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venerdì 13 agosto 2010

Il miracolo quotidiano della Vita.





Credete nei miracoli? Ne avete mai visto personalmente uno? Se si, cosa ritenete di avere imparato nell’assistervi? Quale lezione conteneva per voi quella “scena”?

Gli “specchi” sono sempre all’opera, ricordate? È in realtà di voi, di ognuno di noi, che si "parla"!

Ognuno di noi che lancia segnali prospettici, vivendo, e che riceve segnali di ritorno, continuando a vivere; facendo esperienza. Le nostre individualità incarnate soggiornano in Terra a causa di solidi motivi: evolvere comprendendo ciò che accade e che facciamo accadere.

Evolvere ricordando il "chi si è" anche in Terra.

Ciò che accade non è mai frutto del caos, se manteniamo la “testa” alta e fuori dal pelo della “superficie” delle vicissitudini, perché tutto è opportuno. Esistono “regioni” della creazione in cui vigono leggi anche del paradosso, per cui non è possibile determinare un “ruolino di marcia” valido per sempre e per tutti. Ciò che è valido per me può non esserlo per altri e viceversa.

Ci muoviamo in una giungla che nasconde ogni traccia evidente del nostro cammino; questa “giungla” però non può cancellare i miracoli accaduti alle persone, tanto che questi camminano ancora oggi per le vie della memoria e della tradizione popolare. Pensateci bene e processerete che è proprio così! I miracoli non si cancellano mai anche se possono rimanere circoscritti nell’ambito di un gruppo, di una comunità, di una famiglia, etc.

Le differenze costruite attorno a noi, a partire dalla diversificazione del linguaggio e dalle demarcazioni geografiche, servono anche a questo. Si delimita il campo energetico d’azione dei miracoli, attenuandone la spinta, la forza propulsiva dell’atto compiuto, delle persone che hanno assistito, dell’eco e della propagazione della sua narrazione.

I più grandi miracoli si ricordano ancora oggi, miscelati ed annacquati nelle scritture religiose. Ma quanti altri vivono solo come potenziale attorno alle zone che li hanno visti accadere? Ognuno di noi lascia dietro di sé, la scia energetica di quello che fa e nei registri Akasici rimane persino la “trascrittura” indelebile ed eterna. Ma chi ha accesso a una simile visione o chi è in possesso delle “chiavi” per avere accesso ad una simile biblioteca del “sapere”?

Domande lecite per coloro che credono in quella parte più eterna di sé.

Quando, un paio di Natali fa, regalammo, io e mia moglie, un libro di Roy Martina intitolato “L’anello mancante del segreto” ad una nostra carissima Amica, rimanemmo letteralmente e positivamente sconvolti nell’assistere al miracolo che accadde nel “breve” volgere di un solo anno. La nostra Amica cambiò Vita, attirando a sé, in maniera perfettamente lucida, ogni tipo di circostanza utile ad abbeverare la propria causa in evidente corso d’opera. In 365 giorni esatti la sua Vita si rovesciò a 180 gradi (mezzo grado al giorno :-) ). Uscì da una situazione che sembrava ai più, un vicolo cieco.

Fu eccezionale assistere a come i tasselli che componevano il suo sogno si incastrarono l’uno nell’altro senza mai manifestare segni di attrito o di perdita di velocità d’esecuzione. Il denaro per compiere l’impresa, giunse per vie insospettabili. Le persone si allinearono in maniera tale da aiutare il flusso d’energia irradiato con tanta capacità e forza. Fu subito chiaro che, per lei, quel libro costitutiva parte stessa del “miracolo”. Il sincrodestino era all’opera ancora prima che noi pensassimo di regalarglielo. Noi stessi eravamo parte del suo sogno.

Guardando indietro, adesso è tutto chiaro!

E io sento la necessità di manifestare a tutti, ciò a cui ho assistito, anzi ciò a cui ho contribuito a fare accadere. Perché? Perché sia di buon auspicio a far si che altri miracoli possano accadere. Perché quando si respira l’aria, l’energia di un miracolo, si respira anche la possibilità che accada anche a noi. Un miracolo è contagioso, è un campo d’energia ad alta vibrazione che può essere allargato quanto si  vuole se il “testimone” posto ai confini accetta di veicolare la trasmissione. I testimoni siamo noi tutti. quanto decideremo di fare espandere la sua eco?

