martedì 29 novembre 2011

L'incarnazione dello spirituale.




I visceri e gli organi figurano anche un sistema d’incarnazione di ciò che è spirituale.
Giuseppe Calligaris

Tutta l’opera creatrice risponde, nelle 3d, alla precisa ed ‘evidente’ legge dei numeri che sottintende la presenza delle 'forme'. Ogni ‘singolarità’ è una ‘visualizzazione’ ad opera del reame numerico geometrico, che permette l’emersione del sottile nel manifesto. 

Per cui, frattalmente, avremo una bi-locazione dell’invisibile nel visibile e viceversa, paritetica e sempre ‘esatta’

L’interfaccia numerica permette ai sensi umani, opportunamente ‘forgiati’ secondo le medesime specifiche, di continuare l’esperienza evolutiva in un ambito diverso dall’etereo, e cioè nella piena concretezza tridimensionale del Mondo delle forme.

Insieme, l'invisibile e il visibile, costituiscono un apparato rice-trasmittente del 'segnale'.

Meditiamo con profondità su questo aspetto. Cosa significa esattamente? Significa che, al fine di ‘procedere’ lungo un cammino multidimensionale, l’Anima necessita di un diverso piano d’azione, nel quale evidentemente maturare una maggiore conoscenza di stessa,  o meglio una diversa, più completa, conoscenza di se stessa

Il vedersi manifesti in un corpo costituisce un ‘banco di prova’ tale da mettere, l’essenza, al confronto con la propria ‘immagine’ concreta. Al fine di ‘vivere’ l’esperienza più affine a quella che è la ‘caratteristica’ animica individuale, occorre che il suo ‘bagaglio sottile’, il proprio ‘ritratto esoterico’, venga per così dire ‘caricato’ nelle linee strutturali del corpo fisico, o avatar, nel quale la sua energia si riverserà

Come in un processo di imprinting.

Perché questo? È persino logico. Per far sì che l’esperienza terrena sia verosimile e rispecchiante il riflesso animico che effettua la ‘discesa’. L'esperienza è 'soggettiva', è 'nostra'...

È come riconoscere una marca di automobile tra le tante, ma non solo; riconoscere il modello, la targa e personalizzare gli interni, perché quel ‘mezzo’  ci rispecchia. 

L’analogia frattale evidenzia il riflesso dell’intenzione superiore animica di personalizzare il proprio ‘mezzo’ di scoperta ed evoluzione. Per questo ogni individuo incarnato è ‘unico’, pur essendo tutti quasi simili nell’aspetto. In realtà siamo davvero unici e questo ambito è evidenziato, ad esempio, dalla molteplice differenziazione delle impronte digitali, dove ogni eccezione, in ottica biodiversa, rappresenta la conferma della 'regola'.

Entrando nel corpo, l’Anima riversa le proprie caratteristiche, programma una serie di ‘avventure’ che gli 'piacerebbe' esperimentare, conscia che, nelle 3d, esistono precise leggi che spingeranno o bloccheranno determinati ‘input’ in funzione del livello di consapevolezza individuale incarnata.

L’Anima incarnata ‘perde’ il contatto con l’Anima disincarnata, in maniera direi quasi volontaria, anche se un simile termine non è adatto a descrivere quello che succede. Nella ‘discesa’ non è che si perde il contatto ma si è sottoposti ad interferenze del ‘segnale’.

Pensiamoci bene: è come decidere di mettersi alla prova e fare una escursione estrema in Amazzonia, ad esempio. Cosa facciamo? Ci prepariamo per il tempo che riteniamo utile, portiamo tutto quello che potrebbe servire ma, una volta nella foresta, rimaniamo in 'preda' all’energia della foresta. Laggiù il segnale può anche non esserci e le comunicazioni con il campo base essere del tutto assenti.

In realtà, probabilmente, è proprio quello che ci si augura: rimanere soli in un luogo pericoloso, ‘vero’, nel quale misurare se stessi.

