Ciò che pensiamo di sapere quale 'natura' ha? Di quali fattezze e propositi si ammanta? Cosa è ‘vero’ e cosa è apparente’? Sino a quando ci limiteremo ad usare il linguaggio, sarà difficile comprendersi a fondo. Infatti i termini ‘vero’ e ‘apparente’ sono indistinguibili per valore assoluto: il loro uso e la loro comprensione dipende da un sistema codificato in ognuno di noi. Quindi, ognuno di noi, comprenderà secondo due modalità:
- quella interna e ‘propria’
- quella esterna e ‘condivisa’
Esternamente l’Antisistema ha avuto la grande possibilità di ‘ipnotizzare’ l’umanità intera grazie ad un codice di credenze ed abitudini. Internamente ha lavorato molto in maniera sottile, utilizzando ogni metodo che ha provvidamente cancellato dalla conoscenza umana. Oltre all’opera dell’Antisistema esiste un reame di forze superiori che lavorano da sempre parallelamente all’uomo.
Sono le entità descritte da Steiner nelle ‘Cronache dell’Akasha’, ad esempio. Queste entità hanno da sempre ‘ispirato’ la società umana, alla pari delle entità Antisistemiche che hanno sempre costituito funzione di contraltare all’ispirazione celeste. L’immagine che più evidenzia e semplifica questa visione è proprio la classica vignetta in cui è possibile vedere un individuo con le due entità, l’angioletto ed il diavoletto, appollaiati e distribuiti distintamente su ognuna spalla.
Sia Sitchin che Steiner descrivono una modalità ‘ispirativa’ di queste entità verso l’oggetto del loro ‘contendere’: l’umanità. Con lo sviluppo dell’Io, le capacità comunicative si sono espanse in maniera più coinvolgente l’uomo stesso, il quale è stato come chiamato in causa mediante un’azione responsabilizzatrice interiore. Ad esso è stata conferita la capacità di ‘sentire’ consapevolmente, di essere l’arbitro del proprio destino, del proprio futuro.
Oggi, ad esempio, c’è la notizia che l’FBI ha finalmente riconosciuto che nel 1949 e nel 1950, effettivamente, recuperarono dei dischi volanti con tanto di corpi alieni al loro interno. Ecco la news:
L'FBI rivela: trovati corpi alieni a bordo di dischi volanti precipitati.
'Tre corsi di forma umanoide su ogni disco volante'.
L'Fbi riapre il dibattito sugli Ufo. In base alle regole sulla trasparenza del 'Freedom of Information Act' voluto dall'Amministrazione Obama, l'agenzia ha pubblicato sul proprio sito Internet (http://vault.fbi.gov/) alcuni documenti segretissimi che svelano gli avvistamenti di dischi volanti avvenuti in Messico nel 1950, e nello Utah nel 1949.
Il primo è noto come 'incidente di Roswell'. Nel rapporto pubblicato in Rete, firmato dall'agente dell'Fbi Guy Hottel, e datato 22 marzo 1950, si afferma che nel New Mexico sono stati trovati tre dischi volanti del diametro di circa 16 metri e con una parte sopraelevata al centro. Nel documento si legge che in ogni disco c'erano 'tre corpi di forma umanoide, alti meno di un metro, vestiti con un tessuto metallico a trama molto fitta' e che 'ogni corpo è avvolto in un bendaggio simile alle tute anti gravità usate dai piloti collaudatori'. I dischi sarebbero precipitati a causa delle interferenze elettroniche provocate dai radar militari.
L'Fbi pubblica anche un vecchio cablogramma intitolato 'Dischi volanti', in cui si legge: 'Un oggetto volante color argento è giunto sopra le montagne del Sardine Canyon ed è esploso poco dopo creando una palla di fuoco'. Il documento, classificato come 'urgente', è stato inviato il 4 aprile 1949 all'allora direttore dell'Fbi, J. Edgar Hoover, da alcuni agenti federali in servizio a Logan, in Utah. Il messaggio spiega che l'oggetto misterioso è stato visto a chilometri di distanza da un soldato di guardia in una base militare, da un poliziotto e da un agente della stradale. Anche diversi abitanti della cittadina di Trenton avrebbero visto "la doppia esplosione aerea seguita da oggetti cadenti".
