Siamo cosparsi di “strati di verità”, costellati dalla verità. Per comprendere meglio questo concetto, penso sia sufficiente partire dalla definizione stessa del termine “verità”:
"Col termine verità si indicano una varietà di significati, che esprimono un senso di accordo con la realtà, e sono in genere collegati col concetto di onestà, buona fede e sincerità. Non c'è una definizione univoca su cui la maggior parte dei filosofi di professione e gli studiosi concordino, e varie teorie e punti di vista della verità continuano ad essere discussi.
I principali argomenti di dibattito riguardano la definizione e l'identificazione della verità, e la questione se la verità sia qualcosa di soggettivo, relativo, oggettivo, o assoluto".
Fonte: Wikipedia
"Col termine verità si indicano una varietà di significati, che esprimono un senso di accordo con la realtà, e sono in genere collegati col concetto di onestà, buona fede e sincerità. Non c'è una definizione univoca su cui la maggior parte dei filosofi di professione e gli studiosi concordino, e varie teorie e punti di vista della verità continuano ad essere discussi.
I principali argomenti di dibattito riguardano la definizione e l'identificazione della verità, e la questione se la verità sia qualcosa di soggettivo, relativo, oggettivo, o assoluto".
Fonte: Wikipedia
E’ come chiedere: "60000 è un numero grande o piccolo?"; la risosta è: "Dipende".
Dalla “vastità” circoscritta da queste frasi, si capisce quanto sfuggevole sia afferrare la “verità”, seguire la “verità”, vivere secondo “verità”. E poi, quale “verità”?
Chi detiene la vera “verità”? Esiste una vera “verità”? Come usualmente, ci troviamo al cospetto di una “forza” fuori controllo, non controllabile, proprio perché alla “portata di tutti”. Ognuno mette mano, plasma la “verità”, dando luogo alla propria “verità”, comprendendo solo quella versione però, trincerandosi dietro, annullandosi verso il mondo, gli altri e la “Verità”. stessa La “verità” sembra allora "dipinta" della ghianda dello scoiattolo primitivo descritto nella “saga” dell’Era glaciale: sfuggevole eppure sempre a portata di mano. Proprio come, ad esempio, “giocare” in borsa. È questo un meccanismo molto pericoloso perché determina un “terreno” personale, costruito dalla mente e dai sensi illusori, molto instabile, pieno di “trappole”, capace di far allontanare persino da sé stessi, dal “chi si è”. È lo stesso meccanismo alla base dei “giochi” che fanno gli adulti; i giochi d’azzardo, il Lotto, Il Win for Life, etc. Questi fenomeni sociali sono autorizzati addirittura dallo “Stato”, da questa “entità” non fisica costituita da tutti noi, e per questo apparente nella sua fruizione in termini di diretta accessibilità, eppure “eterea”, costituita da “nessuno”, e per questo sempre sfuggevole. Lo “Stato” non siamo più noi, non corrisponde più alla nostra “verità”. Possiamo sempre fare qualcosa, ok; però alla luce dell’evidenza, la situazione è in una fase altamente instabile, tanto instabile da risultare “paludosa”, ossia proprio quello che vuole lo “Stato”… il nulla che agiti la propria pozza. Lo “Stato” è un pezzo dell’Antisistema globale, ne è il suo frattale minore; le associazioni sono il frattale ancora più piccolo, il paradigma che vegeta in una famiglia qualsiasi è il frattale ancora più piccolo, il credo che ispira la mente di un singolo individuo è il frattale ancora più piccolo e forse il motore principale di quello più grande. Le “carte” si mischiano. Non è facile scoprire dove è andata a finire la “nostra carta”. Il grande che dipende dal piccolo che dipende dal grande. Dove diavolo saremo tutti noi in questo puzzle, in questo rompicapo? Semplice: siamo nel nostro punto di “osservazione”, nella nostra capacità di “vedere” più alta, non ci siamo mai mossi da lì. Eppure siamo sbattuti dal vento che spira dalla “mente in giù”, dall’inconscio programmato dall’Antisistema. Siamo noi e non