Mentre “fuori” impazza la tempesta, costituita da “tutto quello in cui c®edi”, Tu puoi “Farne…” molto sinceramente a meno. E più togli e ti togli di mezzo, e meno aggiungi ed aumenti in tale assieme che si riflette nel Pil, da cui ricava nuova linfa per insistere. Allora, avendo tutto il “tempo” per Te, alias… dedicandoti a Te, hai anche il modo per accorgerti sempre più nitidamente:
essendo, ci sono.
Cioè, se prendo il non lineare (il “non capisco”) e lo rendo lineare = lo “Faccio…” ar-rendere. Motivo per cui, finalmente “capisci”, dopo che hai “sentito”. Fermandoti, fermi tutto. Anche il “tempo”, ch’è come una corrente ufficiale da percorrere perché non sembra essercene altre e, invece, non è vero. Ecco:
non è vero, al solito, significa menzogna, falsità e dunque dubbio oppure “certezza”.
È, insomma, la relatività: qualcosa che indica una direzione di sospinta, però.
Alias, ancora prima di essere tale menzogna è, e rimane, verità.
Ergo, la falsità è verità, perché è solo che vero. Cosa? Che qualcosa ragiona in un certo modo che poi va a trasformarsi in menzogna, perché è una decisione altrui che ti può anche far credere a qualsiasi tipo di costrutto artificiale. Mentre rimane sempre vero che ti sta mentendo. Anzi, è sempre vera qualsiasi azione, nonostante comporti menzogna. Se questo sembra poco, bè… è perché non ci sei, sostanzialmente.