Alla conta non manca niente?
Bè… “manca” chi l’ha ispirata. Perché, infatti, “ora” puoi rac-contare?
“Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità...”. A prescindere da chi ha pronunciato tale espressione, è fondamentale ricavarne il significato:
tutto è verità.
Ciò che comporta l’uso indiscriminato della “propaganda” in ogni epoca.
Forse, per te, la propaganda è la “pubblicità” commerciale via mass-media. Tuttavia, la propaganda è quel sottile lavaggio del cervello che, in ogni “campo”, colpisce senza ombra di dubbio eppure… lo devi comprovare, essendo regolamentato di volta in volta da leggi che tutelano il marchio di fabbrica (durante la “pace”), oppure che l’impongono per cause di forza maggiore (durante la “guerra”).
“ora”, da sempre, che cosa sai se non tutto ciò che “serve”.
In questo Bollettino si tratterà “alla SPS” di un argomento che mette d’accordo tutti, per (non) evidenti questioni di… “interesse”;
come se fosse “necessario” adulare una massa di individui sottintesi da un potere infiltrato che non esiste ma c’è (di cui la classica “Mafia” non è altro che la cartina di tornasole più evidente, ma che nella sostanza è qualcosa di molto più radicato di quanto non sembri):
le quattro giornate di Napoli.
quando s’immaginano le “grandi battaglie” del passato, si crede a ciò che è stato inscenato coi “film”
ossia
si “vede” con gli occhi della propaganda non solo commerciale
“colorando” tutto della medesima tinta.
Ad esempio, quando si pensa alla II Guerra Mondiale, lo si fa immaginando in “bianco e nero”, poiché l’avvento del “colore” giunse dopo. Cioè?
Che cosa significa = sostanzialmente, ciò che subisci “ora” si ripercuote su tutto ciò in cui “credi” o devi credere.
L’immaginare a colori o diversamente, significa che sei sotto all’effetto di un particolare effluvio sempre com-presente.
Così come, infatti, la “modernità” è sempre tale, mentre il “tempo” trascorre inesorabilmente. E, in questo “fiume”, ogni nuova generazione è sempre e soltanto “nuova”;
non a caso, a prescindere dal tipo di passato, rimane sempre sede di potenziale auto deviazione standard Anti-Sistemica o strumentalizzazione.
Ancora:
sai a memoria che nella primavera del 1945 le forze alleate “liberarono” l’Italia e l’Europa dalla morsa nazista. Vero?
E sai, anche, che “in guerra tutto è lecito”, ma, ciò che è più importante è il “perché” certi fatti devono succedere e in un certo senso, di conseguenza, poi tendi a scusare ciò che “è già successo”.
Ma, solamente ad una parte… quella che “ha vinto”.
Mentre, chi ha perso rimane alla mercé del disprezzo massivo ivi conseguente.
Il 4 agosto 1943 Napoli fu colpita dalle “fortezze volanti” americane da alta quota, ininterrottamente per 43 ore, causando 20.000 morti; furono rasi al suolo ospedali, chiese, orfanotrofi, abitazioni civili, e la basilica di Santa Chiara…
Dopo tre anni di guerra fascista, Napoli, sventrata da 107 bombardamenti, s'era svuotata, abbandonata da intere famiglie in fuga nelle campagne.
Erano rimasti i rassegnati, gli indifferenti, i fascisti, e i disperati. Furono questi ultimi a ribellarsi, a passare dalla disperazione all'esasperazione per i soprusi nazisti, dopo l'occupazione della città…
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Gli “alleati” potevano fare tutto quello che era “necessario”, ovvero, tutto ciò che volevano, non importa cosa ne pensasse la popolazione che, anzi, continua(va) ad essere trattata come “merce di scambio” per… interessi che sfuggono poiché “troppo grandi”.
La seconda guerra mondiale fu per Napoli un gozzoviglio astruso e inesplicabile di macchinazioni militari e trame politiche che ebbero – ad un certo punto – l’obiettivo di stremare una popolazione vessata dai continui bombardamenti.
