La Rivoluzione
di
Bolivian Dundee…
Con la meta che si stagliava all’orizzonte: il tabaccaio, in fondo alla via. Come se scrutasse l’orizzonte su una nave intenta a solcare l’oceano. Come Colombo o chi per esso. In giro non c’era un’anima. Neanche un animale. Qualche veicolo. La mareggiata comportava questa situazione, allontanando dallo stare all’aperto. Riscaldando ambienti. Paventando gli ordini del giorno dopo. Temendo per ciò che si stava rimandando ed accumulando. Finendo per naufragare anche senza uscire di casa. Con finestre e tetti che osservavano al posto di chi vi ci abitava, riflettendo. Può, una storia, non avere senso? Il nulla è fattibile? Come l’incanto o un sogno senza risveglio. Aveva l’ombrello che scioperava al contrario, facendo passare piccole gocce che ricamavano appena oltre al capo, sull’abito che minacciava di cambiar colore, oltre che pesantezza. L’umido s’annidava in risvolti pianificando il terreno. Non sembrava possibile parlare con nessuno, perché nessuno aveva deciso di essere lì in quel momento. Dundee era solo. Dunque, parlava con chi? Stava dialogando. Di questo ne era sicuro. In quel mentre poteva anche decidere di essere l’ultimo rappresentante del suo genere in terra. Chi poteva opporsi?