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mercoledì 25 giugno 2014

L'ignoranza dell'uno misura la scienza dell'altro, in "sistemi diversi sovrapposti".


La ignoranza dell'uno è la misura della scienza dell'altro.
Francesco Algarotti
Focus sull’anno 5772.
Da settembre 2011 a settembre 2012, ecco i protagonisti e gli eventi di un anno ricco di novità e di sorprese anche per il mondo ebraico...

Link

Quando ero piccola e vivevo in Arabia Saudita, i miei genitori che erano originari del Sudan spesso mi ricordavano che quella terra dove vivevamo non era la nostra casa. Solo dopo anni, ho capito le implicazioni di quello che mi dicevano:
per me è impossibile “appartenere” a qualsiasi cultura, non c'è nessun posto dove ho vissuto che ho potuto chiamare casa…
Bilo Hussein.
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"Non è l’ignoranza, la misura, la datazione, né… il Sudan, la tua Casa”, semmai, questi argomenti costituiscono un “cambio di dimensione”… 

Qualcosa che avviene a dimostrazione che realtà diverse convivono, sin d’ora e da sempre, al tuo fianco e che entrare in una piuttosto che nell’altra è solo una questione vibrazionale (frequenza).  
Il tuo atteggiamento, dunque, fa la differenza in termini di frequentazione della tal dimensione.
Come ti puoi accorgere che sei “a cavallo o nella zona di sovrapposizione (confine)” di/tra due dimensioni diverse?
SPS ha citato ieri il caso di Snowden, il quale è stato insignito in Germania di un importante (ri)conoscimento – per il proprio comportamento altruista nei confronti della società globale, spiata a propria insaputa dai servizi segreti della Nsa – ed allo stesso Tempo (ri)sulta (ri)cercato dagli Stati Uniti in quanto tacciato di “alto tradimento”.
La Germania, in quanto “partner strategico Usa”, non si può esimere dal (ri)tenere, anch’essa, Snowden un “pericoloso criminale”, eppure in una delle sue città ed alla luce del Sole, lo premia pubblicamente proprio “per ciò che ha compiuto”.


lunedì 3 gennaio 2011

La paura come motore imperfetto della perfezione.




Scrivevo e riportavo, alla fine del 2010,  la notizia che il Papa nella lettera apostolica "Motu Proprio" ha sancito la "normativa antiriciclaggio" alla Santa Sede, attenendosi “alla normativa antiriciclaggio europea già recepita nell'ordinamento italiano”. Cioè?

 
Gli istituti finanziari della Santa Sede, a partire dall'Istituto per le opere di religione (Ior) saranno obbligati a seguire, come ogni altra istituzione finanziaria europea, delle regole globali di coesistenza, morale, etica, etc. che, almeno sulla carta, tutelano i cittadini regolando queste “realtà” e limitandole nell’esercizio senza “disciplina” delle proprie attività

In parole povere si mette la parola fine alla modalità da far west per entrare in una modalità civile ed equa dell’amministrare denaro.

Lasciamo perdere, per ora, il fatto che queste normative sono ampiamente aggirabili; perlomeno esistono e qualcuno tenta anche di farle rispettare.

La cosa che colpisce, semmai, è il nome del diretto interessato di turno: la Santa Sede alias il Vaticano alias la Chiesa Cattolica Cristiana Universale

Perché il Papa ha dovuto emanare una simile direttiva? Cosa ha costretto questa vera e propria Casta a piegarsi alle “regole” del laicato?

“La parola è originata dal greco λαikòς - del popolo, estensione del termine λαός, laós - popolo e contraddistingueva l'appartenente alla moltitudine degli uomini in contrapposizione agli appartenenti a una comunità chiusa
Da Wikipedia

Cerchiamo perlomeno di… Intuire. Nel libro “Vaticano S.p.A.” di Gianluigi Nuzzi:

"Si ha la sensazione netta che ci si trovi di fronte, tutti, a un potenziale esplosivo inaudito, che deve essere doverosamente portato a conoscenza delle più alte autorità.”Lettera riservata di Angelo Caloia, presidente del Consiglio di sovrintendenza dello Ior, al segretario di Stato, cardinale Angelo Sodano.

