“ll dubbio è l’inizio della conoscenza…”.
Cartesio
Al contrario, invece, qua nell’AntiSistema che cosa ti viene insistentemente (“obbligatoriamente”) surrettiziamente richiesto? La fede nella “scienza”, che altro non è che ogni “tua” paura. Di cosa? Di morire. Ed, alla via così, si sta “sacrificando” la prole (il futuro) per salvare i più vecchi (il passato o perlomeno quello che ha condotto sino al compresente).
Non si accetta di morire.
Nonostante la vita condotta non sia proprio tutto questo “oro che riluce”. Ma, ti predicano, “la vita è oltremodo sacra in ogni sua forma”. Uhm:
ho un dubbio grande come tutta la Terra.
E non ne posso fare a meno.
Il dubbio di Cartesio non è scettico, ma metodico, cioè ogni affermazione deve passare attraverso il dubbio per arrivare a una certezza.
Cartesio ritiene che nessuna conoscenza possa sottrarsi al dubbio e quindi si deve dubitare non solo delle conoscenze sensoriali ma anche di quelle matematiche.
Il nostro arriva addirittura ad ipotizzare persino l’esistenza di un genio maligno che implica a pensare cose che io credo vere ma che non lo sono…
Io non ho le competenze mediche per dire se realmente questi vaccini “funzionano e sono sicuri” ma penso di avere quel minimo di buon senso per non fidarmi di un'affermazione così ridicola. Al momento in cui scrivo, in Italia c'è il quintuplo dei contagi giornalieri rispetto al massimo registrato l'anno passato, (cioè quando non c'era il vaccino), mentre i morti sono centinaia al giorno…
Alberto Fazolo
6 Febbraio 2022 Link
Non ti viene chiesto di “capire”, bensì di… c®edere.
Così, “a scatola chiusa”. Sulla parola della “scienza”. Dunque, a parole e sulla carta. In buona fede. Per tacito assenso. Seguendo la scia. Nel “così fan tutt3”. Nell’abitudine che si radica ogni volta. Attraverso una f-orma di atteggiamento “non ti scordar di me”. Come se avessi un buco, dentro, al posto del cuore e persino del buon senso.
Nell’AntiSistema invecchi e “duri” circa otto decenni:
di questo il “progresso evolutivo” se ne fa un vanto, esclusivo.
Come a sostenere che “una volta” gli individui sopravvivessero molto meno. Infatti, c’è tutta questa “storia (deviata)” a comprovarne la verità. Eppure, nella “tua” Bibbia scopri che è proprio “una volta” che si poteva vivere molto, molto, più a lungo.
Che ne sai, infatti, “tu”:
che sei la pallidità fatta persona di quel che rimani sempre potenziale (Tu).
Averti ottenuto o lavorato è stato pari all’imprigionare una “forza della natura” al fine di sfruttarne la portata. Hai presente i buoi al traino di un carro? Un fiume sempre in piena. Un gran vento costante. Ecco. Ti fai bastare questo:
le famigerate “perline colorate”.
In luogo di rimanere fedele a Te nei secoli dei secoli (per sempre in coerenza).
I giorni dell'infamia…
20 febbraio 2022 Silver Nervuti Link
Se la scienza fosse sostanzialmente libera, “non
starebbe a guardare al profitto”. Ci sarebbe altro, di ben più... prezioso.
Scienziati australiani creano organismi che divorano plastica come “Pac-Man”…
In un'ora, una bottiglia di plastica può essere ridotta in polvere, pronta per essere trasformata in plastica nuova di zecca…
23 febbraio 2022 Link
Altro che 900 anni.
Il loop è continuo, se non lo “arresti”. Ovvero, l’avrai sentita o vista la pubblicità dell’Eni:
al centro della decarbonizzazione…
Ancora loro. Sempre loro. Prima s’inventano la novità, l’utility che diventa moda ed inquinamento, poi si preoccupano di “salvare il mondo”:
sempre loro, ancora loro.
Obbligatoriamente gli stessi? No, ma a quanto pare, sì. Cambiano i “nomi” ma la sostanza - come per il “lupo” - anche per il “cane a sei zampe” rimane la stessa:
il profitto, l’approfittarsi, il continuare a farlo.
Uhm.
“Embè: con il know-how che hanno. Lo volevi fare tu che non sai niente?”.
Già. Vero.
Non se ne sa niente e allora… “niente”: metti l’olio di palma, togli l’olio di palma. E... il “bello” è che contemporaneamente ti dicono della im-possibilità del moto perpetuo.
Il dubbio permane, perlomeno personalmente, modello “financo fossi l’ultimo essere vivente sulla Terra, ma te lo sogni proprio di togliermelo”.
No?
“Vuoi farmi cambiare idea? Paga”. Ci sei? Ecco come funziona. Ed ecco com’è che “sulla via per Damasco” ci sono stati molti “convertiti” anche in sede di ex famosi contrari all’inoculazione:
le infiltrazioni ci sono sempre, funzionano.
Soprattutto quando sei in un quadro generale che ignori bellamente o clamorosamente.
