Ma... che te ridi?
Ricordi il venerabile Jorge de’ “Il nome della rosa”? Ecco. Al limite, daje a ride…, che ha un significato del tutto diverso dal ridere così per “partito preso”. Perché devi ridere per forza? Per piacere? Per piacere! Al “tuo” capo piace che tutti i dipendenti ridano alle sue battute? E sti cazzi! Perché, nelle cerimonie pubbliche, se la “carica di turno” fa una battuta… tutto ridono, manco fossero Ridolini?
Un momento:
Ridolini era colui che “faceva ridere”.
Non era il pubblico. Ecco che è il “Presidente” designato a “far ridere”. Mentre il pubblico si auto delimita ad annuire, consentire, conseguire, affluire e defluire ordinatamente. Sigh! E se qualcuno dissente? Bè, che ci stanno a fare le cosiddette “forze dell’ordine”. No?
Questa è la “democrazia”.
Cosa ci vuoi fare. Niente. Perché altrimenti ti becchi le botte, lessanzioni, il carcere e la “tua” viene vita rovinata per sempre. Come può uno schiavo finire dalla padella nella brace?
Sopravvivendo. Dove? Nella “democrazia”. Che altro!
In ogni altro luogo comune sarebbe oltremodo evidente: spiccherebbe proprio. Pensa allo “Inferno”, coi demoni armati di forcone che ti punzecchiano per l’eternità. Mentre, (qua, così) nell’AntiSistema… è tutta un’altra classe:
laddove sempre loro vestono altri panni e Tu sei “tu”, proprio come all’Inferno o “a quel paese”.
Anzi, allo “Inferno” perlomeno è chiaro perchè sconti la “pena”. Te lo dicono e devi soffrire per ciò. Mentre nell’AntiSistema, figurati…
Il “cubo è sempre il cubo”, anche se lo rovesci.
Fusaro docet.
Sì; anche il cerchio!