Da Yahoo
Sappiamo se questa notizia è vera o è una bufala? Se è vera, beh... allora è finalmente caduta la cortina di silenzio? Come possiamo saperlo? Ricorrendo alla nostra capacità automatica intuitiva. Se rimanessimo in attesa di un comunicato ufficiale, nessun comunicato ufficiale sarebbe sufficientemente ‘ufficiale’ per la nostra consapevolezza.
Al genere umano è stata tolta la capacità di ‘sentire’.
Siamo rimasti nella palude liquida del dubbio, sempre in attesa che qualcun altro ci fornisca un modello di pensiero a cui aggrapparci.
Questo 'fenomeno' è iniziato molto tempo fa e poggia le proprie fondamenta sul fatto che intere civiltà, popoli, regioni, tribù, gruppi, singoli individui, feudi, reami, etc. sono ascesi ad un’altra dimensione, lasciando dietrò di sé l’ombra di ciò che furono e che fecero. Successe così per i Maya, descritti da Arguelles e per le svariate individualità che riuscirono a completare il proprio tragitto esperienziale sulla Terra 3D. L’Antisistema ha trovato il modo di utilizzare questa ‘ombra’, questo ricordo o memoria lasciata a monito di insegnamento per tutti gli altri, mischiando da sempre le percezioni della massa con una grande dose di apparenza ed illusione 'nativa'.
Per questo motivo la verità sfugge sempre ed è, allo stesso tempo, presente dappertutto. Questo campo vibrazionale confuso, lascia costantemente nel dubbio, rende deboli e permette di smarrirsi nel classico bicchiere d’acqua. Una prova dell’Ascensione umana è, ad esempio, il fatto che nell’antico Egitto si trovino forme d’arte che improvvisamente degradano nel tempo, come se fossero improvvisamente scomparsi gli ‘attori’ che avevano trovato il modo di rappresentare in maniera superiore il loro ‘sentire’ attraverso l’utilizzo di una rara sensibilità e lungimiranza creativa:
La rappresentazione delle costellazioni nello zodiaco circolare di Dendera.
I problemi posti dalla rappresentazione.
L'analisi di una rappresentazione egizia ci lascia assai spesso perplessi e sorpresi, constatata l'apparente mancanza di 'metodo' e l'evidente difficoltà di comprensione degli elementi figurativi. Nel caso di rappresentazioni astronomiche, e dunque con l'introduzione di elementi tecnico-scientifici, l'incertezza aumenta ancor più.
La cultura scientifica egizia è infatti caratterizzata da una marcata oscillazione tra precisione e approssimazione. Ad esempio, di fronte all'orientamento della piramide di Cheope, esatto a meno di pochi centesimi di grado, oppure alla corretta formula per il calcolo del volume del tronco di piramide, in molti altri casi la soluzione è solo vagamente approssimata, come nel calcolo dell'area di un quadrilatero generico oppure di quella di un cerchio.
Da www.camillotrevisan.it
L’uomo moderno cerca di interpretare questi 'pensieri antichi solidificati' in forme d’arte, attraverso una interfaccia mentale radicalmente diversa da quella che caratterizzò l’uomo asceso. In questa maniera si comprendono i ‘vuoti’ o le ‘cadute’ di interi popoli…
Gli alieni sono stati trovati o no? È ufficiale? Non è ufficiale? Non importa. Importa quello che ognuno di noi ‘sente’ dentro di sé. Ma cosa ‘sentiamo’ dentro di noi? Sentiamo varie ‘voci’, anche quella di entità che sussurrano ossessivamente quel ‘da farsi’ mutevole che contraddistingue i ‘chiari di Luna’ della società moderna.