siamo noi. Lampeggiamo o meglio oscilliamo secondo le proprietà dell’onda di luce che ci compone. La nostra esistenza come singolo è la materializzazione di questa “onda”, la fissazione del ciclo in punto fermo determinato dall’osservazione della nostra anima; ed ecco la nostra singola vita, la quale manterrà la caratteristica frattale derivante dalla sua evoluzione superiore: la ciclicità derivante dalla forma d’onda. Vivendo di cicli siamo facilmente attaccabili quando “siamo” nel ciclo negativo (Crescere è padroneggiare il semiciclo negativo). Ma chi esegue il cosiddetto attacco è ancora una parte di noi, ossia le nostre paure manifeste, le quali hanno una funzione educativa nell’ottica del Piano Divino. Eppure, ora sappiamo, che il Creatore ha conferito alla “creazione” la caratteristica della “fiducia incondizionata” o “amore incondizionato” – sulla base del frattale maggiore corrispondente alla “sua” decisione di “evolvere lasciandosi andare”, di “specchiarsi nelle proprie ed inesplorate profondità”. Dunque la parte di “buio” compresa nell’Assoluto è libera anche di tornare al Creatore in una veste addirittura “sontuosa”. Spetta alla parte di “luce” compresa nell’Assoluto non permetterlo, giungendo addirittura a trasmutare il “buio” una volta per tutte. Il Creatore potrebbe evolvere in questo senso, verso una comprensione maggiore della propria intima “essenza”. La prova di tutto ciò è quello che “succede all’uomo”, quello che l’uomo si chiede sempre (ogni uomo prima o poi se lo chiede): chi sono io? Noi siamo la prova, il frattale minore, della “sete” di evoluzione di “nostro Padre”. Non potrebbe essere altrimenti. Ma questa è la mia “verità”! Il bello del “gioco” è proprio questo e nella “estrema libertà” di solito ci si perde. Senza essere pronti “ci si perde” perché troppo vasta e sfuggevole. Per questo abbiamo le città che avvicinano la line dell’orizzonte. Ma anche questa è una mezza verità, vero? Possiamo andare avanti a “scrivere” in questa maniera per una intera vita, dal nucleo della “verità che sfugge”. Foscolo con la sua “dottrina delle illusioni” pensò proprio di porre dei confini, un orizzonte più vicino a questa enorme estensione davanti a sè da esplorare; ecco allora la nascita o l’evidenziazione dei concetti a noi molto "vicini" come famiglia, patria, etc. L’uomo Foscolo ebbe paura di quello che “sentiva”, di un vuoto profondo, oscuro, inesplorato; per questo "cadde" nelle illusioni. Egli diventa il frattale minore di quello globale, nato dalle paure di affrontarsi.
"Il Foscolo vive in un periodo delicato della nostra storia, un periodo di crisi, di passaggio. Fatti importanti sconvolgono la società europea: rivoluzione francese, imprese napoleoniche, Restaurazione, società segrete e movimenti liberali...
Vive il dramma spirituale della sua generazione
Essendo un intellettuale molto sensibile ed impegnato, egli vive il dramma spirituale della sua generazione, una generazione combattuta fra ideali rivoluzionari e desiderio di pace, fra materialismo ed ansia religiosa, fra razionalismo ed idealismo, fra arte neoclassica e tendenze romantiche...
Riflette le contraddizioni del suo tempo
Ed il Foscolo riflette pienamente le contraddizioni del suo tempo: il suo pensiero e la sua poetica sono pieni di dubbi, oscillazioni, scelte contrastanti.
Ha una vita inquieta
La sua stessa vita appare inquieta, disordinata, tumultuosa: una vita tipicamente romantica. Al di là di ogni calcolo e buon senso, il poeta si abbandona spesso ai sentimenti, ai folli amori, alle roventi passioni...
Una vita, quindi, in balìa di un cuore che, come egli stesso amava dire, è ricco di vizi e di virtù: capacissimo di battersi per gli ideali più nobili quanto di perdersi dietro agli istinti più bassi (come l’amore per il gioco, il lusso...), pronto spesso al dirompente furore dell’impegno politico, ma anche disposto, talvolta, a chiudersi rigidamente in se stesso.