Dispersi nella 'foresta', rimaniamo con quello che ci siamo portati dietro. L’equipaggiamento è ciò che ci contraddistingue, egli è il nostro riflesso e ci caratterizza di fronte alla Natura contenuta nella foresta. Un animale ci vede vestiti di quell’equipaggiamento. Noi diveniamo il nostro equipaggiamento. Se l’avventura è davvero estrema, ridurremo ai minimi termini tutto quello che ci portiamo dietro, rimanendo ‘soli e nudi’

Infatti si nasce 'nudi'.

Questo stato permette all’essenza incarnata di affrontare tutti i propri ‘fantasmi’ che la localizzazione e le leggi tridimensionali proiettate sulla mente hanno provveduto a generare o contribuito a far emergere.

Conosci te stesso.

Cosa conosciamo di noi stessi, a partire magari proprio dal nostro involucro che fedelmente ‘racconta di noi’? Molto poco? O addirittura, troppo? Questo è un personale punto di vista…

C’ è qualcuno che si è spinto molto ‘oltre’ le normali ‘colonne d’Ercole’:

Parlando delle funzioni riservate alla linea mediana ed alla linea laterale del corpo, noi conosciamo due punti, sulla superficie cutanea del nostro corpo, l’eccitazione dei quali ha la prerogativa, per un meccanismo speciale, di mettere in vibrazione contemporaneamente tutti i sistemi lineari

Questi due punti stanno agli estremi dell’asse del corpo, uno al vertice del capo e l’altro al perineo…
Le catene lineari del corpo – Giuseppe Calligaris

Cosa sentiamo in noi, leggendo questa lucida e profonda espressione?

Quello che emerge è uno stato di vibrazione armonica o disarmonica nei confronti di un certo valore d’input elaborato dal nostro ‘software’. L’apparato intuitivo afferma immediatamente qualcosa ma, ci accorgiamo, ci sono anche altre e diverse fonti di emissione del ‘segnale’ o di elaborazione del segnale.

Quale ‘fonte’ decidiamo di ascoltare? 

Quale è la più attendibile, la più convincente, secondo il nostro 'complesso'? Nessuno ci dice come comportarci in questo basilare atto del discernimento. Nessuno, se non la modalità abitudinaria di ‘decodificare’ il pervenuto o il nostro intuito. 

Il discernimento è uno dei perni dell'osservazione di se stessi. Ciò mette in evidenza la presenza di una molteplicità di emittenti del 'segnale' o interferenze.

Ecco che, allora, le diverse ‘stazioni elaborative, presenti in noi, possono essere addirittura essere collocate al di fuori di noi. In che modo? Tramite connessioni eteriche e/o tecnologiche; dipende da quali entità stiamo prendendo in considerazione.

Il 'controllo' è sempre lo stesso, e 'solo' rispecchiato dimensionalmente.

Le entità parassite esercitano la loro pressione al di fuori dei confini dimensionali, la tecnologia Antisistemica esercita frattalmente la medesima azione dall’interno della dimensione in cui ci siamo auto installati. 

Ogni 'cosa' o aspetto è caratterizzata da una vibrazione:

il termine vibrazione si riferisce in particolare ad una oscillazione meccanica attorno ad un punto d'equilibrio; l'unità di misura per le vibrazioni è l'Hertz che misura la frequenza di oscillazioni in un secondo. 

L'oscillazione può essere periodica come il moto di un pendolo oppure casuale come il movimento di una gomma su di una strada asfaltata.
 
Le vibrazioni rappresentano un fenomeno desiderato in molti casi. Ad esempio nel funzionamento del diapason, e di molti strumenti musicali, o nei coni degli speaker, necessari per il corretto funzionamento dei vari oggetti che li utilizzano.
Più spesso, però, le vibrazioni non sono desiderate; possono disperdere energia e creare suoni e rumori indesiderati. Ad esempio, nel funzionamento dei motori e delle automobili in generale.
 
Gli studi sul suono e sulle varie vibrazioni sono strettamente collegati. I suoni, onde di pressione, sono generati da strutture vibranti (ad esempio le corde vocali) e le onde di pressione possono generare vibrazione di strutture. Quindi, quando si prova a ridurre un rumore, il problema è ridurre la vibrazione che lo provoca…
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La vibrazione trova ‘senso’ ed attuazione attorno ad  un punto di equilibrio. È quasi paradossale, ma è davvero così. La vibrazione è un ciclo e pertanto descrive l’intero unendo le due polarità del ciclo. Da ciò si comprende che il punto di equilibrio è nel centro di un vero e proprio sistema di propulsione (giroscopio) e che l’equilibrio è semovente, nel senso che se lo inquadriamo in un ottica evolvente, allora necessariamente l’equilibrio di oggi non sarà quello di ‘domani’.

