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martedì 14 febbraio 2012

Nostalgicamente sul cammino.




Allinea i tuoi obiettivi personali con gli obiettivi dell’Universo

In altre parole, se focalizzi i tuoi sforzi nel trovare i flussi di dati sensorii che risuonano con la tua coscienza e ti guidano alla tua stessa maestria, quei medesimi flussi di dati illumineranno gli obiettivi universali che riguardano la specie di cui tu fai parte e il Pianeta sul quale la tua specie vive.

 Una volta compreso questo (anche vagamente) puoi allineare il tuo sentiero personale con quello dell’Universo. Così facendo, acceleri con una velocità ottimale per la tua coscienza, e rimani equilibrato
Wingmakers

Cosa sono ‘i flussi di dati sensorii’? È importante capirlo, in quanto tutto ruota attorno a questa consapevolezza. Dal mio personale punto di vista, essi rappresentano l’intenzione del Creatore riflessa nell’Universo, per cui il ‘Piano Divino’

Andare nella stessa direzione significa essere polarizzati con la ‘corrente’ principale o onda massima della legge d’ottava: quella ‘infallibile’.

Rimarcato il fatto che ‘non si può essere non polarizzati con questa onda’, in quanto il caso non esiste e tutto è opportuno, rimane il fatto che nei reami del tempo 3d, in cui la consapevolezza di sé è mediamente ‘work in progress’, può apparire lecito pensare anche l’esatto contrario.

Infatti il Mondo che abbiamo co creato, ispirati dalla presenza sottile parassitaria, è esattamente un ‘luogo rovesciato'. Non penso di scrivere eresie, perché basta osservare dal livello opportuno per comprenderlo. Tuttavia questo accadimento era necessario al fine di maturare una più profonda esperienza di sé.

I frattali che testimoniano la struttura ‘artefatta’, o che si presta all’illusione dei sensi, sono tutt’intorno a noi, come recita la pubblicità. Ad esempio, leggendo questa notizia, è possibile comprendere come le foto della Terra siano il frutto di mirabili ed ingegnosi modelli di ‘ricomposizione’ della visione:

come nascono le foto della Nasa.
Hanno fatto il giro del mondo, le ultime foto scattate alla Terra, che propongono una vista ‘inedita’ del nostro pianeta. Non perché non si siano mai viste immagini simili ma perché è la risoluzione, che non si è mai ottenuta prima d'ora. Arrivano da un satellite della Nasa che vola a 512 miglia sopra la terra, quindi all'incirca a 823 chilometri. Non molto, se pensate che un aereo viaggia a tra i 10 e gli 11mila metri d'altitudine. 
 
Eppure le immagini che ci arrivano sembrano essere scattate da una prospettiva molto più lontana. Come fa allora la Nasa a rendere questo effetto ottico senza ricorrere alla manipolazione digitale dello scatto? 
 
Ecco il trucco: la foto che vedete è il risultato di un collage di dati provenienti da orbite diverse, creando così un'immagine che sembra molto più lontana rispetto alla reale distanza del satellite. La risoluzione è di 8mila per 8mila pixel, la più alta raggiunta finora...
 
Il risultato che vediamo, però, non è l'esatta rappresentazione di ciò che vedrebbe un osservatore dallo spazio, perché la lunghezza d'onda disperde nell'atmosfera l'intensità della luce. Il nostro pianeta dovrebbe quindi essere più bluastro, anche se gli oceani hanno una rappresentazione più verosimile dei continenti…
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Ciò che vediamo è una convenzione, un ‘compromesso’ giudicato reale di quello che circonda

È l’idea che ci facciamo dell’ambiente circostante. Anche se una foto è il frutto di una macchina, quella macchina risente del ‘difetto di fabbricazione’ umano, ossia dell’imprinting sulla macchina del nostro paradigma

Ricordo una diatriba interessante nata attorno all’invenzione del microscopio, il quale se per scrutare i microorganismi utilizza la luce artificiale, va in qualche modo ad alterare quello che ‘pensa’ di vedere. Anche Ighina era intervenuto in merito, infatti il suo personale microscopio non utilizzava nessun fascio di luce artificiale per ‘colpire il bersaglio'.