Spericolate operazioni finanziarie mascherate da opere di carità e fondazioni di beneficenza. La storia raccontata in questo libro è totalmente inedita. Parte da un archivio immenso, custodito in Svizzera e da oggi accessibile a tutti. Circa quattromila documenti. Lettere, relazioni riservate, bilanci, verbali, bonifici. La finanza del Vaticano come non è stata mai raccontata.

Tutto grazie all’archivio di monsignor Renato Dardozzi (1922-2003), tra le figure più importanti nella gestione dello Ior fino alla fine degli anni Novanta. Sembrava una storia conclusa con gli scandali degli anni Ottanta. Con Marcinkus, Sindona e Calvi. Invece tutto ritorna. Dopo la fuoriuscita di Marcinkus dalla Banca del Papa, parte un nuovo e sofisticatissimo sistema di conti cifrati nei quali transitano centinaia di miliardi di lire. L’artefice è monsignor Donato de Bonis. Conti intestati a banchieri, imprenditori, immobiliaristi, politici tuttora di primo piano, compreso Omissis, nome in codice che sta per Giulio Andreotti.

I soldi di Tangentopoli (la maxitangente Enimont) sono passati dalla Banca vaticana: titoli di Stato scambiati per riciclare denaro sporco. Depositi che raccolgono i soldi lasciati dai fedeli per le Sante messe trasferiti in conti personali, con le più abili alchimie finanziarie.

Lo Ior ha funzionato come una banca nella banca. Una vera e propria “lavanderia” nel centro di Roma, utilizzata anche dalla mafia e per spregiudicate avventure politiche. Un paradiso fiscale che non risponde ad alcuna legislazione diversa da quella dello Stato del Vaticano. Tutto in nome di Dio".
Da Macrolibrarsi

A questo link  è possibile ascoltare, dalla viva voce dell’autore, un veloce resoconto di ciò che è emerso da questa indagine innescata addirittura dalla volontà di Monsignor Renato Dardozzi; una volontà postuma dettata dalla “liberazione” della sua morte.

Ciò che ha scoperto questo uomo, Gianluigi Nuzzi, ha dell’incredibile. L’intreccio evidenziato coinvolge poteri storici profondamente radicati nel tessuto sociale non solo italico ma internazionale. Non intendo, in questa sede, giudicare nessuno, bensì cercare di aiutare l’emersione di quell’ampia verità che la nuova energia sta provvedendo a smantellare progressivamente.

Mi chiedo tuttavia, in quest’ottica, come un credente, un osservante, un fedele di questa Istituzione religiosa, possa ancora fare finta di nulla. Rimango stupito dal falso moralismo che circola nella comunità e rispecchiato nei Media. La Chiesa è stata profondamente scossa dalle sue fondamenta negli ultimi tempi, eppure la gente continua a girare la testa dall’altra parte, continua a ignorare una evidenza che oramai disegna grottesche figure, ammantate alla maniera dei Faraoni egizi, al comando di un transatlantico destinato a fare la fine del Titanic

La comunità ha in generale paura di abbandonare la Chiesa. È la paura che costringe a piegare la testa da un’altra parte, proprio come è stata la paura a far guardare l’uomo fuori di sé al fine di non evidenziare l’orrore che contiene e conteneva: 

i Demoni della propria ignoranza.

Demoni che, in questo modo, sono usciti all’esterno.
Adamo, dove sei?”. “Uomo, dove sei?” – grida il Creatore ad ognuno di noi. Non perché non lo sappia. Semplicemente pone la domanda. E cosa significa?

“Ogni volta che Dio pone una domanda di questo genere non è perché l’uomo gli faccia conoscere qualcosa che lui ancora ignora: vuole invece provocare nell'uomo una reazione suscitabile per l'appunto solo attraverso una simile domanda, a condizione che questa colpisca al cuore l'uomo e che l'uomo da essa si lasci colpire al cuore.

