“La morale è sempre quella: fai merenda con Girella”…
Certo. Dunque…
“Il modello è sempre quello: canta e (de)canta il ritornello”.
Se una denuncia (de)cade nel vuoto, perché il disinnesco agisce d’(in)canto, allora… quella stessa denuncia si trasforma nel suo opposto, ossia:
diventa pubblicità.
Olio di palma, Greenpeace e Wwf danno ragione alla Nutella.
Quello usato dalla Ferrero è un olio "green", cioè non è responsabile della deforestazione del pianeta.
Ségolène Royal ha chiesto scusa per aver invitato a non comprare più la Nutella.
Il "caso", dunque, sembrava chiuso. In realtà si aggiunge un nuovo capitolo molto interessante. A dare ragione alla Ferrero c'è anche Greenpeace.
"Ferrero, il produttore della Nutella, è uno dei gruppi più all’avanguardia in termini di sostenibilità per quanto riguarda l’approvvigionamento di olio di palma". Un riconoscimento di estrema importanza che dà ragione a quanto dichiarato dall'azienda in risposta al ministro francese.
Sul proprio sito "Greenpeace International", il gruppo ambientalista dedica un intervento al tema della deforestazione legata al consumo dell’olio di palma (uno dei componenti della Nutella), e sottolinea che da questo punto di vista Ferrero è una delle compagnie mondiali che più si è impegnata per trovare soluzioni ecologiche:
"Per andare incontro alle richieste dei suoi consumatori - scrive Greenpeace - Ferrero è stata una delle prime società ad annunciare una policy interna per cessare l’utilizzo di olio di palma derivante da deforestazione".
Greenpeace rileva anche che l’olio di palma non viene utilizzato solo per la Nutella, ma per una serie infinita di altri prodotti, dai saponi ai dentifrici, dalle patatine fritte al biodiesel, e che sono in corso programmi per ottenerlo senza ricorrere necessariamente alla deforestazione.
Ma a dar ragione alla Ferrero c'è anche il Wwf.
La dottoressa Eva Alessi, responsabile sostenibilità del Wwf, promuove a pieni voti l'azienda che dal 1° gennaio di quest’anno utilizza esclusivamente olio di palma certificato al 100%:
"È l’unica certificazione esistente che assicura che le palme vengano coltivate solo in certe aree, per esempio campi già destinati all’agricoltura, senza intaccare le foreste, e che l’irrigazione venga fatta in modo sostenibile e consapevole, senza un utilizzo sconsiderato di pesticidi.
L’Rspo tutela non solo l’habitat naturale e le specie animali ma anche le comunità locali che spesso vengono sfruttate dalle multinazionali per la produzione".
Link
- è l’unica certificazione esistente che assicura (ossia, non c’è alternativa)
- senza un utilizzo sconsiderato di pesticidi…
Davvero?
Dal 13 dicembre dello scorso anno, una legge europea impone alle aziende di dichiarare in etichetta questo ingrediente la cui presenza, per anni, è stata occultata dietro la generica dicitura di “grassi vegetali”…
Da quanto emerso nella puntata di Report, infatti, molte aziende che si dotano della certificazione Rspo (Roundtable on Sustainable Palm Oil), in realtà di sostenibile hanno ben poco:
la Bumitana Agri, ad esempio, nelle proprie piantagioni fa largo utilizzo di pesticidi e prodotti chimici targati Syngenta.
E la stessa Syngenta compare tra i membri della tavola rotonda sull’olio sostenibile…
Link
Il (ri)tornello è sempre quello, così come la “morale”:
- la cui presenza, per anni, è stata occultata
- molte aziende che si dotano della certificazione Rspo… in realtà di sostenibile hanno ben poco (se non la continuazione del proprio business)
- la stessa Syngenta compare tra i membri della tavola rotonda sull’olio sostenibile…
Ok?