"Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare i miracoli della cosa una. E poiché tutte le cose sono e provengono da una, per la mediazione di una, così tutte le cose sono nate da questa cosa unica mediante adattamento...".
Ermete Trismegisto.
Questo è un esercizio per ‘fare girare le rotelline quantiche’. Implica il lasciarsi andare utilizzando la propria capacità innata intuitiva, senza sentirsi non all'altezza e lasciando indietro ogni senso d’inferiorità che è inciso nel nostro inconscio. Abbiate fiducia in voi stessi.
Lasciamo ‘parlare’ l’Universo attraverso la sincronia del destino…
“Nel corso di tutto il ventesimo secolo, le menti scientifiche più sensibili hanno tentato di informarsi e di mettere in guardia l’opinione pubblica contro il comportamento irrazionale del mondo che la scienza razionale cerca di osservare. Sebbene il messaggio sia sfuggito ai signori della guerra e ai tecnocrati, il cui potere decisionale determina l’ordine sociale, alcuni divulgatori della ‘nuova scienza’ quali Fritjof Capra, Isaac Bentov e Gary Zukov, si sono prodotti in ammirevoli sforzi per comunicare le similitudini esistenti tra la fisica dei quanta ed il misticismo orientale, almeno ad una minoranza pensante critica.
Infatti, le conclusioni cui giunge Zukov in The Dancing Wu Li Masters (1979) sconfinano nell’inconcepibile, con l’affermazione che ci avviciniamo alla ‘fine della scienza’. Ma nemmeno lui riesce a rinunciare al concetto di ‘sforzo incessante per lo sviluppo continuo e progressivo di teorie fisiche sempre più utili ed omnicomprensive’.
L’autentica ‘fine della scienza’, il salto radicale di paradigma da tempo preconizzato, significa l’abbandono del concetto stesso di progresso incessante.
O perlomeno un abbandono temporaneo, per permetterci di vedere se possano esserci delle scienze non-fisiche o non materialistiche che trascendano del tutto il concetto di progresso o non-progresso. Naturalmente, il mito del progresso scientifico e della superiorità tecnologica non poteva subire colpo più duro dello scoprire l’esistenza di una scienza più avanzata, precedente alla nascita del mito del progresso, praticata da un popolo che secondo le stime moderne era ancora all’età della pietra. Più specificamente, mi riferisco al sistema di pensiero virtualmente ignorato da tutti gli esponenti della ‘nuova scienza’. Tale sistema di pensiero è la scienza conosciuta e praticata dall’antico popolo che chiamiamo Maya.
Per gli esponenti della ‘nuova scienza’, l’esempio più simile al sistema scientifico Maya è il retaggio cinese dell’I Ching. Tuttavia esso non è stato pienamente compreso dai ‘nuovi scienziati’ che, ancora immersi nella dottrina del progresso, non sono riusciti a vederlo per ciò che esso è: la forma in codice di una scienza basata sulla risonanza olonomica piuttosto che sulla fisica atomica”.
Da “Il fattore Maya” di Josè Arguelles.
“La teoria olonomica della mente di Pribram afferma che le informazioni vengono immagazzinate come in un ologramma. Così come nell'ologramma a seconda di come cade la luce appare una immagine differente, così l'attivatore, modificando la fase, attiva memorie differenti. Semplicemente alcune sono attivate ed altre no”.
Da www.quantumpsi.com
“Le caratteristiche principali di un ologramma sono:
- Una lastra olografica conserva il contenuto informativo in ogni sua parte, di conseguenza spezzando in più parti la lastra è possibile ottenere la stessa immagine tridimensionale con una diminuzione del campo di vista.
- È possibile memorizzare sulla stessa lastra olografica più ologrammi orientando diversamente il raggio laser di riferimento.
Tra le 10 regole Masai per vivere insieme, troviamo questa – la nona:
“Per prevenire i rischi e sfruttare le opportunità che ti si presentano, fai attenzione ai particolari e al mondo che ti circonda”.
"I Masai (o Maasai) sono un popolo nilotico che vive sugli altopiani intorno al confine fra Kenya e Tanzania. Considerati spesso nomadi o semi-nomadi, sono in realtà tradizionalmente allevatori transumanti, e oggi spesso addirittura stanziali (soprattutto in Kenya)… I masai ebbero subito la nomea di feroci guerrieri. Queste dicerie erano messe in giro dai portatori kamba e dai mercanti arabi che non volevano incoraggiare altri gruppi ad esplorare l’interno e stabilire rotte mercantili alternative".
Da Wikipedia
Illusioni e tempo che può scorrere avanti e indietro.
“Trattiamo bene la terra su cui viviamo: essa non ci è stata donata dai nostri padri, ma ci è stata prestata dai nostri figli”.