Il partito della guerra…
Il PD è il partito della Nato. Il partito che ha avallato tutti i crimini commessi da un'alleanza nata come difensiva e che si è macchiata di atroci crimini di aggressione contro popoli e Stati sovrani. Il partito che ha sostenuto i neo-nazisti in Ucraina, i fascisti in Venezuela e i jihadisti in Siria, solo perché la Nato (Washington) ordinava così. Milioni si contano tra morti e profughi per le guerre e i crimini della Nato. La partecipazione dell'Italia alla Nato è oggi un rischio esistenziale per il nostro Paese:
le parole belliche del Pd lo confermano senza nessuna possibilità di smentita. L’Italia annunci immediatamente la sua neutralità nella questione ucraina e si lavori politicamente per l’uscita da un’alleanza, che di difensivo non ha più nulla.
Fabrizio Verde
22 Febbraio 2022 Link
Ogni dubbio va a schiantarsi su una parete rocciosa, sospinto dagli agenti o reagenti climatico atmosferici.
Così, come “ogni cosa che dirai potrà essere usata contro di te…”. Alias, il motto planetario collegato alla “tecnologia” che si comporta esattamente come, ad esempio, l’Eni.
Se ti sfugge il nesso causale, “non è colpa Mia”.
È che, semplicemente, sopravvivi in questo “stile di vita” altrui, progettato ad hoc per “te”, a “tuo” uso ed abuso esclusivo, “in memoria di…” cosa/chi?
Non lo sai, perché devi avere fede.
Non devi avere dubbi, perché è “peccato (un ordine)”. Sì: un vero peccato che non ricordi nulla rispetto a tutto quello che avrebbe comportato ben altro, rispetto a tutto quello in cui ti riconosci, qua nell’AntiSistema.
Sei senza alcuna via d’uscita. Lo sai? No.
Lo “senti”? Può essere.
Ma non te ne “Fai…” niente, perché sei sempre il primo, in prima fila, a non crederci affatto. La vita è in-giusta: ecco tutto lo “spazio” per il dubbio. Essere giusto e/o ingiusto, contemporaneamente, apre la via per porsi qualche “domanda”. Ergo, se dubiti stai analizzando la situazione dal punto di vista “quantico” = potenziale.
Ci sta.
Motivo per cui, dubiti = pensi, immagini, espandi, sostanzi, logicizzi, senti, percepisci, analizzi, realizzi, etc. Il tutto, miscelato con la “pasta” della memoria che, altrimenti, sarebbe come fare il pane senza nessuna sostanza che “lo tenga insieme”, nonostante farina, acqua, etc.
Uhm:
la “sinistra” è sempre stata invisa agli Usa.
Era il “comunismo”, ossia, l’Urss. Dunque, anche la “Italia” era pervasa da tale f-orma d’onda. Ora, all’opposto, ti ritrovi con una “sinistra” che ha cambiato pelle e, di conseguenza, puoi concludere che si tratti di una “serpe”.
Con la “destra” che si è, ed ha, s-vendut3 un po’ tutto.
E col “centro” che, come il ceto medio dopo l’introduzione dell’euro, è andato a “farsi benedire”:
f-orma della clessidra, docet.
Che cosa rimane, allora? Sembra proprio il “nulla”. Perché sembrano tutti concordi. E con “Trump e Putin” non è che hai tutta questa “confidenza”. Ergo? Dubiti; come un piccione “tuba”, annunciandosi al mondo dall’alto di una grondaia, che appartiene ad una casa ma senza il “piccione”, ch’è libero di esternarsi perché lo vuole e lo può “Fare…”.
Sai, non ti aspettare disamine “eccezionali” rispetto alla conduzione della politica inter-nazionale, in SPS.
IO prospetto quello che “sento” e che non necessariamente passa per l’essere “esperto” in alcunché. Laddove, alcuna = lacuna. Non si capisce? Meglio.
Vai Oltre.
Questo, sempre. Rimanere in Sé rende “divers3”, qua nell’AntiSistema. Sembri “strano”. E lo sembri perché lo sei rispetto all’essere “a Massa”. Allo zombie. Al pecorone.
Persino a chi si c®ede “rivoluzionario” per... lavoro.
L’esempio più eclatante, a tal pro, sono tutti quegli “artisti” che cantano e si muovono come se fossero… “i giusti”. Come se fossero coloro sempre pronti a correre in tuo aiuto semmai fossi in pericolo oppure fossi discriminato. No?
Se la cantano, in-somma.
Te lo aspetti da s-oggetti che cantano la crisi ed il sopruso, che sono perennemente incazzati con il mondo e allora sembrano “migliori” o degni di fiducia. Il rapper. Il rock. Il “ribelle”. Persone che recitano a tema, in una versione del mondo che intendono sfruttare. Altro che.
Del resto, quanto ti basta per tenere la testa al di sopra della “cacca”?
Qualche milione di euro (se non sei un perfetto imbecille), potrebbero bastare. No? Tanto da comprarti casa (magari due), cambiare auto ogni due anni, avere una “bella” famiglia e goderti la vita… Con quel capitale che frutta interessi ed una piccola p-arte che utilizzi come “speculazione” che… non si sa mai.
