Si scrive così? Boh.
Ci sono svariati “traduttori italo-napoletano” ed ognuno, come al solito (qua, così), s’esprime in maniera diversa. Babele docet. Diciamo che tra “romano, napoletano e pugliese, milanese, toscano e siciliano, sardo e piemontese, etc. etc. etc.” non c’è che da divertirsi, tra suoni caratteristici e leggerezza di spirito, evitando accuratamente di ricordare che i “dialetti” furono gli idiomi sviluppati sul posto dalla popolazione sfruttata ed estremamente “caricaturale”. La verità sotto agli occhi.
Anzi, parlata ma non + compresa! Senza... presa.
Il dialetto è ricolmo di storia tipica del luogo. Per ciò in “Italia” è pieno, essendo tutto fitto di paesini, tradizioni, usi e costumi tipici, come la relativa “cucina”. Motivo per cui il “Bel” Paese è molto “ricercato” dai poteri internazionali, primo su tutti gli “Usa” = gli attuali detentori dell’asset italico. E, a con-seguire, la lobotomizzata… “Uè!” = il “ripetitore”, il riflesso della riva opposta oceanica:
la l’oro.
Or dunque, nella stralunata “Italia” va sempre di moda l’auto s-vendita di Sé, oramai ridotto al rango di “sé”. Da Mr. President in poi, tutto “puzza”. E questa è la n-orma (qua, così):
alla faccia del potenziale!
Allora, vediamo assieme i “fatti del giorno” che auto caratterizzano tale “pezzo di terra”, non importa se si tratta di “resto del mondo”, perché… “tutto è paese” laddove “tutte le strade portano a ‘Roma’”.