Ne parla in maniera sorprendente Carlos Castaneda:
Questa serie di citazioni è tratta dai primi otto libri che ho scritto sul mondo degli Sciamani dell'antico Messico e derivano direttamente dalle spiegazioni fornitemi dal mio maestro e mentore don Juan Matus, uno Sciamano Yaqui discendente da una stirpe le cui origini risalgono sino agli Sciamani vissuti nel Messico antico. Nella maniera più efficace che si poteva permettere, don Juan mi ha fornito l'accesso al suo mondo che era, naturalmente, il mondo di quegli Sciamani dei tempi passati. Egli ricopriva una posizione chiave: era a conoscenza dell'esistenza di un altro dominio di realtà, una regione che non era né illusoria né un prodotto della fantasia. Per lui e i suoi compagni — ce n'erano quindici — il mondo degli antichi Sciamani era assolutamente reale e pragmatico…
Questa mia opera era in un primo tempo destinata a essere un semplice tentativo di raccogliere una serie di rappresentazioni, motti e idee che pensavo sarebbe stato interessante leggere e meditare. Ma dopo aver iniziato il lavoro, si verificò un imprevedibile mutamento di rotta: mi resi conto che le citazioni di per sé possedevano una forza straordinaria, e rivelavano una successione nascosta di pensieri che fino a quel momento mi era rimasta sconosciuta. Tutte, infatti, puntavano nella stessa direzione indicata dalle spiegazioni che don Juan mi aveva fornito durante i miei tredici anni di apprendistato. Meglio di ogni concettualizzazione, esse svelavano un'insospettata quanto decisa linea d'azione seguita da don Juan nell'intento di favorire e facilitare il mio ingresso nel suo mondo. Mi convinsi quindi che, se aveva intrapreso quella strada, doveva trattarsi della stessa su cui egli stesso era stato indirizzato dal suo maestro…
La linea d'azione di don Juan Matus era tesa ad attirarmi in quello che lui definiva un altro sistema cognitivo, dando a questa espressione il significato che si dà abitualmente al processo di apprendimento: 'I processi responsabili della consapevolezza del vivere quotidiano, processi che comprendono le facoltà mnemoniche, l'esperienza, la percezione e l'uso puntuale di qualunque sintassi data'.
Don Juan sosteneva che il sistema cognitivo degli Sciamani dell'antico Messico fosse diverso da quello dell'uomo comune. In base ai percorsi logici accessibili a uno studente di antropologia qual ero io, non potevo che respingere tale asserzione. Più e più volte gli feci notare che certe sue affermazioni erano assurde; nella migliore delle ipotesi per me si trattava di aberrazioni mentali…
Furono necessari tredici anni di strenuo impegno da parte di entrambi per decostruire la mia fede nel sistema cognitivo che rende comprensibile all'uomo il mondo in cui vive. Mi ritrovai così in una condizione molto particolare: una condizione di semisfiducia nei confronti dei processi cognitivi del quotidiano che fino a quel momento mi erano parsi accettabili. Dopo tredici anni di attacchi massicci, arrivai a comprendere, quasi contro la mia volontà, che don Juan Matus procedeva effettivamente da un punto di vista del tutto diverso. Gli antichi Sciamani, di conseguenza, dovevano possedere un altro sistema cognitivo. Riconoscerlo non fu facile: mi sembrava di essere una specie di traditore, come se stessi dando voce alla più atroce delle eresie. Quando sentii di aver travolto le mie resistenze peggiori, don Juan si preoccupò di instillare in me le sue convinzioni quanto più profondamente poteva e senza riserve, portandomi a riconoscere che nel suo mondo i praticanti dello Sciamanismo guardavano alla realtà da posizioni che i nostri strumenti concettuali non erano neppure in grado di descrivere.
Per esempio, percepivano l'energia come una forza che fluisce libera nell'universo, svincolata da tutti i condizionamenti della socializzazione e della sintassi: un'energia pura e vibrante.
‘Gli antichi Sciamani, di conseguenza, dovevano possedere un altro sistema cognitivo’. Ecco il punto! Un altro sistema cognitivo, evidentemente scomparso, smarrito o cancellato. Essi 'vedevano'...
Il primo obiettivo di don Juan fu quello di aiutarmi a percepire l'energia così come fluisce nell'universo. Nel mondo sciamanico tale percezione è il primo, indispensabile passo verso una visione più completa e più libera di un sistema cognitivo differente. Nell'Intento di suscitare in me una reazione visiva, don Juan utilizzò altri elementi cognitivi nuovi. Uno dei più importanti tra questi era la cosidetta Ricapitolazione, e consisteva in un riesame sistematico e capillare della propria esistenza, segmento dopo segmento, effettuato non in un'ottica critica bensì nell'Intento di comprenderla e di modificarne il corso. Secondo don Juan, una volta che il praticante ha riesaminato la propria esistenza con il distacco richiesto dalla Ricapitolazione, per lui diventa impossibile tornare alla vita di prima. Vedere l'energia così come fluisce nell'universo equivaleva per don Juan alla capacità di vedere un essere umano come un uovo luminoso o una sfera luminosa di energia, e di distinguere in questa sfera luminosa un insieme di caratteristiche comuni a tutti gli uomini, come un punto interno di luce più intensa. Per gli Sciamani era in quel nucleo di luminosità, da loro chiamato Punto di Unione, che la percezione si trasformava in unità. Arrivavano quindi ad ampliare tale considerazione fino ad asserire che proprio in quel punto veniva a forgiarsi la nostra cognizione del mondo.
