Sul percorso del cammino spirituale i nostri sogni levigano il mondo come sapone necessario o semi d’altre forme; quello che supponiamo di avere compreso dalla lettura dell’energia trascorsa, ci intaglia e ci forma le estremità affini al giusto terreno nel quale propaghiamo. Le altezze dell’anima, dell’osservatore che osserva una parte di se stesso, conducono l’energia come linfa attivante. I blocchi, i nodi, le asperità che chiudono il passaggio di detto carburante sono anch’essi necessari e quasi previsti. Cosa succederebbe se non ci fossero? Che la nave scuola Terra non sarebbe necessaria. Che ogni cosa sarebbe perfetta ed in equilibrio, ma in un equilibrio “primitivo”. Perché il Creatore ha scelto di dividersi? Per avere il senso della propria “forma”, del proprio concetto stesso di “esistenza”, per affermare a se stesso “ Io esisto”, per darsi un pizzico e destarsi da quella unione perfetta con se stesso ed il nulla. Io sono Dio. Lo conosco bene… i miei difetti e le mie virtù nascono da lui, sono lui. La necessità di esperenziare è talmente bruciante da condurre persino al pericolo, mellifluo ed illusorio, di annullarsi nel negativo che è parte di noi; che esiste come componente dell’amore e della luce più pura. Vorrei piangere per quello che scrivo perché deriva dalla connessione con Dio e quindi tramite il contatto con la nostra parte più vera e amorevole, eterna, omnicomprensiva… Il cuore assume i contorni di una centrale quantica assoluta, per quanto le parole tolgano senso e nobiltà a quello che intendono significare. È la creazione continua e la creazione continua seguendo la via scolpita dalle nostre cadute. Se l’Inferno non esistesse il Paradiso non potrebbe essere nemmeno concepito e, il senso educativo del “tutto” trasmuterebbe annullandosi nel vuoto da dove è giunto. La visuale dalle altezze della consapevolezza conduce alla comprensione. E quello che conta diventa anche lo smarrirsi, il perdersi, il rischiare seguendo del “magnetismo”, la prospettiva anche di fallire, il lasciarsi andare sulle onde dei sogni a qualsiasi costo. Quanto abbiamo smarrito di noi nel corso del tempo? E quanto abbiamo scoperto? Una sottile linea conduttrice morfologica è sempre tracciata davanti a noi; quando decidiamo di non seguirla, essa muta direzione ricablandosi al fine di non lasciarci mai soli, desiderosa che noi accettassimo di fidarci di lei, della nostra energia animica. In “UP” il vecchio Carl si accorge che l’album delle “avventure” della moglie è, in realtà pieno, solo quando ha “occhi per vedere” e, al fine di tornare a volare, accetta di lasciare andare tutto il peso dei ricordi che lo hanno reso cieco per tutta la vita. Il Karma rilasciato permette di volare verso nuove avventure con spirito rinnovato, senza debiti, con ali concepite in infiniti modi ma capaci della loro vera natura: permettere l’ascensione.
Poniamoci nei panni dell’anima, che tutto sa. Questa energia perché è qua? Perché se è essa stessa perfetta? È ovvio comprendere che è manchevole della realizzazione in terra, nel regno delle dimensioni più dense. La realizzazione della propria divinità effettuata in un teatro fisico e duale come è quello rappresentato da una incarnazione sul globo terracqueo. In un “luogo” energetico governato da leggi assolute ed invalicabili come quella del libero arbitrio, nel quale tutto è possibile; anche lo smarrirsi. L’anima desiderosa di completare questa fase della propria evoluzione, accetta di correre il rischio di schiantarsi a terra immemore e ripartire da zero, annullandosi nello spazio tempo. In maniera tale da ritrovarsi rispecchiata sull’altra “riva” del fiume vitale. L’osservatore che osserva se stesso. La parte eterna “spera” che una incarnazione sia sufficiente, pianificando un “percorso” solo “suggerito” alla propria parte incarnata ( con la quale non è più possibile comunicare in maniera diretta ). Poi si “accorge” che la situazione necessita di molto più “tempo” perché le asperità sono notevoli ed il grado di smarrimento grande. Inoltre le energie più oscure, negative, ignoranti della luce, sanno sedurre l’uomo, serpeggiando accanto a lui e conducendolo verso la propria “tana” con il permesso dell’uomo stesso. Si instaura la legge del Karma e le incarnazioni diventano via via più “pesanti”. L’anima ciclicamente prevede di “far passare” le proprie incarnazioni per alcuni punti o snodi focali, ma lo può solo suggerire. Dunque ella osserva e spera che l’ultima incarnazione sia veramente quella decisiva… perché oltre a suggerire e sperare, in questo campo di gioco, non può andare… Attende come un gatto acquattato al nostro cospetto di riabbracciarci e poter finalmente volare oltre, verso nuove avventure ed esperienze…
Poniamoci nei panni dell’anima, che tutto sa. Questa energia perché è qua? Perché se è essa stessa perfetta? È ovvio comprendere che è manchevole della realizzazione in terra, nel regno delle dimensioni più dense. La realizzazione della propria divinità effettuata in un teatro fisico e duale come è quello rappresentato da una incarnazione sul globo terracqueo. In un “luogo” energetico governato da leggi assolute ed invalicabili come quella del libero arbitrio, nel quale tutto è possibile; anche lo smarrirsi. L’anima desiderosa di completare questa fase della propria evoluzione, accetta di correre il rischio di schiantarsi a terra immemore e ripartire da zero, annullandosi nello spazio tempo. In maniera tale da ritrovarsi rispecchiata sull’altra “riva” del fiume vitale. L’osservatore che osserva se stesso. La parte eterna “spera” che una incarnazione sia sufficiente, pianificando un “percorso” solo “suggerito” alla propria parte incarnata ( con la quale non è più possibile comunicare in maniera diretta ). Poi si “accorge” che la situazione necessita di molto più “tempo” perché le asperità sono notevoli ed il grado di smarrimento grande. Inoltre le energie più oscure, negative, ignoranti della luce, sanno sedurre l’uomo, serpeggiando accanto a lui e conducendolo verso la propria “tana” con il permesso dell’uomo stesso. Si instaura la legge del Karma e le incarnazioni diventano via via più “pesanti”. L’anima ciclicamente prevede di “far passare” le proprie incarnazioni per alcuni punti o snodi focali, ma lo può solo suggerire. Dunque ella osserva e spera che l’ultima incarnazione sia veramente quella decisiva… perché oltre a suggerire e sperare, in questo campo di gioco, non può andare… Attende come un gatto acquattato al nostro cospetto di riabbracciarci e poter finalmente volare oltre, verso nuove avventure ed esperienze…
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