Adamo si nasconde per non dover rendere conto, per sfuggire alla responsabilità della propria vita

Così si nasconde ogni uomo, perché ogni uomo è Adamo e nella situazione di Adamo. Per sfuggire alla responsabilità della vita che si è vissuta, l'esistenza viene trasformata in un congegno di nascondimento. Proprio nascondendosi così e persistendo sempre in questo nascondimento "davanti al volto di Dio", l'uomo scivola sempre, e sempre più profondamente, nella falsità. Si crea in tal modo una nuova situazione che, di giorno in giorno e di nascondimento in nascondimento, diventa sempre più problematica

È una situazione caratterizzabile con estrema precisione: l'uomo non può sfuggire all'occhio di Dio ma, cercando di nascondersi a lui, si nasconde a se stesso

Anche dentro di sé conserva certo qualcosa che lo cerca, ma a questo qualcosa rende sempre più, difficile il trovarlo. Ed è proprio in questa situazione che lo coglie la domanda di Dio: vuole turbare l'uomo, distruggere il suo congegno di nascondimento, fargli vedere dove lo ha condotto una strada sbagliata, far nascere in lui un ardente desiderio di venirne fuori”.
Da www.atma-o-jibon.org 

Dalle “cantine” del Creatore è stata liberata la “ricerca di risposta”: l’oscurità che si celava. Questo è il senso profondo della Creazione, o meglio uno dei sensi annidati come un labirinto di carte che, però, sottintendono alla domanda iniziale: cosa si nasconde in me?

La domanda che ognuno di noi si dovrebbe porre. La domanda, la cui risposta sta vendendo a galla nel reame del tempo, è totale; spinge all’inverosimile ad esplorare ogni profondità dell’inconscio. Attraverso il regime delle esperienze in questo scenario 3D, estraiamo da noi tutto ciò che è nascosto, proprio come si fa con un topo ed il pezzo di formaggio. 

Serviva una “trappola” e così è stato.

Dunque, come si modifica il senso della Vita umana, dopo questa espansione della consapevolezza? In questo modo, secondo me:
  • ognuno di noi è uno HuBit (unità d’informazione quantica umana) che sottintende alla ricerca del Creatore in evoluzione
  • cosa intende evocare il Creatore? Di certo non intende “sapere” bensì “vedere evocato in forma tangibile” ciò che si annida in lui. Ciò che noi chiamiamo il “male”, ossia quella parte di unità non baciata dalla Luce, proprio come la faccia oscura della Luna
  • la nostra ricerca tramite esperienze è la “sua” ricerca. Noi riportiamo a lui ogni istante di Vita. Le nostre “simulazioni esistenziali” sono illusorie e frutto del sonno a cui si è sottoposta l’Anima durante la “caduta”
  • ognuno di noi sogna di vivere, ma il sogno è talmente vivo da essere vero e scambiato per l’unica realtà
  • in questo scenario 3D è vivamente presente la parte oscura del Creatore. L’Antisistema non è solo il Custode dello scenario 3D, non è solo una forza necessaria ai fini dell’autoeducazione, non è solo facente parte della vibrazione di questa profondità… L’Antisistema è anche animato dal potere oscuro che sfugge persino a se stesso per “paura”. Proprio quella paura che anima l’uomo perché anche profonda caratterizzazione dell’emanazione divina
  • la nostra paura è molto di più di quello che possa sembrare. La nostra paura unisce l’intera creazione. E noi come rispondiamo? Facendo finta di niente! Non tutti, però. Basta osservare il passato per rendersene immediatamente conto.
La sensazione più diffusa in me è comunque quella di essere osservato o auto osservato, sempre, in ogni circostanza. Il frattale di questa sensazione è l’occhio del Grande Fratello. Il frattale è il simbolo dell’occhio che tutto vede. 

Il senso intimo è l’osservazione ad ogni livello a cui dobbiamo rispondere, essendo delle unità di informazione fatte d’informazioni ancora incomplete.

Insomma, noi tutti, descriviamo un processo di affinamento progressivo della conoscenza.

Nel film “Tron” si descrive di un Creatore, di un uomo che è riuscito ad infiltrarsi tra le porte di comunicazione di due mondi; porte di comunicazione scoperte attraverso lo sviluppo della tecnologia, delle reti informatiche emerse dalla ricerca umana. Ricerca nata in ambito militare per scopi bellici e solo dopo “convertita”. Altro frattale che ci suggerisce come oscilli ampiamente l’umanità in balia di se stessa

Questo Creatore si è trovato di fronte ad una nuova dimensione “vuota” ancora da popolare attraverso la propria immaginazione e, purtroppo, attraverso la propria “ignoranza”. 

Un oceano infinito da colorare del proprio status in divenire… Uno stato di perfezione in cammino. 

Davide Nebuloni / SacroProfanoSacro 2011

* La simpatica vignetta è tratta da www.indirezioneostinataecontraria.it

il cannocchiale 

giovedì 26 agosto 2010

Osservare, ricolorando la propria "ignoranza".





