Come è possibile?
Alla “fine” del Bollettino sarà evidente.Di solito i proclami post elezione vincente, sono del tipo “sarò il presidente di tutti…”. A significare che, nelle “migliori” intenzioni di chi è stato eletto, c’è l’assicurazione che chiunque verrà trattato nella stessa maniera (lasciamo perdere quale maniera) e dunque nello stesso modo verrà rappresentato e “riconosciuto”.
Poi… ciò che succede, molto molto spesso, è tutta un’altra storia.La vita presidenziale comporta, infatti, che “una volta ascesi al trono” si diventa (come) Re o bambini viziati al comando. E dal momento in cui chi viene eletto non è proprio il primo che passa per strada, di conseguenza avrà già un certo “pedigree” di tipo industriale (lavori in corso, affari più o meno trasversali, attività già lanciate o da lanciare, appartenenza a qualche “hub”, amicizie e relazioni più o meno particolari o solari, etc.), il che comporta delle reazioni a cascata persino prevedibili.
Un po’ come quando ci si è ammalati, in passato, e sulla propria “fedina sanitaria” viene riportata l’intera anamnesi.
È già successo, quindi, e tale informazione da qualche parte ed in qualche modo è riportata, senza alcuna ombra di dubbio.Ora, Trump dimostra di fare quello che vuole, come però qualsiasi Re Sole che da tale posizione può auto imporsi “non importa cosa abbia da declamare o reclamare”.
E chi si sorbisce ogni tipo di impropero deve semplicemente assorbire in silenzio o, al limite, scusandosi anche per qualcosa che non sussiste, pur di salvaguardare capra e cavoli.Dunque, di cosa si tratta, sostanzialmente?
Del giogo delle tre carte? Del… mea culpa, mea culpa, mea grandissima culpa… Ho sbagliato ma scusate, non lo rifarò più, parola di giovane marmotta, prometto…La società rispetta chi chiede “scusa” solo dopo essere stato colto con le mani in pasta? Oppure, chi viene attaccato pubblicamente, nonostante non abbia fatto nulla?
Immagina:
una persona viene accusata da un’altra (che se lo può permettere)
e per uscirne “pulita” può chiedere scusa per qualcosa che non ha fatto.
Come a teatro, dove le parti “mentono” perché stanno recitando (e ciò non corrisponde con quella che è la propria vita reale) per “lavoro”, con la storia della “passione” che copre o rivela tutto di una patina di “tenerezza”.
Del resto, sei o non sei sostanzialmente “obbligato” a dover lavorare per tirare a campare.Allora, tanto vale pensarci per bene e farti venire in mente o “capire” che cosa ti piace fare e allora eleggerlo a massimo campione professionale, seppure tra il dire ed il fare c’è di mezzo… questo tipo di reale manifesto, che di conseguenza ti tratta come da copione (Anti-Sistemico).
Dunque, il recitare dove inizia e dove finisce, nonostante non sei un attore né un professionista del settore?L’attore recita e lo sa di farlo. Ma… anch’esso, quando smette di farlo? Sai una cosa? Interrompere tale “dialogo (o monologo)” è possibile, anche se comporta una certa dose di “coraggio”.
Ad esempio, sempre nel “caso” della recita professionale su palco, live, a teatro… l’attore può, ad un certo punto (di sospensione) decidere di fermarsi con la recita, nonostante continui a “riempire la scena”.Alias? Bè… mentre stai recitando la “tua” parte, all’interno della tal “opera”, puoi decidere di zittirti e guardare tutto e tutti direttamente negli “occhi”:
prendere le distanze dalla parte, seppure rimanendo “lì”, senza “ma” e senza “se”, senza scusarti con il pubblico, i colleghi, la regia, etc.
e, poi, iniziare a parlare sostanzialmente a chiunque fosse ancora presente tutto attorno.
La recita nella recita? No. Probabilmente è un espediente già andato in onda. Di più:
semplicemente, di più.
Cosa possa succedere il “giorno dopo” è materia legale, probabilmente.Ma, “bucare il velo” è qualcosa di impagabile.
