Il processo del “pensare” descrive una catena di re-azioni, capaci di essere sia lineari che non lineari. La mente dunque dribbla o salta continuamente qua e là, non rientrando potenzialmente in alcuna restrizione.
Come un elettrone? No.
A meno che dell’elettrone non ne sai sostanzialmente nulla, non visto che la “catena” non finisce nel processo mentale, da cui - per inciso - nemmeno parte.
Come puoi “trovare” l’origine di ciò che chiami abitualmente “fiume”? Credendo che prenda inizio dalla sorgente? Suvvia. È il convenzionale ciò che ti ha e che dunque ti soffermi a prendere in considerazione.
Per dirla in parole semplici, “non ricordando dalla propria esperienza diretta, non sai praticamente niente” = sei alla mercé di chiunque se ne approfitti.
Allora, tale auto dimenticanza non è, piuttosto, come… procurata? Perché? Bè... perché c’è chi se ne approfitta?
Per ovvio, “mal comune”, oppure ad immagine e somiglianza dell’originale motivo che “sta” indirettamente “a monte” del… problema in questione.
Se non sai è essenzialmente perché hai dimenticato. Ergo, “è già successo”. E “ora” sei in differita, rispetto a tale ferma circostanza che non smette di battere, come se fosse il cuore del mondo.
Un “virus” che cosa fa, all’interno del corpo altrui? Se ne approfitta oppure sopravvive? Tale organismo sa esattamente come fare e cosa fare, per…
Quale significato, credi, abbia tale f-orma di intelligenza o di “istinto”? Perché si comporta in tale modo? La “scienza” ti ha passato questo modo di intendere e volere, “illuminando” la scena in maniera tale d’auto interferire con la “vista”, dando luogo ad una vera e propria “visione” o errore di parallasse.
Un collo di bottiglia diventato come... gerarchia.
Uno “stretto” o una strozzatura mentale (distretto), che procura continuamente “carburante (boost)” per il sostentamento dell’Anti-Sistema = lo scenario di auto riferimento globale scambiato per l’unica realtà manifesta e manifestabile, alla faccia del potenziale contemporaneo.
Tumori, Buscarini (Fismad): “90% casi colon dipende da fattori modificabili…”.
“Benché distratti dal Covid non dobbiamo dimenticare un concetto molto chiaro a chi fa ricerca: se il 10% dei tumori del colon retto è dovuto a fattori genetici, il 90% dipende dai cosiddetti fattori di rischio modificabili, che se vogliamo possiamo modificare dall’oggi al domani.
Sono alcol, fumo, dieta, sedentarietà, eccesso di peso, importanti e pesanti ma non tanto quanto un altro fattore di rischio modificabile, il più importante di tutti, ovvero il non fare lo screening…”.
Con queste parole Elisabetta Buscarini, presidente Fismad (Federazione italiana società malattie apparato digerente), ha presentato ieri la campagna di sensibilizzazione sull’importanza dello screening per la prevenzione del cancro colorettale, che avrà come testimonial Paolo Cevoli, attore comico di Zelig…
“La fortuna non c’entra, la prevenzione…non è questione di culo…”.
Paolo Cevoli
Adnkronos 8 ottobre 2020 Link
Siamo alla follia pura.
“Fai…” attenzione.
“Non dobbiamo dimenticare un concetto molto chiaro a chi fa ricerca: se il 10% dei tumori del colon retto è dovuto a fattori genetici, il 90% dipende dai cosiddetti fattori di rischio modificabili, che se vogliamo possiamo modificare dall’oggi al domani…”. Ok?
È davvero molto chiaro il monito. Va da sé. Stampatelo per bene in testa, poiché verità. Bene. E quali sono questi fattori di rischio? Vediamoli. “Sono alcol, fumo, dieta, sedentarietà, eccesso di peso…”.
Un laser.
E se termini qua, la comunicazione, ne trai un grande vantaggio sostanziale, perché puoi allora domandarti “Questi cattivi fattori non sono forse parte del ‘mio’ stile di vita?”. Già. E da chi “cosa (chi)” ti viene continuamente inoculata (alimentata) questa vera e propria dipendenza?