(Proverbio Masai)
“Molti, in base a pregiudizi ma anche per cattiva conoscenza, mettono l’I Ching tra le ‘normali’ arti divinatorie. Ma non si può in alcun modo giudicare questo testo senza conoscere la mentalità da cui è scaturito, e senza domandarsi se proprio tutti i nostri modi di pensare, in fatto di conoscenza, siano perfettamente giustificati… L’I Ching ci chiede di rinunciare ad alcune convinzioni che la nostra mentalità occidentale ci fa ritenere indiscutibili… Se riusciremo ad aprire nella nostra mente un nuovo spiraglio, verso una ‘nuova’ direzione, allora automaticamente conoscere il futuro per mezzo dell’I Ching, diverrà cosa perfettamente normale e logica, come vedere attraverso gli occhi. Pertanto non si tratta affatto di discutere se l’I Ching dica il vero o no: si tratta di accettare o meno le premesse su cui si basa, la mentalità in cui affonda le radici…”.
Da “I Ching con le carte” di Donatella Bergamino.
“Ad un attento esame… troviamo che i luoghi d’origine della fase originaria descritta dai Maya in tale testo sono di natura mandalica, celeste cosmica. Le quattro Tulan rappresentano il passaggio solare, est ed ovest, nonchè un mondo superiore ed un mondo inferiore. Inoltre, ad una lettura attenta della storia antica e della mitologia di Maya del Messico, si direbbe che Tulan (o Tollan) è un nome archetipico in codice non meno che un luogo reale.
E se Tulan indicasse non necessariamente un sito geografico, ma un processo in divenire e punto di ingresso da un mondo-regno all’altro? A questo riguardo, il ricordo delle origini dei Maya assomiglia a quello degli indiani Hopi, che decrivono il passaggio tra mondi diversi, di cui questo attuale rappresenta il quarto. Ma cosa sono questi mondi? Descrivono stadi precedenti della vita su questo pianeta? O piuttosto passaggi cosmici che avvengono simultaneamente su questo pianeta e/o altrove?... La radicata convinzione progressivista, che i Maya rappresentino una delle diverse correnti di civiltà in lotta contro le condizioni ambientali per raggiungere i nostri livelli di scienza e materialismo, condiziona quasi tutto quello che è stato detto sui Maya. E proprio per questo motivo, la maggior parte di ciò che è stato detto sui Maya potrebbe essere completamente sbagliato.
Dopo molti anni di studio e contemplazione del mistero Maya, sono giunto all’inevitabile conclusione che i Maya non possono essere compresi con il metro che abbiamo usato per misurarli e giudicarli. Ho sentito intuitivamente, per molto tempo, che lo scopo della vita secondo i Maya può essere stato molto diverso da quello che può credere la nostra immaginazione materialistica…”.
Da “Il fattore Maya” di Josè Arguelles.
E per terminare riporto questo stralcio da un mio articolo:
“Hakim aveva detto che solo Freccia Bianca avrebbe conosciuto la vera Atlantide e solo io avrei potuto rivolgermi a lui. Indirizzandomi verso Freccia Bianca chiesi: ‘Che cosa e dove è Atlantide, Freccia Bianca?’.
‘È il Pianeta del quale ho parlato come dimora originaria dell’Umanità della Terra, diventato leggenda, la leggenda di Atlantide’”.
Da SacroProfanoSacro
Si è affacciato un nuovo modo di osservare il Mondo o i Mondi. È sufficiente uscire dall’ombra del cono che ci avvolge in maniera pressochè totale. Oltre il ‘corpo’ che ottunde c’è dell’altro: c’è la Luce.
Lo stralcio riportato appena sopra, fornisce il frattale, la chiave, per esserne sempre più consapevoli. Dobbiamo spostarci dalla posizione in cui versiamo, pena l’avveramento delle profezie che la scienza dell’Antisistema già ci prospetta:
“Se continuiamo di questo passo, entro il 2050 il corallo scomparirà.
È quanto prevede uno studio del World Resources institute, pubblicato mercoledì scorso.
L'organizzazione non governativa americana prevede un avvenire più cupo che mai per queste riserve di biodiversità, equivalenti marini delle foreste tropicali.
Infatti, mentre nel febbraio 2009 l'Icri (International coral reef initiative) stimava che le barriere coralline minacciate sarebbero state il 40% entro i prossimi 40 anni, secondo il Wri già ora sarebbe in serio pericolo il 75% dei coralli, che diventeranno il 90% nel 2030 e la totalità nel 2050. Questo non significa, spiega Lauretta Burke del Wri, 'che tutti i coralli scompariranno, ma che tutti dovranno confrontarsi con fattori che possono causarne il degrado e la scomparsa'.
Sotto accusa la pesca intensiva, che porta a una diminuzione del numero e delle dimensioni dei pesci. In particolare, la scarsità di pesci erbivori ha come conseguenza il proliferare di alghe sulle barriere coralline. Dito puntato anche contro la pesca al cianuro e quella con esplosivo, utilizzate nell'Africa orientale e nel Sud-est asiatico e naturalmente contro l'inquinamento proveniente dai litorali. Lo studio del Wri ha inoltre stimato l'impatto del riscaldamento climatico: quando l'acqua si scalda, anche se di poco, l'animale espelle le alghe microscopiche con le quali vive in simbiosi e che gli donano il colore e gli forniscono l'alimentazione.
Se questo stress dura troppo a lungo, il corallo muore.
Infine, secondo il Wri, l'acidificazione degli oceani rende sempre più difficile la formazione degli scheletri calcarei".
Da Yahoo
Che cosa curiosa: lo stress che uccide...