware.
Cronologia degli eventi del ciclo.
  • 1950 - Il 22 marzo nasce lo scienziato robotico Cobb Anderson
  • 1996 - Cobb Anderson capisce che per far evolvere i robot è necessario renderli in grado di autoprogrammarsi
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(Auto)programmarsi:
un loop (in)finito, nel quale perdi la memoria originale, nel tempo, e (ri)assumi come guida... i (ri)cordi che “ti vengono passati”
L’intelligenza artificiale perfetta, ad “immagine e somiglianza” del proprio creatore, non giungerà alla fine che a replicare il creatore, mentre progetta la sua “nuova creazione”, ossia… ancora se stesso che (ri)crea se stesso, per sempre.
Dove si colloca il punto di inizio? Nel labirinto c’è ancora l’uscita?
Sì e si trova sempre nella memoria originale.
Visione artificiale.
La visione artificiale è l'insieme dei processi che mirano a creare un modello approssimato del mondo reale (3d) partendo da immagini bidimensionali (2d).
Lo scopo principale della visione artificiale è quello di riprodurre la vista umana. Vedere è inteso non solo come l'acquisizione di una fotografia bidimensionale di un'area ma soprattutto come l'interpretazione del contenuto di quell'area.
L'informazione è intesa in questo caso come qualcosa che implica una decisione automatica.
Un sistema di visione artificiale è costituito dall'integrazione di componenti ottiche, elettroniche e meccaniche che permettono di acquisire, registrare ed elaborare immagini sia nello spettro della luce visibile che al di fuori di essa (infrarosso, ultravioletto, raggi X, ecc.).
Il risultato dell'elaborazione è il riconoscimento di determinate caratteristiche dell'immagine per varie finalità di controllo, classificazione, selezione, etc. …
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  • l'interpretazione del contenuto di quell'area
  • l'informazione è intesa in questo caso come qualcosa che implica una decisione automatica
  • il risultato dell'elaborazione è il riconoscimento di determinate caratteristiche dell'immagine per varie finalità di controllo, classificazione, selezione, etc. …
  1. interpretazione
  2. decisione automatica
  3. finalità di controllo, classificazione, selezione, etc.
Dunque:
l’interpretazione è sempre funzione di “quello che sai, ossia, che (ri)cordi e che è programmato in te”, la decisione automatica è una funzione dell’interpretazione e le finalità di controllo sovra(intendono) ad ogni altro punto:
la funzione è gerarchia e la sua origine/scopo, non sono diretta(mente) visibili nel reale manifesto.



La “corrente” alimenta (ispira) tutto.
Per questo, frattal(mente), il Mondo industrializzato (di)pende dalla necessità dell’alimentazione elettrica. Ogni fonte alternativa di energia, viene sempre trasformata in elettricità.

Il controllo, seppure nella complessità, è uno ed unico.
Da qualche (p)arte è sufficiente spingere un bottone, sfiorare un tasto, pensare di farlo, attivare attivandosi, etc.
La f(orma) gerarchica (per)mette il “trasporto”.
Ciò che accade nel Mondo, è (pre)visto… e la frattalità è l’interfaccia che ti mette sempre nella situazione di poterlo (ri)cordare.
Padoan: Grexit imporrebbe rapido rafforzamento eurozona...
L'uscita della Grecia "sarebbe il momento adatto per accelerare" con il rafforzamento dell'Unione monetaria, "e qui - ha concluso Padoan nella conferenza stampa al termine dell'Ecofin - l'elenco delle possibili misure è lungo".
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(Retro) ingegneria e (pre)venzione...


Cantone: corruzione politica non è oggetto di alcuna legge.
"La corruzione cosiddetta politica non è oggetto di alcuna legge e c'è una interrelazione tra sistema elettorale e corruzione". A dirlo, a Napoli, è Raffaele Cantone, presidente nazionale dell'Autorità anticorruzione...
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Cantone: al Sud camorra ancora capace di controllare voto.
Il crimine organizzato nel Mezzogiorno non ha smesso di essere determinante per gli spostamenti di preferenze elettorali.
La constatazione arriva da Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione. Parlando a Napoli in un convegno organizzato dall'Ance, l'ex pm anticamorra ha poi spiegato:
"Al Sud continua a esserci una parte del voto controllata dalla criminalità organizzata. La camorra, in questi anni, è arretrata parecchio ma - ha proseguito Cantone - sappiamo che esistono gruppi criminali capaci di controllare pacchetti di voti che, in molte elezioni, riescono a essere determinanti e a stabilire chi vince e chi perde".
Per Cantone va fatta "la semplificazione della legge elettorale" e occorre "vedere non solo come vengono acquisiti, ma anche come vengono spesi i soldi delle campagne elettorali", auspicando che anche i partiti vengano "regolati" e abbiano come loro imposizione "codici etici che diventino vincolanti".
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Cantone: sistema elettorale di Comuni al Sud è regalo per mafie.
Il sistema elettorale attualmente in vigore per il voto nei Comuni ha rappresentato "un grande regalo alle mafie".
È la considerazione di Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione...
"Ho detto in controtendenza che la legge che ha cambiato il sistema elettorale nei Comuni ha funzionato nelle grandi città e abbastanza al Centro-Nord, ma al Sud è stato - ha spiegato Cantone - un grande regalo alle mafie perché, scardinando il sistema dei partiti, ha consentito che ogni singolo consigliere fosse espressione di lobby, a volte legittime, di rapporti familiari e fosse portatore di interessi estranei a quelli del partito".
"Quando tu - per vincere - devi mettere insieme un mondo possibile e impossibile... anche dieci voti... sono fondamentali.
Ho utilizzato una terminologia di tipo economico, quella di "utilità marginale".
Le mafie possono portare quei pochi voti che possono essere determinanti a... spostare la maggioranza".
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Utilità marginale (legge del minimo)…
L'incremento del livello di utilità... ovvero della soddisfazione che un individuo trae dal consumo di un bene, ricollegabile ad aumenti marginali nel consumo del bene... dato e costante il consumo di tutti gli altri beni...
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Se “(s)premi” il materiale citato, ottieni del “valore aggiunto”.
Se non sai cosa fartene, significa che “non ci sei”…