Napoli fu la città italiana con il più alto numero di raid aerei, circa 200, di cui ben 181 nel tragico ’43; un accanimento studiato a tavolino che aveva l’obiettivo di scatenare quell’impresa che sarebbe passata alla storia come “Le Quattro Giornate di Napoli”.
Tale fu la ferocia degli alleati che in una lettera a Churchill, Roosevelt scrisse:
“Noi dobbiamo sottoporre la Germania e l’Italia ad un incessante e sempre crescente bombardamento aereo. Queste misure possono da sole provocare un rivolgimento interno o un crollo…”.
Ogni bomba sganciata sulla città aveva come pretesa quella di scoraggiare il popolo, di stremarlo, fino a condurlo per mano alla rivolta, consapevoli di stuzzicare una città storicamente anarchica e assai umorale…
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Certo, è “bello” immaginare lo slancio popolare ed inneggiare all’eroismo storico proprio ed esclusivo, facendosene un vanto da tramandare per sempre attraverso la “storia”.
È come ricevere un pugno diretto nello stomaco e contraccambiare con un dimesso ma convinto, “grazie”.
Un “contentino” che viene riconosciuto, al fine di continuare...
Non è andata proprio così. Sì… la città si è ribellata, ma, in quanto a comando post ipnotico.
Di suo, c’è davvero poco, non visto che “le cose vanno come devono andare, ossia, secondo come sono intese da ‘a monte’”.
Semmai, va “ringraziato il cielo” che la trama più espansa prevedesse la caduta del nazismo, perché altrimenti “ora” saresti in una versione della storia dal racconto rovesciato.
È sostanzialmente che continua a succedere, poiché “è già successo”.
Chi ha “vinto” ha vinto e basta. Non c’è spazio per il compromesso o per l’autentico cambiamento. Non ci sono zone d’ombra, essendo tutto in ombra ma alla luce solare.
Il mondo reale manifesto (una versione delle infinite possibilità) è rovesciato rispetto al come dovrebbe essere.
Sei nell’Anti-Sistema, perché la compresenza eco-dominante è Anti-sistemica, è la sede portante dell’Anti-Sistema. Amen.
“Siamo stati costretti a bombardare la vostra città perché voi permettete ai Tedeschi di servirsi del vostro porto…”.
Firmato? Gli “alleati”…
Un po’ come per una Corporation l’unica “responsabilità” è nei confronti degli “azionisti (o investitori)”. No? Cioè? Chi sono coloro che ambiscono a…?
Nel II impero britannico, non lo devi sapere:
per questo esiste la “legge”.
E… chi si oppone, fa la fine dei “Catari, degli occupanti di Parigi nella Comune, di ogni ‘selvaggio” durante le varie fasi dell’invasione, di ogni ‘nativo’, di ogni radice in un campo che unicamente viene ‘disossato’”.
In ciò, anche gli abitanti del cosiddetto “sud” conobbero lo stesso tipo di trattamento.
Del resto, si tratta di una “industria” che si r-affina progressivamente, mentre mette a punto tecniche e strategie sempre più in-dimostrabili, inculcando l’idea del “progresso” e della “evoluzione”.
Qualcosa (qualcuno) che continua a vincere, “grazie” all’apporto fondamentale della “risposta massiva” conseguente, guarda non caso.
Quattro giornate di Napoli…
L'avvenimento, che valse alla città il conferimento della medaglia d'oro al valor militare, consentì alle forze Alleate di trovare al loro arrivo, il 1º ottobre 1943, una città già libera dall'occupazione tedesca, grazie al coraggio e all'eroismo dei suoi abitanti ormai esasperati e allo stremo per i lunghi anni di guerra.
Napoli fu la prima, tra le grandi città europee, a insorgere, e con successo, contro l'occupazione tedesca…
Per tutto il primo quadriennio di guerra 1940-1943, ci furono durissimi bombardamenti a Napoli da parte delle forze Alleate, che causarono ingenti perdite in termini di vite umane anche tra la popolazione civile.
