È “da una vita” che senti dire tutto ed il contrario di tutto; non da ultimo persino su questioni inerenti alla “legge”. Il tale poteva fare quello che ha fatto? No. Sì. Ma. Forse. Dipende. E che diamine. La verità è una. Il risultato è che quando si pensa ai politici, ad esempio, viene automaticamente da considerarli dei “poco di buono”. Mentre, ciò che hanno lavorato, ossia le leggi, comunque sia poi te le ritrovi fra i piedi, buone o cattive che sono.
Le varie “riforme” ad esempio, cosa hanno combinato in questi decenni, dal dopoguerra?
Ciò che viene da pensare è però apparente. Perché nella sostanza tale lavorio continuo, anche se non sembra è perfettamente allineato, schierato, di parte ad arte. Cioè, la “barca va” come, dove e deve andare. È una sorta di perfezione relativa, che ancora una volta non esiste; c’è. Allora, è proprio sostanzialmente che va misurata la “professione degli esperti” politici. La “Italia”, prima della tal assunzione in carico del tal Ministro, a che punto era? Bene: ed ora a che punto è, nel post incarico allo stesso (ex) Ministro?
Tutto quello “spazio” percorso, la differenza, è quello che ha ottenuto tutto il lavoro del Governo, Parlamento, Camere, Ministri, Ministro, etc. All’essere a massa sembrerà che costoro hanno riscaldato la sedia e speso-preso soldi, e basta. Invece, il bastimento “italico” si è mosso in una precisa, voluta, direzione.
Quale?
Quella prevista ed imposta. Alla faccia della discussione (rissa) parlamentare, del processo continuo dei Media, del “bar sport”, dello “asilo Mariuccia”, di Striscia la Notizia, dei “bagni Mario”, della polemica continua, del sentito dire, del non ho capito ma non mi fido lo stesso, del sono d’accordo pienamente… a metà, dei “sono solo ladri”, etc. etc. etc.
Costoro, volenti o nolenti, lucidamente o meno, consapevolmente o meno, fanno quello che devono fare. Non scappa uno spillo. È la perfezione ma “niente di serio”. Il “nulla”. Il bimbo che ritornato a casa risponde alla mamma, che chiede “cosa avete fatto oggi a scuola?”, “niente”.
Proprio così.
Le generazioni di politici “italiani” che si sono susseguite da quando ne hai memoria, sono tutte quante contrassegnabili con lo stesso epiteto: incapaci. Se non vendute. Tutti ladri, appunto. Roma ladrona (salvo poi, la Lega, comportarsi allo stesso modo, addirittura in “casa”). E del M5S ne vogliamo parlare? Però, tutto questo è un abbaglio clamoroso, perché tutti questi personaggi, seppure “incapaci e ladri”, hanno portato “da qualche parte” l’imbarcazione comune.
Sono marionette?
Ok, ma la “Italia” si è mossa comunque. È andata. Ed è ancora qua, proprio ora. Loro hanno sempre finto di litigare, per giunta. Poi, con l’avvento della Tv pubblica e privata, la cosa è stata infiammata a dismisura. Per non parlare dei… giornali. Ed ora del riporto digitale. Per questo occorre essere sostanziali: decodificando nella sostanza ogni situazione, non importa quanto grande sia o quanto piccola venga giudicata. Sostanza.
Ad esempio, tutto questo bailamme può essere semplificato con una etichetta funzionale, piuttosto che rimanere in balia, diversamente, di un oceano perennemente sempre agitato (in quanto firewall di copertura o rivelazione di ogni accaduto). Quale “etichetta”? Bah… “finzione scenica (funzionale)”. Qualcosa che “prende dentro tutto l’argomento, politici-politica”. Così è molto più lineare, il non lineare:
ecco la decodifica sostanziale del “dato” I-Ambientale.
Qualcosa che per accadere, devi essere sostanziale: esserci. Cioè? Non essere la consueta banderuola esposta alla rosa dei venti. Essere bastevole. Utopia? Bè, vedi ch’è il come dovrebbe essere. Il politico è un professionista, anche quando è alla prima esperienza: si veda a tal pro l’operato di Conte che, ancora non si capisce come possa essere a piede libero. Mentre, nella sostanza, è “libero” poiché nel 2020 si è messo la divisa assieme con tutti gli altri e… non è ancora finita.
Puoi inquadrare le cose attraverso diverse prospettive, laddove l’etichetta è “la prospettiva”, mentre la sua pluralità è dettaglio buono per perdercisi dentro, a meno che sei totale e allora ogni nube si deve diradare.
Ti risulta di essere così? No.