Da un fenomeno globale che puoi tranquillamente e nitidamente chiamare, riconoscere e ricordare come “Rivoluzione Industriale” e tutto ciò che l’ha concepita, resa possibile e continuamente compresente anche “ora”.
Allora, oggi hai davvero imparato qualcosa di molto, molto, utile, semplice, lineare, diretto, etc. Eppure, la “notizia” continua, purtroppo o per fortuna. Dopo avere elencato i fattori di rischio con grande chiarezza, non si osa oltrepassare il guado (lo “stretto”). Infatti… i fattori di rischio sono questi, sono importanti e pesanti “Ma non tanto quanto un altro fattore di rischio modificabile, il più importante di tutti, ovvero il non fare lo screening…”.
Ed ecco che l’informazione da sostanziale diventa uno “spot” pubblicitario/elettorale, ovvero, un “di fatto”.
Vale a dire che, “puoi modificare ogni abitudine industriale che ti ha condotto a tutto questo, ma… è più importante sottoporti a screening”. Il che, ti allontana dal fulcro della questione: perché la società è così “ricca” di fattori di rischio?
Fare lo screening equivale a “oddio, sono malato perché è certificato dalla scienza”. Invece, se lo dai per scontato, “ascoltandoti”, puoi passare subito alla fase proattiva (lo smaltimento di ogni cattiva abitudine che, però, tenderà a ricaderti addosso in altri termini, perché se consumi di meno è probabile che perderai il posto di lavoro e “fermerai l’economia”, con tutto quello che ne consegue).
Sembra sbagliato evitare di ricorrere allo screening, ma non è così.
Gli esami servono come ultimo tipo di deterrente. Ma non ti dicono che è sempre meglio “prevenire”? Allora, che cosa devi prevenire? Anche lo screening. Ossia, che la malattia peggiori, accorgendoti della malattia; oppure, prevenire significa proprio fare a meno del prodotto industriale, che ti porta ad ammalarti.
È persino logico che lo screening viene sempre dopo, rispetto all’auto responsabilizzarsi da sé in sé, “sentendo sostanzialmente come stai” e adottando in autonomia i correttivi necessari che, guarda non caso, devono essere e dunque sono sostanziali, netti, chiari, precisi, e non al contrario delle mezze misure che lasciano sempre il “tempo” che ritrovano.
Allora, lo screening è portante per chi proprio non ne vuole sapere e aspetta di essere messo con le spalle al muro, dall’esito dell’esame. Ma, per chi è in sé (cosa sempre più rara nell’Anti-Sistema) lo screening è una perdita di tempo e di denaro, oltre che di pazienza.
Nella comunicazione medico scientifica perché si pone così tanta attenzione al fare prevenzione di questo tipo, diciamo, secondaria? Perché la scienza medica è come la stessa industria che è alla base del “problema” che dunque finge di curare.
Infatti, lo screening è motivo di interesse sia economico che di circostanza (che rimane sostanzialmente non investigato e dunque inalterato), mentre la consapevolezza in sé è indice di “perdita di business” per cosa (chi) ne auto ricava senza ombra di dubbio il proprio esclusivo interesse o tornaconto.
L’autentica “prevenzione” consta nel continuamente ricordare che è l’atteggiamento alla causa di ogni “male”. Come ti comporti, “Fa…” la differenza di non potenziale contemporaneo, alias, la differenza di potenziale, che alimenta tutto l’Anti-Sistema.
Perché l’ambiente funziona mentre l’Anti-Sistema deve essere sempre alimentato? Poniti la “domanda” ma ometti di apporre il punto di domanda. Nel senso: non stai chiedendo, bensì, stai consultando il campo sferico “verità”, che è memoria ambientale.
Quando vai in biblioteca per trovare l’informazione che ti occorre, non domandi ma consulti l’indice disponibile, da cui ricavi la posizione esatta dove recarti fisicamente. Lì ci sarà l’informazione. I “fattori di rischio”, dunque, sono chiari e coincidono con l’interesse industriale per “te”. Riesci ad espandere la questione persino oltre al mero interesse di facciata = ai soldi?