Dunque, immagina che tutti fanno così, soprattutto i “grandi investitori”. Risultato? Bè: a chi frega davvero che il mondo sia un luogo migliore per tutti? A lor signori interesserà il potere da cui il controllo e conseguentemente tutto quello che possono “incassare”.
Alias, il denaro “serve”, ma prima devi avere il potere di/per…
E questo riporta esclusivamente al “passato”:
laddove non esiste ma c’è la rivelazione (guarda non caso).
Dove è iniziata la “cosa”?
Dove “è già successo” e… dimenticato. Perlomeno, “tu” hai questo s-vuoto di memoria. Infatti sei “tu”:
nota bene la non solo f-orma grafica.
Vedi? TU. Che diventi, “tu”. Ci sei?
TU vs “tu”.
Wow: non c’è partita. Che deriva. Davvero. Il serpente Kaa, del Libro della Giungla, arrotolandosi attorno a “te”, sussurra “Credi in Me”. Non in Te: ok? Devi essere “te” per cascarci “dentro”: devi essere “menomato”, deve essere “già successo” qualcosa che ti ha reso qua, così.
E i “segni” sono ovunque.
Nel di-segno generale, però. Sia per quanto concerne l’AntiSistema che l’Ambiente. Come a dire: “te” e Te.
Allora, s-copri quante “falle”, che lasciano “lacune”, ti bevi continuamente, qua nell’AntiSistema. Un esempio vale per tutti. Non è mai riduttivo, se ci sei ancora.
Gavin Wood: la personalità dietro Polkadot.
Polkadot nasce da un’idea di Gavin Wood, una personalità estremamente importante nell’intero panorama delle criptovalute, essendo uno dei co-fondatori ed ex Cto di Ethereum.
Le origini di Gavin Wood.
Gavin Wood nasce nell’aprile del 1980 a Lancaster, una piccola città dell’Inghilterra. Ha frequentato la selettiva scuola di lettere Lancaster Royal Grammar School e si è infine laureato nel 2002 in ingegneria informatica all’università di York con specializzazione nella scrittura e programmazione di software. Wood ha continuato la propria formazione in un settore molto specifico, infatti ottenuto un dottorato in visualizzazione musicale per le interfacce uomo-computer nel 2005.
La sua passione per la programmazione, soprattutto nel settore open-source, è iniziata molto presto e si vocifera abbia iniziato a programmare fin da bambino.
All’inizio della sua carriera lavora come ricercatore presso Microsoft che lascerà per fondare successivamente Ethereum nel 2013 insieme a Vitalik Buterin, Charles Hoskinson, Anthony Di Iorio e Joseph Lubin. Lascia Ethereum nel 2016 per concentrarsi su altri progetti che avrebbero potuto mantenere le promesse secondo lui non più garantibili da Ethereum. A riguardo ha criticato la sua governance definendola persino “una tecnocrazia” basata sul coordinamento tra personaggi chiave.
Gavin Wood è stato fondamentale per lo sviluppo del linguaggio Solidity, sul quale si basano gli smart contract di Ethereum e di altre blockchain.
Recentemente, ha fondato l’azienda Parity Technologies (ex-Ethcore) e poi la fondazione Web3 che ha dato vita all’ecosistema Polkadot.
La nascita di Polkadot.
La delusione riguardo alla governance di Ethereum ha dato vita all’idea caratterizzante la nascita di Polkadot: la volontà di creare fondamentalmente una “catena di catene, una blockchain di blockchain e soprattutto un protocollo di protocolli”.
In sostanza l’idea era quella di andare più in profondità, dal punto di vista tecnologico, rispetto a tutto ciò che era stato fatto precedentemente con Bitcoin ed Ethereum, per poi “impacchettare” il risultato e renderlo disponibile a tutti come elemento base per qualsiasi blockchain.
Uno dei principali problemi che Polkadot vuole risolvere è quello legato alla rapidità dell’innovazione. Spesso accade che quando si vuole creare una nuova blockchain bisogna costruire da zero numerosi elementi, che vanno da una piattaforma di governance, alla tokenomics, fino a un sistema di sicurezza. Tutto questo, mentre bisogna preoccuparsi di restare innovativi e interoperabili.
Polkadot interviene proprio su tutti questi punti, permette di velocizzare l’intero processo di lancio e contemporaneamente di connettersi a ciò che già esiste, le altre blockchain.
La questione della sicurezza, fondamentale per qualsiasi tecnologia blockchain, è di primaria importanza per Polkadot. Considera quante risorse sono necessarie per garantire la sicurezza di Bitcoin o Ethereum e moltiplicala per il numero di blockchain esistenti oggi, ciascuna con algoritmi differenti. Cosa accadrebbe se invece fossero tutte concentrate e unite verso un obiettivo di sicurezza comune?
È esattamente questa la volontà di Polkadot, tramite le parachain, collegare e aggregare diverse blockchain con caratteristiche uniche e facilitare la condivisione delle informazioni basandosi su di un unico sistema di sicurezza.
