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venerdì 23 dicembre 2011

Dal tramonto all'alba.




Una macchina è ‘pensante’? Dipende da cosa intendiamo per ‘pensante’ e, dunque, per ‘pensiero’.

Se per ‘pensiero’ intendiamo una elaborazione che nasce da noi, allora la macchina è pensante, perché esegue delle istruzioni codificate interne. A questo punto, si aprono due scenari:
  1. se il pensiero è una elaborazione interna e si ‘limita’ ad una esecuzione di programmi
  2. se il pensiero è una elaborazione interna che va ‘oltre’ alla semplice esecuzione di programmi.
Le macchine attuali, conosciute, si condensano nel punto 1. Mi chiedo: ‘è pensiero, quella elaborazione di istruzione programmate?’ Una macchina senza programmi è come ‘vuota’, senza coscienza. Una macchina con programmi è ‘senziente’, ma nel limite della ‘libertà’ prevista dai programmi stessi.

Manca ‘qualcosa’ in quel costrutto.

Passiamo, ora, alla possibilità che il pensiero possa essere un flusso 'ispirante' che giunge dall’esterno. Le macchine attuali non sarebbero in grado di percepirlo, per cui il loro livello risulterebbe esattamente com’è quello dei moderni elaboratori elettronici: logico e strettamente attenentesi alla programmazione.

Ma siamo così sicuri che le macchine non siano in grado di sintonizzarsi sul flusso esterno di ‘pensiero’?

Diciamo che, nel loro caso, il flusso esterno, coincide con quello umano che le ha programmate. Per cui il respiro del loro Creatore umano le influenza e le ha influenzate da sempre.

Il loro livello di coscienza è pressochè vicino a zero, proprio come quello dei primi organismi apparsi sulla Terra o come quello dei primi ominidi precedenti all’intervento alieno.

Frattalmente, l’umanità ha dato alla luce la stessa versione della sua storia, ma in ‘scala’. Non accorgersi di questo fatto è perlomeno ‘strano’, proprio come se fossimo in preda di un velo che obnubila la capacità percettiva.

Le macchine sono fredde, logiche, disciplinate, strutturate, razionali… ma limitate alla programmazione ricevuta. Esistono anche macchine più 'evolute', in grado di imparare dai propri errori o dalle strategie di umani che s’interfacciano, giocando con esse. 

L’evoluzione corre sul filo d’ogni prospettiva della Creazione. 

Nulla è escluso, essendo un imprinting nativo, una forza d’inerzia che spinge senza fine di continuità. È come il vento che in alcuni luoghi della Terra non smette mai di soffiare. Che cos’è il vento, se non un movimento invisibile che si manifesta attraverso degli 'effetti' sulla fisicità delle 3d? Da cosa nasce il vento?

Se il flusso di pensiero esterno determinasse addirittura uno spostamento d’aria?

Il biologo britannico Rupert Sheldrake ritiene che i sistemi siano regolati non solo dalle ‘leggi’ conosciute dalla scienza, ma anche da campi da lui definiti morfogenetici, introducendo la nozione di causazione strutturale o formativa. 

In base alla sua teoria, quando emersero per la prima volta, le molecole di proteine avrebbero potuto ordinarsi in un numero qualsiasi di modelli strutturali: non esistono, infatti, leggi conosciute che implichino la produzione di una sola di queste forme. Tuttavia quando un numero bastevole di molecole assume una determinata configurazione, tutte le molecole successive, anche in tempi e spazi diversi, acquisiscono la medesima forma. Una volta in cui una molecola si organizza in un pattern, esso sembra influire sui patterns simili.
 
Inoltre questi campi emersero come novità creative della natura, ma in seguito diventarono abitudini cosmiche in grado di agire su elementi inanimati ed animati
 
In tale contesto, le cosiddette forme-pensiero sarebbero in grado di fungere da calamita verso altre forme-pensiero simili, attirando persone con caratteristiche analoghe…
Link

Se il flusso di pensiero esterno lo ‘respiriamo’, da chi proviene? Osservando le macchine, nate da noi, esse vengono comandate da un flusso esterno informativo, che le ha programmate, e che può in qualsiasi momento modificare gli algoritmi, per cui ‘è così’, analogamente e su scale diverse, anche per l’essere umano

È una legge all’opera e non solo una nicchia della possibilità.