Tutto scorre…

Per questo tutto vibra. Tutto è in ‘cammino’. Tutto risponde sensibilmente all’insieme di leggi e sollecitazioni che attraggono e/o spingono i ‘nuclei’ verso la movimentazione di sé. Sino a quando? Sino a quando non ci si ‘estrae’ dal giogo ‘meccanico’ della ruota delle incarnazioni. Cosa deve succedere affinchè questo ‘fatto’ possa accadere? 

Si deve smettere di ‘muoversi’ e non rispondere più agli ‘stimoli magnetici’ del tutto. Ciò non equivale a dire che intenzionalmente si decide di divenire insensibili, ma al contrario, si diventa talmente 'empatici' da abbracciare l’intero arco strutturato della sensibilità.

A quel punto la vibrazione si alza a tal punto che per quella data dimensione noi non siamo più visibili e siamo giudicati ‘fermi’, invisibili, scomparsi.

Per ‘abbracciare’ un livello occorre alzarsi sopra allo stesso livello e ‘contenerlo’. Per fare questo occorre vibrare più velocemente entrando in risonanza con il proprio livello animico superiore, il quale costituisce un riferimento ‘silente eppure vivo’ in orbita stazionaria oltre le manifestazioni del percepito.

Che cosa causa la risonanza?
La risonanza è semplice da capire se si osserva la molla e la massa come elementi di stoccaggio di energia. La massa immagazzina energia cinetica e la molla immagazzina energia potenziale. Quando la massa e la molla non subiscono su di loro alcuna forza trasferiscono una quantità di energia proporzionale alla frequenza naturale

Applicare una forza alla massa ed alla molla è simile a spingere un bambino su un'altalena, dovete spingere al momento corretto se si desidera amplificare e aumentare l'oscillazione. Come nel caso dell'oscillazione, la forza applicata non deve essere necessariamente alta per ottenere grandi movimenti. Le spinte devono continuare a aggiungere l'energia al sistema.
 
L'ammortizzatore dissipa energia invece di immagazzinarla.

Poiché la forza smorzante è proporzionale alla velocità, più è ampio il movimento più l'ammortizzatore dissipa l'energia. Di conseguenza un punto d'equilibrio si verificherà quando l'energia dissipata dall'ammortizzatore sarà uguale l'energia che è caricata dalla forza

A questo punto, il sistema ha raggiunto la relativa ampiezza massima e continuerà a vibrare a questa ampiezza finché la forza applicata rimane costante. Se non vi sono fonti di smorzamento, non si ha nulla nel sistema in grado di dissipare l'energia e quindi il moto continuerà teoricamente all'infinito.
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  • l'ammortizzatore dissipa energia invece di immagazzinarla
  • se non vi sono fonti di smorzamento, non si ha nulla nel sistema in grado di dissipare l'energia e quindi il moto continuerà teoricamente all'infinito.
Ecco perché il moto perpetuo sembra impossibile. Perché siamo alle prese con una ammortizzazione della nostra presenza nei reami colorati da Antisistema. La nostra auto svalutazione erode energia dal nostro potenziale, ci tiene a ‘terra’

Allo stesso tempo permette di dissipare quelle energie che devono essere trasmutate e che altrimenti non verrebbero mai ‘alla luce del Sole, ciclando in noi all’infinito.

Risonanza (chimica).
In chimica, si ha risonanza (o mesomeria) quando più formule, dette formule limite, concorrono a definire la vera struttura di una molecola. Viene simbolizzata con una freccia a due punte. L'esempio più classico di risonanza è quello che descrive la struttura del benzene e (più in generale) dei composti aromatici…
 
L'anello del benzene ha la forma di un esagono regolare e distanze di legame intermedie tra quelle tipiche di un legame singolo C-C ed un legame doppio C=C che non oscillano nel tempo.
 