Ti conviene.
L’industria alimentare (e non solo) è globale, se non ti fermi davanti a cartelli, simboli, facciate, solide apparenze, leggi e leggine. Ossia, in qualsiasi p-arte del mondo ti rechi, c’è sempre industria alimentare (e non solo). Ergo, come puoi ritenere che in India sia diverso rispetto al Belgio, per fare un esempio.
Solo perché cambia la “marca” o le abitudini locali?
Per favore.
Si tratta di sottoporre l’essere ad un drogaggio collettivo talmente continuo, sino al punto di procurare un’unica dipendenza. Quella del cibo? No. Quella del doverti cibare. Una volta diventato tale, di conseguenza ti possono passare qualsiasi tipo di “chimica” nel “tuo” organismo.
Inoltre, perderai di “vista” ogni peculiarità inerente al funzionare, piuttosto che all’alimentarsi (una questione collegata al fattore artificiale “energia”). Questo ti prende per mano e buonanotte ai risuonatori. Questo è il “sogno” di ogni imprenditore: un mercatone unico tutto per sé, che continuamente richiede il tuo prodotto, in cui predisponi tutto affinché non ti possa più risvegliare, poiché questo è il “sogno” dell’imprenditore che ha deciso in tal modo anche e soprattutto per “te, etc. etc. etc.
Ferrero oltre la Nutella: di cosa è fatto l'impero più dolce del mondo.
Con l'ultimo shopping - i biscotti britannici Fox's, che esistono dal 1853 - continua l'espansione della galassia Ferrero. Il gruppo di Alba, dal 2015, ha aperto un nuovo capitolo della propria storia, che fino ad allora era stata basata sulla crescita organica, dando il via a una serie di acquisizioni, che hanno portato l'azienda ad affiancare ai marchi storici - Nutella, Kinder, Estathé, Tic Tac - nuovi settori a una sempre maggior presenza mondiale.
Se Giovanni Ferrero, presidente esecutivo del gruppo, è l'uomo più ricco d'Italia, lo è anche perché il suo impero, che nel bilancio chiuso il 31 agosto 2019 contava 104 società e 31 siti produttivi, con una presenza diretta o tramite distributori autorizzati in 170 paesi nel mondo, “fattura” 11,4 miliardi l'anno.
Negli ultimi anni, prima di mangiarsi i “cookies” Fox, che valgono 172 milioni di ricavi annui, il gruppo aveva rafforzato la propria posizione in altri Paesi europei ma anche oltre Atlantico: negli Usa Ferrero ha acquistato il business dolciario di Nestlé ma anche gli stack di Kellogg Company.
Nel Vecchio Continente, invece il gruppo ha puntato forte sul settore dei biscotti di qualità, con quelli belgi della Delcre ma anche con l'azienda danese Kelsen, acquistata dalla Campbell, famosa per le iconiche zuppe in scatola. Sul fronte dei gelati, oltre all'acquisto della spagnola Ice Cream Factoy Comaker, tramite un accordo con Unilver, che possiede i marchi Algida, Magnum e Grom.
Matteo Buffolo Agi 8 ottobre 2020 Link
L’impero colpisce ancora.
Sempre, occorre rimarcare, non essendo mai venuto meno. Altrimenti, lo si capirebbe subito.
Pochi grassi e niente alcol per evitare il fegato grasso…
La steatosi epatica, o fegato grasso, è una condizione legata al sovrappeso. Tuttavia anche una dieta troppo ricca in grassi e zuccheri e un’elevata assunzione di alcol ne possono stimolare l’insorgenza…
Fondamentale resta soprattutto la “buona” tavola. In linea generale è bene… evitare periodi di digiuno prolungato e consumare pasti regolari (tre pasti principali e due spuntini, ma non con cibo “spazzatura”, bensì una mela, yogurt) per meglio controllare il senso di fame/sazietà e ridurre i picchi glicemici.