Le entità parassite si alimentano di quello che produciamo per loro a livello inconscio: paura. Le abbiamo attirate verso di noi emanando ‘forme pensiero simili’. Come dei ‘rapaci’ hanno ‘fiutato la possibilità’, ci hanno localizzato e ‘avvolti’. Stiamo parlando di un’altra forma d’esistenza.

La loro esistenza è messa in risalto dagli effetti che si generano attorno a noi: da questo Mondo perlomeno ‘strano’.

Ma quello che si genera attorno a noi, deriva dal nostro Mondo interno, per cui le entità parassite ci hanno prima conquistati dentro, a livello d’inconscio, perché, in realtà, esse sono una nostra parte, che abbiamo rifiutato quando l’abbiamo giudicata troppo ‘oscura’ per essere degna di stare 'in noi'

Questa scissione o distacco, è ancora rappresentata dalla capacità cellulare di ‘divisione’.

Quello che non si esprime si imprime.

La mela tagliata in due di Platone: il ‘complementare’.

Oltre alla dualità c’è la complementarietà. 

Il Natale, prossimo venturo, è una ‘parte’ dell’intero. La verità è ancora contenuta per via della legge frattale e olografica, tuttavia è manchevole del flusso più profondo, del significato nativo, della sua funzione simbolo o archetipica legata alla ‘luce’. 

Senza entrare nel particolare, il Natale moderno occidentale è rappresentato, vestito, dei colori della Coca Cola. Il simpatico ‘omone’ barbuto e corpulento, vestito di rosso, è una sorta di ‘usurpatore’ del ruolo ‘sciamanico’ e dello spirito elementale di cui è solo un pallido ricordo.

Eppure di 'ricordo' si può ancora parlare...

Il consumismo e la speculazione natalizia fanno a pugni con il ‘senso’ della rimanenza dei giorni dell’anno, con la tendenza abituale alla lamentela:

dalle ciliegie vendute a 30 euro al chilo alle albicocche che arrivano a 20 euro al chilo, fino alle pesche offerte a 15 euro al chilo, è lunga la lista dei prodotti con i prezzi schizzati alle stelle con l'arrivo del Natale. E' quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti dal quale si evidenzia che nonostante la crisi sono in molti ad acquistare prodotti non di stagione che pesano sulle tasche…
Link

Natale è 'abbondanza', ma noi che 'cosa' siamo diventati?

È altrettanto paradossale che Babbo Natale, dio dei tempi moderni, sia nato - in un certo senso e vedremo in quali condizioni - da un santo cristiano. Stupefacente ribaltamento della storia, poiché all’alba del cristianesimo tante divinità pagane furono trasformate in santi
 
E non è meno paradossale che il simpatico personaggio di Natale sia stato l’oggetto di così pochi studi
 
Certo, a partire dalla seconda guerra mondiale, il brav’uomo bianco e rosso si è conquistato un posto importante, ma non è forse una magnifica sintesi di una stirpe antidiluviana di dèi-uomini sciamani?
 
Ma a dire il vero, credere o non credere, è davvero questo il punto? Senza anticipare troppo, diciamo soltanto che questo mito ci mette in comunicazione con l’ordine naturale del mondo, con l’armonia ecologica del multiverso. È il sogno - impossibile? - di una gioia perenne

Ma è comunque un sogno, e in questo senso, ci lasceremo invadere da esso, senza porci il problema di credere o meno…
 
Il sogno è fantasma, ma non è menzogna...
 
