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lunedì 16 maggio 2011

Partecipare senza separazione (1).






L’articolo di oggi è un ‘mezzo articolo’, ossia la seconda parte sarà disponibile domani. Perché? Perché, in maniera del tutto eccezionale, sarò assente da casa per due giorni interi. Allora ho pensato, ai fini della continuità di SPS, di scrivere in questa maniera pre-programmata, proprio come si può agire sull’impianto del riscaldamento domestico o sull’impianto d’irrigazione del giardino

Abbiamo a disposizione i cosiddetti ‘automatismi’. 

Che cosa rappresentano, sottilmente o frattalmente, questi ‘dispositivi’? Il riflesso dei condizionamenti e della programmazione inconscia. L’umanità crea sempre ad ‘immagine e somiglianza’


Anche il ‘nuovo’ è in realtà sempre rispecchiante il ‘profondo’. Diciamo che non si inventa mai nulla, ma ci si ‘limita’ a riscoprire ciò che non è mai andato perduto nei piani sottili dell’energia’. Insomma, nulla di nuovo sotto al Sole, ma solo se facciamo parte del ‘Sole’...


Dal nostro punto prospettico ‘terrestre’, invece, la percezione innovativa del ‘nuovo’ è un manto di vivo interesse. È come assistere ad una continua ‘prima visione’, senza avere consapevolezza che il ‘copione’ è già esistente ad altri livelli. È un po’ quello che succede, ad esempio, tra programmi televisivi di Paesi diversi; il programma di successo americano viene clonato ed adattato per il pubblico italiano


Ci sono ‘storie’ di questo tipo un po’ dappertutto e la dinamica è sempre strisciante. Diciamo che il fine conduttore è il raccogliere l’interesse della gente, la sua osservazione. Ma a quale scopo? Sarebbe sin troppo facile dire che il vero scopo è quello del ritorno economico e del condizionamento, oppure del semplice intrattenimento o educazione, vero? No, lasciamo questi luoghi comuni, queste verità tridimensionali, al tempo che trovano. Cerchiamo di andare oltre, in quanto lo Spirito di SPS è proprio quello di evidenziare e trascendere, unire e condividere, osservare le chiavi Ascensionali, i modelli frattali all’opera, il corso evolutivo dell’Opera, etc. Quindi?

Perché si necessita del consenso della gente, della ‘massa’? Perché senza quel tipo di ‘consenso’ o di ‘partecipazione al gioco’, nulla sarebbe possibile ai fini della manifestazione e  dell’estensione auto-esperienziale. Un esempio? Eccolo:
  
Facebook, ti pago se guardi la pubblicità.
Pagati per guardare la pubblicità. È questa l'ultima mossa di Facebook, frutto di un accordo con TrialPay, società proprietaria di una piattaforma chiamata DealSpot con cui gli sviluppatori possono inserire pubblicità nelle loro applicazioni pensate in chiave social.

 
Dieci centesimi di dollaro per ogni spot.

 
Face book ha dunque introdotto un programma che offre ai propri utenti un incentivo finanziario per guardare i video promozionali di aziende inserzioniste sul network: un credito, ossia la moneta del social network, per ogni filmato guardato da cima a fondo, equivalente a dieci centesimi di dollaro. Finora i crediti sono stati solo una delle possibili forme di pagamento accettate da Facebook, non prevista da tutti gli sviluppatori ma, a partire da luglio, diventerà obbligatorio per tutti consentire agli utenti di utilizzare i credits per l'acquisto di beni e saranno previsti incentivi per coloro che li useranno come moneta preferenziale


Gli utenti potranno poi usarli anche per acquistare oggetti 'reali' a prezzi scontati, attraverso il servizio di offerte geolocalizzate Deals, lanciato da Facebook pochi mesi fa.
Da Yahoo 

  
Questo è un modello ‘impositivo’, che ‘scende dall’alto’, di una posizione dominante. Facebook lo può fare o, almeno, ci può provare. Ma l’ultima parola è sempre delle persone in termini di partecipazione


Ma cosa è la ‘partecipazione’? Cosa si intende?
 