Curiosità.
Polkadot è stata inizialmente una Ico su Ethereum, precisamente nell’ottobre 2017 furono allocati 10 milioni di Dot per un totale raccolto di circa 145 milioni di dollari. Sfortunatamente a causa di un bug nella rete Eth, il 60% del valore andò perso per sempre…
L’eclettismo di Gavin Wood.
Conoscendo meglio Gavin Wood, non stupisce che sia proprio l’interoperabilità lo scopo della sua blockchain. La sua personalità multipotenziale e i suoi interessi multidisciplinari, infatti, rispecchiano perfettamente la struttura di Polkadot.
Oltre al background di natura tecnica, come si può intuire dalla biografia, non molte persone sono a conoscenza delle numerose e variegate passioni e degli interessi di Gavin Wood:
•Musica – per prima cosa ama la musica, tanto da aver studiato composizione e visualizzazione musicale, ovvero la generazione elettronica di immagini partendo dalla musica che consente agli ascoltatori di “vedere” con i propri occhi ciò che stanno ascoltando. Programmare software, secondo Wood, è simile alla composizione musicale in quanto entrambe sono fondate sulla creatività e sul bisogno di risolvere un problema;
•La teoria dei giochi – ha assunto un ruolo di notevole importanza nella nascita e sviluppo delle criptovalute, è stato un argomento da sempre molto affascinante per Wood tanto che, a riguardo, ha proposto un nuovo sistema di votazione per la Corte Suprema Inglese (poi però non adottato). La teoria dei giochi è anche alla base della struttura di Governance delle Dao;
•Filosofia – fra gli innumerevoli interessi di Wood fa parte anche la filosofia. In particolare condivide le idee di Socrate e alcune teorie esistenzialiste, come l’autorealizzazione e l’assunzione della piena responsabilità per le proprie scelte o azioni. Pensatori come Karl Popper o il fisico Richard Feynman hanno influenzato il suo pensiero e stimolato la voglia di ricercare la “verità”, che si troverebbe mettendo sempre in discussione le teorie scientifiche affermate e la narrativa comunemente accettata.
•Sociologia – la natura umana e le interazioni sociali sono un altro argomento apprezzato da Wood, nello specifico analizza temi sociali ed economici con le loro conseguenze come ad esempio la globalizzazione oppure la modalità innata dell’essere umano (molto scarsa secondo lui) di selezionare le persone di cui fidarsi. Per quanto riguarda i temi sociali più controversi e divisivi, fino a qualche tempo fa scriveva su un suo blog “Insights into a modern world” oggi però chiuso.
Teoria dei giochi.
Lo studio di modelli matematici di interazioni strategiche tra agenti razionali. Ha applicazioni in tutti i campi delle scienze sociali, così come nella logica, nella scienza dei sistemi e nell’informatica.
Tutti questi interessi sono coronati da un disprezzo per l’autorità e l’obbedienza cieca, che allontanano le persone da se stesse e dalla conoscenza della verità.
Gavin Wood e i massimalismi.
La ricerca della verità e l’intenzione di pensare oltre gli schemi della società, ha portato Wood a criticare i massimalisti.
Il termine “massimalista” è stato utilizzato per la prima volta pubblicamente in riferimento alle criptovalute da Vitalik Buterin e ha un’accezione principalmente negativa.
I massimalisti in ambito politico sono coloro che prendono posizioni estremiste e non sono disposti a compromessi. Questo termine spesso si usa in riferimento a Bitcoin, ritenuto dai suoi più strenui sostenitori l’unica criptovaluta degna di questo nome.
Wood su questo punto è fortemente in disaccordo: secondo lui esistono delle soluzioni migliori, ma che di fatto finiscono per essere confinate a specifici ambiti o necessità. Non esiste una blockchain che risolva ogni singolo problema e che soddisfi tutti gli aspetti della DeFi.
Gavin Wood, con Polkadot, lancia una sfida ai massimalisti e ambiziosamente mira a risolvere questo problema. Vuole rispondere a tutte le necessità della DeFi, vuole andare oltre Bitcoin ed Ethereum. Come? Mettendo ogni blockchain in contatto con le altre, condividendo le informazioni ma senza rinunciare alle proprie particolarità e funzioni univoche.
21 febbraio, 2022 Andrea Macrì Link
Che cosa hai an-notato?
Per una volta, utilizzo il “giallino”. Ecco quanto, “a mio parere”.
Gavin Wood: la personalità dietro Polkadot.
Polkadot nasce da un’idea di Gavin Wood, una personalità estremamente importante nell’intero panorama delle criptovalute, essendo uno dei co-fondatori ed ex Cto di Ethereum.
Le origini di Gavin Wood.
Gavin Wood nasce nell’aprile del 1980 a Lancaster, una piccola città dell’Inghilterra. Ha frequentato la selettiva scuola di lettere Lancaster Royal Grammar School e si è infine laureato nel 2002 in ingegneria informatica all’università di York con specializzazione nella scrittura e programmazione di software. Wood ha continuato la propria formazione in un settore molto specifico, infatti ottenuto un dottorato in visualizzazione musicale per le interfacce uomo-computer nel 2005.