Oggi farò “parlare” altre fonti…

“Tutto sta iniziando a cambiare mentre impariamo come fonderci e come iniziare a rimuovere tutte quelle illusioni di separazione tra gli umani sul pianeta Terra. Non è più tempo di segreti. Questo è il tempo in cui possiamo chiaramente vedere nei cuori gli uni degli altri ed anche nelle menti. È il tempo per ognuno di noi di innamorarci dell'umanità”.
Fonte: www.lightworker.it   

Non è più tempo di segreti! Parole sante

“Perché non c’è nulla di ciò che è nascosto, insegnano le Scritture, che non debba essere scoperto, né nulla di segreto che non debba essere conosciuto”.
Matteo X 26

Rispecchiamoci rispettosamente negli altri in “armonica risonanza”…

Colui che spera di capire la dottrina segreta dopo una semplice lettura, s’ingannerebbe molto. I nostri libri non sono scritti per tutti, ripetono i vecchi maestri, sebbene tutti siano destinati a leggerli. Infatti, ciascuno deve fare uno sforzo personale assolutamente indispensabile se desidera acquisire le nozioni d’una scienza che non ha mai cessato d’essere esoterica.  Per questa ragione, i filosofi, allo scopo di nasconderne i principii ai profani, hanno nascosto l’antica scienza col mistero delle parole e col velo delle allegorie”.

Non dimostriamoci “ignoranti” e presuntuosi nel far finta di non comprendere queste parole:

“… Le più belle scoperte, una volta cadute nel dominio popolare, distribuite senza discernimento fra le masse e sfruttate ciecamente da esse, si rivelano più nocive che utili. La Natura dell’uomo lo spinge volontariamente verso il male ed il peggio. Assai spesso quelle cose che potrebbero procurargli il benessere vanno verso il suo svantaggio e, in definitva, diventano lo strumento della sua rovina. I metodi di guerra moderni sono, ahimè! la più sconcertante e triste prova di questo funesto stato d’animo. Homo homini lupus”.

Per comprendere meglio l’oscurantismo che si è creato nel tempo:

“… avvolgendo di silenzio i loro lavori e ricoprendo con parabole le loro rivelazioni, i filosofi agiscono con saggezza. Rispettosi delle istituzioni sociali, non nuocciono a nessuno e conseguono la loro propria salvezza”.
Fonte: prefazione di Eugene Canseliet a “Le Dimore Filosofali” di Fulcanelli

Tutto è opportuno. La segretezza è stata opportuna. E non mi dimostrerò ignorante nell’affermare che è ora di “aprire i cancelli” e di rinnovare i contenuti alla Luce del Sole. Molte cose sono cambiate da quando l’umanità strisciava nel fango umiliandosi opportunamente. Mi sembra di ricordare, tra me, in me, il peso di quegli antichi tempi in cui l’uomo divise l’uomo. Fu un processo necessario per preservare la conoscenza dalla corruzione che si doveva esperimentare.

Fu un lavoro di squadra silente.

Le “onde” del tempo e dell’evoluzione spingono, a volte, in maniera contraria, dando l’illusione del fermarsi o del vuoto. È come al solito una questione di punto prospettico.

Da quale situazione abbiamo deciso di “osservare”? Le situazioni descrivono vette, asperità, depressioni, etc.

Da dove stiamo osservando?

Ricordiamo sempre che il nostro “occhio” determina la polarizzazione del terzo stato quantico della possibilità energetica, ossia la manifestazione della realtà, interpolando gli altri due stati di perfezione e imperfezione. La nostra osservazione determina il focus delle energie sottili che, aggregandosi opportunamente, formano il piano del percepibile. Questo piano è una aggregazione circolare di energia in cui la massa critica determina l’egemonia di un punto d’osservazione sull’altro. La nascita di un paradigma, di una forma pensiero cristallizzata. Del volere di un gruppo coeso su una moltitudine slegata, immemore, immatura, come dei frutti da lasciare ancora sull’albero al fine di maturare al Sole.

Chi me lo ha detto o chi me lo dice?

Ma cosa importa?