Si possono ricondurre le funzioni di Babbo Natale a quattro dimensioni che ci fanno risalire sempre più indietro nel tempo ma che sono tuttavia destinate a sovrapporsi:
  1. distributore di regali: oggi per i comuni mortali è la funzione primaria di Babbo Natale (la dimensione moderna del mito);
  2. giustiziere: rende giustizia ricompensando i meritevoli e punendo i colpevoli (dimensione medievale);
  3. aiuto per superare il solstizio. Permette di passare (inizia) da un ciclo a un altro nella gioia (Antichità);
  4. sciamano (preistoria).
In aggiunta a queste funzioni, è anche Re, come lo era Odino-Wotan. In altre parole, getta un ponte tra i mondi e tra gli esseri

Sappiamo che regna su un popolo di assistenti (elfi, folletti, fate) nel suo regno. E il colore del suo mantello traduce la dimensione della regalità…
La vera storia di Babbo Natale - Arnaud d’Apremont

In questo pregevole libro si descrive anche il colore rosso, dell’attuale forma di Babbo Natale, come funzionale ed altamente significativo. Io lo vedo meglio colorato di verde, ma tonalità del colore a parte, il suo simbolo è legato alla luce ed alla rinascita continua, al ciclo che caratterizza ogni ambito della Creazione

Ciclo che, frattalmente, troviamo insito nella struttura più profonda della Natura energetica del tutto. Il ciclo prevede il magnetismo per ‘essere’.

Tramite il magnetismo possiamo agganciare, per risonanza, gli ‘altri’.

Questa verità è attiva ad ogni livello della possibilità esistenziale e sino a quando la ‘bassa’ consapevolezza assumerà la funzione educativa della paura per la sola polarità terrorizzante, da rifuggire senza senso, allora il nostro magnetismo sarà come sangue che attirerà predatori parassitari.

Conoscendo Noi Stessi smetteremo di avere paura e di temere per la nostra ‘fine’. Allora inizieremo ad emettere forme pensiero che magneticamente sostituiranno quelle vecchie, basate sul meccanismo della sopravvivenza per adattamento.

Allora conosceremo ‘qualcosa di diametralmente diverso’: un nuovo Mondo.

Ancora questo, ma in un altro ‘luogo’. Ancora ‘qua’, ma altrove…

L’ispirazione esterna diverrà una fonte interna ‘nativa’.

Serene ed equilibrate feste a tutti noi.

Davide Nebuloni/SacroProfanoSacro 2011
Prospettivavita@gmail.com

 

venerdì 24 dicembre 2010

Tristezza sottile natalizia e luce nascente.





Cosa ne è stato dello Spirito del Natale? È forse finito dentro ad una lattina della Coca Cola? Lo dovremmo ordinare tramite una lettera o una e-mail indirizzata a Babbo Natale che risiede al Polo Nord? È possibile comprarlo o affittarlo? Si può pregare o invocarlo andando a Messa? E se lo comprassimo su E-Bay? Accetteranno la carta di credito? Forse è meglio attendere i saldi, per risparmiare. Lo possiamo osservare scrutando il cielo o visitandolo in sogno?

Naa. Non sappiamo, in realtà, nemmeno di cosa si tratti, non sapendo cosa sia l'Amore incondizionato, quel sentimento che solo intuiamo lontanamente quando abbracciamo i nostri figli senza desiderio di possesso della loro esistenza.

Ormai le tradizioni narrano di feste e festeggiamenti. Di alberi luminosi strappati alla Terra o di plastica con luci in fibre ottiche. Di regali immancabili e di un “sano” consumismo. 

E poi c’è la “solita storia”, avete presente? Quella di Gesù bambino che si interseca con il mito di Babbo Natale

Ma non sono due cose differenti? Cosa c’entrano l’una con l’altra? Sigh. Le idee sono perlomeno confuse. Ma come? Non dovremmo conoscere a menadito la storia della nostra “cultura”?

Sorry. Forse è solo un problema mio! 