La sua passione per la programmazione, soprattutto nel settore open-source, è iniziata molto presto e si vocifera abbia iniziato a programmare fin da bambino.
All’inizio della sua carriera lavora come ricercatore presso Microsoft che lascerà per fondare successivamente Ethereum nel 2013 insieme a Vitalik Buterin, Charles Hoskinson, Anthony Di Iorio e Joseph Lubin. Lascia Ethereum nel 2016 per concentrarsi su altri progetti che avrebbero potuto mantenere le promesse secondo lui non più garantibili da Ethereum. A riguardo ha criticato la sua governance definendola persino “una tecnocrazia” basata sul coordinamento tra personaggi chiave.
Gavin Wood è stato fondamentale per lo sviluppo del linguaggio Solidity, sul quale si basano gli smart contract di Ethereum e di altre blockchain.
Recentemente, ha fondato l’azienda Parity Technologies (ex-Ethcore) e poi la fondazione Web3 che ha dato vita all’ecosistema Polkadot.
La nascita di Polkadot.
La delusione riguardo alla governance di Ethereum ha dato vita all’idea caratterizzante la nascita di Polkadot: la volontà di creare fondamentalmente una “catena di catene, una blockchain di blockchain e soprattutto un protocollo di protocolli”.
In sostanza l’idea era quella di andare più in profondità, dal punto di vista tecnologico, rispetto a tutto ciò che era stato fatto precedentemente con Bitcoin ed Ethereum, per poi “impacchettare” il risultato e renderlo disponibile a tutti come elemento base per qualsiasi blockchain.
Uno dei principali problemi che Polkadot vuole risolvere è quello legato alla rapidità dell’innovazione. Spesso accade che quando si vuole creare una nuova blockchain bisogna costruire da zero numerosi elementi, che vanno da una piattaforma di governance, alla tokenomics, fino a un sistema di sicurezza. Tutto questo, mentre bisogna preoccuparsi di restare innovativi e interoperabili.
Polkadot interviene proprio su tutti questi punti, permette di velocizzare l’intero processo di lancio e contemporaneamente di connettersi a ciò che già esiste, le altre blockchain.
La questione della sicurezza, fondamentale per qualsiasi tecnologia blockchain, è di primaria importanza per Polkadot. Considera quante risorse sono necessarie per garantire la sicurezza di Bitcoin o Ethereum e moltiplicala per il numero di blockchain esistenti oggi, ciascuna con algoritmi differenti. Cosa accadrebbe se invece fossero tutte concentrate e unite verso un obiettivo di sicurezza comune?
È esattamente questa la volontà di Polkadot, tramite le parachain, collegare e aggregare diverse blockchain con caratteristiche uniche e facilitare la condivisione delle informazioni basandosi su di un unico sistema di sicurezza.
Curiosità.
Polkadot è stata inizialmente una Ico su Ethereum, precisamente nell’ottobre 2017 furono allocati 10 milioni di Dot per un totale raccolto di circa 145 milioni di dollari. Sfortunatamente a causa di un bug nella rete Eth, il 60% del valore andò perso per sempre…
L’eclettismo di Gavin Wood.
Conoscendo meglio Gavin Wood, non stupisce che sia proprio l’interoperabilità lo scopo della sua blockchain. La sua personalità multipotenziale e i suoi interessi multidisciplinari, infatti, rispecchiano perfettamente la struttura di Polkadot.
Oltre al background di natura tecnica, come si può intuire dalla biografia, non molte persone sono a conoscenza delle numerose e variegate passioni e degli interessi di Gavin Wood:
•Musica – per prima cosa ama la musica, tanto da aver studiato composizione e visualizzazione musicale, ovvero la generazione elettronica di immagini partendo dalla musica che consente agli ascoltatori di “vedere” con i propri occhi ciò che stanno ascoltando. Programmare software, secondo Wood, è simile alla composizione musicale in quanto entrambe sono fondate sulla creatività e sul bisogno di risolvere un problema;
•La teoria dei giochi – ha assunto un ruolo di notevole importanza nella nascita e sviluppo delle criptovalute, è stato un argomento da sempre molto affascinante per Wood tanto che, a riguardo, ha proposto un nuovo sistema di votazione per la Corte Suprema Inglese (poi però non adottato). La teoria dei giochi è anche alla base della struttura di Governance delle Dao;
•Filosofia – fra gli innumerevoli interessi di Wood fa parte anche la filosofia. In particolare condivide le idee di Socrate e alcune teorie esistenzialiste, come l’autorealizzazione e l’assunzione della piena responsabilità per le proprie scelte o azioni. Pensatori come Karl Popper o il fisico Richard Feynman hanno influenzato il suo pensiero e stimolato la voglia di ricercare la “verità”, che si troverebbe mettendo sempre in discussione le teorie scientifiche affermate e la narrativa comunemente accettata.
