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Coltiviamo i talenti.
Non è affatto semplice affacciarsi al mondo spirituale con cuore puro; mi rendo conto che, oltre alla preghiera o alla meditazione c’è sempre quell’aspetto duale relativo all’avere. È come una rete o una ragnatela che in qualche modo avvolge, costipando. Nel relazionarsi alla nostra parte divina, al Creatore, al Grande Spirito, al nostro sé superiore, al nostro Angelo custode o a quell’aspetto immateriale che si intende trascendere, trovare le “parole” che meglio rappresentano il nostro intento è davvero arduo. È come dialogare con un estraneo o con estrema timidezza. Se la consapevolezza è sufficientemente “vasta” e “attiva”, ci accorgeremo che ogni parola non è appropriata, perché cela oltre al suono apparente, un significato opposto o “torbido”. Infatti non è con le parole che dovremmo avvicinarci a Dio. È forse più appropriata una “immagine” o lo sviluppo di un talento o di una passione.
“Tu hai sia una dimensione biologica che spirituale”, replicò la Maestra. “Non rinunciare alla tua biologia per la ricerca dello spirituale, perché è attraverso la biologia che manifesti lo spirituale - creando la verità vivente nella tua forma umana. E questa verità vivente potrebbe essere la musica o il talento di coltivare l’orto, la capacità di ispirare le persone, oppure il sogno di comprendere alcuni aspetti della scienza celati all’occhio umano.
Quale che sia la forma che prende in te, non disconoscerla come qualcosa che ti impedisce di abbracciare i mondi spirituali dentro di te.
E' piuttosto l’opposto: essa è il tuo abbraccio ai mondi dello Spirito.”
Estratto da: La Verità Vivente
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