Quest’anno non faccio nemmeno lo sforzo di cercare nella sfera magica di Internet come stiano le cose. Riordinare le idee alla vigilia di Natale, nutrendosi di quello che impone la storia, non è più per me una via praticabile: la trovo troppo comoda e frettolosa, come il vivere di agi e d'ozio. Ma non rimarrò "fermo". Agirò cercando in altra maniera, magari anche... Improvvisando, rovistando dentro di me. Voglio "farina del mio sacco"...

Nel grande stravolgimento degli eventi che c’è certamente stato, ognuno di noi è ancora oggi in una condizione sottosopra, proprio come se fosse passata una grande onda.
Quest’anno seguirò “moti interni” solo incoraggiati dall’aiuto di una prospettiva rispettosa e, forse, diversa degli eventi raccontati. Quest’anno mi nutrirò di simboli o di archetipi minormente strombazzati dalle… Abitudini, piuttosto che dalle antiche tradizioni.

"I simboli divini che, di quando in quando, furono donati all’umanità, parlano a quell’insieme di verità che è depositato nel nostro cuore, risvegliando la nostra coscienza a delle idee divine che sono fuori della portata delle parole. Perciò il simbolismo, che ha giocato un ruolo di principale importanza nella passata evoluzione, è ancora una necessità centrale per il nostro sviluppo spirituale, se ne consiglia quindi lo studio, fatto tramite il nostro intelletto ed il nostro cuore" Max Heindel

Ecco la mia unica riflessione, incoraggiata dall’apporto della “ricerca intuitiva”:

Da secoli si ripete questa storia senza capirla, perché il simbolismo universale è andato perso. Per esempio Giuseppe e Maria sono due simboli della vita interiore: il padre Giuseppe è l’intelletto, lo spirito dell’uomo, il principio maschile; la madre Maria è il cuore, l’anima, il principio femminile. Quando il cuore e l’anima sono purificati lo Spirito Santo (l’Anima Universale) sotto forma di fuoco (amore divino) viene a fecondare l’anima ed il cuore dell’essere umano e nasce il figlio. La stalla e la mangiatoia rappresentano le povertà dell’anima e le difficoltà che l’uomo incontra per raggiungere la spiritualità. E che cos’è la stella? È l’uomo stesso. Un pentagramma vivente che deve esistere in duplice forma (ciò che è in alto è come in basso e ciò che è in basso è come ciò che è in alto). Quando l’uomo ha sviluppato in pienezza le cinque virtù (amore, saggezza, verità, giustizia, bontà) un altro pentagramma (la stella luminosa) lo rappresenta sui piani sottili. Quella stella che brillava sopra la stalla rappresenta appunto la luce cristica che ogni essere può far brillare dentro di sé. Anche i grandi capi religiosi (Melchiorre, Baldassarre e Gaspare) sentono che non sono ancora giunti a quel grado di spiritualità che credevano, per cui vanno ad apprendere, ad inchinarsi ed a portare in dono oro, incenso e mirra: l’oro significava che Gesù era re (il colore giallo è il simbolo della saggezza), l’incenso significava che era un sacerdote (l’incenso rappresenta il campo religioso, il cuore e l’amore), la mirra il simbolo dell’immortalità (ci si serviva della mirra per imbalsamare i corpi e per preservarli dalla decomposizione). I Re Magi hanno quindi portato dei doni che hanno un legame con i tre mondi: pensiero, sentimento e corpo fisico. In quella stalla vi erano solo il bue e l’asinello. Perché? La stalla rappresenta il corpo fisico ed il bue, come il toro, anticamente è stato sempre considerato come il principio generativo (in Egitto, per esempio, il bue Apis era il simbolo della fertilità e della fecondità). L’asino, invece, rappresenta la personalità (la natura inferiore dell’uomo). Questi due animali erano là per servire Gesù. Quando l’uomo comincia a compiere su di sé un lavoro per la sua evoluzione, entra in conflitto con la sua personalità e con la sua sensualità. 