•Sociologia – la natura umana e le interazioni sociali sono un altro argomento apprezzato da Wood, nello specifico analizza temi sociali ed economici con le loro conseguenze come ad esempio la globalizzazione oppure la modalità innata dell’essere umano (molto scarsa secondo lui) di selezionare le persone di cui fidarsi. Per quanto riguarda i temi sociali più controversi e divisivi, fino a qualche tempo fa scriveva su un suo blog “Insights into a modern world” oggi però chiuso.
Teoria dei giochi.
Lo studio di modelli matematici di interazioni strategiche tra agenti razionali. Ha applicazioni in tutti i campi delle scienze sociali, così come nella logica, nella scienza dei sistemi e nell’informatica.
Tutti questi interessi sono coronati da un disprezzo per l’autorità e l’obbedienza cieca, che allontanano le persone da se stesse e dalla conoscenza della verità.
Gavin Wood e i massimalismi.
La ricerca della verità e l’intenzione di pensare oltre gli schemi della società, ha portato Wood a criticare i massimalisti.
Il termine “massimalista” è stato utilizzato per la prima volta pubblicamente in riferimento alle criptovalute da Vitalik Buterin e ha un’accezione principalmente negativa.
I massimalisti in ambito politico sono coloro che prendono posizioni estremiste e non sono disposti a compromessi. Questo termine spesso si usa in riferimento a Bitcoin, ritenuto dai suoi più strenui sostenitori l’unica criptovaluta degna di questo nome.
Wood su questo punto è fortemente in disaccordo: secondo lui esistono delle soluzioni migliori, ma che di fatto finiscono per essere confinate a specifici ambiti o necessità. Non esiste una blockchain che risolva ogni singolo problema e che soddisfi tutti gli aspetti della DeFi.
Gavin Wood, con Polkadot, lancia una sfida ai massimalisti e ambiziosamente mira a risolvere questo problema. Vuole rispondere a tutte le necessità della DeFi, vuole andare oltre Bitcoin ed Ethereum. Come? Mettendo ogni blockchain in contatto con le altre, condividendo le informazioni ma senza rinunciare alle proprie particolarità e funzioni univoche.
21 febbraio, 2022 Andrea Macrì Link
Ok?
Per qualsiasi “dubbio”, rivolgersi a Te, da te, in Te, per Te. Non ci sono “esperti” per questo, che riguarda esclusivamente TE.
Operation trust (lo abbiamo “visto” negli scorsi Bollettini) ed ora… Spin doctor.
Un’altra porcheria, studiata ad hoc da chi ha avuto tutto il “tempo” da dedicarvi. Mentre a “te” tocca(va) di correre da mattina a sera, all’insegna del “presto che è tardi”.
Ma dove vuoi “andare”. Suvvia.
Sei in “democrazia” dove, se ancora non te ne sei accorto, te ne possono fare “peggio di Bertoldo” ma… “cosa ci posso fare, io?”. Già:
proprio “niente”, com’è quello che continua altresì a succedere.
Il pubblicitario americano Ivy Lee (detto Poison Ivy per la sua capacità di “avvelenare” l'informazione) è considerato un precursore degli spin doctors. Nel 1914 fu assunto dal magnate americano John D. Rockefeller per elaborare una campagna di difesa convincente contro un'accusa di omicidio plurimo…
Lo spin doctor (dall'inglese top spin “colpo a effetto” nel gioco del tennis e doctor, “esperto”) è un esperto di comunicazione che lavora come consulente per conto di personaggi politici.
Il suo compito è elaborare mediante precise strategie di immagine un'apparenza del politico adeguata da sottoporre attraverso i media all'opinione pubblica, al fine di ottenere consenso elettorale o più in generale per ottenere consensi riguardo al proprio mandato politico...
Locuzione.
Il primo uso della locuzione spin doctor risale agli anni ottanta del Novecento, quando la figura di questo particolare consulente d'immagine entrò prepotentemente a far parte dello scenario politico occidentale. L'espressione fu coniata nel 1984 dal noto giornalista americano William Safire, per distinguere tali specialisti delle pubbliche relazioni applicate alla politica, spesso spregiudicati e addirittura ambigui, dagli specialisti di comunicazione in ambito generale, es. i portavoce o gli addetti stampa…
Spin è termine usato anche nel gioco del baseball o del cricket per indicare il moto rotatorio o l'effetto impresso alla palla dal lanciatore: di qui il senso figurato di presentazione di una informazione in un particolare modo o prospettiva, specialmente favorevole…
La parola doctor invece assume la connotazione di “esperto, persona assunta per apportare miglioramenti o dare consigli”… (usata in particolare in espressioni composte: ad es. script doctor, “consulente di sceneggiatura”).
A ciò si aggiunga che il verbo doctor significa anche “cambiare il contenuto o l'apparenza (di un documento, un'immagine ecc.) per ingannare o falsificare”, “alterare il contenuto (di cibi o bevande) aggiungendo ingredienti forti o dannosi” e infine, tornando al gergo sportivo, “manomettere (una palla) in modo da influenzarne il volo quando viene lanciata o battuta”...