Chi semina vento raccoglie tempesta; evitiamo il giudizio e l’irradiazione di fenomeni deleteri come l’invidia. Se accetteremo di rimanere prigionieri delle nostre paure, dei nostri timori, questi ci costruiranno attorno una gabbia di contenimento sempre più spessa e funzionale, nella quale i segnali dal “cielo” non potranno più entrare. Crediamo in noi e facciamo “leva” sui miracoli che accadono sempre più spesso attorno a noi; utilizziamoli come propellente per entrare nell’orbita dei nostri desideri. Dobbiamo avere fede in noi stessi. Non serve pregare nessuno.

Serve credere, desiderare, lasciare andare con fiducia. Facile e difficile allo stesso tempo, no?

Come viene definito un miracolo? Utilizziamo la canonica fonte Wikipedia:

"Si definisce miracolo (dal latino «miraculum», cosa meravigliosa) un evento a volte attestato, a volte asserito, difficilmente spiegabile secondo cause conosciute, e quindi attribuito a qualche causa paranormale, e specificamente ad un intervento soprannaturale o divino, e che appare svolgersi in contrasto con le leggi naturali. Nel linguaggio comune, per estensione, il temine miracolo indica anche un evento straordinario, che desta meraviglia".

Capite? È una cosa meravigliosa! Di qualsiasi tipo. Per me è meraviglioso anche svegliarmi tutte le mattine e poter respirare: il miracolo della Vita.

Il resto della definizione è paradossale, è Antisistema puro: “… che appare svolgersi in contrasto con le leggi naturali…”. Leviamoci di dosso questa visione banalizzante ed impoverente delle nostre facoltà divine, solo assopite.

Un miracolo è il succedere di una cosa meravigliosa!  

Quali altre parole servono per aggiungere altro significato? Nessuna. La Vita è meravigliosa; i miracoli sono la testimonianza frattale della sua “altezza”. I miracoli sono quotidiani, sono fenomeni normali dello svolgersi della Vita. Sono l’ossigeno, la luce, l’erba, la terra, il cielo, il Sole, la Luna, le persone, l’Amore del Creatore.

Basta dipingerli come fenomeni inspiegabili e una tantum.

“Negli ultimi due anni ho parlato con centinaia di persone che hanno letto il libro “The Secret” o visto il DVD ma, nonostante gli enormi sforzi, non sono riuscite a manifestare i loro sogni. Quasi sempre sono riuscito a scovare ciò che li bloccava in pochi minuti: una delle ragioni è che si concentrano sul "come" le cose devono andare. Molti di loro non lo capiscono sebbene il libro sia molto chiaro al riguardo e finiscono con lo sprecare tempo prezioso sulla parte sbagliata.

Quindi, come tralasciare la domanda: “Si, ma come?”.
La maggior parte delle persone cancella il proprio ordine dopo avere detto: “Voglio…” e si chiede: “Si, ma come? Come faccio a ottenerlo?”. In questo modo distrugge l’ordine bello e chiaro che aveva creato con la visualizzazione del “Voglio…”.

Il modo più semplice per risolvere il problema è usare la Tecnica del Segreto: punta l’indice destro sul cuore, metti la mano sinistra sulla fronte e di’ la seguente frase:
“Anche se non so come, e non ci credo, sono sicuro che otterrò quello che voglio; se dovessi confessare ciò che veramente voglio più di ogni altra cosa al mondo, cosa chiederei?”. È importante inspirare ed espirare lentamente almeno tre volte.