La vera struttura del benzene si pone a metà strada tra le due possibili formule cicliche a legami singoli e doppi alternati; si dice pertanto che è un ibrido di risonanza tra le due formule limite.
 
Il contributo che ogni singola formula limite dà all'ibrido di risonanza è direttamente proporzionale alla stabilità della formula stessa
 
La risonanza è un grande fattore di stabilità sia per le molecole, che per i radicali, che per gli ioni. Attraverso la risonanza un radicale o uno ione vengono stabilizzati per via della dispersione della carica elettrica o della delocalizzazione dell'elettrone spaiato che ne consegue. Il guadagno in stabilità viene di sovente espresso in termini di energia di risonanza.

Moltissimi anioni inorganici esistono sotto forma di strutture risonanti. Ad esempio lo ione nitrato, NO3-, e quello solfato, SO42-, posseggono strutture limite in cui alternativamente ogni atomo di ossigeno possiede la carica negativa.

Il risultato finale consiste nella delocalizzazione della carica su tutti gli atomi di ossigeno presenti.
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Dalla risonanza chimica deriva un’aggiunta di prospettiva rispetto alla precedente definizione, ossia, prendendo spunto dalla multipla presenza delle diverse personalità in ognuno di noi, che si possono configurare come tante ‘cariche’ diverse le une dalle altre, ebbene, l’essere in risonanza significa che tutte le cariche vengono ‘investite’ dalla ‘carica’ presente nella personalità dominante che, si presume, sia sufficientemente ‘illuminata’ dalla saggezza proveniente a specchio dalla superiore conduzione esistenziale della propria componente Animica in ‘orbita’ al di fuori del tempo.

Una simile ‘carica’ deriva da quel valore aggiunto che si deve maturare, esistendo anche nelle 3d, alle prese coi nostri Demoni e Angeli e coincide con la direzione del cammino evolutivo intrapreso.

Nella giusta direzione tutto ‘scorre’ vibrando con la carica della nostra personalità più saggia, che funge da apparato ricevente del segnale più risonante per noi: quello ‘libero’ dal gioco interferenziale.

Essere nell’occhio del ciclone è essere liberi? No, a meno che non si ‘scompaia’ da quel Mondo. Altrimenti si è solo prigionieri del ciclone. Magari all’asciutto, ma sempre prigionieri…

Giuseppe Calligaris scoprì nel 1928 che la stimolazione o la ‘carica’ (come egli era solito dire) della linea assiale di un dito o di una linea interdigitale provoca, in ogni individuo, sempre lo stesso riflesso fisico e, contemporaneamente, genera un sentimento sempre della stessa specie

Calligaris divenne presto conscio che questa prima incursione sperimentale nel campo della psiche era d'importanza capitale, e nella conferenza tenuta il 21 Gennaio 1928, davanti all'Accademia delle Scienze di Udine, non poté reprimere la sua emozione nell'annunciare questa scoperta. Ulteriori scoperte si susseguirono rapidamente. Dopo breve tempo, trovò che la carica di una delle linee provoca, oltre al riflesso cutaneo-psichico, anche iperestesia in un determinato viscere, ossia il riflesso cutaneo-viscerale-psichico.

Nel 1931, durante l'esplorazione di una superficie cutanea, un soggetto intelligente e sensibile lo avvertì che in un certo punto percepiva una sensazione strana. Calligaris arrestò per qualche minuto il polpastrello del medio su quel punto ed ecco che la percettrice ‘vide’ svolgersi, davanti ai suoi occhi chiusi, uno di quei misteriosissimi ed affascinanti fenomeni che vennero chiamati ‘esperimenti del Calligaris’. 

In quel giorno accadde una delle più importanti scoperte della storia della scienza

Infatti, la ‘carica’ delle ‘placche’ permette di abolire, per tutta la durata della stessa, quell'ostacolo che impedisce alla coscienza di veglia di conoscere quello che avviene nel subcosciente
 
Queste placche ci permettono di conoscere le meravigliose facoltà della nostra psiche e di utilizzarle.

