Hugo Cabret
Questa è ‘analogia frattale’.
‘In Time’ ha la grande forza di eliminare proprio l’interfaccia del denaro, per ripristinare la proporzionalità degli accadimenti 3d allo scorrere del tempo stesso. In quel Mondo ci si scambia il proprio tempo, si va a lavorare per ‘non morire’, ossia la paga quotidiana corrisponde mediamente ad un giorno di Vita in più, per la ‘classe operaia’.
Si lavora per avere del tempo in più per vivere.
In Hugo Cabret assistiamo allo scorrere del tempo, scandito dai grandi orologi della ‘Stazione Centrale’, e vissuto come assolutamente automatico, ossia ‘scandito per abitudine da meccanismi che regolano la Vita’. Non si sa più ‘chi controlla gli orologi, fa loro manutenzione, si occupa di loro’. Ci si limita a ‘osservarli e vivere secondo il loro scandire del tempo’.
I ‘Costruttori’ non ci sono, fisicamente, ma la loro intenzione è divenuta una ferrea regola per tutte le persone.
Dalla ‘ruota dell’orologio centrale della Stazione, si osserva la ‘Grande Piazza’, coi veicoli che vi girano attorno, che a loro volta assomigliano ad altri ingranaggi di un altro grande automatismo vissuto come routine…
Nel film ‘In Time’ ci sono i ‘Custodi del Tempo’; persone che si occupano di gestire la ‘delinquenza’? No, solo di gestire la massa, anzi, utilizzando la delinquenza locale al fine di mantenere lo status quo. In Hugo Cabret non servono, in quanto è la massa stessa ad adattarsi al ticchettio delle lancette.
La strategia parassita è stata proprio questa: non apparire.
Mi piace immaginare che il mondo sia un unico grande meccanismo. Sai, le macchine non hanno pezzi in più. Hanno esattamente il numero e il tipo di pezzi che servono. Così io penso che se il mondo è una grande macchina, io devo essere qui per qualche motivo. E anche tu!
Hugo Cabret
Davide Nebuloni/SacroProfanoSacro 2012
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