L'espressione con il tempo si è poi estesa a indicare, oltre all'autore-manipolatore di parole o notizie (atte come detto a ispirare una certa interpretazione dei fatti), anche più in generale qualsiasi portavoce e soprattutto consigliere di un uomo politico…
Il primo vero spin doctor fu invece Edward Bernays, nipote di Sigmund Freud. Nel 1928, nel suo saggio L'ingegneria del consenso, egli teorizzava con lucida attenzione la pratica dello spin:
“Se capisci i meccanismi e le logiche che regolano il comportamento di un gruppo, puoi controllare e irreggimentare le masse a tuo piacimento e a loro insaputa...”…
Bernays operò soprattutto nel campo delle PR industriali, con risultati il cui successo dura fino ai nostri giorni… Si distinse per la prima volta con il suo operato nel 1929, nella difesa dell'industria del tabacco, durante la quale inventa la figura della femme fatale secondo una semplice equazione: fumo = emancipazione.
Molte femministe tutt'oggi ignorano che l'ideale della donna fumatrice emancipata è stato creato a tavolino…
Un secondo successo di Bernays fu la campagna a favore dei produttori di bacon statunitensi: per rilanciare l'industria della pancetta, o bacon, decise di non puntare soltanto sulle tradizionali campagne pubblicitarie, bensì di commissionare un sondaggio su un gruppo ristretto di medici i quali, ovviamente compiacenti, per la maggior parte esaltarono i vantaggi nutrizionali di una colazione ricca, a base appunto di uova e pancetta.
Quindi inviò i risultati del sondaggio a migliaia di medici statunitensi, allegando una elegante brochure che risaltava le presunte virtù delle “uova con la pancetta”, quale “prima colazione ricca e nutriente”. L'esito della campagna fu che in pochi giorni il mercato della pancetta aumentò considerevolmente le vendite, dal momento che gran parte dei dottori aveva prestato credito alla persuasiva comunicazione dei loro sconosciuti ma apparentemente autorevoli colleghi…
Da allora, la colazione a base di uova e pancetta è una consuetudine per milioni di americani.
Questo fu il primo uso di una tecnica che lo stesso Bernays definì “della terza parte indipendente”, affermando che: “Se puoi influenzare i leader – con o senza il loro consenso – condizioni automaticamente chi crede in loro...”… In pochi anni Bernays apprese a raffinare tale tecnica, promuovendo la nascita di “centri di studio” apparentemente indipendenti, in realtà costruiti appositamente per difendere determinati interessi o punti di vista.
Essa prevedeva insomma di rilasciare notizie prodotte da enti o personalità estranee (in apparenza) alla campagna in corso, ma in realtà sapientemente “istruite” su cosa dire. Ciò avvenne ad esempio per i rapporti (presunti) scientifici riguardo alle emissioni dei tubi di scappamento delle automobili, pubblicati da centri studi non direttamente riconducibili alle case automobilistiche, con nomi come “Centro studi per il benessere sociale”…
Bernays rivelò che uno dei maggiori estimatori delle sue teorie fu Joseph Goebbels, ministro della propaganda di Hitler, che applicò alla lettera le sue teorie per creare consenso popolare attorno al regime nazista…
Come scritto da Larry Tye nel suo libro The Father of Spin: Edward L. Bernays and The Birth of Public Relations (“Il padre dello spin: Edward L. Bernays e la nascita delle pubbliche relazioni”), Bernays riuscì ad aiutare molte società commerciali a utilizzare tecniche di comunicazione per rendere certi comportamenti più accettabili negli Stati Uniti del XX secolo. Tye sostiene inoltre che Bernays era assai orgoglioso del suo lavoro come propagandista…
Lippman e Boorstin.
Tra gli studiosi del fenomeno ci fu anche Walter Lippmann, autore nel 1922 del libro L'opinione pubblica, in cui critica aspramente la già diffusa abitudine dei governi di manipolare l'informazione, e Daniel J. Boorstin il quale - nel suo saggio L'immagine - sancisce una sostanziale differenza fra quei fatti che lui chiama “creati da Dio” e quelli “creati dall'uomo”.
Nel 1962 conierà il termine pseudoeventi per definire quegli eventi orchestrati ad arte dai manipolatori dei media per distrarre l'attenzione del pubblico. Benché il termine sia stato usato già alla fine degli anni settanta ed abbia poi visto designati in tal modo vari consiglieri statunitensi dell'amministrazione Reagan negli anni ottanta (nonché lo stesso segretario di Stato James Baker sotto la presidenza di Bush padre), fino all'ingresso nell'universo mediatico di Tony Blair si può dire che lo spin doctor fosse un razionalizzatore a posteriori di decisioni assunte dal politico con cui egli lavorava…
Lo spin doctor è senza dubbio un professionista, spesso con un curriculum ed un bagaglio culturale notevoli, solitamente proveniente dai ranghi dei consulenti di marketing, che opera con il compito di elaborare, mediante precise strategie di immagine, un'apparenza del politico adeguata da sottoporre ai media e all'opinione pubblica per ottenere consenso elettorale o più in generale per ottenere consensi riguardo al proprio mandato politico.
