- atto del pensiero formazione di una “idea”
- atto del fare fissaggio sulla “pellicola”
Una illuminazione o intuizione.
I film allora diventano i veicoli per la diffusione di idee “radice”, di archetipi; queste idee sono mescolate al resto della trama, divenendo quasi invisibili. Per coglierle occorre non solo assistere alla visione del prodotto cinematografico bensì occorre la “diretta partecipazione”, anche se possono lavorare nei nostri inconsci in maniera automatica, allo stesso modo dei messaggi subliminali contenuti nella pubblicità.
Cosa intendo per “diretta partecipazione”? Non certo fare parte del cast della produzione! Intendo semplicemente una partecipazione attiva attraverso la predisposizione d’animo proattiva, ossia “presente” a se stessa. Il cliché della famiglia che si “accumula”, si impila sulle comode poltrone delle moderne multisale con un chilogrammo di popcorn a testa e svariati maxi bicchieri di bibite gassate, non è di certo l’idea di base alla quale mi riferisco.
Voglio alludere al fatto che le rappresentazioni cinematografiche (buona parte) contengono dei messaggi che esulano dal potere oscurante che si dirama dalla totalità dell’Antisistema: una breccia? Secondo me, si! L’intento ultimo della forza Antisistemica è di “bloccare” l’uomo nei piani densi della Creazione, di opporre resistenza. Perché? Per scopi di autodifesa e per antica “programmazione” e “funzione”.
Non mi riferisco alle sole produzioni più evidenti, ai cosiddetti Kolossal, come Matrix, Avatar, etc. ma anche e più specificatamente alla pressoché totale produzione cinematografica globale. Anche un film comico? Certo! In ogni ambito della Creazione…
Ad esempio nel film “Australia”, che comico lo è solo in alcune parti per esigenza di copione, è evidentemente chiaro lo scopo “intimo” della guerra: condurre verso l’unione delle genti, aprire i Cuori. Ed il tema del "diverso" che viene spazzato via proprio dalla guerra?
È lampante! Può essere criticato? Ma certo che si; perché l’uomo è ancora al di là del raggiungere un comune sentire. È ancora talmente frammentato da mettere in discussione il tutto ed il contrario di tutto, proprio come faccio io attraverso questo Blog. Il processo di “discussione” è una ricchezza in ambito di prigionia o di “addestramento” e rappresenta lo stato della “fiamma” che arde in ognuna delle nostre essenze. Non tanto la speranza quanto l’evidenza che siamo molto di più di quello che può sembrare persino a noi stessi.
Attraverso l’osservazione "polarizzata" di un film, ossia la visione libera da preconcetti, è possibile giungere al cospetto, "bagnarsi" dell’idea fondamentale che l’autore o gli autori volevano trasmettere: questa “idea” è una particella “nobile” del libero pensare perché è nata in un momento di estrema riflessione o di intuizione del costrutto o insieme umano. Tutto ciò che gli viene "ricamato addosso", nell’infrastruttura dell’ora e mezza di “spettacolo”, è “rumore di fondo” opportunamente da filtrare.
La pellicola contiene un messaggio importante.
È come se il cervello biologico potesse fare affidamento su una nuova mappatura, su una nuova “carta geografica” memorizzata nei banchi della memoria individuale; una memoria indotta e collegata a quella più grande collettiva.
Il processo creativo umano che è alla base dei film è inossidabile, sempre presente, nobile e originale.
La critica lasciamola perdere, cogliamo l’attimo…
Ecco un esempio da non imitare; in questo caso applicato allo splendido film Happy Feet:
“In America il film è stato duramente criticato da alcuni esponenti del Partito Repubblicano. Il conduttore TV Neil Cavuto, noto polemista e conservatore, sostiene che nel film, oltre al palese messaggio ecologista, ci sia un messaggio subliminale (per i bambini) addirittura neppure troppo nascosto (per gli adulti) al comunismo, all'integrazione degli immigrati (il diverso) e ad altre ideologie tipiche della politica di sinistra (collaborazione e condivisione)”.
Fonte: Wikipedia
Ci sarà sempre qualcuno che critica perché è previsto nelle logiche della “biodiversità” (e l’Antisistema non fa eccezione. L’Antisistema stesso è una “critica” da superare, da digerire attraverso la sua fagocitazione e trasmutazione dentro di noi. Fuori da noi l’Antisistema è solo opportuno al fine di fornire la spinta per andare oltre. In questo piano dimensionale “Esso” è un Re che si avvale delle nostre paure, capace di metterle ben in evidenza ad ogni istante).
In Happy Feet c’è molto di più di questo spazio osservato dalla “critica”… E comunque è quello che rimane nella nostra “profondità” ciò che conta, oltre ai messaggi subliminali e a qualunque tecnica di manipolazione delle immagini: è una tappa del nostro risveglio e passa anche da queste “latitudini”.