Se decidi di essere soddisfatto solo dopo che si è avverato qualcosa su cui non hai controllo, oppure che dipende dal volere altrui, le probabilità di essere una persona contenta della tua propria esistenza, sono veramente molto remote.
Stabilisci delle regole facilmente raggiungibili come causa di felicità…
Il lavoro che dovremmo essere sempre pronti a fare su noi stessi è quello di stabilire poche cause di dolore e tante cause di gioia…
Non permettere che sia la volontà altrui a regolare la densità della luce di cui hai bisogno per vivere felice. Solo tu puoi permettere a te stesso di sentirti una persona felice.
Nicola Russo
Ho trovato queste parole, giuntemi sincronicamente via e-mail, come un messaggio ‘personale’, come un preciso segnale; in un’altra e-mail, arrivata ieri, l’oggetto recitava il seguente ‘monito’:
sensazione di malessere? Decodificala...
Nell’articolo di ieri abbiamo ‘ricevuto’ molto chiaramente l’immagine di come sia stata strutturata la ‘dimensione’ che ci ha accolto e che ci ‘trattiene’. Il ‘fuori’ e il ‘dentro’ sono saldamente nelle ‘mani’ del Controllo, per cui alla luce delle parole appena citate, ‘come possiamo non dipendere dalla volontà altrui?’, visti i numerosi ‘dispositivi’ e le numerose ‘predisposizioni’ che ci caratterizzano e che, di fatto, ci rendono mansueti e ammaestrati proprio secondo l’intenzione sovradimensionale parassita?
Non siamo ‘qua’ per caso, sia che si creda all’esistenza del Piano Divino, sia che si creda all’esistenza ‘in quanto tale’, ossia come logica sequenziale dettata da ritmi naturali. Il caso esiste se permettiamo che esista… e di casuale a questo Mondo non vi è proprio nulla.
Ogni ‘movimento’ è la risultante di operazioni vettoriali scaturenti dalla polarità, ossia dalla dualità 3d, ossia dall’idea di 'movimento' che abbiamo o che ‘ci facciamo’.
Einstein affermava che ‘non si può risolvere un problema dallo stesso livello che lo ha generato’. Perché? Perché semplicemente sfuggono le cause. La prospettiva è limitata rimanendoci ‘dentro’. Si vive di ‘film’ personali alla luce dell’influenza generatrice che, comunque, sta ‘al di là’ dell’orizzonte osservabile.
Che fare, allora? Prima di tutto occorre ‘credere’ ad una simile osservazione, ossia occorre ‘ricordare di avere dimenticato’. Cioè? Essere consapevoli di Sé. Sono parole, capite? Parole da decodificare non con questa mente che ci troviamo. Usando qualcosa d’altro che non sia preda del Controllo. Che cosa?
Ricordo che siamo in un ambito regolato anche da biodiversità, e faremmo sempre bene a rammentarlo, ad esempio, osservando le nostre dita caratterizzate da impronte digitali uniche. Quindi non esiste una risposta valida per tutti, però posso dare la mia risposta alla luce di questa verità:
la biodiversità è una ricchezza e una ‘sicurezza’, tuttavia se non consapevoli può costituire un’opera di smarrimento in quanto che, le regole lette o sentite non sono generali e possono divenire fonte di svalutazione ulteriore e, in definitiva, l’ennesima 'longa manus' del Controllo.
Noi siamo unici e dipende dal nostro ‘potere’ tutto ciò che identifichiamo come ‘facente parte della nostra Vita’. Noi permettiamo che succeda questo o quello, il bello e il brutto, etc.
È così, ma 'avendo dimenticato' non ce ne rendiamo più conto, perché ‘tutto’ è perfettamente convincente attorno a noi. Come si può contestare l’evidenza dei sensi? Non contestandola ma espandendo il proprio orizzonte, la propria prospettiva. Cosa non semplice in un reame integralmente controllato all’origine.
La mia risposta è: usiamo l’assonanza.
L'assonanza (da assonare, nel senso di ‘avere suono simile’) è un fenomeno di metrica che consiste nella parziale identità di suoni di due o più versi.
La forma più comune di assonanza è una rima imperfetta… (Aprile, dolce dormire)…
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Il ‘suono simile’ riconduce all’analogia frattale. La ‘somiglianza’ è sempre una forma di frattalità, che ha dentro anche la biodiversità, infatti è ‘simile’ e non ‘uguale’.
In questo modo riusciamo a contemplare la ‘realtà percepita’ come l’effetto di una miscela di leggi ‘vicine e lontane’. Non c’è mai una sola ‘lettura della realtà’, perché proprio ‘biodiversa e frattale’. È come prendere un elastico e tirarlo:
la forza impressa lo ‘deforma’ in maniera biodiversa ma poi torna alla forma originale. Il valore aggiunto consta nel fatto che quell’elastico si potrà essere leggermente dilatato, ossia che la sua struttura molecolare avrà subito un cambiamento in seguito alla ‘pressione’ esercitata.