Il verbo ‘partecipare’ ha un largo uso nel linguaggio ordinario: fra i più evidenti e correnti, è quello in cui il partecipare, nell’ambito di una concezione quantitativa, è un vero ‘partem capere/far parte’ di qualche cosa, e suppone sempre che un tutto qualsiasi, nel campo degli interessi concreti, si sia scisso in parti, che vengono poi distribuite ai partecipanti. In questo caso il ‘partecipare’ ha tutto il suo significato forte di prendere una parte fra le altre parti, sia come ricevere reale, sia come prendere una parte con esclusione formale delle altre parti.

 
Possiamo definire questo tipo di partecipazione, una partecipazione quantitativa, che nella sua intellegibilità è una nozione del tutto chiusa, che non pone alcun problema: problemi sorgono invece quando, applicato alla qualità e agli altri predicamenti quel significato si oscura e sembra andare incontro alla contraddizione.

 
Il linguaggio ordinario presenta tanti altri usi del termine ‘partecipare’, e non sempre in essi è implicata la divisione di un tutto preesistente, anzi a volte questo tutto manca: ‘partecipare’ alla gioia o al dolore ad esempio.

 
In base a ciò, si può dire che il ‘partecipare’ nell’ordine quantitativo affetta direttamente l’oggetto della divisione mentre nel ‘partecipare’ morale la partecipazione riguarda il modo...

 
La ragione formale della partecipazione ‘morale’, o meglio il suo fondamento, non è dato dall’oggetto stesso, quanto dai legami particolari che i partecipanti possono stringere con colui il quale per primo compete l’oggetto della partecipazione: legami di amicizia, di parentela. Mentre nei rapporti quantitativi la ‘comunanza’ era un effetto della partecipazione, in quelli d’ordine morale affettivo, la comunanza è invece la radice del partecipare.

 
Siamo quindi di fronte a due significati quasi antitetici e in sé inconciliabili, poiché guardano alla realtà sotto punti di vista del tutto disparati: nell’ordine metafisico che tutte queste esigenze del ‘partecipare’ sono ridotte in ben legittime proporzioni.

 
Più facile dell’etimologia latina, sembra quella offerta dalla lingua greca, che è la madre legittima del termine, ove, se il significato resta più vago, è insieme meno esclusivo del latino ‘partem capere’… Il greco non sembra suggerire immediatamente ‘partem capere’… ma piuttosto ‘habere simul/avere al tempo stesso’, ‘habere cum alio/avere con gli altri’
Da www.filosofico.net 

  
Abbiamo le due ‘consuete’ strade davanti a noi:

  1. ‘partem capere/far parte’ di qualche cosa
  2. ‘habere simul/avere al tempo stesso’, ‘habere cum alio/avere con gli altri’
Ossia:
  • separazione
  • condivisione
Se le due strade sono entrambi percorribili, possiamo tuttavia osservare che le dinamiche ‘imposte dall’alto del potere Antisistemico’ sono relative alla prima modalità che riconduce nuovamente al ‘divide et impera’. 

I Media trasmettono ordini subliminali separativi.

Difficilmente a livello globale/nazionale possiamo ascoltare messaggi del tipo condivisivo, se non nell’ordine di appartenza alla famiglia della paura. Come aprono i telegiornali usualmente? Musica secca e decisa, tono dell’anchorman secco e deciso, notizie secche, decise, e soprattutto sempre negative

Un ‘carico’ che se sentito tutti i giorni della nostra Vita, induce a sviluppare dipendenza da quel tipo di notizie.

Esistono molte realtà familiari in cui l’assistere al tg significa 'incendiarsi' tutte le sere, ad esempio. Proprio mentre si mangia e, dunque, mentre si ingoia anche quelle notizie

L’analogia frattale è sempre all’opera. Dunque a cosa puntano le trasmissioni televisive? Alla partecipazione separativa della massa. Separati da sè e dagli altri...

Davide Nebuloni / SacroProfanoSacro 2011
Prospettivavita@gmail.com