In pratica, cosa mettere in tavola? Ecco la lista degli alimenti “in e out” per il fegato grasso.
La dieta mediterranea viene sempre citata come perfetta per mantenersi in buona salute…
Sono da eliminare o ridurre al massimo:
fra le bevande: alcolici, compresi vino e birra; superalcolici (liquori, grappe, cocktail); bevande zuccherine (coca-cola, aranciata, tè freddo, succhi di frutta con zucchero aggiunto).
zuccheri in genere: bianco e di canna, ricorrendo eventualmente a dolcificanti. Ma anche dolci (torte, pasticcini, biscotti, frollini, gelatine, budini, caramelle, marmellata e miele), frutta sciroppata, candita, mostarda di frutta.
grassi in genere: quelli animali (burro, formaggi grassi, lardo, strutto e panna che sono ricchi in grassi saturi), ma anche i grassi idrogenati (trans) presenti nella margarina e in molti prodotti industriali, nei piatti pronti e nei cibi da fast-food.
alimenti di origine animale, quali frattaglie, insaccati ad elevato contenuto di grassi saturi (salame, salsiccia, mortadella, parti grasse delle carni).
Maionese e altre salse elaborate…
Silvia Fargion 6 marzo 2015 Link
Ti sei reso conto, sostanzialmente?
Con dei “giganti” in giro, a s-padroneggiare nel mondo, come puoi credere a quello che ti dicono, anche se rivestendo altri panni sempre funzionali al medesimo ritornello.
Ad esempio, “evitare periodi di digiuno prolungato e consumare pasti regolari… tre pasti principali e due spuntini…”. Cioè, “devi sempre alimentarti, devi sempre alimentarti, devi sempre alimentarti…”. Ma… non con cibo “spazzatura”. Alias?
Ti dice tutto ed il contrario di tutto, se tu sei “tu” e dunque esisti ma non ci sei. Trovi?
Tra gli alimenti o le abitudini di cui fare a meno, sai che cosa c’è? Sostanzialmente, il fallimento dell’industria.
Qualcosa che non può succedere, però, nell’Anti-Sistema che l’ha prevista e dunque favorita ed organizzata. La famosa “dieta mediterranea” è un protocollo che probabilmente (forse) nel passato era una cosa, mentre “ora” è un’altra se il cibo è passato dall’essere naturale ad industriale.
Attenzione alla corrente, però.
Dire che una volta il cibo era naturale, santifica ancora la “necessità” di doversi alimentare. Quindi, lo “stretto” si trova più “a monte” e non consiste nel rimarcare la differenza tra naturale e artificiale o replica industriale del naturale.
Piuttosto, l’attenzione dovrebbe porsi proprio su cosa è considerato naturale, alla luce dei due fondi scala preparati appositamente per “te”: Creazione e/o Big Bang.
Se preferisci, economia circolare.
Il naturale è “naturale” tanto quanto l’artificiale, dal momento in cui “è già successa” la Creazione oppure il Big Bang. No? Oppure, ad un certo punto “termina” l’effetto della distinzione usuale attraverso il linguaggio e conta solo il “Verbo”?
Davvero credi di essere “dentro” a tutto questo? Magari, verrebbe da pensare. Sì, perché il crederlo renderebbe evidente proprio l’essere contenuti in qualcosa che, allora, si potrebbe immaginare anche di “forzare”.
Del resto, sei libero oppure “libero”? Quando, come ti dicono, Adamo ed Eva si resero conto che non c’era solo l’Eden, che cosa fecero? Furono “cacciati” da lì? No. Se ne andarono, nella misura in cui persino la “cacciata” rientra ancora nel medesimo intento.
Allora, dal punto di vista industriale è molto meglio la “cattività”, piuttosto che la schiavitù più diretta. Il “raccolto” è continuativo e meno s-oggetto alle “intemperie”.
I microbi come alleati per estrarre l'oro da smartphone e tablet.