Chi crederebbe che l’umanità ha dovuto perdere quello che già la colmava per fare “spazio” a ciò che mai, altrimenti, avrebbe potuto attecchire? Sapete cosa? Lo sviluppo dell’intelligenza del sé. In che modo? Mischiando il proprio sangue… in ogni modo!

Ciò che abbiamo, non perduto, ma accantonato, dimenticato volutamente, come ad esempio la Chiaroveggenza, tornerà a noi, in noi, nel momento più opportuno. Ma il nuovo matrimonio darà luogo alla celebrazione della consapevolezza del “chi si è”, alla luce della fusione con l’intelligenza, nel frattempo, acquisita e maturata nei reami del libero arbitrio: nei luoghi tridimensionali in cui il “forte” alzando il maglio sul più “debole”, fermerà il proprio atto, comprendendone la sua del tutto inutile funzione e forma d’onda, mediante l’identificazione, la compassione e il senso quantico d’essere una sola unità. Comprendendo che l’azione della forza teletrasporta la propria essenza nel reame di un Ego da comprendere a sua volta, nelle proprie “cantine” ombrose da inondare di Luce. Allora il “forte” si vedrà rispecchiato nel “debole” e comprenderà con tutto se stesso che la violenza è solo auto violenza. È volersi male. Non accettare se stesso ancora prima dell’altro. Che l’altro ci tiene per mano, ci indica una via da percorrere domando la propria “rabbia”.

“Le statistiche commerciali considerano l’agricoltura soltanto un’attività economica. L’agricoltura intesa come stile di vita, come patrimonio, come identità culturale, come antico patto con la Natura, invece, non ha prezzo”.
Fonte: www.fao.org 

Ecco il processo intercorso, lo smarrimento a cui siamo volontariamente andati incontro. È questa frase, ovviamente, un frattale, una metafora. L’Agricoltura, intesa come tratto d’unione con le nostre “radici”, ha trovato identificazione con la sua mercificazione. Soppesata sulla bilancia e trasformata in valore economico, in denaro sonante. Denaro che, per molto tempo, aveva una equivalenza ed una garanzia con l’oro depositato nei forzieri reali. Denaro che, oggi, è divenuto intangibile, elettronico, virtuale… proprio come la sua valenza in termini d’oltretomba, di spirito.

Per non rimanere con un “pugno di mosche in mano”, l’Agricoltura e dunque l’uomo ed il ricordo di sé, deve tornare ad osservarsi da un punto diverso e superiore rispetto al solito.

Questo punto d’osservazione più elevato coincide con il “movimento” dell’Ascensione dimensionale… punto dal quale, l’ignoranza che tanto spaventa i detentori dell’antica sapienza, smette di sussistere.

Insieme siamo Uno. 

* L'opera di apertura d'articolo è di Maxwell Render - www.zerog.biz

 

lunedì 7 dicembre 2009

Io sono ignorante.








“Io ho avuto la felicità di conoscere un filosofo, che fu mio maestro. Nei suoi anni giovanili, egli aveva la gaia vivacità di un giovane, e questa, credo, non lo abbandonò neppure nella tarda vecchiaia. La sua fronte aperta, costruita per il pensiero, era la sede di una imperturbabile serenità e gioia; il discorso più ricco di pensiero fluiva dalle sue labbra; aveva sempre pronto lo scherzo, l'arguzia e l'umorismo, e la sua lezione erudita aveva l'andamento più divertente. Con lo stesso spirito col quale esaminava Leibniz, Wolff, Baumgarten, Crusius, Hume, e seguiva le leggi naturali scoperte da Newton, da Keplero e dai fisici, accoglieva anche gli scritti allora apparsi di Rousseau, il suo Emilio e la sua Eloisa, come ogni altra scoperta naturale che venisse a conoscere: valorizzava tutto e tutto riconduceva ad una conoscenza della natura e al valore morale degli uomini priva di pregiudizi. La storia degli uomini, dei popoli e della natura, la dottrina della natura, la matematica e l'esperienza, erano le sorgenti che avvivavano la sua lezione e la sua conversazione. Nulla che fosse degno di essere conosciuto gli era indifferente; nessuna cabala, nessuna sètta, nessun pregiudizio, nessun nome superbo, aveva per lui il minimo pregio di fronte all'incremento e al chiarimento della verità. Egli incoraggiava e costringeva dolcemente a pensare da sé; il dispotismo era estraneo al suo spirito. Quest'uomo, che io nomino con la massima gratitudine e venerazione, è Immanuel Kant: la sua immagine mi sta sempre dinanzi”.
(Johann Gottfried Herder)
Fonte: Wikipedia