Un carattere senza pace, senza equilibrio: egocentrico, scontroso, insofferente...
Diventa illuminista, ateo, materialista
Perduta la fede cristiana, egli aderisce pienamente alle filosofie illuministiche: si sente razionalmente ateo e materialista. Per lui sono valide solo le conoscenze che derivano dai sensi e dalla ragione; l’universo è un meccanismo che si autoregola: un ciclo perenne di nascita, morte e trasformazione della materia; e l’uomo è un semplice ingranaggio di questo organismo: si muove ed agisce in base a forze meccaniche: istinti, passioni, lotta per la sopravvivenza...
Foscolo, dunque, è un pessimista
L’uomo, dunque, vive in un mondo senza speranze, senza verità assolute, senza entità ultraterrene. La vita è un drammatico errare senza scopo verso il “nulla eterno”. Da ciò deriva il radicato pessimismo del poeta, la sua disperata angoscia esistenziale.
Ma avverte il fascino dei grandi ideali
Ma se la ragione gli detta simili considerazioni, la sua profonda sensibilità lo porta intimamente a diffidare di queste concezioni meccanicistiche. Il Foscolo intuisce che una vita basata solo sul materialismo esasperato, sarebbe un’esistenza vuota e squallida. Egli avverte il fascino del trascendente, l’ansia di infinito, egli avverte la necessità di credere in più alti ideali, negli ideali, di verità, libertà, giustizia, patria, bellezza, amore...
Ed elabora la sua “religione delle illusioni”
D’altro canto egli si rende perfettamente conto che tali valori sono solo illusioni momentanee (l’amore prima o poi finisce; la bellezza sfiorisce; gli ideali politici non si realizzano...) ma vi si aggrappa lo stesso con passione perché senza di essi, afferma, “io non sentirei la vita che nel dolore, o (che mi spaventa ancor di più) nella rigida e noiosa indolenza”.
E’ questa la sua “religione delle illusioni”: una religione la cui fede è sempre messa a dura prova: spesso all’uomo che si rende conto della caducità degli ideali, non rimane che il suicidio. E’ quello che succede all’Ortis: visto il fallimento di ogni sforzo patriottico, vista l’impossibilità di un amore felice, vista l’incapacità di dare un nobile senso alla propria vita, egli si suicida eroicamente. E lo stesso Foscolo, in più di una occasione, invoca la morte come fine di tutti i suoi travagli.
Fra cui spicca la poesia come “eternizzatrice di valori”
Ma fortunatamente questa “teoria delle illusioni” non ha sempre risvolti così pessimistici, se non altro perché fra le illusioni, fra i miti, fra i valori più alti c’è la poesia: la più grande espressione di umanità e civiltà: la sola in grado di eternizzare i valori (e con essi gli eroi e i poeti)".
Fonte: http://www.agatimario.it/4passilett/foscolo/f_pensiero.htm
Queste utlime frasi mi ricordano un'altra "figura", quasi per diretta connessione mia personale: Ludovico il Moro. Descritto da Leonardo come una persona "discutibile" ma grande amante dell'achitettura e delle arti.
Dalla “vastità” circoscritta da queste frasi, si capisce quanto sfuggevole sia afferrare la “verità”, seguire la “verità”, vivere secondo “verità”. E poi, quale “verità”?
