Quella volta il potere lo vide dall’alto, ritto sulla cima della sua ritrovata influenza politica. Ne ebbe una padronanza più sicura, ma neppure allora riuscì a liberarsi di quel vago senso di oppressione che da sempre gli faceva compagnia. Anzi, mano a mano che ne saliva i gradini avvertiva la vertigine di tutto quel potere: il proprio e l’altrui. Era un sentimento ambiguo, quello che provava a questo riguardo. Ambiguo e misterioso. Da ragazzo, mentre ancora infuriava la guerra, aveva scritto e sentenziato: “non vogliamo il potere perché esso ci fa paura…”. E di lì in poi il volto misterioso e demoniaco del potere lo aveva sempre reso un po’ inquieto. Tant’è che, andando avanti con gli anni, si era spinto a immaginare una società e una politica nella quale le strutture di potere contassero sempre meno e al loro posto potesse piuttosto farsi largo “una parola gentile” che fosse capace, lei sì, di cambiare le cose. Era la sua fantasia. Ma intanto il mestiere, chiamiamolo così, gli aveva insegnato che il potere cattivo si combatte col potere buono. Che il potere altrui si tiene a bada anche col potere proprio…
Via Savoia - Il labirinto di Aldo Moro - Marco Follini
Una parola gentile…, si sposa con ciò che affermava il medico Ryke Geerd Hamer (5 leggi biologiche) a proposito di come dovrebbe essere la “atmosfera” di ogni ospedale:
qualcosa che SPS non si sente di riportare, ancora una volta, motivo per cui se ti interessa “vattelo a trovare”.
Ergo, una f-orma di atteggiamento diverso, rispetto all’ac-con-sentito (qua, così). Ti sei mai fermato, almeno una volta, a prendere in seria considerazione lo stato degli ospedali pubblici? Sì, magari in occasione di una “entrata in pronto soccorso”, oppure andando a trovare un parente, oppure accedendo al fine di sottoporti a qualche tipo di “analisi, esame, piccolo intervento, etc.”. No? Gli ospedali, se pubblici… sono ridotti davvero male.
Fanno letteralmente schifo.
E non mancano le non solo “leggende metropolitane” a proposito di “ammalarsi entrando in ospedale”! I muri sono lasciati all’azione del “tempo”, a cui nessuno sembra proprio pensare. C’è qualche “pezza” qua e là, ma “niente di serio”. E dentro? Uhm. Dove deve essere pulito, è pulito:
il “pubblico” almeno richiede quello.
Ma, è come essere dentro a qualcosa di “maleodorante”. Qualcosa che non è come (ti) deve sembrare, altrimenti vai a denunciare tutti! Ok? Una sorta di “minimo sindacale” ti ha, ogni volta che ci hai a che fare. Infatti, a prescindere, una volta dentro non vedi l’ora di ri-uscire.
E… il “personale”?
Sottoposto a turni esagerati, in tale male-organizzazione in cui “mancano sempre i fondi” e allora figurati se costoro si sentono ap-pagati. Certo:
durante l’introduzione del “siero”, si sono tutti quanti di-mostrati s-ch-ierati, arrotondando per bene il salario.
Ma “le vacche grasse” non sono per sempre, motivo per cui costoro sono ri-tornati al lamentio tipico del “mal comune, mezzo gaudio”. Mentre il “privato”, embè… brilla, de-odora, riluce, etc. Se hai necessità del pubblico, devi aspettare mesi se non un anno. Ma se li paghi, bah!
“Venga pure nel pomeriggio, signore. La aspettiamo!”.
Perché continua a succedere tutto questo?
Perché in qualche modo è iniziato (è già successo) ed “ora”, in assenza di Te, che vuoi che continui a succedere. Trovi? Ogni nuovo “Governo” si trova contro alla “opinione pubblica” che viene cavalcata e formata a mo’ di Leviatano = sempre l’oro. Chi (cosa) ti ha interciso, da Te (xxx, xxx) a “te” (qua, così). Bon!
La “schiavitù” che cosa af-ferma, dice, sostanzia, di-mostra?