Per quanto bizzarro potesse apparire, don Juan Matus aveva ragione, perché è proprio questo che accade. La percezione degli Sciamani, di conseguenza, era soggetta a un processo diverso da quello che sta alla base della percezione dell'uomo comune. La percezione diretta dell'energia, sostenevano, li conduceva a quelli che essi chiamavano i fatti energetici. Con questa definizione indicavano una visione ottenuta appunto vedendo direttamente l'energia, e che portava a conclusioni definitive e irriducibili, cioè non inquinate da speculazioni e congetture né da tentativi di adattarle al nostro sistema interpretativo comune.
Don Juan sosteneva che per gli Sciamani della sua stirpe era un fatto energetico che il mondo intorno a noi sia definito dai processi cognitivi, e che tali processi non siano inalterabili, né codificati una volta per tutte. In realtà sono legati all'esercizio, all'uso e alla praticità. Questa riflessione portava a un altro fatto energetico: i processi della cognizione comune sono il prodotto della nostra educazione, e nient'altro. Don Juan Matus sapeva con assoluta certezza che quanto mi diceva sul sistema cognitivo degli antichi Sciamani messicani era reale. Inoltre, lui era un Nagual, ossia un leader naturale, un individuo capace di vedere i fatti energetici senza alcun detrimento per il suo benessere.
Era quindi in grado di guidare gli altri uomini lungo percorsi di pensiero e percezione impossibili a descriversi.
Carlos Castaneda, La Ruota del Tempo
La scoperta più evidente ed agghiacciante prende il nome di Voladores. Avevo anticipato qualcosa nell’articolo preparatorio di ieri. Lascio il Lettore alla lettura di queste pagine illuminate, rese disponibili alla nostra consapevolezza e luce interiore. Questo ‘sentire’ o 'vedere', esprime un prezioso tassello che si va ad inserire nella filosofia di SacroProfanoSacro: unisci et impera.
Carlos Castaneda rivela 'Los Voladores', le oscure entità parassite.
Quelli che volano, oscure ombre di fango parassite, predatori alieni.
Gli sciamani toltechi scoprirono la presenza di esseri oscuri posti direttamente sullo sfondo del campo energetico umano e per questo difficilmente individuabili. Gli stregoni videro che questi esseri oscuri si cibavano della lucentezza della consapevolezza di ogni individuo, riducendone sempre di più la patina luminosa. Le entità oscure sono particolari esseri inorganici, coscienti e molto evoluti e poiché si muovono saltellando o volando come spaventose ombre vampire furono chiamati los Voladores, ovvero quelli che volano.
Don Juan: Sei arrivato, e con le tue sole forze, a ciò che per gli sciamani dell’antico Messico era la questione suprema. Per tutto questo tempo non ho fatto che menare il can per l’aia, insinuando in te l’idea di un qualcosa che ci tiene prigionieri. Ed è davvero così! Carlos: Perché questo predatore ci avrebbe sottomessi nel modo che stai descrivendo, don Juan? Dev’esserci una spiegazione logica.