Allo stesso tempo, proprio per la peculiare attività di “massaggiatore” dei messaggi o “creatore” di candidati elettorali (nell'ambito della cd. personalizzazione della competizione elettorale), deve essere indifferente alla verità dei fatti, e per di più essere in grado di manipolare tale verità, rendendola attraente all'occhio del pubblico.
Come Giano bifronte, lo spin doctor ha il duplice ruolo di professionista mediatore della comunicazione, e di “genio del male”, una specie di ammaestratore di notizie, un regista degli effetti speciali creativo e al tempo stesso bugiardo, sempre comunque coerente con il proprio impegno lavorativo.
Lo spin doctor è ad esempio colui che suggerisce alla stampa di non titolare in prima pagina “aumento delle tasse”, ma “riassetto fiscale”.
Spin doctor e pubbliche relazioni.
L'intero filone di attività e di studio delle Pubbliche Relazioni (PR), così come quello delle Scienze della comunicazione, mira a rendere efficace ed immediatamente comprensibile un qualsiasi messaggio, sia istituzionale, politico o commerciale. I professionisti delle pubbliche relazioni, consapevoli dei rischi che tali procedimenti comportano, seguono infatti dei codici etici molto scrupolosi, sanciti a livello internazionale; per esempio, nella Carta di Stoccolma (2003)…
Al contrario lo spin doctor impiega qualunque mezzo per raggiungere i propri scopi, senza alcuna etica o deontologia professionale: tende cioè ad “adattare la realtà alle proprie esigenze”, né si fa scrupolo nell'affermare fatti e vicende che sa non essere veri e in politica, in definitiva, “non difende l'interesse del Paese, ma solo quello del proprio leader...”... spesso sfruttando tecniche prese a prestito e ispirate da altre discipline:
ma, soprattutto, applica in modo sistematico il cosiddetto News management, ovvero la manipolazione delle notizie.
Funzione dello spin doctor.
I compiti dello spin doctor sono diversificati, ma tutti riconducibili ad una radice comune: “massaggiare il messaggio”, cioè estrarre il meglio da qualsiasi situazione in cui sia implicato il suo committente, fornendo ai giornalisti e ai media una versione “aggiustata” di un evento-notizia in veste volta per volta di consigliere per la comunicazione, capo ufficio stampa, portavoce o campaign manager.
1.Lo spin doctor sa gestire una crisi con messaggi o tattiche comunicative ad hoc, specialmente nel settore della politica, nei confronti ad esempio di una decisione impopolare, correggendo eventuali incaute prese di parola del politico che assiste..., e fornendo ai media (e quindi all'opinione pubblica) l'interpretazione “smussata” delle esternazioni del soggetto per cui lavora, al fine di evitargli critiche o comunque commenti malevoli...
2.Un'altra attività dello spin doctor è fornire notizie “informali” ai giornalisti, facendole passare per “confidenze” o facendole filtrare come notizie “anonime”.
3.Altro compito dello spin doctor è promuovere l'immagine di un soggetto come se fosse un prodotto, utilizzando tecniche di marketing.
4.A volte può succedere di dover “creare” un evento che possa dare interesse e convincere l'opinione pubblica: è il news management, ovvero l'informazione gestita.
Le attività dello spin doctor, quindi, in un certo senso riassumono e per altro verso travalicano gli incarichi del tradizionale addetto stampa e del consulente d'immagine.
Casi famosi.
Il decennio di Tony Blair come primo ministro britannico è apparso a molti come la vera rivoluzione, in questo approccio: molte delle decisioni, soprattutto di politica estera, sono state assunte proprio perché il “polso” dell'opinione pubblica era tenuto dallo staff di spin doctors di Blair, in cui primeggiavano l'addetto stampa Alastair Campbell ed il consigliere alle relazioni pubbliche Peter Mandelson.
Giunti ad un livello di potenza ed influenza politica del tutto inedito in una democrazia, offrivano al loro responsabile politico una linea d'azione ad alto rendimento nell'immediato, proprio perché erano in grado di discernere nell'andamento fluttuante della gente l'evento da seguire e sul quale dimostrare la capacità di incidere del vero statista…
Senza parole.
Soprattutto perchè te lo dice persino Wikipedia. Che è tutto un dire, oltre “un fatto”.
Comprendi perché sei dotato di Costituzione? Nulla di nuovo.
Laddove ogni “tuo” diritto ti viene riconosciuto. Da chi/cosa, or dunque… In “democrazia” puoi governare in leva, anche avendo la minoranza (però, organizzata). Le holding nella finanza te lo dimostrano. Come ad esempio fu “acquisita” Telecom Italia al “tempo che fu”.
Con la storia che si ripete, perché ci sei “tu”.
“Fai…” se ti riesce. Altrimenti, “niente”. Va da sé…
Davide Nebuloni
SacroProfanoSacro (SPS) 2022
Bollettino numero 10-610
prospettivavita@gmail.com