Per farti accettare determinate “cose (stati)”, vieni indott3 a credere che “sia tutto oro quello che riluce”.
Questo perché “sei conosciut3”. Il “tuo” funzionamento è (già) noto.È il ricordo di ciò, a non essere noto (ma solamente a te e ad ogni individuo nella tua stessa situazione “qua, così”).
Qualcosa che emerge, in coloro che devono “operare” in un certo momento, solo per il tempo esatto richiesto da quel “momento”. Poi, la memoria si auto cancella… anche in ess3, non visto che “il lavoro è inconscio” e, come tale, lo deve rimanere, al fine di essere perfetto sotto ad ogni punto di vista, ad eccezione dell’unico che conta sostanzialmente per te:
il tuo.
Per questo motivo, appunto, il “lavoro” è – e deve – rimanere… inconscio.
Il “lavoro” è tutto quello che fai, quando richiesto, con l’obiettivo di contribuire a mantenere la realtà manifesta… “qua, così”.
Qualcosa che nemmeno tendi ad immaginare, tanto è arcigna la tenuta AntiSistemica dell’intenzione dominante (che si avvale dell’umanità o, meglio, del resto dell’umanità, come se fosse il proprio “personale domestico”)…
C’è come una “interferenza”, assieme all'aria da respirare (obbligatoriamente).
Un manto di oblio, un cancellino “naturale”, un panno imbevuto di etere, un intervento costante a “cielo aperto”.
E quello che stai pensando, ora… se giudicato (risultante) pericoloso per il paradigma “qua, così”, viene immediatamente rimosso e cancellato (eliminato, terminato, dimenticato, etc.).
Questo è “troppo, per te”? Non importa quello che stai pensando anche a tal riguardo. Non importa perché è “già successo” e continuerà a succedere ad “immagine e somiglianza” di ciò che “è già successo”:
come puoi, forse, notare
il riflesso non giunge ad evidenziare la dominante
se non attraverso la caratteristica ambientale simbolica sostanziale frattale espansa
qualcosa che, tuttavia, ti devi ricordare che esiste (nonostante tutto).
come giungi ad accettare qualcosa?
Osservati meglio:
se ti tagli pericolosamente, che cosa fai?
Corri al Pronto Soccorso. No?
In questo modo, ti auto programmi (convinci) che la scienza medica “ne sappia molto più di te”, anche se per migliaia di anni, le persone hanno curato da sé ogni tipo di ferita curabile.
Attraverso questo processo, l’ospedale e la classe medica sono diventati centrali all’interno delle città e delle menti umane, che hanno iniziato a tralasciare la saggezza (esperienza) pregressa, frutto dell’auto curare da sé le proprie “ferite”.
Un altro tipo, più “dolce (meno invasivo, apparentemente)” di, cosiddetta, “caccia alle streghe”.
In seguito, instaurata la “fiducia”, il rapporto scienza medica vs umanità, si è sempre più consolidato, sino ad arrivare al presente, caratterizzato da una incapacità quasi totale di prendersi cura di sé, da sé.
Per ogni “cosa”, c’è il medico e l’ospedale.
Dei “luoghi comuni” dove – quando entri – dipendi solo ed esclusivamente da questo tipo di “sapere (indottrinamento)”.
Ovvio, la questione è secolare:
la lungimiranza in gioco è assolutamente al di là della tua, attuale, capacità di intendere e volere.
Accettando le provvidenziali cure immediate mediche, nel corso del tempo, la “medicina” ha iniziato a passarti di tutto:
in “fiducia”.
Ossia:
prima ti hanno “svuotat3”
poi ti hanno “riempit3”…
È come eseguire un giro di 360 gradi attorno a te stess3:
attraverso la caratteristica
a 180 gradi
d’inversione della prospettiva (ossia, di quello che – in seguito – ricorderai).
Tutto (tutto) “qua, così” è “ribaltato ed utilizzato” al fine di mantenere, automaticamente, la forma reale manifesta AntiSistemica by dominante.
Oppure, credi ancora che la tecnologia (l’automazione di qualsiasi funzione “naturale”), sia solamente fine a se stessa, cioè, assimilabile a ciò che pensi essere il concetto (luogo comune) di evoluzione?
L’avvento della tecnologia (che è sempre esistita, nel corso del tempo deviato, mantenendo costantemente e coerentemente il rapporto di forza, tra parte dominante e resto dell’umanità) indica la traccia simbolica frattale espansa, relativa alla compresenza immanifesta dominante:
“La comunità magica è stata smascherata. Non possiamo obliviare l’intera città.
In realtà… credo di sì… Non ricorderanno niente. Quel veleno ha capacità obbligatorie incredibilmente potenti…
Mi dispiace, ma anche un solo testimone… Conoscete la legge… Lo potete salutare…”.
Animali fantastici e dove trovarli
Obliviare = cancellare la memoria.
“Anche un solo testimone…” è sufficiente, viralmente, per “rompere l’incanto”?
No.