Don Juan: Una spiegazione c’è ed è la più semplice che si possa immaginare. I predatori hanno preso il sopravvento perché siamo il loro cibo, la loro fonte di sostentamento. Ecco perché ci spremono senza pietà. Proprio come noi alleviamo i polli nelle stie…
I Voladores si nutrono solo di un determinato tipo di energia e, come vedremo, noi produciamo molta di quella energia. Questo ci fa essere le prede ideali da mungere quotidianamente. Il danno energetico che questa azione predatrice ci arreca è immenso. Siamo esseri magici dotati di possibilità infinite condannati a brandelli di consapevolezza: i Voladores consumano regolarmente la patina luminosa – che torna a crescere per sua natura – e come impeccabili giardinieri tengono l’erba rasa sempre allo stesso (misero) livello. Gli sciamani vedono che la patina di luminosità rimastaci è una piccola pozzanghera di luce sotto i piedi, che non arriva nemmeno agli alluci. Questa consapevolezza rimastaci è davvero poca cosa e ci permette giusto di interagire nel mondo quotidiano fissato dalla socializzazione, ma certo non ci dà modo di comprendere la nostra reale situazione o di riconoscere che condividiamo lo stesso destino degli animali che alleviamo. Come inconsapevoli schiavi ci identifichiamo nei nostri predatori e riproponiamo i loro nefandi comportamenti con la natura in generale inquinando, disboscando, distruggendo e sfruttiamo noi stessi senza ritegno i nostri animali: li mungiamo, li tosiamo, prendiamo loro le uova e poi li macelliamo o li rendiamo in diversi modi sottomessi e mansueti. Li leghiamo, li mettiamo in gabbia, tagliamo loro le ali, le corna, gli artigli ed i becchi, li ammaestriamo rendendoli dipendenti e gli togliamo poco a poco l’aggressività e l’istinto naturale per la libertà.
Ci manca l’energia, non possiamo fare altro che specchiarci, nella pozzanghera di consapevolezza, in un limitato e illusorio riflesso di sé, una falsa personalità. La coscienza delle suole rispecchia la nostra immagine, la nostra superbia e il nostro ego, i quali alla fine non sono altro che la nostra vera gabbia.
L’esigua pozzanghera di consapevolezza è l’epicentro dell’egocentrismo in cui l’uomo è inconsapevolmente intrappolato. Ci hanno tolto tutta l’energia, ma ci hanno lasciato proprio quella che ruota intorno all’Ego! E proprio facendo leva sul nostro egocentrismo i Voladores creano fiammate di consapevolezza che poi voracemente consumano. I predatori alimentano l’avidità, il desiderio smodato, la codardia, l’aggressività, l’importanza personale, la violenza, le emozioni forti, tutti gli eccessi, l’autocompiacimento ma anche l’autocommiserazione. Le fiamme energetiche generate da queste qualità 'disarmoniche' sono il loro cibo prediletto.
I Voladores non amano invece la qualità vibrazionale della consapevolezza, dell’amore puro, dell’armonia, dell’equilibrio, della pace, della sobrietà… in una parola aborriscono la qualità energetica della crescita evolutiva, e hanno ogni vantaggio nel boicottare ogni nostro incremento di coscienza.
La nostra mentalità da schiavi, che nella cultura giudeo-cristiana ci promette consolazione nell’aldilà, non porta alcun vantaggio a noi stessi, bensì ad una forza estranea, che in cambio della nostra energia ci fornisce credenze, fedi e modi di vedere che limitano le nostre possibilità e ci fanno cadere nella dipendenza.
Secondo don Juan sono stati proprio i Voladores a instillarci stupidi sistemi di credenza, le abitudini, le consuetudini sociali, e sono loro a definire le nostre paure, le nostre speranze, sono loro ad alimentare in continuazione e senza ritegno il nostro Ego.
Da www.carloscastaneda.it
L'Installazione Estranea dei Voladores.
Sono stati proprio i voladores a instillarci stupidi sistemi di credenza, abitudini, consuetudini sociali, e sono loro a definire le nostre paure, le nostre speranze, sono loro ad alimentare in continuazione e senza ritegno il nostro Ego.
Carlos: Ma come ci riescono, don Juan? Ci sussurrano queste cose all’orecchio mentre dormiamo?
Don Juan: Certamente no. Sarebbe idiota! Sono infinitamente più efficienti e organizzati. Per mantenerci obbedienti, deboli e mansueti, i predatori si sono impegnati in un’operazione stupenda, naturalmente dal punto di vista dello stratega. Orrenda nell’ottica di chi la subisce. Ci hanno dato la loro mente!
CI HANNO DATO LA LORO MENTE!