La verità. Ossia, “una volta” erano schiavi persino alla luce solare. Era nor-male! Mentre, “ora” non lo è più? Ne sei davvero certo? Ma proprio certo, certo!
Se non vedi più l’ora che la “cara prole” finisca le scuole per iniziare a “fare carriera”, bè… sei davvero da manicomio.
Ricordi “uno su mille ce la fa”? Ecco.
Diciamo che si tratta perlomeno di “uno su un milione ce la fa”. Come minimo. Modello “veline e calciatori”. Ok? Tutto il resto del cocuzzaro che fine fa (qua, così)?
Fa “una vita di lavoro”. Sì, ma di quale tipo?
Con quale stato d’animo si alza al mattino, ogni mattino per il resto della “propria” vita? L’abitudine è una brutta bestia che l’oro sanno sempre come auto rinnovarti dentro, in profondità; laddove i “nani hanno scavato talmente sotto, tanto da incontrare il relativo demone (Balrog)“. Ci sei? Il consueto trojan AntiSistemico.
Il “tuo” in-conscio.
Ciò che resta di Te = “te” (qua, così). E, a proposito di Dr. Hamer, ecco in quale stato versa la sua Grande Opera, “esaurita”.
I Brics stanno organizzandosi, facendosi spazio, in maniera tale da sostituire l’egemone (“Usa”). Molto bene! Però, questa è l’ennesima fase “utility”.
Qualcosa che all’inizio e sino ad un po’, andrà benone.
Ma, sarà ancora (sempre) “schiavitù”.
Proprio come firmare un contratto, ch’era scaduto, accettando di…, a fronte di cosa? L’apparenza è talmente auto consolidata da, ogni volta, ri-averti come se niente fosse. Qualcosa che ri-vedi continuamente allorquando un “contratto di categoria” viene aggiornato, “migliorando le condizioni del personale”, nonostante rimanga sempre un unicum vessatorio. In cambio di, ad esempio, 50 euro lordi da erogarsi in due tranche annuali ed una “una tantum” di cento euro esentasse, da riscuotere nella prossima busta paga, bè… accetti (non “te” ma sempre l’oro = nella fattispecie i “sindacati”) tutto ciò che passa tra le righe, come goccia che alfine per-fora anche l’acciaio e, allora, figurati “te”.
Non a caso, prima o poi “muori”.
Di solito, non appena “sei in pensione”, proprio come quando scade la “garanzia” all’automobile, acquistata al caro prezzo… di levarti anni di vita, nella sostanza.
Se l’auto è coperta da 5 o 7 anni di garanzia, non appena scade, bah… la vettura inizia ad andare a pezzi. Obsolescenza programmata? Ma no:
sarai mica “complottista”!
Eppure, l’industria dello “Spazio”, quella militare, medico chirurgica di alta precisione, o quella della Formula 1, ad esempio ma causalmente, ti di-mostrano che “il processo di conoscenza ed esperienza della lavorazione e messa a punto, è talmente preciso da tarare ogni singola vite in maniera tale da sapere già la sua durata all’interno della concertazione del tal assieme”. Un aereo passeggeri ha una durata data per certa (garantita), pezzo per pezzo (non importa la dimensione).
Ergo, l’oro sanno quanto “dura” ogni e qualsiasi componente (anche “te”).
Allo stesso modo, il “tirare sempre più a lungo il periodo contributivo” ha fatto sì che nel momento in cui “vai in pensione”, amen! Ovvio:
non vale per tutti.
La “cosa” è ben distribuita (al livello statistico che tende sempre a sfuggirti, per una serie lunghissima di motivi, riassumibili in rivelazione AntiSistemica).