Ciò dimostra chiaramente ciò che la Fisica Quantistica ha da sempre espresso, ossia che la nostra osservazione altera il piano osservato. Ci mettiamo sempre lo ‘zampino’, in altre parole.

Un'epidemia silenziosa sta colpendo il Centro America.
Nelle regioni dell'America Centrale si è diffusa da anni un'epidemia pericolosa di cui i media non parlano.
 
Una misteriosa epidemia sta devastando la costa pacifica del Centro-America. Dal 2000 a oggi avrebbe ucciso oltre 24mila persone tra El Salvador e Nicaragua, colpendo migliaia di altri indigeni con una malattia cronica ai reni con percentuali mai viste altrove. Gli scienziati affermano di avere ricevuto segnalazioni del fenomeno dal Messico meridionale fino a Panama. A parte qualche rara apparizione sui media, se ne è parlato molto poco nonostante sia una piaga per la popolazione locale.

Come riferisce la MSNBC, l’anno scorso l’epidemia si è diffusa al punto che il ministro della Sanità di El Salvador, Maria Isabel Rodriguez, ha fatto appello agli aiuti internazionali, affermando che la malattia starebbe minando il sistema sanitario nazionale…
 
I medici locali sono convinti del fatto che la causa sia da ricercare nelle sostanze chimiche che gli agricoltori utilizzano senza alcuna protezione. Ma gli scienziati avrebbero scoperto che la vera causa è un’altra. All’origine ci sarebbe infatti il lavoro estremamente pensante svolto dalle vittime, che restano per ore sotto il sole rovente senza acqua da bere. L’estrema disidratazione e lo stress termico negli anni danneggerebbe i reni in modo irreversibile.
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Stiamo assistendo all’ennesima montatura ad hoc del pericolo di pandemia? I Media ne hanno parlato poco, sino ad ora, perché c’era altro su cui ‘lavorare’: l’Aids, l’aviaria, etc. Adesso potrebbero iniziare a cavalcare il nuovo vettore mediatico, terrorizzando la platea mediante opera opportuna, come abbiamo appena notato a proposito del ‘terrorismo climatico’.

I Media informano che c’è sempre un pericolo incombente sulla società: riflesso frattale del ‘controllo’.

Erosione suolo aumenta minaccia riscaldamento globale, dice Onu.
Il riscaldamento globale è destinato a peggiorare se le pratiche agricole accelerano il tasso di erosione del suolo, diminuendo così la quantità di carbonio che il terreno è in grado di immagazzinare, secondo un rapporto delle Nazioni Unite diffuso oggi.
 
Il suolo trattiene enormi quantitativi di carbonio sotto forma di materia organica, che fornisce sostanze nutrienti per la crescita della vegetazione e migliora la fertilità e il movimento dell'acqua.
 
Soltanto l'ultimo metro di suolo contiene circa 2,2 miliardi di tonnellate di carbonio, cioè tre volte quello attualmente presente nell'atmosfera, dice l'Annuario 2012 dell'Unep, il Programma per l'Ambiente delle Nazioni Unite. ‘Il carbonio nel suolo si perde facilmente ma è difficile da ricostruire’, spiega il rapporto.
 
Gli stock di carbonio nel terreno sono altamente vulnerabili alle attività umane. Decrescono in modo significativo (e spesso rapidamente) in seguito alla copertura della terra e all'uso della terra come nella deforestazione, lo sviluppo urbano e al crescente dissodamento, e come risultato di pratiche agricole e forestali non sostenibili’.
 
Circa il 24% dei terreni del mondo hanno già registrato il declino di salute e produttività negli ultimi 25 anni a causa di un uso insostenibile del terreno, dice l'Unep. E circa il 60% del carbonio conservato nei suoli e nella vegetazione è andato perduto a causa dei cambiamenti nell'utilizzo dei terreni. E mentre le previsioni indicano un aumento esponenziale della richiesta mondiale di cibo, acqua ed energia, la pressione sull'uso dei terreni aumenterà.
 