I risultati erano così strabilianti che non furono accettati da nessuno e fecero persino dubitare dell'integrità delle facoltà mentali dello scienziato. Come conseguenza degli inconsulti attacchi che venivano mossi da ogni parte, egli dovette subire l'umiliazione di vedere diradare i pazienti che frequentavano la sua clinica, tanto che al principio della seconda guerra mondiale dovette venderla. 

Oggi in Italia le opere del Calligaris stanno ritrovando una loro distribuzione, poiché sono state oggetto di attenzione da parte di scienziati stranieri, specie russi e americani, che ne hanno fatto incetta. Molti degli esperimenti in essi descritti sono stati ripetuti con successo da parecchi ricercatori.
 
Lasciamo quindi la parola a Calligaris stesso.

Le linee primarie e i sentimenti fondamentali.
Nella mia prima monografia su ‘Le catene lineari del corpo e dello spiritoho dimostrato che la linea longitudinale primaria o assiale del dito pollice è quella dell'amore, come la I interdigitale è quella dell'oblìo; che l'assiale dell'indice è quella della memoria, come la II interdigitale è quella dell'odio; che la III interdigitale è quella del dolore, come l'assiale dell'anulare è quella del piacere; che la IV interdigitale è quella della calma e del sonno, come l'assiale del mignolo è quella dell'agitazione e dell'emozione, e che infine sull'assiale del dito medio sono rappresentate le associazioni, come sulla linea laterale del corpo sono rappresentate le dissociazioni mentali.

Ho anche detto che questi valori funzionali delle linee longitudinali primarie o di I ordine (assiali delle dita o interdigitali), decorrenti in senso longitudinale in ciascuna mano, sono corrispondenti, nello stesso ordine, a quelli delle omonime che decorrono nei piedi.
 
Ora posso aggiungere che tutte le numerose ricerche, tutte le prove e controprove, per cento vie ripetute in questi ultimi tempi, non mi obbligano a modificare il contenuto di quelle prime osservazioni, ma m'inducono a portarvi la più sicura conferma.

Dobbiamo invece prendere fin dapprincipio in considerazione il fatto che le sopra elencate operazioni mentali (amore e odio, memoria e oblio, piacere e dolore, sonno ed emozione, associazione e dissociazione psichica), regolarmente opponentisi, come si vede, con forze antagonistiche, rappresentano in realtà gli elementi primari, essenziali e fondamentali con cui la mente umana, riunendoli in numerose combinazioni e in diversa misura associandoli, costruisce tutti i suoi fantasmi, vale a dire forma tutte le sue espressioni e tutte le sue multiformi rappresentazioni.

La stessa cosa fa il cervello umano nel costruire tutti i pensieri e tutti i sentimenti di cui è capace, riunendo, con i complicatissimi e perfettissimi congegni automatici dei suoi meccanismi nervosi, non solo le funzioni primarie assegnate alle linee iperestetiche di I ordine, ma specialmente quelle secondarie, che risultano in numero grandissimo, e sono devolute alle corrispondenti linee iperestetiche di II ordine".
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Assolutamente meraviglioso.

È tutto riflesso nella nostra corporeità. Tutto.

L’analogia frattale trova riscontro in ogni ambito del manifesto. Tutto è ‘qua’ parlando di noi attraverso la differenziazione del ‘linguaggio’, visto che nelle 3d ‘abbiamo scelto’ di diversificarci e di utilizzare e sviluppare forme di comunicazioni ‘inerenti al momento del corpo’.

Ricordiamo:
  • la ‘carica’ delle ‘placche’ permette di abolire, per tutta la durata della stessa, quell'ostacolo che impedisce alla coscienza di veglia di conoscere quello che avviene nel subcosciente
  • la linea longitudinale primaria o assiale del dito pollice è quella dell'amore.
La ‘pressione’ in alcuni punti del corpo determina la rimozione di quegli ‘ammortizzatori’ che 'dissipano energia' confondendo i  sensi. La circuiteria del corpo umano è ancora tutta da scoprire o, chissà, solo da riscoprire.

Calligaris non è nemmeno menzionato in Wikipedia. Buon segno, per chi ha orecchie per intendere…

Modifica di Giuseppe Calligaris.
Wikipedia in lingua italiana non ha ancora una voce con questo nome.
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Davide Nebuloni/SacroProfanoSacro 2011
Prospettivavita@gmail.com