Raggiungere il “prossimo” in tal modo lascia il “segno”, almeno in ambito di non (de)scritto.
I “giornali” che cosa riporteranno?Del “fallimento” del tal attore? Dello “strano caso registrato ieri sera”? Di cotanta “lucida follia”?
Di… “cosa (chi)”, in buona sostanza?
Dell’individuo, in sé e per sé, che cosa rimane?Di quel gesto “folle”... chi esegue un’analisi frattale espansa o significativa? Nessuno.
Così come quell’in-certo “Nessuno” giocò il famoso ciclope (reso “famoso” proprio da tale atteggiamento espresso da chi ne tramò l’opera)?
Purtroppo no. La realtà è “amara” nell’Anti-Sistema.Dove? Nell’Anti-Sistema.
“Che cos’è l’Anti-Sistema?”.L’Anti-Sistema è… riconoscere (“dare”) a “Cesare” ciò che gli compete, in termini di responsabilità in-diretta:
dichiarare tale versione dello scenario reale manifesto, come Anti-Sistemica
ribalta tutto, auto riportando in sede di come dovrebbe essere.
Sì. Infatti, se continui a chiamare e riconoscere questa forma reale manifesta come “Sistema”, di conseguenza sei complice del ribaltare la sostanza che persino il linguaggio dovrebbe rispettare.
Sistema è un termine “positivo”.
Anti-Sistema è “negativo”. No?
Ecco. Motivo per cui il reale manifesto (uno tra gli infiniti im-possibili a livello di potenziale contemporaneo) in auge (ciò che va in onda da “sempre” o, meglio, da che riesci a ricordare attraverso la narrazione storico-scientifica-religioso-spirituale-etc. etc. etc.) certamente ingiusto, deve essere chiamato e dunque riconosciuto attraverso un termine “negativo” o realistico, come Anti-Sistema.
È come definire tale scenario “Eden”, anche se lo sanno anche i sassi che non è affatto vero.
Ergo:
definirlo come “Inferno” fa specie, perché ti hanno insegnato a vedere il bicchiere mezzo pieno e a pensare “positivo”. No?
Per cui, che cosa fai?
Autorizzi tale scambio di identità.
E poi ti ci auto abitui “dentro”, resettando tutto, staccando molti “fili e sensori”, per poter riuscire a meglio sopravvivere, poiché non credi che ci possa essere alcuna alternativa sostanziale a tutto questo, soprattutto se sei “in” tutto questo, che di conseguenza ti ha inesorabilmente, sia “di fatto” che sostanzialmente (e non lo puoi nemmeno “provare” in qualsiasi aula di tribunale, figurati allora se in un qualsiasi Tso).
Apple vale quasi quanto l'Italia. Rompe muro dei 2.000 miliardi di dollari di capitalizzazione.
Per la prima volta nella storia degli Usa una società vale più di 2 mila miliardi di dollari. A rompere il muro è Apple, due anni e qualche giorno dopo essere diventata la prima a superare i mille miliardi di capitalizzazione:
in sostanza l’azienda “vale” quasi quanto il Pil dell’Italia nel 2019.
Nell’ultimo anno il titolo è avanzato di poco meno del 120%, e il suo numero uno Tim Cook è entrato nei giorni scorsi nel club degli amministratori delegati con un patrimonio da oltre 1 miliardo di dollari…
Carlo Renda HuffPost Italia 19 agosto 2020 Link
Che cosa significa = quando una Corporation vale quanto e più di una Nazione, significa che sei messo al corrente della situazione, ma, spetta a te renderti conto del significato.
Nota bene:
qualcosa significa che… ma il significato dipende da te o da “te” (nell’Anti-Sistema, usualmente, sei infatti “te”).Ti rendi conto di quale portanza hai e nutri?
E tutto questo, contemporaneamente.Ecco perché l’emersione della democrazia, seppure nella forma deviata di “democrazia”.