Se parli a te stesso in questo modo, rimuovi gli ostacoli che hai messo sul tuo cammino, dando al tuo desiderio bello e puro la possibilità di presentarsi: quando lo farà puoi registrarlo e iniziare a caricarti ogni giorno con emozioni positive. Questo è il primo ostacolo importante da superare, solo così riuscirai a rilassarti creando sincronismo con l’Universo per fare in modo che tutto ti arrivi nel modo e al momento migliore”.
Fonte: L’anello mancante del SegretoRoy Martina - Pagine 75 e 76

Occorre una visione chiara di quello che si vuole. Il più delle persone è già persa o confusa a questo livello. 

Meditiamoci sopra…
   
* L'opera di testa è "Over Soul" di Alex Gray -1997  

 

venerdì 6 agosto 2010

Kundalini, depressione e scala emozionale.




Proseguiamo con la quinta tappa del “processo” Kundalini. Le altre parti le trovate qua.

La purificazione Kundalini è sempre accompagnata dalla depressione, poiché le energie sono, letteralmente, confinate nel profondo del corpo, per favorire la crescita umana. La depressione è un fenomeno relativo al portare alla luce “qualcosa” per essere osservato. È, dunque, ad un certo punto della nostra Vita, opportuna ed occorre imparare ad osservare i lati positivi di questo “meccanismo” di crescita: con essa si raggiunge un livello più profondo di comprensione, di volontà, di compassione, nonché profondità di pensiero e grande capacità creativa.

Bisogna vivere le proprie depressioni!

Occorre considerarle una sorta di processo creativo, penetrarne le energie, amplificarle e poi ascoltarle. Spaziando con la propria mente , è possibile ricordare episodi dell’infanzia o di Vite precedenti, oppure eventi recenti o futuri. La depressione può conferire nuove facoltà percettive o facilitare nuovi approcci filosofici: può capitare che si senta il bisogno di cambiare pettinatura, di provare una nuova ricetta, di iniziare un nuovo progetto. 

Si veda la depressione come un’avventura che conduce verso la realtà più profonda della propria esistenza. 

Del resto, è improprio definire il subconscio in tal modo, dato che si tratta della nostra prima coscienza, della combinazione della consapevolezza fisica ed emotiva. Una parte del processo Kundalini consiste proprio nell’affiancare tale coscienza prima alla coscienza mentale e spirituale con cui ci affacciamo alla Vita, favorendo in tal modo la scoperta delle sue energie e del suo messaggio che, al pari degli altri livelli della consapevolezza umana, si rivelano di enorme utilità e supporto.

Il processo di purificazione, può essere inizialmente rifiutato o aggirato, tramite il desiderio di suicidarsi o di morire: questo atteggiamento è un aspetto naturale del processo e andrebbe considerato come tale. L’abbandono di molti percorsi obsoleti prepara il terreno alla nuova Vita. Riuscire a comprendere il proprio desiderio di Morte può essere l’inizio di una nuova esistenza: nello stesso corpo, ma con uno spirito rinnovato e prospettive nuove. Il processo non è altro che l’abbandono del passato e l’inizio della nuova Vita.

Esplorando le proprie sensazioni collegate alla Vita e alla Morte occorre stabilire se il desiderio di fermarsi proviene dalla persona o dal corpo. Talvolta il corpo è impoverito o esausto ed è stanco di fungere da veicolo; in tal caso una corretta alimentazione, il riposo e una cura migliore di sé basteranno ad aprire nuove prospettive di Vita. Al contrario, se si è convinti di avere perso ogni tipo di interesse e di motivazione, ecco alcuni consigli che possono indicare la nuova direzione da seguire:
  • Nella posizione più rilassata possibile, si pensi a tutto ciò che si è riusciti a fare in questa Vita; si compili una lista e la si valuti, poi un elenco degli obiettivi non ancora raggiunti e lo si valuti. Che cosa occorre fare per raggiungere questi nuovi obiettivi?
  • Si prenda atto delle vecchie caratteristiche della propria Vita e della precedente personalità. Che cosa occorre cambiare per dare spazio a un nuovo “Io”? Come potrebbe essere la nuova personalità nella nuova Vita? Si concentrino le proprie sensazioni sul superamento del vecchio e sull’avvento del nuovo. Quanto più intensa sarà la percezione del nuovo, tanto più rapida e semplice sarà la transizione del corpo. Ci si convinca del fatto che le novità stanno già accadendo.
  • Si scriva un articolo su se stessi, come se dovesse essere pubblicato in futuro, che riporti i successi conseguiti e quant’altro si desideri aggiungere. Si mediti sulle diverse possibilità.
  • Si riesamini il proprio desiderio di Morte. Si intravede qualcosa, nel futuro, che possa essere più appagante?
  • Ci si concentri nuovamente sul fatto che il vecchio sta scomparendo o morendo. Si permetta una rinascita con un modo nuovo di vivere la Vita.
(Materiale tratto dal libro di Genevieve Lewis PaulsonKundalini e Chakras” ).