L’iniziato è appunto colui che è riuscito a dominare queste due energie ed a metterle a suo servizio, ma non le reprime in quanto sono energie straordinariamente utili se messe all’opera sotto il giusto controllo

Il Natale dunque ci ricorda che il significato dell’esistenza umana è quello di risvegliare il sé inferiore al cospetto dell’anima e ciò avviene, all’inizio, mediante l’arte di vivere. Questo è un processo che comporta prove ed errori (spesso attraverso l’esperienza della sofferenza come illusione che infine conduce verso la verità immanente). Ciò è ottenuto gradualmente tramite un riorientamento dei desideri e, in una fase successiva, l’identificazione con il sé superiore. Sono molti gli individui che consapevolmente orientano la propria vita verso le finalità più alte: alcuni si stanno preparando, altri stanno già operando per raggiungere queste finalità. Sono individui che si sintonizzano sempre più con la propria anima e si allontanano da una realtà personale ed egoistica.
Da Il significato esoterico del Natale 

Cerco degli spunti nelle citazioni  con le quali vado ad incocciare, non per caso ma per necessità (non sottovalutiamo questo aspetto cardine):
  • "Non c'è niente di più triste nel mondo che svegliarsi il giorno di Natale e non essere un bambino" Erma Bombeck (1927-1996), umorista americana
  • "Non è strano che a Natale qualcosa ti faccia rattristare tanto? Non so esattamente cosa ma è qualcosa a cui non dai molta importanza non avendolo provato in altri momenti" Kate Langley Bosher (1865-1932), scrittrice americana
  • "Il Natale, bambini, non è una data. E' uno stato d'animo" Mary Ellen Chase (1887-1973), maestra e scrittrice americana
  • "Onorerò il Natale nel mio cuore e cercherò di tenerlo con me tutto l'anno" Charles Dickens (1812-1870), scrittore inglese
  • "I ricordi di un Natale alla vecchia maniera sono difficili da dimenticare" Hugh Downs (1921), attore americano
La tristezza del giorno di Natale! È vero. C’è anche quell’aspetto, come se avessimo dimenticato qualcosa di bellissimo che succedeva tanto tempo prima. Il fatto di non essere più bambini è solo il frattale di questa tristezza: il post it. Anche i bambini barattano la loro tristezza coi regali, in questo sono ancora avvantaggiati sugli adulti. 

È un vero e proprio stato d’animo in Natale,  una vera e propria dimensione, una finestra su di un altro mondo, certo. 

Quello stato d’animo che riusciamo solo ad intuire ormai ma che, immancabilmente, ci colora un po’ d’amarezza perché non teniamo con noi il “giusto spirito” per tutto l’anno, per sempre, dialogando con l’interezza del nostro Sé e con il nostro Cuore. Tanto che i ricordi di un modo d’essere relativo alla “vecchia maniera” non ci lasciamo mai definitivamente, come il calore del Sole nonostante le nubi più pressanti.

Onoriamo la luce crescente del ciclo stagionale e quella luminosa dell’umanità.

* La splendida fotografia di apertura è stata presa da http://www.flickr.com/photos/jepsss/1258032880/

Davide Nebuloni / SacroProfanoSacro 2010 

 

martedì 22 dicembre 2009

Caro Babbo Natale ho lasciato i cani liberi.