Ciò fa comprendere che la ‘pressione’ sociale e individuale provoca cambiamenti interni, ossia indotti dall’esterno. Se prendiamo l’esterno come il frutto dell’intenzione parassita ecco la visione del Controllo, ovvio, rimanendo al di sotto della prospettiva del Piano Divino.
La forma più comune di assonanza è una rima imperfetta:
ossia l’imperfezione veicolante un’assonanza (una verità).
La biodiversità, scambiata per imperfezione, veicolo della ‘somiglianza’, ossia della frattalità. Se ne desume che la realtà percepita è una vera e propria trasmissione di segnali, al pari della televisione o della visione creativa di un fuoco.
L’assonanza è intuitiva. Per assonanza ci ‘ricordiamo’, tracciamo contorni, modalità, uniamo i puntini, è come un deja vu o come il vento, o l'effetto di Muse ispiratrici…
Mentre la risonanza è totale, l’assonanza è relativa, è creativa, è più ‘libera’ e identifica la capacità individuale di ‘sentire o non sentire’, è libero arbitrio, corrisponde al fatto che un elettrone può saltare di livello oppure no, corrisponde alle varie ed eventuali della Vita.
‘Così è se vi pare’, per dirla alla Pirandello.
Per assonanza compiamo voli Pindarici con la nostra capacità intuitiva e sensoriale, che poi sfocia nel concreto delle 3d. L’assonanza è veicolata/veicola dal/il sincrodestino. Il connubio di ogni ‘coppia’ – causa/effetto – è univoco. Non è possibile districarlo e dire se ‘è nato prima l’uovo o la gallina’. La sua risoluzione è sovradimensionale, ossia aprendo la prospettiva per ‘assonanza’, triangolando.
E per 'triangolare' ci manca proprio una ‘coordinata’ al di fuori del contesto in cui si vive, al di fuori del piano sul quale si è generato il 'problema'.
Questa coordinata è sfuggevole perché ‘evitata’ dal condizionamento sottile, ma senza questa coordinata si resta costantemente nelle 3d, nei loop, nel paradigma, nel Controllo, nell’Antisistema, etc.
Se per via ‘logica e razionale’ non ci arriviamo, possiamo arrivarci per ‘assonanza’, ossia utilizzando quella commistione di leggi Cosmiche e Planetarie, incapaci di mentire se attentamente ‘decodificate’. È ancora un ‘dipende’? Certo. Dipende da noi.
È tutto ‘lì’, schierato alla luce del Sole, anche se non sembra. L’illusione è proprio questa. Evitiamo la logica 3d e utilizziamo la logica superiore derivante dall’ascolto e dall’osservazione frattale. Torniamo Sciamani.
L’intuito è assonanza.
Esso deduce seppure immerso nell’imperfezione, che in quanto tale non esiste ma è colorata così da noi. Da tutto ciò ricaviamo una regola:
non attendere che tutto sia perfetto per prendere la tua decisione, perché la decisione l’avrà già presa qualcun altro e non corrisponderà mai alla decisione che stavi per prendere, perché siamo biodiversi e la tua decisione è solo tua.
Quella che ti sembra andare bene è solo un compromesso, una convinzione basata su cosa? Su un Controllo. Lo devi capire per assonanza, perché se aspetti che tutto sia ‘perfetto’ ne passerà di acqua sotto i ponti. Perché sei tu che veicolerai la perfezione:
la tua perfezione in un Mondo che ti riflette.
Il riflesso che rimane stabile mentre l’acqua scorre è sempre e solo il tuo. È un riflesso completo, per cui è tuo ma comprende anche quello che ‘ti sta alle spalle’ – frattalmente. È un gioco di specchi la cui origine sfugge perché sovradimensionale.
Triangolare per assonanza conduce a decidere su basi diverse rispetto alla ‘convenzione’ e rende ‘liberi’. Liberi nel bene e nel male:
ma almeno liberi di decidere secondo ‘come si è’.
L’assonanza è un atto di coraggio, se preso nel reame del tempo deviato. Perché? Perché non corrisponde alla verità impressa per sedimentazione in noi:
quella che identifica la Vita come una scatola quasi senza senso, spesa al lavoro e sempre più ‘simile’ ad una 'Via Crucis' piuttosto che ad un flusso di libero sentire.
Chi ha il coraggio di fare il contrario di quello che compie, per induzione, la massa?
Fare ‘altro’ non corrisponde al fatto di essere svincolati dal Controllo, tuttavia permette di giungere ad un bivio mai prima condiviso con il Controllo. L’uscita dalla ciclicità è un atto d’assonanza con quello che siamo nel potenziale.
Credere a quello che ‘tutto’ afferma come non possibile.
Tutto: anche le nostre parti allineate con il Controllo.
L’evidenza 3d non corrisponde all’evidenza sovradimensionale, 'altra', rispetto al Piano Parassita, la riflette ma occorre saperla decodificare. Per assonanza, però, possiamo meglio interpretarla senza ausilio della logica, usando la creatività, l’immaginazione, l’intuito, tornando ‘bambini’, credendo a noi stessi…
Una deduzione giusta ne suggerisce invariabilmente altre.
Arthur Conan Doyle
Davide Nebuloni/SacroProfanoSacro 2012
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