La depressione, nella scala emotiva ha una precisa collocazione e un ruolo unico e molto importante; giunti nelle sue “regioni” sempre a causa di motivazioni esistenziali valide e opportune, occorre attingere dal proprio sé, ed indossarle, le giuste caratteristiche atte a permettere il “movimento” e non la “fissità”. In quel “territorio” è opportuno muovere il nostro essere al fine di non continuare ad affondare.

È interessante sapere che il nostro approccio alle emozioni determina la nostra energia vitale e che, se non le affrontiamo, queste corrodono il nostro subconscio. Quando, per esempio, rifiuti l’idea di andare al lavoro ogni giorno perdi energia vitale. La conseguenza è una diminuzione delle funzioni del tuo sistema immunitario che ti porterà ad ammalarti più facilmente durante i mesi invernali: ma mentre tu rimani sdraiato a letto col morale a terra, il tuo subconscio è felice perché non vai al lavoro. Il rifiuto di recarsi al lavoro, comune a molte persone, è la causa della maggior parte degli infarti (che, per questo motivo avviene il lunedì mattina): il solo pensiero di ricominciare la settimana riempie di stress il nostro cuore, incapace di affrontare, ormai indebolito da tanta resistenza, il nuovo e improvviso colpo”.

Questi illuminati pensieri sono parte del libro “L’anello mancante del segreto” del Dr. Roy Martina. Dovremmo noi tutti avere sempre presente la tabella di testa di questo articolo, sapientemente descritta in questo modo dall’autore stesso sopra citato:

“Ho creato, con dei collaboratori, una scala del Fitness Emozionale che mostra cosa succede e come si perda energia vitale qualora non si affrontino le proprie emozioni. Strettamente legata alla Legge di Attrazione spiega perché le cose vadano male così spesso e perché si continui ad attrarre cose indesiderate come un capo scontroso o un partner che non comunica con te e ti esclude dalla sua Vita”.

Nella tabella di testa dell’articolo è esposta questa scala emozionale. Il solo leggerla con attenzione è prendere in considerazione l’idea di comprendere e di volere cambiare in meglio. Non importa se i punti non sono sviluppati, come succede invece nel libro; importa però che chi “legge”, veda il senso di una tabella che, altrimenti, lascia il tempo che trova. Potremo allora vedere che la depressione è l’ultimo scalino di questa preziosa scala.

Ma non dipingiamola di negatività, invece usiamola come trampolino di lancio per risalire la “corrente”. Arrabbiamoci nel caso ma muoviamoci da quella “zona” di bassa energia. Stazionare nella depressione deve servire per bagnarsi nelle proprie profondità meno ambite, eppure cariche di una capacità diversa di “smuovere”, di fare da molla anche quando non “se ne ha più”. È tutto opportuno e uscire dalla depressione equivale ad essere lanciati nell’atmosfera con un razzo ad idrogeno.

Essere depressi è come arrotolarsi su se stessi come un gatto quando dorme nel freddo; è volersi bene in realtà. Voglia di capirsi. Sintomo di rinascita. Ode alla Vita toccando il suo lato complementare. È come iniziare il giro del mondo attorno a sé, iniziando dalle zone sotto al livello del “mare”, dalle depressioni geografiche.

È, come al solito, una questione di “migliore” prospettiva la bussola per evolvere, utilizzando come leva ogni eventuale “bastone tra le ruote”.