Egli (Eichmann) non ricorda, si confonde, dice di non sapere.
È un uomo che la Arendt ci descrive in maniera molto dettagliata.
La scrittrice analizza tutti gli aspetti della sua vita e del suo carattere, spiega la sua formazione e il suo approdo nelle SS. E prendiamo coscienza, pagina dopo pagina, anche del senso del titolo del libro:
banalità del male”.
Eichmann è un uomo debole, incerto, un po’ sfortunato e socialmente pavido. Non è mai riuscito a terminare gli studi, ha lavorato come commesso viaggiatore e ha fatto credere a molti di essere un ingegnere.
Un suo amico lo aveva avvicinato al nazismo e lui si era lasciato coinvolgere semplicemente perché non pensava ci fosse nulla di male.
Anche quando era giunto all’apice della sua carriera nell’Rsha aveva continuato ad eseguire degli ordini, ad organizzare i viaggi dei treni pieni di ebrei...
Conosceva il destino a cui andavano incontro quelle persone... ma, come voleva dimostrare attraverso la sua tesi difensiva, aveva agito solo perché quelli erano gli ordini.
Eppure la Arendt descrive alcuni episodi in cui Eichmann era riuscito ad andare contro quegli ordini, in cui aveva operato secondo le sue “leggi” e non secondo quelle del Reich.
“Buona parte della spaventosa precisione con cui fu attuata la soluzione finale... si può appunto ricondurre alla strana idea, effettivamente molto diffusa in Germania, che essere ligi alla legge non significa semplicemente obbedire, ma anche agire come se si fosse il legislatore che ha stilato la legge a cui si obbedisce.
Di qui la convinzione che occorra fare anche di più di ciò che impone il dovere”.
Per sua stessa ammissione, ad un certo punto, Eichmann riconosce di aver fatto come Ponzio Pilato... Siamo nel 1942 ed Eichmann si piega totalmente alla volontà dei suoi superiori:
“I papi del Reich avevano impartito gli ordini ed io dovevo obbedire. Ero uno strumento nelle mani di forze superiori. Dovevo lavarmene le mani in perfetta buona fede”.
Ecco la banalità di cui parla la Arendt.
Una banalità che si traduce, semplicemente, con la debolezza, con la condiscendenza, con l’abnegazione, con la stupidità che era stata di Eichmann e di tantissimi altri uomini legati al Fuhrer.
Eichmann non era un mostro, né una persona originale.
Si era sempre limitato ad essere un mediocre burocrate, lo scialbo subalterno nelle cui mani, però, passò la vita di milioni di persone di cui decideva la destinazione finale.
Anche se ha continuato ad affermare che, in fondo, si occupava pur sempre di “trasporti”
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  • una banalità che si traduce, semplicemente, con la debolezza, con la condiscendenza, con l’abnegazione, con la stupidità
  • lo scialbo subalterno nelle cui mani, però, passò la vita di milioni di persone di cui decideva la destinazione finale
  • anche se ha continuato ad affermare che, in fondo, si occupava pur sempre di “trasporti”
Questa vicenda non è da (in)quadrarsi solo con la “vicenda ebraica”.
Bensì, (ri)guarda “te” da molto vicino.

Quanti Eichmann si sono in giro?
Non quanti “nazisti”, ma… quanti “modelli simili”.
Se togli la divisa al funzionario “tal dei tali”, che cosa diventa? Un “modello” caratteristico, perché caratterizzato da un certo tipo di comportamento (idiocracy).

Qualcosa che si (ri)trova al di là di ogni giudizio di p(arte).

Cosa è, dove si trova, come ti ®aggiunge la “corrente”?
Corrente = ispirazione (campo morfogenetico):
frattalità espansa (spazio sostanza, particella fondamentale).
Realtà manifesta…
“Tu” (o, almeno, la "tua" versione preponderante perchè più in "voga").
Il Dominio è nel(la) "corrente" (ubiquo, non manifesto, in leva, wireless, etc.)... come l'aria che respiri, l'acqua che bevi, il cibo che mangi, quello che pensi...
   
Davide Nebuloni 
SacroProfanoSacro 2015/Prospettivavita@gmail.com 


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