Per questo, ad un certo punto (= quando tocchi “terra”, sfracellandoti) allora “muori”.
Chi ti ha “buttato giù o dentro” a tutto questo? “Bah. Boh”.
Magari hai fatto tutto da solo:
da “te”, però.
Come un organismo comandato da grande distanza… Da remoto, in leva, wireless. Da “Dio”? In un certo senso, sì, non visto che “Dio” è qualcuno o al limite qualcosa, ma di certo non quello a cui tendi a ripensare usualmente.
Inoltre, “Dio” è informazione.
È “dato” ambientale: una preziosa risorsa o l'indicazione sostanziale che ti permette, se auto decodificando ad hoc, di auto realizzare proprio la f-orma del “tutto” (la sostanza della situazione d’assieme in cui “sei” precipitato o caduto dentro sin prima che “da piccolo”).
Quando ri-assumi qualcosa, pretendendo di avere “capito”, stai e-seguendo una routine che per certi versi è incerta (come quei “pensieri non pensati” captati da Bion, in quanto però a sovrastruttura - alla Claude Lévi-Strauss, per intenderci - e non per quanto concerne il contenuto), mentre per altri rimane pressoché sia certa che “certa”.
Ovvero, è “certa” dal punto preso in esame dal singolo “aspirante” (che s’illude di avere “capito”) ed è certa dal punto di sospensione (che non esiste ma c’è) di cosa (chi) se ne “Fa…” realmente-sostanzialmente qualcosa (al solito, il decidere Vs scegliere costantemente fra… illudendosi di aver così or dunque deciso).
Troppo astratto, complicato, difficile, de-scritto male e che dunque “non si capisce”?