Nell’ambiente che “funziona (e l’ambiente funziona per antonomasia, a prescindere ed anzitempo)” tutto ha un senso, che il “megafono” frattale espanso (l’auto caratteristica ambientale) cor-risponde a chiunque, contemporaneamente (proprio come il potenziale sempre disponibile).
Il paragonare capitalizzazione (industriale) e Pil (statale), non ti rende forse evidente che anche uno Stato è una Corporation?
Insomma, in SPS (Me) si è fatto largo (espanso) un certo “sentire”, che è paragonabile all’attore recitante sul palco che decide di continuare a rimanere “lì” ma fermandosi, d’innanzi al pubblico, e riempiendo il campo in maniera “altra”, ovvero?Hai presente tale “livello”? Perché… se non riesci nemmeno a concepirlo, allora è proprio il “caso” di… iniziare ad immaginarlo (in maniera tale da costruirne il passaggio persino logico, tra bacini intercomunicanti anche se nemmeno indagati o pensati prima).
L’attore che si “ferma”, interrompe qualcosa ma inizia (o continua) anche dell’altro.La “fine” non è contemplata, laddove “tutto si trasforma”. Già.
Infatti, si chiude una finestra e si apre un portone.E a meno di non prenderlo in faccia, allora è il campo dell’im-possibile che si dilata e si espande a dismisura.
Chiunque è potenzialmente tale “attore”, poiché nulla muta sostanzialmente dall’immaginare tale scena che passa da esclusiva e persino elitaria, a… usuale.Non a caso, chiunque usualmente è come se recitasse su tale palco, col pubblico che “ascolta”.
Quindi, chiunque può ergersi come quell’attore che…
E chiunque può ottenere un “risultato” simile ma comunque personale, s’eppure sempre avente una proiezione anche massiva.
“Tu vali”. No? E allora?
Per strada, ad esempio, continua a svolgersi lo stesso tipo di “operetta”:
sconosciuti che sfilano e defilano per le vie che come saponette risultano troppo scomode per auto realizzare che persino “lì ed ora” ci si può auto realizzare, auto realizzando che…
I puntini di sospensione non è che li deve riempire tutti SPS (Io). Vero? Mettici anche del tuo, poiché è proprio il “caso” di… “Farlo…”.
Il monologo è sempre qualcosa di arido? Sì.
Arido, perché a fronte di “uno” che parla e che dunque “sa tutto”, corrisponde una platea di “morti sopravviventi” che sono lì perché è di moda o perché volevano darsi un tono o divertirsi, rilassarsi, dormire, placarsi, bearsi o dannarsi, etc.
Il monologo descrive l’essere in gerarchia.Ma il parlare d’assieme descrive la bolgia, la confusione o la “democrazia”. Dunque?
Che cosa rimane?Quello che c’è, anche se non esiste (ancora).
Ciò che hai nella “zucca”, in una maniera particolare o sostanziale, che nemmeno “sai” tu ma che pur tuttavia immagini di poter “Fare...”.Un frammento di immagine o di video è più che sufficiente per la “semina”. Intanto, poi crescerà…
Se “ora” non credi di… è perché non immagini che…
E anche quando immagini, “Fai…” bene attenzione che, usualmente (nell’Anti-Sistema) non stai affatto immaginando sostanzialmente ma piuttosto stai continuando a recitare.Non la racconti giusta, quindi. Ti stai auto ingannando.
Il discorso che va continuamente in onda dentro a te è, infatti, di ben altra sostanza.
Ecco il punto:
porta “fuori” proprio quel discorrere quasi nonsense.
Fra te e “te”.
Fra te e l’Anti-Sistema, dunque.
Renditi conto. Auto ricorda(ti). Fermati. Diffondi.
Sei come anche un “virus” significa.
Altro che il... virus.La deviazione standard Anti-Sistemica ha interposto una “diga”, uno sbarramento dentro a te, che obbliga tutto ad eseguire circonvoluzioni Anti-Sistemiche o “di fatto”, pur di disattendere tale dialogo interiore sostanziale.