Si calcola che oltre 25 000 furono le vittime di questi attacchi indiscriminati alla città…
A partire dall'8 settembre 1943, giorno dell'entrata in vigore dell'Armistizio di Cassibile con la lettura alla radio da parte del Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio del suo famoso "proclama", le forze armate italiane, come in tutto il Paese, a causa della mancanza di ordini dei comandi militari si trovarono allo sbando anche a Napoli…
Ormai la rabbia e l'esasperazione dei napoletani, in seguito alle esecuzioni indiscriminate, ai saccheggi, ai rastrellamenti della popolazione civile, alla miseria e alle distruzioni della guerra che mettevano in ginocchio l'intera città, stava montando spontanea, priva di un fattore esterno organizzativo che non fosse altro che il desiderio di liberarsi dell'invasore tedesco…
L'insurrezione popolare fu allora inevitabile, i cittadini furono chiamati a scegliere tra la sopravvivenza e la morte o la deportazione forzata in Germania e ormai, spontaneamente in ogni punto della città, persone di ogni ceto sociale e di ogni occupazione, andavano riversandosi nelle strade per organizzarsi e imbracciare le armi…
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Certo: spontaneamente... (meglio: inevitabilmente).
Studia. Studia “da bravo bambino”, che… “queste cose le devi sapere e ricordare per sempre, se non vuoi che un giorno ritornino…”.
Questo, significa vivere nell’illusione. Qualcosa che vale per qualunque zona planetaria e per qualunque individuo o “popolo”, ovvero:
per una sola condizione di “vita” che è la sopravvivenza, in luogo di… cosa?
Cosa puoi ipotizzare, affermare, credere, immaginare, etc. se sei sempre in tale campo giurisdizionale totale o Anti-Sistema?
Non esistono i “popoli”; l’individuo è “a Massa”. Stop. Il divide et impera è realtà. Stop. “Ora” non rimane altro che la conseguenza di tale strategia. Stop. E chi continua ad approfittarsene, dopo aver scatenato tale ferma infezione. Stop…
Ma sono davvero esistite le “quattro giornate di Napoli”?
Sarà per il film omonimo di Nanny Loy, del 1962; sarà perché gli storici della Vulgata democratico-resistenziale hanno voluto vedervi una delle pagine più belle e gloriose della lotta contro il “tedesco invasore” (ossia di quello che, fino a pochi giorni prima, era l’alleato prezioso, che si era prodigato nella difesa della nostra Patria);
sarà, anche, per l’assonanza con le “cinque giornate di Milano” di quarantottesca memoria:
sta di fatto che nessuno, nell’odierno establishment culturale, sembra essersi accorto che solo in Italia si parla di un evento del genere.
Gli altri, a cominciare dai Tedeschi che, a Napoli, c’erano, e dunque dovrebbero ben saperne qualcosa, non se ne sono accorti…
Quando la versione tedesca del film di Nanny Loy è stata proiettata nelle sale cinematografiche tedesche, un mormorio di incredulità e indignazione si è levato dalla platea. Le quattro giornate di Napoli? Che cosa sarebbero state?
Una insurrezione contro gli occupanti germanici?
Strano, loro non avevano visto nulla del genere, ma solo una folla agitata, stremata dai durissimi bombardamenti aerei degli alleati “liberatori”, che chiedeva del pane.
È stato detto, perfino, che Napoli è stata la prima città europea a innalzare il vessillo della libertà e della ribellione contro le forze d’occupazione del Terzo Reich.
Ci si dimentica di aggiungere che i Tedeschi si stavano già ritirando da Napoli, incalzati dalle preponderanti forze anglo-americane; che nel capoluogo partenopeo non v’era che una modestissima retroguardia - pare non più di 300 uomini; che le truppe con la bandiera a stelle e strisce sono entrare in città solo poche ore dopo che l’ultimo tedesco ne era uscito.
Del resto, la guarnigione di Napoli era sempre stata modestissima, tanto è vero che, quando essa vi si era insediata, il 12 settembre 1943 (appena tre settimane prima), a comandarla c’era un semplice colonnello, Hans Scholl.
Così pure, ci si dimentica troppo facilmente di aggiungere che le truppe americane hanno portato nella città di Napoli una ondata di immoralità dilagante, con un immenso giro di prostituzione, malavita e contrabbando, quale non si era assolutamente visto nei pochi giorni della dura, ma disciplinatissima occupazione germanica.