Io sono ignorante; non mi vanto e non mi offendo per questa mia caratteristica. Scrivo di tutto e di tutti nella maniera vibrazionale ispirata di unire gli intenti e di interpretare il linguaggio degli opposti. In questa citazione riferita a Kant, del quale sono quasi completamente all’oscuro, trovo la descrizione di un uomo che mi sussurra qualcosa in profondità; utilizzo per esprimere questa mia sensazione, una sorta di intuizione formidabile che deriva dall’ascolto dell’interazione dell’energia vibrazionale “mossa” e messa in circolazione dalla semplice sua “osservazione”. Più semplicemente la nostra attenzione verso “qualcosa” evoca una risposta in termini di energia; non importa se l’oggetto della nostra attenzione non esiste più, come nel caso di Kant, perché la sua componente vibrazionale è ancora presente “nell’aria” che respiriamo. L’uomo ha capacità immense celate sotto una maschera cangiante come gli effetti visibili in uno stroboscopio. Chi per troppo ego, chi per troppa modestia… è difficile sviluppare e mantenere un equilibrio capace di mantenere costante il flusso vitale relativo a “chi si è”; stabilizzarlo significa essere consapevoli della natura illusoria di questo piano dimensionale e mantenere ferma questa prospettiva anche dinnanzi agli scrolloni delle apparenze che bussano ogni istante alla nostra “porta”. Chi era Kant? Mi piacerebbe scoprirlo perché sono mosso dalla curiosità di saperlo. Mi affascinano le biografie delle persone e non solo di quelle per così dire “famose”; cosa vorrà mai dire questo mio aspetto? Forse che tendo a guardare fuori di me? Allo stesso modo con il quale ho contribuito alla manifestazione dell’Antisistema? Guardare fuori dalla finestra per proiettarsi verso una prospettiva diversa dall’attuale, per poi voltarsi ed osservarsi da quella nuova “posizione”, equivale ad alzare il nostro piano percettivo di noi stessi e della “realtà” che ci circonda e della quale facciamo parte. Il concetto di “neutralità” che tanto mi sta sensibilizzando in questi giorni, continua a manifestarsi davanti e dentro di me (in Kant è l'assenza di pregiudizio). E cosa sta proponendo quale livello chiave ai fini dell’attenzione? Sta utilizzando una componente di energia polarizzata, affine, in risonanza con il mio “campo universale” di energia vitale. Dunque il concetto di “ignoranza” torna in questo caso al suo significato originario e più puro:

 
L'ignoranza è la condizione dell'ignorante, cioè chi non conosce in modo adeguato un fatto o un oggetto, ovvero manca di una conoscenza sufficiente di una o più branche del sapere. Può altresì indicare lo scostamento tra la realtà ed una percezione errata della stessa. In senso comune il termine ignoranza indica la mancanza di conoscenza e di qualche particolare sapere, inteso in generale o su di un fatto specifico. Può significare anche non avere informazioni su un fatto o su un argomento. Questa è l'accezione originaria del termine, che deriva direttamente dal greco gnor-izein (conoscere) attraverso il latino ignorare (in - gnarus, che non sa). Successivamente, l'aggettivo ignorante si è evoluto in senso dispregiativo, indicando coloro i quali sono senza educazione o cultura".
Fonte: Wikipedia

