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martedì 6 settembre 2011

Partecipare ad un modello di realtà indotto (1).






Quando pensate alla realtà in termini di cose, rendete la realtà più concreta di quanto sia. Ecco perché ci blocchiamo. Ci blocchiamo nell’uniformità della realtà. Se la realtà è concreta, io sono insignificante, non la posso cambiare, ma se la realtà è una mia possibilità, una possibilità della coscienza, allora mi chiedo: come posso cambiarla?
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La fisica delle particelle elementari e quella delle energie elevate non stanno facendo passi in avanti, ma la società avrebbe bisogno di quei miliardi di dollari per altre ricerche o per soddisfare dei bisogni sociali. Questi progetti hanno costi esorbitanti. Ecco perché la gente li contesta. 


Le contestazioni non nascono però da oggi. Sono trenta o quaranta anni che l’utilità di questi esperimenti viene messa in discussione. E non è mai stato difficile capire che molto probabilmente non troveremo le risposte finali che stiamo cercando in questo campo...
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Queste due lucide espressioni di Amit Goswami ci ‘riavvolgono’ attorno al nostro proprio ‘asse’ della possibilità di 'fare e cambiare'. Noi possiamo cambiare la realtà che ‘ci ha’ in realtà che ‘ci contempla’.


Contemplare: guardare a lungo con ammirazione.

Da Wikipedia 
 
Contemplazione e completamento; se assumiamo la realtà come un essere vivente che ‘dipende’ anche da noi, allora come possiamo interpretare la funzione della realtà stessa, che pensiamo di conoscere come entità sequenziale, che scorre indefinitamente, senza la possibilità di interazione con le ‘specie trasportate'?


Come al solito è sempre una questione di ‘inquadramento’, perché la ‘versione delle cose’ dipende dal ‘momento’ che ci contraddistingue in una data fase temporale

L’osservatore mette se stesso nel risultato dell’osservazione; così abbiamo imparato dalle prime lezioni di Fisica dei Quanti. Ma non è solo questa branca evoluta del sapere ad affermare una simile verità, infatti:


l'errore di parallasse è un errore di misurazione dovuto al diverso punto di vista che si può assumere nell'osservare uno strumento nell'atto della misura.
Da Wikipedia 

 
Tutto dipende dal 'nostro modo di vedere', dal nostro grado di interazione, dalla nostra scala d’apertura verso la partecipazione attiva o inerte, dalla nostra consapevole assunzione di responsabilità nei confronti di quell’ecosistema che confonde le conseguenze per la cause. L’occhio di Ra cosa rappresenta, se non un moto di osservazione continuo sul popolo da parte di un ‘osservatore speciale’? 

 
Il sole è il corpo di Ra, o solamente il suo occhio…
Da Wikipedia 

 
Il Sole: chi più di lui e delle Stelle si possono descrivere come degli osservatori ‘sopra le parti’? 


In ‘Stardust’, ad esempio, Neil Gaiman ha reso molto bene questa idea. Se li assumiamo come delle entità viventi, ecco che per le stesse leggi Universali che valgono sulla Terra, anch’essi potrebbero essere in grado di intervenire sulla realtà mediante la loro semplice azione dell’osservazione

Non solo… abbiamo tutti presente il bellissimo fenomeno di un arcobaleno nel cielo. Ebbene, che cos’è un arcobaleno? Leggiamo la parte finale di questa risposta, alla medesima domanda:

in realtà per spiegare bene il fenomeno dovremmo utilizzare gran parte delle proprietà ondulatorie della luce e anche quelle corpuscolari, qui è stata trattata una dimostrazione molto semplificata. Ricordo che talora fosse visibile anche l'arcobaleno secondario (un arcobaleno con luce più tenue, leggermente spostato da quello più luminoso e con i colori invertiti), è formato da luce che riflette totalmente due volte all'interno della goccia.  

 
Ma per vedere uno spettro occorre uno schermo: cosa funge da schermo in questo caso?  

 
L'arcobaleno è un'immagine virtuale, esattamente come quelle prodotte su uno specchio, quindi come tale non necessita di ciò che usualmente definiamo come schermo.  

 
Che cosa funge da specchio nel nostro caso ?

 
È la parete della gocciolina d'acqua che riflette totalmente il raggio rifratto, o meglio l'insieme delle pareti che riflettono totalmente che si trovano nell'esatta posizione rispetto al Sole e all'osservatore. 
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Un arcobaleno è una sinfonia meravigliosa di riflessi che s’emanano dalle minuscole pareti delle singole goccioline d’acqua: ma ci pensate? Riuscite a comprendere quanto sia profonda l’illusione di questo scenario 3d? 