Per non parlare, poi, della camorra; che, sull’esempio della mafia siciliana, si può solo immaginare che scelta di campo abbia fatto e da che parte abbia indirizzato la propria azione…
Vogliamo parlare delle vittime? Nel corso delle “quattro giornate”, sarebbero caduti 168 partigiani e 159 cittadini inermi; secondo la Commissione ministeriale per il riconoscimento partigiano, le vittime furono, complessivamente, 155.
Ebbene: le vittime dei bombardamenti aerei alleati, nel periodo 1942-43, si calcolano in circa 25.000.
Per non parlare degli immensi danni arrecati al patrimonio storico-culturale da quegli stessi bombardamenti alleati:
citiamo, per tutti, il caso della distruzione della celebre Basilica di Santa Chiara, avvenuto il 4 dicembre 1942, quando i Tedeschi erano ancora dei validi alleati e, con le loro forze aeree e navali, contribuivano validamente alla difesa dell’Italia meridionale.
È possibile fare una proporzione fra 25.000 persone uccise sotto le macerie delle proprie case e 155 persone uccise da un esercito in ritirata, invelenito dal voltafaccia del “camerata” del giorno prima e da quei civili armati, che sparano dalle finestre sulle ultime colonne in partenza?...
Ecco, dunque, le reali proporzioni delle “Quattro giornate” di Napoli:
meno di 200 insorti in una metropoli di un milione d’abitanti; una guarnigione nemica, già in procinto di ritirarsi, di 300 uomini in tutto, comandati da un semplice colonnello; e gli strapotenti eserciti angloamericani a circa trenta chilometri di distanza…
Francesco Lamendola – 3 maggio 2010 Link
Creare versioni ad hoc del “reale”, seminare il “dubbio”, produrre continue auto suddivisioni di ciò che rimane e si aggiunge, etc. è una sola strategia che, or dunque, prevede (richiede) che non esista ma ci sia un unico e solo centro di potere intenzionale (punto di sospensione, campo sferico o totale).
Perché, invece, si “deve” credere ad ogni consolidata fisica “apparenza”?
Perché così “serve”. No?
Infatti, se descrivi o ricordi l’autentica portata di ogni “fatto”, sostanzialmente però, allora vieni e verrai sempre attaccato, invece che al contrario fungere da elemento auto ispiratore.
Già. Poiché nell’incanto generale è arduo rendersi conto di esserci integralmente “dentro”. Non si realizza che… dal momento in cui non è previsto dalla medesima “fonte” che ispira e blocca di conseguenza.
Le quattro giornate di Napoli, tra il 27 ed il 30 settembre 1943, sono un momento importantissimo nella storia del capoluogo partenopeo, ma racchiudono anche molti punti oscuri, lo scrittore Angelo Forgione, racconta la vera storia delle quattro giornate:
grazie alla “liberazione” americana... Napoli è passata dall’essere città più importante d’Italia, ordinata capitale, a emblema di un crollo morale ed economico tuttora drammaticamente in corso…
Stimolare la sollevazione contro i tedeschi.
Era iniziato l’accanimento bellico, una strategia psicologica, puramente terroristica a base di incursioni dal cielo finalizzate all’esasperazione popolare. Bisognava stimolare la sollevazione contro i tedeschi e la disapprovazione popolare nei confronti di Mussolini per la decisione di seguire la Germania di Hitler e trascinare l’Italia in una guerra proibitiva.
Il piano di Washington e Londra.
Le bombe, dopo aver demolito i siti strategici, dovevano abbattere anche il morale della gente. Il piano, concertato tra Washington e Londra, fu accettato in modo occulto anche dalla Casa Reale Savoia a Roma e, soprattutto, dalla Massoneria italiana in cerca di riscatto dalla messa al bando fascista, cui era legato il maresciallo piemontese Pietro Badoglio, candidato a sostituire Mussolini alla guida del Governo, ruolo conferitogli poi, nel luglio del 1943, dal massone Vittorio Emanuele III, il quale ordinò l’arresto del Duce.
Armistizio segreto.
Il Regno d’Italia concordò e siglò segretamente l’armistizio con gli Alleati anglo-americani, ma l’accordo fu reso noto solo l’8 settembre per insistere ancora qualche mese nella strategia psicologica, poiché la guerra non si poteva vincere senza convincere.