Mi ascolti? I predatori ci hanno dato la loro mente che è la nostra. La mente dei predatori è barocca, contraddittoria, tetra, ossessionata dal timore di essere smascherata. Benché tu non abbia mai sofferto la fame, sei ugualmente vittima dell’ansia da cibo e la tua altro non è che l’ansia del predatore, sempre timoroso che il suo stratagemma venga scoperto e il nutrimento gli sia negato. Tramite la mente che, dopotutto, è la loro, i predatori instillano nella vita degli uomini ciò che più gli conviene… Le nostre meschinità e le nostre contraddizioni sono il risultato di un conflitto trascendentale che affligge tutti noi, ma di cui solo gli sciamani sono dolorosamente e disperatamente consapevoli: si tratta del conflitto delle nostre due menti.
Una è la nostra vera mente, il prodotto delle nostre esperienze di vita, quella che parla di rado perché è stata sconfitta e relegata nell’oscurità. L’altra, quella che usiamo ogni giorno per qualunque attività quotidiana, è una installazione estranea.
Carlos: Ma se gli sciamani dell’antico Messico e quelli attuali vedono i predatori, perché non fanno nulla?
Don Juan: Non c’è nulla che tu e io possiamo fare se non esercitare l’autodisciplina fino a renderci inaccessibili. Ma pensi forse di poter convincere i tuoi simili ad affrontare tali rigori? Si metterebbero a ridere e si farebbero beffe di te, e i più aggressivi ti picchierebbero a morte. Non perché non ti credano. Nel profondo di ogni essere umano c’è una consapevolezza ancestrale, viscerale, dell’esistenza dei predatori.
Non c’è da meravigliarsi dunque del fatto che i bambini hanno spesso paura di demoni, mostri, spiriti o strane ombre (l’Uomo Nero) che secondo loro si nasconderebbero sotto il letto, dietro le porte, negli armadi, etc. I bambini piccoli vedono e solo quando hanno raggiunto una certa quota di socializzazione smettono di vedere, e ciò che prima era visibile si manifesta come inconscia presenza, come inquietudine, paura, disperazione, depressione…
La mente di quello che vola non ha rivali. Quando si propone qualcosa non può che concordare con se stessa e indurti a credere di aver fatto qualcosa di meritevole. La mente di quello che vola ti dirà che qualsiasi cosa dica Juan Matus è solo un mucchio di sciocchezze e quindi essa stessa concorderà con la sua affermazione, 'ma certo, sono sciocchezze' dirai tu. È così che ci sconfiggono.» Don Juan Matus
Il recente film The Matrix dà forma in maniera efficace a queste tematiche castanediane: il Tonal dei toltechi – ovvero il mondo quotidiano frutto della socializzazione e mantenuto dall’attività della mente – è Matrix, una terrificante trappola che consente a delle entità (in questo caso macchine) di depredare l’energia degli esseri umani. I pensieri che attraversano la nostra mente sono certamente 'nostri', ma la mente, attraverso la socializzazione, ne dirige il percorso in modo tale che essi sono 'liberi' non più di quanto lo sia un treno su delle rotaie.
I dati sensoriali sono i nostri, ma il software che guida il pensiero è estraneo.
Il pensiero ricrea costantemente il mondo così come lo vediamo (o meglio, così come ci è stato insegnato a vederlo. Fermare il pensiero per gli sciamani toltechi significa 'fermare il mondo' e vedere le cose come sono veramente: pura energia.
Don Juan spiega che gli sciamani possono sconfiggere l’installazione estranea attraverso una vita di impeccabilità (uso strategico dell’energia) perché la disciplina strema in modo incommensurabile la mente aliena.
La disciplina e la sobrietà sono qualità della consapevolezza che rendono la patina di splendore dell’uovo luminoso sgradevole al gusto dei Voladores. Ogni volta che si interrompe il dialogo interiore e si entra nel silenzio interiore si affatica la mente del predatore in modo così insostenibile che l’Installazione Estranea fugge. Successivamente essa ritorna, ma indebolita. Attraverso ripetuti stati di silenzio interiore l’Installazione Estranea prima o poi viene sconfitta e non torna.
Ogni volta che si interrompe il dialogo interiore, il mondo così come lo conosciamo collassa e affiorano aspetti di noi del tutto straordinari, come se fino a quel momento fossero stati sorvegliati a vista dalle nostre parole. Don Juan sostiene che il giorno in cui la Mente Estranea ci abbandona è il giorno più triste e difficile, poiché siamo costretti a contare solo sulle nostre forze e non c’è più nessuno a dirci cosa dobbiamo fare.