Qualcosa che tende allora ad auto annichilirsi per mancanza di “ascolti” o di “pubblico” e dunque di “ferma attenzione”.
Così come “ora” non stai solo leggendo. Ok?
La trasmissione ti giunge diretta nella “testa”, ovvero, nel “cuore... del discorso”.
Puoi continuare a disattendere tutto questo per sempre? Sì. Lo puoi fare. Ma, soprattutto, puoi “Fare…” ben altro, sostanzialmente:
cosa, lo sai proprio tu.
Ergo:
esiste ma non c’è alcun “esperto” che può venire a dirti “cosa, come, chi, quando, perché, dove, etc.”
Nemmeno SPS (Io).
Ecco il perché dei puntini di sospensione.
SPS (Io) sa solo quello che “sente” e che ti comunica, condividendo contemporaneamente.
Laddove il “sentire” è un mix inenarrabile fra ricordo, esperienza, memoria, verità, coscienza e conoscenza, etc.
C’è ciò che è “giusto” per un certo pubblico. E c’è dell’altro, per lo stesso pubblico. Morale della “favola”?
Fino a quando c’è il pubblico, significa che è “a Massa”, per cui segue chi ha sempre qualcosa da dire o insegnare.Ma in una versione del mondo Anti-Sistemico, questo è l’effetto dell’essere in gerarchia.
Nulla di buono, purtroppo.
Esiste la possibilità percorribile di un mondo di “uguali”? Sì. Solo che ti hanno messo in testa che tale potenziale è piuttosto “triste”.Non credi?
Immagina un qualsiasi “film” in cui non c’è trama, perché non c’è nulla di losco o di misterioso, per come ti sei abituato ad auto realizzare.
Immagina quel “e vissero felici e contenti...” per sempre, sin dall’inizio.
Che tipo di “storia” puoi raccontare se non c’è nulla che non va?Questo ti fa comprendere quanto sia deviata la questione Anti-Sistemica e di conseguenza quanto e da quando, presumibilmente, ci sei “dentro”.
Di più, puoi auto realizzare l’Anti-Sistema, nonostante non esiste ma c’è e ci sei “dentro”.
Questa è la “liberazione”.
Questo sei tu, in “buona” sostanza.
Ora che ti sei “visto”, seppure in sezione e per un istante, immaginati da “lì” e “Fai…” grande opera di espansione frattale, ad immagine e somiglianza (di te).
Se c’è “uguaglianza”, allora starai riflettendo una situazione che vale per chiunque, contemporaneamente. Quindi, avrai realizzato e ti sarai realizzato attraverso dei canoni che nell’Anti-Sistema risuonano ormai di auto inflazione:
sii ciò che vuoi vedere avvenire nel mondo
fai agli altri ciò che vuoi che gli altri facciano a te
giudica e sarai giudicato…
A mezzo e mezzo tra religione, scienza, filosofia, marketing, spiritualità, politica, creatività, diplomazia, savoir-faire, etc. tutto viene buono per… noi tutti d’assieme.
Ora, immagina quanto sia Anti-Sistemica questa consolidata affermazione:
“uno per tutti, tutti per uno…”.
Qualcosa che vale sempre, nell’Anti-Sistema, in quanto a vasta e comune “eco” relativa all’informazione “è già successo” e allora continua a succedere (sino a quando rimane stabile l’essere eco-dominante dal proprio punto di sospensione).
Ad esempio, ma causalmente:
Tlc, Gubitosi: Tim farà la rete unica e manterrà la maggioranza…
Vis Askanews 20 agosto 2020 Link
“Fai… di realizzare che… sostanzialmente”.L’unico modo per fare la differenza e, dunque, per non fare la differenza (di potenziale contemporaneo).
Come è possibile?Semplice: è potenziale (nell’ambiente che funziona e che quindi “onora” tale forma di atteggiamento).
“Sì. E io sono la regina Elisabetta...”.
Contento te…
Davide Nebuloni
SacroProfanoSacro (SPS) 2020
Bollettino numero 10-227
“Riproduzione libera”.