Se non cambierà il modo di gestire la terra, oltre il 20% delle foreste, delle distese di torba e delle praterie nei paesi in via di sviluppo perderanno ecosistemi e biodiversità entro il 2030, dice il rapporto. La degradazione dei terreni ricoperti da torba desta particolare timore, perché essi contengono più di un terzo del carbonio trattenuto nei suoli.
 
Per questo l'Unep consiglia metodi agricoli per non mettere in pericolo questo genere di terreni e ipotizza l'impiego di incentivi finanziari per migliorare l'utilizzo dei terreni, nonché un accordo mondiale sul clima che includa lo scambio di crediti di carbonio per i suoli.
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Ce la suoniamo e ce la cantiamo

Sappiamo quello che dovremmo fare ma non lo facciamo, praticamente la storia della mia Vita. Perché accade questo? 

Perché non siamo ‘liberi’ di poter intendere, ma solo di 'volere'.  Credetemi, non sono impazzito...

Perché il controllo parassitario non ce lo permette, essendo penetrato in modo profondo nel nostro inconscio. E, come ci ricorda il Dr. Emile Coue, ‘la volontà nulla può contro l’intenzione’, assegnando alla volontà il conscio e all’intenzione l’inconscio.

L’umanità registra il livello raggiunto e profetizza sul futuro scritto nel presente:

se non cambierà il modo di gestire la terra, oltre il 20% delle foreste, delle distese di torba e delle praterie nei paesi in via di sviluppo perderanno ecosistemi e biodiversità entro il 2030

Nel reame del tempo deviato, in cui siamo installati, fare di queste 'profezie' significa co creare il destino che attende come più probabile. La massa, che legge notizie come queste, inizia a provare paura, timore, angoscia, permettendo alla ‘profezia’ di realizzarsi. 

È un moto indotto di ‘disegnare’ il futuro, dato che è la massa che lo ‘scrive’. E chi altri? Tutto l’altro è un qualcosa che tenta di impadronirsi della massa, esattamente allo stesso modo in cui, da sempre, si è sempre cercato di avere il favore della platea più ampia.

I Media sono al 'soldo', inconscio, del potere parassitario. 

Essi rappresentano uno dei modi più ‘comodi’ di raggiungere la gente quando ha le difese abbassate, ossia quando è a casa propria che mangia, sonnecchia, fantastica, dialoga, etc.

Il ‘controllo’ ci conosce molto bene, come nemmeno noi stessi ci conosciamo:

non conta l'età quando vuoi fermati a contemplare nostalgicamente il passato: c'è sempre un decennio precedente in cui le cose erano più belle, semplici e anche commercialmente più stimolanti, perché simbolo del nostro personalissimo ‘romanzo di formazione’.

E così il marketing si è sintonizzato sulla nostalgia e sul vintage, una tendenza che rispecchia la più generale propensione delle aziende a blandire i consumatori, stimolandone sentimenti genuini e consolanti, in un momento di totale ridiscussione delle priorità, anche di spesa. 
 
Un modello che stimola un peculiare tipo di consumo, ma rimette in gioco, complessivamente, simboli e significazioni legati a un più ampio contesto socio-culturale, in cui non si acquista solo un prodotto ma il mood di un epoca
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La nostalgia che sentiamo è quella ‘indistinta’ relativa alla nostra appartenenza divina e a ciò che illusoriamente ‘sentiamo’ di avere perduto.

Dipende tutto da noi. Cosa sceglieremo di intendere?

La luce rossastra del tramonto illumina ogni cosa con il fascino della nostalgia: anche la ghigliottina.
Milan Kundera

La nostalgia è rendersi conto che le cose non erano insopportabili come sembravano allora. 
Legge di Grimes

Davide Nebuloni/SacroProfanoSacro 2012
Prospettivavita@gmail.com