Caro Babbo Natale ti scrivo questa letterina,  anzi questa e-mail, per chiederti di non portarmi niente quest’anno, anzi di non portarmi più doni per il resto della vita. Perché? Ti chiederai. Te lo spiego. Mi sono accorto che tu non sei il vero Babbo Natale. Il mio angelo custode me lo ha detto. Per la verità me lo dice da un bel po’ di tempo, ma… non gli volevo credere. Come potevo rinunciare all’ultimo modello di PSP? Quest’anno compio 42 anni, ormai sono grande. Si dice che da grandi perdiamo l’innocenza di quando si è bambini. Perdiamo il candore e lo spirito di essere felici. Perdiamo la visibile, per noi, compagnia dei nostri amici immaginari. Ed è vero. La solitudine cala senza remore da grandi. Semplicemente barattiamo queste sincere caratteristiche per la gioia effimera di un dono e, progressivamente, perdiamo noi stessi confondendo le emozioni. Il desiderio che ci anima e ci spinge verso la ricerca della felicità, in realtà ce la toglie, perché già la possediamo; nasciamo con la felicità già dentro di noi. E persino la felicità viene scambiata per altro nel regime delle abitudini. Caro Babbo Natale finto tu sei grasso e vestito di rosso e porti regali a tutti i “bimbi” del mondo. Sinceramente non ne fai una giusta. Ora lo comprendo. Non mi piace giudicare ma, lo devo a te, questo desiderio insano del “possedere”; tu mi hai dato talmente tanto che mi è entrato nel sangue. Tu mi hai fatto male. E io te l’ho permesso. Anzi ti ho aperto le porte del mio cuore, fidandomi di te. Babbo Natale vero non fa questo, non è questo. Tu sei solo un robot sempre più perfetto che incarna le mie debolezze. Per te non c’è più posto in casa mia. Stanne lontano e non ti azzardare a scaricare dolci “droghe” nella mia vita già troppo dolce di schifezze. E già che ci sei estendi il mio invito anche alla tua amica Befana. Da questo Natale, anzi da oggi, pregherò che il vero Spirito di Natale venga liberato dal luogo dove tutti noi lo abbiamo emarginato. Il vero Natale è verde perché è una creatura superiore del popolo della Natura, è uno Spirito buono che non porta veleno nella mente e nel cuore dei bambini, come fai invece tu. Esistono molte forme di dipendenza a questo mondo, ma la tua è forse la più subdola che possa esistere (oddio, è meglio non stilare una lista), perché agisce sulla morbida essenza spensierata dei bimbi che, con grandi occhioni speranzosi e pieni di gioia e curiosità, ti attendono dormendo il sonno del giusto. Il sovraccarico di doni comporta un eccesso biologico di felicità molto simile all’oblio procurato dalla droga dei grandi. Ed a questo stato magnifico e temporaneo non si riesce più a resistere e, dunque, lo si cercherà per sempre anche nella vita da grandi. Ma la connessione inconscia che si insatura è che la felicità dipenda da un regalo, anzi da una quantità sempre maggiore di regali. Ma i regali quando cresci non te li fa nessuno o quasi. Dunque dentro di te pensi di essere non meritevole e di non contare molto. Ti senti solo ed abbandonato perché non hai ricevuto nessun regalo o