Uno dei frattali minori, che dimostrano tutto ciò, è rappresentato dalle tecniche per il recupero della vista “perduta”; da quel nitido vedere che, molti di noi, credono di non poter più rivivere perché una intera classe di medici ottici lo ha “previsto”. Anche in questo caso c’è molto da dire e soprattutto da fare. Ecco cosa recita la citazione iniziale della pregevole opera di David De Angelis “Come sono guarito dalla miopia, senza occhiali, lenti a contatto e chirurgia”:
“Dedico questo libro a coloro che mediante la loro fede e la loro perseveranza riusciranno a migliorare e risolvere completamente i loro difetti di refrazione. Uomini e donne che con il loro personale esempio e testimonianza affrancheranno le future generazioni dall’utilizzo degli occhiali, lenti a contatto e altre pratiche mediche che, finalmente, verranno viste come artificiosi e barbari rimedi…”.
“Nessuna grande idea radicale può sopravvivere, a meno che non s’incarni in individui le cui Vite sono il messaggio stesso”, Erich Fromm
“Una nuova verità scientifica non trionfa perché i suoi oppositori si convincono e vedono la luce, quanto piuttosto perché alla fine muoiono, e nasce una nuova generazione a cui i nuovi concetti diventano familiari”, Max Planck
“Anche chi è legato a una sola spiegazione può riuscire ad ampliare la propria visione delle cose esaminandole da un diverso punto di vista”, Michael J.A.Howe
“Se i difetti di refrazione possono essere provocati, dovrebbe essere prevedibile il loro sviluppo o addirittura curarli”, Grosvenor e Flom
La concezione dell’occhio è ferma alle intuizioni di Keplero nel 1600. È questo aspetto della verità che si è andato affermando, ossia una verità basata su studi eseguiti su un occhio “congelato”, come una macchina fotografica a fuoco fisso. Una vera e propria bestialità concettuale se mi permettete. L’occhio si “accomoda”, è vivo, interattivo con la tipologia di Vita alla quale siamo sottoposti. Le malattie relative alle disfunzioni visive sono, ancora una volta, seguite esclusivamente secondo l’osservazione della sintomatologia, ossia che una persona “non ci vede bene”. Le cause sono un qualcosa di lontano, sfuggevole, assolute ed insondabili. Non si tenta nemmeno di comprenderle. A cosa ci si limita? A prescrivere l’utilizzo di lenti correttive. Ci si limita a seguire il percorso a senso unico della vista che cala verso il proprio tramonto. Con la chirurgia, dopo qualche anno, avremo ancora la ricaduta nel medesimo problema. Questa modalità è sempre la stessa; quella di mantenere il genere umano in una sorta di esistenza monitorata, di controllarlo da tutti i punti di vista. Esattamente come di un maiale, del quale “non si butta niente”, anche dell’uomo l’Antisistema fa la stessa cosa. Siamo mantenuti in uno stato di lenta “decomposizione” non naturale. Perchè? Perchè siamo importanti per scrivere sul "libro" alternativo dell'Antisistema. Le malattie diventano allora “croniche”, irreversibili, a lunga e maturata decadenza, impregnanti lo spirito, impoverenti il “sistema” umano verso una fase di ospedalizzazione generale. Alla base di questa “tragedia” occulta c’è lo smarrimento del genere umano; c’è il fatto di percepire la Vita da un punto prospettico di disarmonia, dal punto delle proprie paure, timori, ansie, stress ancestrali. L’energia che ci tende la mano oggi, che è fuoriuscita da questo “punto” disarmonico dell’umanità intera, ha la capacità di provocare il sintomo perché è una causa indiretta. Ed il sintomo è quello che percepisce l’uomo come fonte dei propri guai; il sintomo è evidente perché porta sofferenza o perlomeno disagio. La causa è sotterrata, nascosta, non evidente e, l’uomo, troppo “pigro” per cercarla dentro di sé. Ciò che necessita impegno, oltre al lavoro, viene percepito come una “perdita di tempo”. Non a caso le persone cercano, dopo il lavoro, il divertimento e la rilassatezza. È un comportamento comprensibile ma tremendamente illusorio e mellifluo, perché non è stato lasciato nulla al caso: in quel momento di relax subentra la televisione! Scriverò ancora prendendo come spunto il prezioso libro di De Angelis. Per ora non intendo dilungarmi oltre…
“È responsabilità di ogni individuo prendere coscienza che solo lui è in grado di motivarsi nel seguire un corretto e sano stile di Vita e che non basta una pillola (o un occhiale) a sollevarlo dalla malattia, in quanto il sintomo è solo la punta dell’iceberg dello squilibrio generatosi nell’organismo su uno o più livelli”.
David De Angelis “Come sono guarito dalla miopia”