Dopo un’esistenza di schiavitù, la nostra vera mente è molto debole e insicura e deve ritrovare la sua identità.
Da www.carloscastaneda.it
La Libertà e il Vivere consapevolmente nel Momento Presente.
La via tolteca fornisce agli amanti della libertà tantissime tecniche pratiche per uscire dalla prigione della vita quotidiana, dalla schiavitù della socializzazione. Oltre a quanto già considerato attraverso le arti dell’Intento, dell’Agguato e del Sognare, gli sciamani praticano la Ricapitolazione e i Passi Magici (la Tensegrità).
LA RICAPITOLAZIONE è la tecnica respiratoria e di rievocazione per recuperare tutte le energie perdute nelle infinite situazioni e negli innumerevoli incontri della nostra vita e per abbandonare le energie tossiche che tali situazioni o persone hanno lasciato in noi.
LA TENSEGRITA' è l’eredità dei Passi Magici che gli antichi stregoni ci hanno lasciato. Attraverso moltissime sequenze di movimenti possiamo attingere alle energie dell’universo e invocare la forza dell’Intento in noi. Questo ci ridona forza, sobrietà, salute e determinazione. E di tutto questo abbiamo un gran bisogno, perché c’è da lottare più che mai con le proprie risorse e attraverso un atteggiamento di presenza in un momento storico delicatissimo che appare come una svolta epocale. Carlos racconta:
Il predatore che don Juan mi aveva descritto e che avevo visto non aveva nulla di benevolo. Era immensamente grande, osceno, indifferente. Avevo percepito con chiarezza il disprezzo che provava nei nostri confronti. Non c’era da dubitare che tanto tempo addietro quelli della sua specie ci avessero schiacciati, rendendoci deboli, vulnerabili e docili… Mi sedetti e piansi fino a non poterne più. Ma non era per me stesso che piangevo. A difendermi dai predatori avevo la mia collera, il mio inflessibile intento. Piangevo per i miei simili…
Lo studioso tolteco Norbert Classen ci ricorda che se 'ci vogliamo effettivamente liberare dai voladores e da quella parte dell’intelletto che non è nostra, dobbiamo cominciare dal falso dualismo del nostro Ego, dallo specchiarci nella pozzanghera di consapevolezza, e ritornare a osservare il mondo per quello che è, cioè pura energia, che non è né buona né cattiva. Se riusciamo in questo, potremo riconoscere che oltre il velo del conosciuto e degli stretti confini del quotidiano ci attende un universo immenso e meraviglioso.
Certo è un universo predatorio con voladores e uomini altrettanto rapaci, ma questa constatazione non significa il dover giudicare; mette anzi noi, i voladores e tutto ciò che esiste su uno stesso piano. Solo se ci liberiamo dallo spirito di schiavitù e dallo schema fisso 'carnefice-vittima' abbiamo davvero una chance di riguadagnare la nostra libertà – una chance di libertà dai dettami impostici dai voladores, dallo specchio del narcisismo, dagli obblighi della realtà quotidiana e dalla fissazione del Punto d’assemblaggio. Se ci disfiamo del giudizio dualistico e consideriamo gli avvenimenti che ci accadono non più come maledizioni e ricompense, ma come promettenti sfide, abbiamo mosso il primo passo sulla via che ci può portare fuori dalla prigione del nostro Io abituale: la Via del Guerriero.
La visione tolteca del mondo si configura dunque come un vasto interessante paradigma alternativo sia alla visione del mondo occidentale che a quella orientale. Uno sciamano saggio incarna le doti della pragmaticità e della fluidità e sapendo che nessun paradigma rappresenta la verità assoluta è libero di cambiare sistema a piacere, a seconda di ciò che ogni situazione richiede. Paradigmi diversi non sono per lui concepiti come antagonisti, minacciosi o sbagliati, ma semplicemente come diversi punti di vista.
Questa breve introduzione al mondo magico degli Sciamani Toltechi vuole essere un invito alla libertà e non può che concludersi con le parole di don Juan, uomo di conoscenza estremamente evoluto e libero, vero, impeccabile maestro:
Per consentire alla magia di avere presa su di noi, non dobbiamo fare altro che bandire ogni dubbio dalla nostra mente.
Una volta eliminati i dubbi, tutto diventa possibile.