Tutti corresponsabili di immotivate vessazioni sulla pelle dei napoletani pur di rovesciare il dittatore.
Napoli in ginocchio.
Tra congiure di palazzo e bombardamenti sugli innocenti, Napoli fu messa letteralmente in ginocchio. Il porto fu raso al suolo e i monumenti risultarono gravemente danneggiati. Persino la Reggia di Caserta e gli scavi di Pompei furono ripetutamente, violentemente e selvaggiamente colpiti, perdendo reperti e preziosissimi dipinti…
Operazione Sunrise per salvare il nord.
La Resistenza avrebbe trionfato nell’aprile del 1945, ma grazie alla positiva conclusione dell’operazione militare segreta “Sunrise”, occultata dalla storiografia ufficiale per non sminuire lo spirito partigiano, ma decisiva per la resa separata delle truppe tedesche in Italia e per risparmiare al Nord ulteriori distruzioni civili e industriali.
La caduta morale di Napoli.
Migliaia di famiglie napoletane in lutto, un terzo degli edifici in macerie, il porto distrutto, mancanza di gas, carenza d’acqua e di viveri, condizioni igieniche pessime e tifo petecchiale insorto per la promiscuità nelle affollate cavità sotterranee adibite a ricoveri pubblici.
In queste condizioni Napoli, la città più bombardata d’Italia (circa 200 raid di cui 120 a segno), inaugurò il suo dopoguerra molto prima che finisse la guerra e si inoltrò in un periodo senza terrore ma con mille angosce.
Per ben un anno e mezzo, infatti, i napoletani furono costretti a badare a se stessi, rappresentando un mondo a parte, duramente martirizzato e umiliato, che si arrangiava alla meglio sotto il controverso controllo degli Alleati.
La precoce liberazione segnò purtroppo l’avvio di una caduta morale e spirituale di un popolo che tanto ricco di dignità si era mostrato durante la cacciata dei nazisti.
L’inizio del declino: Vito Genovese e Lucky Luciano.
Governatore di Napoli fu il colonnello americano Charles Poletti. L’alto funzionario statunitense scelse come aiutante e interprete don Vito Genovese, socio del famigerato Lucky Luciano e boss di una delle cinque famiglie mafiose di New York, rifugiatosi in Italia per sfuggire a un processo per omicidio, passato opportunamente dalla parte degli antifascisti e resosi molto utile, grazie ai suoi particolari legami, allo sbarco sull’Isola degli Alleati, cioè all’inizio dell’invasione nazionale che portava la liberazione.
Il boss, approfittando del razionamento dei viveri, fece prosperare il commercio clandestino dei generi alimentari a Napoli, coperto dagli ufficiali americani che ne favorivano gli affari.
Declino morale della città e del sud.
La delinquenza dilagò enormemente. Centinaia di detenuti cui i tedeschi in fuga aprirono le celle nelle prigioni napoletane ebbero campo libero per depredare e alimentare la criminalità. La camorra fece un ulteriore salto di potere.
I loschi affari di don Vito Genovese si interruppero di fronte all’arresto e all’estradizione negli Stati Uniti. Il boss fu sottoposto al processo che aveva cercato di evitare fuggendo in Italia, durante il quale un testimone chiave morì avvelenato in circostanze “misteriose”.
Don Vito fu assolto dalle accuse per mancanza di prove, e partì alla conquista dei vertici della mala statunitense.
L’Italia divenne mafiosa.
Nella povertà napoletana degli anni Cinquanta guadagnò potere la camorra. La malavita, ingannevolmente cancellata dal regime fascista ma maggiormente rinvigorita dal narcotraffico instaurato con le cosche statunitensi e dai rapporti con i politici repubblicani.
Complici i clientelismi politici crescenti, le mafie del Sud aumentarono progressivamente il loro radicamento e la loro influenza sia nel tessuto sociale della plebe che negli ambienti più decisivi dell’amministrazione.
Esportazione della mafia grazie alla legge.
Molti malavitosi meridionali furono mandati al confino settentrionale dal “soggiorno obbligato”. Una legge del 1956 con cui la classe politica del tempo pensò di allontanare dai territori d’origine i mafiosi senza condanna.