Chi detiene la vera “verità”? Esiste una vera “verità”? Come usualmente, ci troviamo al cospetto di una “forza” fuori controllo, non controllabile, proprio perché alla “portata di tutti”. Ognuno mette mano, plasma la “verità”, dando luogo alla propria “verità”, comprendendo solo quella versione però, trincerandosi dietro, annullandosi verso il mondo, gli altri e la “Verità”. stessa La “verità” sembra allora "dipinta" della ghianda dello scoiattolo primitivo descritto nella “saga” dell’Era glaciale: sfuggevole eppure sempre a portata di mano. Proprio come, ad esempio, “giocare” in borsa. È questo un meccanismo molto pericoloso perché determina un “terreno” personale, costruito dalla mente e dai sensi illusori, molto instabile, pieno di “trappole”, capace di far allontanare persino da sé stessi, dal “chi si è”. È lo stesso meccanismo alla base dei “giochi” che fanno gli adulti; i giochi d’azzardo, il Lotto, Il Win for Life, etc. Questi fenomeni sociali sono autorizzati addirittura dallo “Stato”, da questa “entità” non fisica costituita da tutti noi, e per questo apparente nella sua fruizione in termini di diretta accessibilità, eppure “eterea”, costituita da “nessuno”, e per questo sempre sfuggevole. Lo “Stato” non siamo più noi, non corrisponde più alla nostra “verità”. Possiamo sempre fare qualcosa, ok; però alla luce dell’evidenza, la situazione è in una fase altamente instabile, tanto instabile da risultare “paludosa”, ossia proprio quello che vuole lo “Stato”… il nulla che agiti la propria pozza. Lo “Stato” è un pezzo dell’Antisistema globale, ne è il suo frattale minore; le associazioni sono il frattale ancora più piccolo, il paradigma che vegeta in una famiglia qualsiasi è il frattale ancora più piccolo, il credo che ispira la mente di un singolo individuo è il frattale ancora più piccolo e forse il motore principale di quello più grande. Le “carte” si mischiano. Non è facile scoprire dove è andata a finire la “nostra carta”. Il grande che dipende dal piccolo che dipende dal grande. Dove diavolo saremo tutti noi in questo puzzle, in questo rompicapo? Semplice: siamo nel nostro punto di “osservazione”, nella nostra capacità di “vedere” più alta, non ci siamo mai mossi da lì. Eppure siamo sbattuti dal vento che spira dalla “mente in giù”, dall’inconscio programmato dall’Antisistema. Siamo noi e non siamo noi. Lampeggiamo o meglio oscilliamo secondo le proprietà dell’onda di luce che ci compone. La nostra esistenza come singolo è la materializzazione di questa “onda”, la fissazione del ciclo in punto fermo determinato dall’osservazione della nostra anima; ed ecco la nostra singola vita, la quale manterrà la caratteristica frattale derivante dalla sua evoluzione superiore: la ciclicità derivante dalla forma d’onda. Vivendo di cicli siamo facilmente attaccabili quando “siamo” nel ciclo negativo (Crescere è padroneggiare il semiciclo negativo). Ma chi esegue il cosiddetto attacco è ancora una parte di noi, ossia le nostre paure manifeste, le quali hanno una funzione educativa nell’ottica del Piano Divino. Eppure, ora sappiamo, che il Creatore ha conferito alla “creazione” la caratteristica della “fiducia incondizionata” o “amore incondizionato” – sulla base del frattale maggiore corrispondente alla “sua” decisione di “evolvere lasciandosi andare”, di “specchiarsi nelle proprie ed inesplorate profondità”. Dunque la parte di “buio” compresa nell’Assoluto è libera anche di tornare al Creatore in una veste addirittura “sontuosa”. Spetta alla parte di “luce” compresa nell’Assoluto non permetterlo, giungendo addirittura a trasmutare il “buio” una volta per tutte. Il Creatore potrebbe evolvere in questo senso, verso una comprensione maggiore della propria intima “essenza”. La prova di tutto ciò è quello che “succede all’uomo”, quello che l’uomo si chiede sempre (ogni uomo prima o poi se lo chiede): chi sono io? Noi siamo la prova, il frattale minore, della “sete” di evoluzione di “nostro Padre”. Non potrebbe essere altrimenti. Ma questa è la mia “verità”! Il bello del “gioco” è proprio questo e nella “estrema libertà” di solito ci si perde. Senza essere pronti “ci si perde” perché troppo vasta e sfuggevole. Per questo abbiamo le città che avvicinano la line dell’orizzonte. Ma anche questa è una mezza verità, vero? Possiamo andare avanti a “scrivere” in questa maniera per una intera vita, dal nucleo della “verità che sfugge”. Foscolo con la sua “dottrina delle illusioni” pensò proprio di porre dei confini, un orizzonte più vicino a questa enorme estensione davanti a sè da esplorare; ecco allora la nascita o l’evidenziazione dei concetti a noi molto "vicini" come famiglia, patria, etc. L’uomo Foscolo ebbe paura di quello che “sentiva”, di un vuoto profondo, oscuro, inesplorato; per questo "cadde" nelle illusioni. Egli diventa il frattale minore di quello globale, nato dalle paure di affrontarsi.