Una profonda e totale immersione nell’estasi dei sensi, nella virtualità più assoluta e, certamente, non senza uno scopo ben preciso. Ebbene, questo ‘ologramma’ naturale ha il potere di influire sulle persone, perlomeno attraverso l’ispirazione all’arte, alla bellezza dei colori, alla possibilità di immaginare Mondi popolati da Gnomi con pentoloni d’oro, etc. 

Insomma, un simile fenomeno 'illusionistico' riesce ad inondare l’umanità di colorazioni diverse rispetto all’attimo precedente della sua apparizione.

Cosa succede, in noi, di tanto ‘concreto’ che origina dalla semplice osservazione di un effetto etereo nel cielo? Accade che si innesca negli animi più 'sensibili' una sorta di auto suggestione, la quale riporta in superficie la sensazione di bellezza e di riscoperta della Natura e, in ultima analisi, della nostra vera Natura.


L’osservatore riesce a influenzare l’osservato. A prescindere dalla sua origine e ‘densità energetica’.


Ricordo un passo in ‘Anima e realtà’ di Carlo Dorofatti, in cui l’autore afferma che il genere umano non vive una 'diretta' della propria Vita, ma una differita in cui il ‘delta’, rappresentato dal ritardo, corrisponde a quell’attimo in cui si sfugge da se stessi e ci si mantiene costantemente lontani dal vivere consapevolmente il presente. 

Il tempo in cui riusciamo a rimanere agganciati al presente è di circa 4 secondi, dopodiché la mente è fuorviata dal flusso di 'pensiero respirato'. 

Ebbene, a cosa ci ha abituati la televisione? Ad una costante differita dei programmi trasmessi. Perché? 

Perché in questa maniera si può eliminare l’inconveniente o l’atto fuori programma. Quella mezzora di tempo è sufficiente alla regia al fine di ovviare a qualsiasi contrattempo. Ciò corrisponde al frattale esatto di quello che Dorofatti descrive nel suo libro, che per me vale la pena di soppesare con viva partecipazione. 

Tempo fa trovai un documentario in internet sugli attentati del 11 settembre 2011, di cui non ricordo il nome né il link, in cui si affermava che gli attentati vennero trasmessi dalle tv con circa una ventina di secondi di ritardo, ossia in differita


Quei secondi avrebbero permesso alla ‘regia’ di ovviare a determinati accaduti, che sarebbero, dunque, stati cancellati o modificati, mediante l’utilizzo massivo della computer grafica. Lo so, lo so, siamo nel complottismo più puro, però lo sento a pelle quando è il caso di citare delle fonti opportune. 

Come non ricordare quelle immagini di Manhattan avvolta dal fumo? Come non ricordare il colore del cielo che cangiava nelle tonalità più diverse in maniera abbastanza misteriosa?

 
Tutto virtuale? Mezzo virtuale?


La nostra 'realtà' è quella che pensiamo di osservare

 
Nel 2010 Craig Venter ha pubblicato un articolo su Science in cui annuncia di avere costruito in laboratorio la prima cellula artificiale, controllata da un DNA sintetico e in grado di dividersi e moltiplicarsi proprio come qualsiasi altra cellula vivente
Da Wikipedia 

 
Dove è giunta ‘realmente’ la scoperta scientifica? A che punto sono le ‘ricerche’? È questo un altro frattale della differita in cui siamo incapsulati. 


Le notizie ‘fresche’ che inondano la società, quanto ritardo accumulano rispetto ai tempi decisionali dei Baroni delle informazioni? 

In Borsa, ad esempio, dove la velocità delle news è tale che anche un solo secondo di anticipo, nella loro conoscenza, fa la differenza in termini di guadagno, sorpresa e speculazione, secondo voi i Big da dove attingono le loro conoscenze? 

Dal bollettino della Reuters o dell’Ansa? 

Ma andiamo, quel flusso viaggia con un ritardo mostruoso rispetto ai tempi di reazione da sprinter delle cosiddette ‘macchinette’, ossia di quei super computer che analizzano e sfruttano al millisecondo le opportunità che si generano ad ogni istante della giornata di contrattazione.

Ebbene, ecco tanti tipi di realtà possibili, diverse ed usufruibili dalla diretta vibrazione. È una questione di velocità. L’abitudine al viaggiare più o meno 'veloci' permette di accedere ad un livello diverso della percezione della realtà, la quale dunque ‘cambia’, come cambia il colore di una cartina tornasole in base alla ‘temperatura’. 


La temperatura della realtà è la velocità di vibrazione dell’osservatore.

L’abitudine ancora ad un modello di realtà, facendolo passare per unico ed insormontabile.


Giungono di conseguenza i limiti relativi a quel determinato sistema di riferimento.

Davide Nebuloni / SacroProfanoSacro 2011
Prospettivavita@gmail.com