E allora, che ci entri a fare nei dettagli? Per capire? Cosa vuoi capire in qualcosa di progettato appositamente per essere sfuggevole? L’etichetta dice tutto. Ma se apri lo schedario, sarai investito da un mare di informazione molto difficilmente domabile. Avanzando per etichette (sostanza), altresì, potrai evitare di infangarti ed alfine impantanarti in qualcosa di stancante, demotivante, sconfessante. Tra l’altro, molto spesso abbandonando sempre prima dell’ultima “curva”. È solo nei “film” che il protagonista si sporca e poi ce la fa. Ma nella realtà manifesta, scordatelo. Anche perché nei vari “dettagli” ci stanno anche tutte le armi più classiche del mestiere:
una su tutte, che funziona sempre?
Una stilettata alle spalle che non ti scordi più, perché sarà l’ultima “cosa” che sentirai. Il sistema di spie descritto da Sun Tsu è micidiale. E figurati che “al tempo” erano ancora… primitivi, rispetto ad ora. No? Il classico “colpo di scena, finale”. In ogni senso.
Ancora, se le luci vengono accese illuminando un “caso felice”, magari storico (talmente storico da essere “storico”), uhm… stanno solo utilizzando la legge statistica per ingabbiarti ancora più a fondo. Perderanno qualche battaglia, ma è la guerra che interessa. E se agiscono in tal modo significa solo una cosa: se lo possono permettere, alias, è già successo. Ed ora sei in differita, indifferente. Nemmeno indispettito, tanto sei persuaso, disatteso, spaesato seppure pensi il contrario, etc. Così, quando ti inalberi lo fai per questioni di secondo ordine, oramai.
Diversamente, vivi e lasci vivere.
Mentre ti aspetti che qualcuno ti schiacci i piedi e vigili nella direzione più inflazionata, motivo per cui “niente”. Diventi il classico libro aperto, letto, tradotto in tutte le lingue e ripetuto a memoria. Meglio ancora, diventi il “bigino”, il riassunto per ragazzi delle scuole che non studiano ma scopiazzano ricordando qualcosa qua e là.
Pensa a qualcosa di perfettamente organizzato e “tu”.
Ce la fai? La percepisci la differenza? È sostanziale. Sostanza. Ciò che fa la differenza. L’organizzazione può perdere. A fronte di un evento ben preciso: la singolarità ancora più organizzata, quella totale, che c’è e allora succede la conversione del “desiderata” in manifestazione (incisione nel) reale. Qualcosa che funziona, in qualcosa che funziona, grazie a qualcosa che funziona. Sì, la solita tri-unità d’eventi:
l’esserci
l’I-Ambiente
lo Spazio Sostanza.
Com’è che Loki (nella II stagione della serie Tv) ad un certo punto “ce la fa” a controllare i “salti nel tempo”? Ci… arriva. C’è, essendo in diretta. Ottenendo la diretta: l’attenzione “puntuta”, attraverso cui poter incidere nella lavagna reale. Non solo co-incidere. Va bene il trovarsi nel posto giusto al momento giusto, ma… Oltre a questo si va, si è… decisivi. La scelta viene lasciata agli altri. Ad a valle. Alle conseguenze. Loki non accetta di fermarsi a mangiare i dolcetti buonissimi che la macchina replica alla perfezione: tale gratuità non lo ha più.
Il Loki responsabilizzato è una locomotiva. Inarrestabile. Che nemmeno la fine del mondo. Mentre ad un tratto, prende a saltare evolutivamente nel “tempo”, soprassedendo all’intero rumore di fondo. Ritrovando Colui che Rimane, nel suo castello dimora, pieno di sé. Assolutamente. Senza più alcun “dielettrico” di mezzo. Nudo e crudo. Al di là dell’isolamento e dell’auto isolamento. Nei “film” ti fanno vedere, a volte, l’espansione del concetto di “Dio”:
il fondo scala. Il responsabile. Il “titolare”.
Cioè, l’etichetta è il potenziale. Oppure, appunto, “di chi si tratta”. Avvicinare il punto di sospensione è iniziare ad essere sostanziali e poi esserci in coerenza. A prescindere. Comunque sia. Allora, non si tratta più, neanche, di r-esistere. L’esserci è il punto, da cui la singolarità s’esprime integralmente. Pensi che sia un caso che lo “universo” sia stato dipinto in tal modo? Costellato di “stelle”: puntini luminosi.
Talmente distanti da non sapere se esistono ancora o meno. Appunto. La similitudine con Te. L’etichetta è “scenario”. Evita di entrarci dentro, perché rischi di sbattere la testa contro un murales. Mentre quello che evidenzia non è un disegno casuale. Sostanza.
Dai, ora basta!
Davide Nebuloni
SacroProfanoSacro (SPS) 2023
Bollettino numero 3551
prospettivavita@gmail.com
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