"Il Foscolo vive in un periodo delicato della nostra storia, un periodo di crisi, di passaggio. Fatti importanti sconvolgono la società europea: rivoluzione francese, imprese napoleoniche, Restaurazione, società segrete e movimenti liberali...
Vive il dramma spirituale della sua generazione
Essendo un intellettuale molto sensibile ed impegnato, egli vive il dramma spirituale della sua generazione, una generazione combattuta fra ideali rivoluzionari e desiderio di pace, fra materialismo ed ansia religiosa, fra razionalismo ed idealismo, fra arte neoclassica e tendenze romantiche...
Riflette le contraddizioni del suo tempo
Ed il Foscolo riflette pienamente le contraddizioni del suo tempo: il suo pensiero e la sua poetica sono pieni di dubbi, oscillazioni, scelte contrastanti.
Ha una vita inquieta
La sua stessa vita appare inquieta, disordinata, tumultuosa: una vita tipicamente romantica. Al di là di ogni calcolo e buon senso, il poeta si abbandona spesso ai sentimenti, ai folli amori, alle roventi passioni...
Una vita, quindi, in balìa di un cuore che, come egli stesso amava dire, è ricco di vizi e di virtù: capacissimo di battersi per gli ideali più nobili quanto di perdersi dietro agli istinti più bassi (come l’amore per il gioco, il lusso...), pronto spesso al dirompente furore dell’impegno politico, ma anche disposto, talvolta, a chiudersi rigidamente in se stesso.
Un carattere senza pace, senza equilibrio: egocentrico, scontroso, insofferente...
Diventa illuminista, ateo, materialista
Perduta la fede cristiana, egli aderisce pienamente alle filosofie illuministiche: si sente razionalmente ateo e materialista. Per lui sono valide solo le conoscenze che derivano dai sensi e dalla ragione; l’universo è un meccanismo che si autoregola: un ciclo perenne di nascita, morte e trasformazione della materia; e l’uomo è un semplice ingranaggio di questo organismo: si muove ed agisce in base a forze meccaniche: istinti, passioni, lotta per la sopravvivenza...
Foscolo, dunque, è un pessimista
L’uomo, dunque, vive in un mondo senza speranze, senza verità assolute, senza entità ultraterrene. La vita è un drammatico errare senza scopo verso il “nulla eterno”. Da ciò deriva il radicato pessimismo del poeta, la sua disperata angoscia esistenziale.
Ma avverte il fascino dei grandi ideali
Ma se la ragione gli detta simili considerazioni, la sua profonda sensibilità lo porta intimamente a diffidare di queste concezioni meccanicistiche. Il Foscolo intuisce che una vita basata solo sul materialismo esasperato, sarebbe un’esistenza vuota e squallida. Egli avverte il fascino del trascendente, l’ansia di infinito, egli avverte la necessità di credere in più alti ideali, negli ideali, di verità, libertà, giustizia, patria, bellezza, amore...
Ed elabora la sua “religione delle illusioni”
D’altro canto egli si rende perfettamente conto che tali valori sono solo illusioni momentanee (l’amore prima o poi finisce; la bellezza sfiorisce; gli ideali politici non si realizzano...) ma vi si aggrappa lo stesso con passione perché senza di essi, afferma, “io non sentirei la vita che nel dolore, o (che mi spaventa ancor di più) nella rigida e noiosa indolenza”.
E’ questa la sua “religione delle illusioni”: una religione la cui fede è sempre messa a dura prova: spesso all’uomo che si rende conto della caducità degli ideali, non rimane che il suicidio. E’ quello che succede all’Ortis: visto il fallimento di ogni sforzo patriottico, vista l’impossibilità di un amore felice, vista l’incapacità di dare un nobile senso alla propria vita, egli si suicida eroicamente. E lo stesso Foscolo, in più di una occasione, invoca la morte come fine di tutti i suoi travagli.