I politici erano convinti che al Nord non sarebbero riusciti a ricreare una rete criminale. E invece l’operazione finì con il ribaltare l’assioma. A Milano e nei centri limitrofi furono relegati circa quattrocento uomini delle cosche.
La maggioranza erano calabresi, che sfruttarono le convenienti condizioni economiche del florido periodo postbellico e la maggiore autonomia d’azione rispetto alle lontane zone di origine, facendo di quei luoghi dei veri e propri quartieri generali del crimine organizzato.
Rapporti occulti.
Nei favolosi anni Sessanta iniziarono ad allacciarsi i primi occulti rapporti fra mafiosi meridionali e imprenditori lombardi. Nella zona esplose il fenomeno dei sequestri di persona a scopo di estorsione, gestiti per lo più dalla ’ndrangheta, talora con l’appoggio entusiasta delle bande locali.
Ben presto, il capoluogo lombardo divenne uno dei mercati più importanti per il traffico e il consumo di stupefacenti.
La nuova possibilità permise ai clan di acquisire ingenti capitali e liquidità utile a creare importanti legami con l’imprenditoria e la politica del posto. La zona si consacrò come cuore economico della malavita organizzata e si avviò a posizionarsi tra le peggiori d’Italia per numero di reati mafiosi.
Francesco Pollasto 27 Settembre 2017 Link
Tutto questo è “solo” l’ennesimo giro di vite Anti-Sistemico.
È il post “unificazione”.
È la continuazione del “piano (sferico)” altrui, che “è già successo” e dunque si espande per tutto il globo senza fine di continuatività.
Ecco che la “globalizzazione” è un’immane evento dal significato rivelato.
Qualcosa che può anche dare l’impressione di contrarsi (vedi un po’ l’attuale “politica” di Trump, ad esempio) anche se, sostanzialmente, è portante il mantenimento dell’ordine pubblico nell’Anti-Sistema, che può avvenire senza minimamente dare nell’occhio, se si continua ad ignorare essenzialmente la cosiddetta “anima” di ogni accaduto.
Quando non sai più che “Fare…”, allora è molto più semplice auto conformarti, piuttosto che lottare coi mulini a vento…
No?
Se il Don Chisciotte fosse stato solamente un romanzo ironico e divertente sugli usi della cavalleria del nostro medioevo o Rinascimento, sicuramente l’Italia avrebbe potuto esprimere molto di più, ma sarebbe mancata la sua origine nascosta, che è un po’ il significato profondo di Don Chisciotte…
8 febbraio 2013 Gino Pitaro Link
Si è sempre “lì”; fermi sostanzialmente ma in eterno movimento sul posto, “di fatto”. A ri-generare “energia” per continuare a sopravvivere...
Del resto, come continui ad alimentare una “centrale” che ha deciso di farti credere che il moto perpetuo non esiste (anche se c’è)?
Ciò corrisponde all’auto mantenere il globo intero nella “ferma” convinzione altrui, non importa se il reale manifesto può essere potenzialmente diverso e migliore.
Non è bello ciò che è bello. È bello ciò che piace… (a chi, però, può decidere di tutto per tutti).
Nell’Anti-Sistema “conti”, ma non conti più niente “di fatto”. È nel sostanziale che ritrovi (ricordi) di essere potenzialmente tutto.
Cosa (chi), allora, funge da “isolante”?
Il motivo per cui l’aviazione nemica e quella alleata si siano accanite contro il Vesuvio nel pieno della Seconda Guerra Mondiale non è ancora del tutto chiaro;
sta di fatto che l’incessante sequenza di bombardamenti aerei che segnarono l’edificio vulcanico in quegli anni consentirono le prime, importanti deduzioni scientifiche sulle sue connotazioni interne e sotterranee...
Sensato, perciò, concludere che, in un caso almeno, un bombardamento aereo attivò un’eruzione...
Flavio Russo 27 marzo 2018 Link
“Fai…”.
Davide Nebuloni
SacroProfanoSacro (SPS) 2020
Bollettino numero 10-216
“Riproduzione libera”.