II riformista è ben consapevole di essere costantemente deriso da chi prospetta future palingenesi, soprattutto per il fatto che queste sono vaghe, dai contorni indefiniti e si riassumono, generalmente, in una formula che non si sa bene cosa voglia dire, ma che ha il pregio di un magico effetto di richiamo. La derisione è giustificata, in quanto il riformista, in fondo, non fa che ritessere una tela che altri sistematicamente distruggono. È agevole contrapporgli che sin quando non cambi “il sistema”, le sue innovazioni miglioratrici non fanno che tappare buchi e puntellare un edificio che non cessa per questo di essere vetusto e pieno di crepe (o “contraddizioni”). Egli è tuttavia convinto di operare nella storia, ossia nell'ambito di un “sistema”, di cui non intende essere né l’apologeta, né il becchino; ma, nei limiti delle sue possibilità, un componente sollecito ad apportare tutti quei miglioramenti che siano concretabili nell’immediato e non desiderabili in vacuo. Egli preferisce il poco al tutto, il realizzabile all'utopico, il gradualismo delle trasformazioni a una sempre rinviata trasformazione radicale del “sistema”. II riformista è anche consapevole che alla derisione di chi lo considera un impenitente tappabuchi (o, per cambiare immagine, uno che pesta l’acqua del mortaio), si aggiunge lo scherno di chi pensa che ci sia ben poco da riformare, né ora né mai, in quanto a tutto provvede l’operare spontaneo del mercato, posto che lo si lasci agire senza inutili intralci: anche di preteso intento riformistico. Essendo generalmente uomo di buone letture, il riformista conosce perfettamente quali lontane radici abbia l’ostilità a ogni intervento mirante a creare istituzioni che possano migliorare le cose…
Federico Caffè - Un riformista scomodo - Giuseppe Amari
Se “hai tempo”, non solo ri-leggiti queste non solo “righe”. La verità è ovunque; anche (qua, così).
A tutto provvede l’operare spontaneo del mercato… = sempre l’oro (qua, così) x “te”. E te pare che l’oro siano disposti a “migliorare le cose” lato tuo?
Figurati! Sì, il “pessimismo (è) cosmico”…
Le decisioni economiche rilevanti non sono il risultato dell’azione non concordata delle innumerevoli unità economiche operanti nel mercato, ma del consapevole operato di gruppi strategici in grado di limitare l’offerta ed influire sulla domanda, orientandola a loro piacimento; il mercato è tanto onesto nel riflettere le decisioni dei singoli quanto può esserlo una votazione in cui alcuni elettori abbiano una sola scheda ed altri ne abbiano più d’una…
Federico Caffè - Un riformista scomodo - Giuseppe Amari
Del consapevole operato di gruppi strategici in grado di limitare l’offerta ed influire sulla domanda, orientandola a loro piacimento…
Il mercato è tanto onesto nel riflettere le decisioni dei singoli quanto può esserlo una votazione in cui alcuni elettori abbiano una sola scheda ed altri ne abbiano più d’una…
Come in “Borsa”, facendo… trading.
Paro. Paro. Nella sostanza. El Leviatano ti ha, ovunque, in qualsiasi modo che, fra l’altro, è sempre lo stesso:
è già successo Vs continua a succede-Re.
Un “piccolo vantaggio” utilizzato in leva, si trasforma in una costante Re-gia operante in diretta Vs tutto il resto che rimane adombrato, alias, in regolare differita. Ecco di cosa consiste il (qua, così):
dell’auto sopravvivere (differita).
Di conseguenza, ogni volta (o comunque sia) devi “morire” = spegnerti! Quando la “data di scadenza” programma-ta arriva a “toccarti”, zac!
È fatta. Sei fatto!
Dunque, se muori è perché è già successo e continua a succede-Re. È nell’incipit la f-orma. È in qu-el “momento”. È nell’innesco. È nello “abbonamento o contratto”. È, alfine, in tutto ciò che, guarda non caso, non “vedi” mentre c®edi immancabilmente sempre in ben altro = la “tua” condanna.
Nel (qua, così)… il (qua, così).
Nel… “giorno della marmotta” = nel di l’oro progetto “Unicum”. Così com’è la “cosa” che ti ha:
l’Antico, da cui l’eco-dominante formata da ogni e qualsiasi sottodomino, ov-vero, potenzialmente chiunque vi aderisce.
Com-prendi, allora, perché sei “te” (qua, così)?
Davide Nebuloni
SacroProfanoSacro (SPS) 2024
Bollettino numero 3816
prospettivavita@gmail.com
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"Fai..." un po' Te.