“Mentre gli Ebrei, i Greci e altri popoli dell'antichità tramandavano racconti che riservavano a pochi eletti la possibilità di sfuggire al destino mortale per volontà divina, gli antichi egizi tramutarono questo privilegio in un diritto. Non un diritto universale, certo, né un diritto limitato unicamente a chi si era distinto per onestà e rettitudine; bensì un diritto che spettava a ogni re egizio, il faraone, per il solo fatto di essersi assiso sul trono d'Egitto.
La ragione di ciò, secondo le tradizioni dell'antico Egitto, è che i primi sovrani di quella terra non erano uomini ma Dei…”.
Le astronavi del Sinai – Zecharia Sitchin
Il racconto storico è come un fiume. Osserva come, esso, discende dalla sua “sorgente (un punto di convenzione apparente)” sino ad arrivare alla sua “fine (altrettanto apparente)”, mescolandosi con le acque del mare o dell’oceano.
Nel mezzo, nel durante, il fiume segue quella più o meno marcata, pendenza del territorio.
Si ramifica. Bagna terre e speranze di ogni essere vivente che, in ogni maniera, dipende dalla portata e dalla presenza delle relative acque, trasportate nel fiume.
Scendendo verso il punto d’incontro con il proprio "dissolvimento", una parte delle acque può essere “intrappolata (disperdersi)” per mezzo di dighe e sbarramenti di varia fattura e dimensione.
E, una parte, può essere usata per gli scopi più diversi, come la generazione di corrente elettrica. L’acqua “serve” ad un genere vivente, che dipende da essa e che, per questo, non esita ad ingegnarsi al massimo livello, pur di poterla avere sempre ed in abbondanza.
Quanti “luoghi comuni (interpreti)” fanno parte di questo racconto?