pochi regali. La nostra felicità, in questo modo, dipende da qualcosa che viene da fuori di noi. Babbo Natale finto, ti prego lasciami senza regali. Ora che sto capendo, che mi sto disintossicando, non tentarmi ancora con qualche diavoleria moderna alla quale, come ben sai, tengo molto. Sto tentando di liberarmi dallo zucchero che ci fanno assumere in tutti i modi possibili e che mi rovina in tutti i modi possibili. Intendo trasformarmi in una centrale di auto produzione zuccherina, del tutto auto sufficiente. Non mi servono forniture esterne. Non mi servono regali esterni. Trattieni le tue renne meccaniche, anzi vendile perché il "tagliando" costerà sempre di più. Ed il tagliando delle tue renne non è giusto che lo paghiamo tutti noi. Una volta chiedevi una firma con il sangue, ora con il dolce sapore dello zucchero. Hai cambiato aspetto ma ti riconosco ancora, ora che ho gli occhi un po’ più liberi di scorgere la tua ombra. Vorrei tanto che questa visione potesse essere ben visibile e pubblicizzata sul grande schermo della coscienza globale. Ma dipende solo dalla nostra forza di volontà. Quanto è dolce il Natale nei ricordi del passato, ma la vita dal 7 gennaio è sempre la solita, anzi… ancora amara. Per questo chiediamo dolcezza in abbondanza. Peccato che non è questa la dolcezza che farà cambiare il mondo, non è di questa “cosa” che abbiamo bisogno. Di cosa abbiamo bisogno non lo capisco nemmeno io, perché quando mi fermo a “sentire” in me: “cosa significa essere felici?” non lo capisco. Non mi sovviene nulla dal mio cuore. Non riesco nemmeno ad immaginarlo. Mi vengono solo in mente “rumori” confusi legati alla tua venuta, al fatto di avere o possedere qualcosa. Capisci? Non riesco più nemmeno ad immaginare, a sentire, cosa voglia dire essere felici, essere completi, presenti, bypassando il senso del possesso. La dolce droga che è entrata dentro di me da piccolo si è fissata anche nella biologia e richiede di essere continuamente rinnovata, pena una crisi esistenziale sempre più forte. Lo Spirito del Natale è uno stato proprio e naturale dell’essere, già insito in noi e solo “otturato”. La novità che ti annuncio per il prossimo anno nuovo è che ho deciso di correre il rischio di interrompere l’assunzione di dolce droga. Se starò male saprò che il motivo è solo quello e saprò che mi sto disintossicando. Ma in cuor mio so che non starò male più di come sto male adesso. Caro Babbo Natale finto anche tu, in fondo, mi hai fatto del bene schiacciandomi contro il pavimento con tutto il tuo dolce peso. E per questo ti ringrazio e ti voglio bene, ma… ti prego, non farti più vedere perché ho lasciato i cani liberi! 
P.S. Ah, scusa; metti meno zucchero bianco nel caffè! Ti fa male. Anzi non metterne proprio. Anzi non bere nemmeno caffè! Insomma cerca di dimagrire perché sono preoccupato per te…
P.P.S. Ora ho capito! Sono tutti quei biscotti ed il latte che la gente ti mette a disposizione nelle loro case… Fai una cosa Babbo Natale finto: stai a casa che ne va della tua salute. Staremmo tutti meglio, sai?