Con l'aumento dei rifiuti elettronici, alcune aziende stanno sviluppando soluzioni alternative per estrarre i preziosi materiali presenti nei cellulari, nei tablet o nei computer portatili, utilizzando anche i microbi come alleati
Arrivano dalla natura i nuovi alleati nella sfida per il riciclaggio dei rifiuti elettronici, attività sempre più necessaria visto il preoccupante aumento dei rifiuti elettronici…
Marco Rubino Financialounge.com 8 ottobre 2020 Link
La condizione di “schiavitù” è un dato “di fatto”? No. È sostanziale. Magari fosse “di fatto”, poiché allora sarebbe evidente anche a chi ne è “dentro” totalmente e si attacca alla “legge”, per la quale se non di dimostra che si è schiavi allora non è vero “di fronte alla legge”.
Ma, in un circuito chiuso, come puoi anche solo immaginare di procurarti delle “prove”? Il discorso non tiene, perché il “correttivo” è sempre dietro l’angolo. Le prove possono sempre sparire, così come i testimoni, etc. etc. etc. In-somma, la storia del mondo, Anti-Sistemico. Per questo anche l’economia è circolare:
arrivano dalla natura i nuovi alleati nella sfida per il riciclaggio dei rifiuti elettronici
attività sempre più necessaria visto il preoccupante aumento dei rifiuti elettronici…
E, mentre “tu” sei sempre troppo impegnato a fare altro per interessarti di ogni “problema” che ti ha sostanzialmente, è proprio dell’altro ad interessarsi, per te, del medesimo ambito.
Cervello, trovato il “pulsante” che accende il senso di responsabilità.
Si tratta di un circuito nervoso posto tra il loro frontale e il lobo parietale. Può essere controllato dall’esterno, andando così a modificare la consapevolezza delle azioni di un individuo…
3 luglio 2020 Link
Se hanno “trovato” tale pulsante, oltre ad accendere si può anche, allora, spegnere. Alias, pilotare, comandare da remoto oppure “dall’esterno”. Trovi?
Rivediti la prima serie di Westworld, a tal pro.
Anche se dovrebbe essere più che sufficiente “Fare…” da te. Però, anche un “aiutino da casa” è sempre ben accetto, qualora sei sostanziale e dunque auto decodifichi in tal senso l’informazione ambientale ad auto caratteristica frattale espansa.
Ed “ora” SPS (Io) te lo trasforma persino in componimento “poetico”. Senti come risuona bene.
Si tratta di
un circuito nervoso
posto tra
il loro frontale e il lobo parietale
può essere controllato
dall’esterno
andando così a
modificare
la consapevolezza
delle azioni
di un individuo…
(Controllo)
Il Nobel per la Chimica alle due donne che hanno riscritto il genoma…
Il Nobel per la Chimica 2020 è diviso equamente fra la biochimica francese Emmanuelle Charpentier e la chimica americana Jennifer A. Doudna. Le due ricercatrici hanno messo a punto la tecnica che “taglia e incolla” il Dna e che consente di riscrivere il codice della vita…
7 ottobre 2020 Link
Ecco la parità di sesso, all’interno di qualcosa che non butta mai via niente.
Vai sempre al significato.
Sii sempre sostanziale.
Non c’è da offendere nessuno. Non c’è da offendersi. Tutto è verità. Sempre.
“Vien dietro a me, e lascia dir le genti:
sta come torre ferma, che non crolla
già mai la cima per soffiar di venti…”.
Canto V - Purgatorio – Divina Commedia – Dante Alighieri
In estrema sintesi, “se intendi ricordare, allora ricordi”, “se vuoi capire, stai fresco”. Sei nell’Anti-Sistema, che è la risposta ad ogni tuo “perché”. Il motivo per cui non esiti a definire questo mondo come una m…a, senza mai renderti conto del sostanziale motivo (ragione fondamentale).
La piramide è rovesciata in termini di essenza, proprio come puoi auto constatare anche attraverso la classica “Stella di David”.
E tutto il resto? Dipende, a catena, da come ti metti, tu. O da come sei messo, “tu”.
“Fai…”.
Davide Nebuloni
SacroProfanoSacro (SPS) 2020
Bollettino numero 10-263
prospettivavita@gmail.com