Fra cui spicca la poesia come “eternizzatrice di valori”
Ma fortunatamente questa “teoria delle illusioni” non ha sempre risvolti così pessimistici, se non altro perché fra le illusioni, fra i miti, fra i valori più alti c’è la poesia: la più grande espressione di umanità e civiltà: la sola in grado di eternizzare i valori (e con essi gli eroi e i poeti)".
Fonte: http://www.agatimario.it/4passilett/foscolo/f_pensiero.htm
Queste utlime frasi mi ricordano un'altra "figura", quasi per diretta connessione mia personale: Ludovico il Moro. Descritto da Leonardo come una persona "discutibile" ma grande amante dell'achitettura e delle arti.
Foscolo è “uno di noi“ non un alieno; rispecchia a campione la sua epoca del fine 1700 primo quarto del 1800. Ma non solo, infatti il suo “sentire” è ancora molto attuale. È un precursore della crisi moderna interiore in un mondo non ancora preda della globalizzazione mediatica di massa legata alla tecnologia. Un tempo nel quale le forze dell’Antisistema progettavano e perseguivano l’impianto della loro “verità”…
Ho deciso di dare un servizio, per chi è in risonanza, relativo alla “traduzione” di alcune notizie passate dal mondo dei media, evidenziandone almeno la “duplice valenza o verità”:
- la verità più evidente
- la verità meno evidente
Per questo motivo le canalizzazioni, la maggior parte dei siti web spirituali, molte pubblicazioni che trattano con “cuore” il tema legato all’evoluzione spirituale dell’uomo, coloro che parlano in pubblico, che scrivono di questo, etc. evitano di “diffondere certe varianti della Creazione, di ciò che sta alla base dell’atto di fiducia incondizionato espresso dal Creatore”: perché non serve “sapere tutto”, non è utile comprendere anche il pericolo che si corre, al fine di non abbassare ulteriormente il livello di “vibrazione” globale. Tuttavia io non me la sento di allinearmi con questa tendenza che, ancora una volta, tratta la massa come il “parco buoi” della borsa. È un frattale di un modo di essere vecchio, secondo me. È una modalità che tiene nell’ignoranza del “tutto” e che esprime anche due aspetti che non mi appartengono:
- mancanza di fiducia nella “massa”
- arroganza nella detenzione del “sapere”
Pensiamo, ad esempio, all’apparizione fisica, reale, inquadrata da tutti i media del mondo di una “nave spaziale extra terrestre” alla luce del giorno.
Di questo “incoraggiamento” abbiamo bisogno per rompere “l’incantesimo” all’istante.
Pensiamoci bene anche se non crediamo alla vita fuori dalla Terra.
Facciamo uno sforzo di immaginazione e vediamoci al cospetto di questa reale apparizione; vediamo Emilio Fede che lo annuncia all’Italia del suo “pubblico”. Che annuncia una unica ed incontrovertibile “verità”: che non siamo soli!
A quel punto quella “verità” coinciderebbe con quella trasmessa da tutti gli altri… abbiamo bisogno di questo per rompere il “velo”…
Perché “la posta in gioco” è senza precedenti ed eventi eccezionali vengono richiamati dal nostro campo energetico che è cosparso della “fiducia” del Creatore come una spugna.
E sento che presto potrebbe accadere…
"A MALI ESTREMI, ESTREMI RIMEDI"
Proverbio che evidenzia come, in certe situazioni di particolare gravità, sia indispensabile cercare ogni mezzo utile a risolverle favorevolmente".
Fonte: www.proverbi-italiani.com
Ti ho risposto nel mio blog... la verità non si puo' nascondere...
RispondiEliminaNamaste
Il "problema" è che siamo immersi nella verità. E' tutto vero se ci pensi bene. Ed è normale vista la natura e le leggi che vincolano questa dimensione. La quantistica lo ha ormai provato. La verità dipende dal nostro punto di osservazione. Ognuno di noi vede la propria verità. Logico che poi ci sono macroverità e microverità, però sono sempre delle verità. Prova a smontare il punto di vista altrui; è dura, molto dura.
RispondiEliminaAttraverso il sistema delle credenze ci ingabbiano nella "loro" verità, anzi ci auto ingabbiamo per la "verità" :)
Un abbraccio e grazie.