sabato 17 ottobre 2009

Perchè non hanno colorato anche Peter Pan di rosso?


Tutti i bambini del mondo “commerciale” attendono l’arrivo di Babbo Natale perché, per il loro mondo spensierato, significa l’arrivo di tanti giochi ed il culmine, insieme al compleanno, delle attenzioni di tutti verso la loro piccola/grande presenza. Oramai il mitico “omone” viene raffigurato e vestito ricordando il layout di una lattina di Coca Cola, anche se in origine vestiva con un mantello verde lungo fino ai piedi e ornato di pelliccia. Wow! Quando l’ho scoperto, qualche anno fa, è stato come rivivere lo shock della “rivelazione”, ad opera dei genitori, che Babbo Natale non esiste. Ma come? Vestiva di verde? Mah… Decisi di approfondire le mie informazioni sul grosso signore “colorato”. E scoprii che “studiare” Babbo Natale significava tornare alle origini dell’umanità. La tradizione lo riportava colorato di verde perché era un colore della natura, dei boschi e delle foreste che ricoprivano il globo migliaia di anni fa. Il mito si perde tra figure di elfi, gnomi, spiriti di natura ma, forse l’archetipo che meglio lo raffigura è la figura sottile dello sciamano, da sempre il ponte di collegamento tra dimensione fisica e “aerea”. La diffusione di questa figura è a carattere globale e non solo relativa al mondo “commerciale” made in “usaegetta”, pertanto si prestava molto bene a fungere da messaggero o testimonial pubblicitario. Con l’invasione dell’Europa del 1945 ( impariamo a chiamarla così, no? ) ad opera di USA ed URSS, le multinazionali americane ebbero terreno libero a 360 gradi per inradicarsi nella parte di territori conquistati, e di schiacciare con il loro enorme peso specifico persino le tradizioni ancora vegete in molti luoghi del vecchio continente. Giunsero così con i carri armati i prodotti perniciosi in linea con le tematiche dell’Antisistema. Questa linea di prodotti era stata studiata e concepita per “annullare dentro”, ossia con il solito criterio legato all’apparenza, al gusto, al sapore, alla fragilità dell’anima incarnata sotto forma umanoide. Un flash relativo allo stato attuale della società USA ci da immediatamente l’idea di cosa significhi, ad esempio, nutrirsi nella patria di Mac Donalds ( che attira i bimbi con i giocattoli, gli fa mangiare buonissimi prodotti zuccherati all’inverosimile che li rendono come dei vitelloni lascivi ). Dicevamo che Babbo Natale oggi è divenuto un marchio dedicato al consumismo più diffuso; non solo… alla fine del 1800 la Coca Cola era meglio conosciuta in campo farmacologico e veniva venduta come una sorta di medicinale iperattivante ( d'altronde nel nome non nasconde affatto la sua origine ed associazione di idee ). Quando si accorsero che era meglio venderla come bibita, dovettero aggirare l’ostacolo legato alla classificazione medicinale del prodotto. Come poterla vendere alle famiglie intere? Come poterla suggerire nei consigli per gli acquisti anche ai bambini ed a tutto il “parco buoi”? Serviva una idea e, presto fatto! Occorreva un testimonial d’eccezione già conosciuto e facilmente aggirabile… Babbo Natale. In questa maniera l’Antisistema iniziava a distruggere le vere radici che filtravano dai secoli, dalla cultura e dalle tradizioni di molti popoli, svuotando con il tempo il “segno” con il “sogno” di un bel giocattolo. Sminuendone e levigandone l’importanza, che manteneva il contatto con il mondo superiore della natura ( o con la “terra di mezzo” modello Signore degli anelli ) e con il mondo degli antichi ( che significava conoscenza andata quasi perduta ma ancora legata ad esili fili sopravissuti all’opera delle energie oscure ). Gli uomini che guadagnano approfittando di tutto ciò non sono colpevoli di nulla; le loro anime coraggiose si sono prestate ad interpretare “scomodi” ruoli. Quello che non deve mai mancare nel punto di osservazione vigile dell’essere incarnato è il punto di riflesso… ossia cosa significa che oggi nel mondo esistono modelli come la Coca Cola? Solo leggendo in questa maniera la realtà comprendiamo il significato degli eventi, delle mode, delle tendenze, di tutto. L’esistenza di questa bevanda irresistibile colora la debolezza delle persone. Non che la vita dovrebbe essere come quella prevista e raccontata dalla Chiesa più monacale, anzi; però la Coca Cola non rappresenta nulla nella scala evolutiva se non un mezzo per superare una certa empasse momentanea. Quando saremo in grado di provare la vera gioia, il vero amore… comprenderemo quanto quella bibita fosse amara e disgustosa al confronto. Insomma il Babbo Natale di oggi è un vettore pubblicitario ed il fantasma della vera essenza che rappresenta ( non a caso, forse, per questo è stato utilizzato per rappresentare il “fantasma/spirito del Natale presente” nella relativa opera di Charles Dickens ). Il 25 dicembre rappresenta una moltitudine di feste e ricorrenze fondamentali per l'umanità antica, mentre noi oggi festeggiamo in questa data la festa del consumismo mondiale. L’opera dell’Antisistema è totale, perfetta, ma da ogni punto di vista scintilla di una luce sinistra – basta solo avere occhi per notarne la duplice essenza biforcuta. Babbo Natale poi ci dicono anche che non esiste per chiudere il cerchio, e a dircelo sono le persona alle quali crediamo di più: mamma e papà! Ma per favore…
Facciamo così allora; raccontiamo ai nostri figli la vera storia di Babbo Natale ( la si trova in rete, basta cercarla ). Facciamo vedere loro come vestiva in origine. Confessiamo loro che l’omone esiste veramente ma non come ce lo rappresenta la tv… E soprattutto spieghiamo loro il significato vero, la simbologia, la connessione con il mondo elementale e con la tradizione passata… è un vero e proprio lavoro che i genitori devono prima fare su di loro dandosi la conoscenza poi, con il tempo e l’età più matura riversandola sui propri figli, secondo i ritmi e le attitudini personali… senza fretta.
La lettera a Babbo Natale non è una sciocchezza… i bimbi dovrebbero esprimere ben altri desideri.