Questa frase “Può altresì indicare lo scostamento tra la realtà ed una percezione errata della stessa” mi conferma che le parole si poggiano su una base semovibile molto simile ad un terreno caratterizzato dalla presenza di sabbie mobili. Dal momento in cui, per me la realtà percepita è frutto di una mia libera interpretazione di quello che colpisce i miei sensi, non vedo chi possa sostenere di detenere il vero piano della realtà a scapito del mio. Siamo infatti 6 miliardi di “telecamere” che riprendono ciò che vedono tramite una propria “tecnologia"  dell’apparato visivo, sonoro, percettivo, etc. personalizzando ogni frangente tramite lo zoom della propria osservazione, la quale agisce sul piano della materia, interagendo con essa secondo un proprio, unico ed inequivocabile schema interpretativo dettato dal proprio mondo interno… e quindi unico. Il termine “ignorare” originariamente indicava “non conoscere”; io completerei con “non conoscere ancora”. La particella “ancora” determina la necessità di un tempo e descrive uno spazio, un gap da colmare tra l’attuale stato di “vuoto” ed il futuro ed ipotetico stato di “pieno”. Nel mezzo si pone la volontà come raggio traente capace di “far spostare anche le montagne”. La volontà dipende dal nostro grado di priorità, in quanto fatto 100 la nostra energia la distribuiamo strategicamente nel corso della giornata per affrontare “quello che ci viene incontro”. Le scadenze giornaliere sono ormai zeppe di “memo” descritti dall’Antisistema e non più dal nostro essere. La nostra volontà viene spalmata a cascata sulle azioni che “dobbiamo” compiere per non apparire dei “diversi” rispetto agli altri. Viene dunque deviata su quello che, in profondità, non vorremmo mai fare o non avremmo mai fatto se fossimo stati liberi di scegliere in cuor nostro. Siamo per così dire spostati continuamente e costantemente dal nostro punto di “comando”, dalla nostra cabina della regia, dal nostro punto di osservazione più naturale. L’ignoranza, della quale si percepisce la presenza, diventa dunque uno stato mentale da colmare facendo cruciverba, leggendo un quotidiano, le news su internet o al telegiornale, ascoltando chi fa tendenza, assumendo pillole di saggezza dagli altri che sembrano detenerla. Ed in questo atto ci allontaniamo ancora di più da noi stessi perché ci imbeviamo come delle spugne di una componente energetica non nostra, ritenuta a forza “degna di noi” perché pronta all’uso proprio nel raro momento giornaliero in cui siamo più liberi, attenti ma stanchi: a cena, nella pausa pranzo, nei viaggi di spostamento per andare a lavorare e tornare a casa, alla sera in generale. Durante le ferie siamo inondati di tutto quello che non abbiamo fatto durante il resto dell’anno. Infatti le pubblicità in tv ci propongono di tutto, dalla storia del trattore sino alla collezione di bustine vuote per lo zucchero. Ogni “cosa” va bene per mantenerci “deviati” da noi stessi.  Torniamo alla descrizione di Kant che tanto mi ha affascinato, in questa parte:

 
“Nulla che fosse degno di essere conosciuto gli era indifferente; nessuna cabala, nessuna sètta, nessun pregiudizio, nessun nome superbo, aveva per lui il minimo pregio di fronte all'incremento e al chiarimento della verità. Egli incoraggiava e costringeva dolcemente a pensare da sé…”

 
Kant, a differenza della massa, era cosciente di sé e di quello che voleva fare, per cui non disprezzava nulla che giungesse alla sua attenzione, illuminando tuttavia questa attività tramite un fascio guida superiore dettato perlomeno dalla presenza della volontà sempre desta e vigile e con uno scopo ben netto e preciso: il chiarimento della verità. E con quale motto interiore? “Pensare da sé”… In questo “atto” dell’essere, dettato da intento, scopo, attenzione, osservazione, volontà, noto come il “timone” della propria vita sia saldamente in mano propria. Se poi uniamo una visione aperta pregna di spiritualità, capace di far comprendere che è tutta verità quella che ci circonda, ci rendiamo consapevoli che siamo noi che facciamo la differenza, tra la nostra realtà e quella degli altri, e pertanto che la nostra verità è contenuta dentro di noi. Allora la nostra ricerca trova un senso nella comprensione di “chi siamo” e l’ignoranza relativa a questo “vuoto” è solo transitoria come nell’accezione più pura del termine…

 
“Non essendoci questo non c'è quello; dalla cessazione di questo, quest'altro cessa.
In altre parole: in virtù della cessazione dell'ignoranza, cessano le attività volizionali.
[...] In virtù della cessazione del divenire, cessa la nascita.
In virtù della cessazione della nascita, cessano la vecchiaia e morte, la pena, il lamento, il disagio, l'angoscia e la mancanza di serenità.
Così avviene la cessazione di questa intera massa di sofferenza. »
(Udāna, 1.2(2))
L'ignoranza implica un continuo processo di auto-inganno sui princìpi di realtà dei fenomeni: il non rendersi conto che la cupidigia e l'odio, gli altri due veleni, sono fonte di dolore comporta l'accettazione dell'inganno come "normalità".
Fonte: Wikipedia