Se la Massa lo tratta come se fosse “matt3”, ignorando la “chiave, per la decodifica dell’informazione ambientale, originale, frattale espansa”.
Ma, sì… a livello di potenziale (la possibilità prevista in termini autentici, pre momento di “è già successo”).
“Ce n’è solo uno, come te…”.
Animali fantastici e dove trovarli
Ma, nel potenziale, “il potenziale è uguale per tutt3”…
“In fondo è un po’ come svegliarsi. No?...”.
Animali fantastici e dove trovarli
Certamente:
un tipo di “risveglio” che corrisponde al destarsi nella notte più profonda, buia e cupa, ritornando ancora – nuovamente – a “dormire”.
Il “risveglio” è:
ricordare il “è già successo” e… prima ancora; per poi auto mantenerlo proattivamente in te.
“Ce sta sto gruppo organizzato, che ce sta a levà il lavoro a tutti.
Ma chi, gli albanesi?
Macché… Equitalia…”.
Natale a Londra
Ridi, perché ti fanno ridere, raccontandoti come funziona “qua, così”.
Ridi, mentre vedi il film, dimenticando ciò che ti attende, comunque, fuori dalla sala cinematografica.
Qualcosa che, nel giro di una o due ore, ritorni ad affrontare. Poi, se c’è ancora tempo, ti vai a mangiare e bere qualcosa:
“ma sì...
La vita fa schifo. Tanto vale cercare di godersela un po’. Se no: che vivo a fare? No?”…
E, così facendo, rafforzi solo l’incanto. Perché ciò che mangi e bevi è come quello che respiri. Alias:
la cancellazione della memoria.
Un processo sempre in corso. Il che ti fa comprendere che, in corso c’è sempre anche altro:
Poni la tua attenzione a quello che continua a succederti (interessarsi a te).
E, poi, auto mantienila.
Ti accorgerai che “verrai molto presto, come spazzat3 via”, da qualcosa che interviene subitamente.
Ancora una volta è la scienza deviata ad intervenire e a dirti come “funziona la cosa”. Hanno sempre una spiegazione convenzionale, che nemmeno riesci a capire.
E anche se risulti essere “addett3 ai lavori (espert3)”, non è sufficiente ugualmente, poiché all’interno di questa classe esiste – ancora una volta - sia la gerarchia (l’appartenenza ad un ordine), sia la suddivisione in correnti, orientamenti, teorie, ipotesi, interessi, carriera, lavoro, famiglia, destino, controllo, etc.).
A te non resta che 1) dipendere, 2) conseguire, 3) accettare supinamente, senza comprendere la portata di quello che "è già successo"...
Oppure, puoi sempre diventare “espert3”, a tua volta.
Che altro?
L’alternativa sostanziale “dove” si trova? “Qua, così”? Non esiste più. Se non nel potenziale. Potenziale che è riverso, ad esempio, oggettivamente, in questo spazio Web:
che ha iniziato a ricordare
e ricorda sempre di più
nonostante l’interferenza ambientale AntiSistemica.
La condivisione è totale e del tutto “gratuita”, In Comunione.
Qualcosa che segue al “fermo macchina”, però:
il perno portante e centrale che “guarda non caso”, tutto (tutto) ti consiglia/obbliga di “non eseguire mai (mai)”, pena il decadimento del “tuo” stile di vita convenzionale…
“Il primo capriccio. Un segno di quanto avverrà…”.
L’infanzia di un leader
Decodifica “lato tuo/umanità, centrale”, giustamente ad angolo giro, In Comunione:
con Ego (grande concentrazione di massa, “pilota”)
ma non con l’Ego (interesse di parte, meschinità, etc.).
“Non rimangiarti la parola. Hai scritto che la razza umana è insignificante.
Per niente. Ho solo detto che è già successo e continuerà a succedere ancora ed ancora.
Non è mai successo niente del genere, dai. Stanno ancora contando i morti.
Ti prego. Non evitare il punto di proposito. Puoi trovare questo tipo di crudeltà sin dai tempi biblici, e nel mio articolo non dico che il resto dell’umanità è insignificante. Ho solo detto che prima di tutto è l’Io che non va tradito.
Bé, guardiamo la Bibbia allora. Suppongo che si possa dire che Ponzio Pilato non abbia tradito se stesso.
Bé, è di certo una raffigurazione banale e con cui la maggior parte degli studiosi non concorderebbe ma va bene. La tragedia non è solo che Ponzio Pilato tradì se stesso, ma che in centinaia tra la folla prima di lui tradirono loro stessi. Ed è ciò che ho scritto essere la tragedia della guerra. Non che un uomo abbia il coraggio di essere malvagio, ma che in tanti non abbiano il coraggio di essere buoni…”.
L’infanzia di un leader
“La tragedia… non che un uomo abbia il coraggio di essere malvagio, ma che in tanti non abbiano il coraggio di essere buoni…”:
perché?
come mai?
Lo sai che questa verità cela un aspetto molto più tangibile, se opportunamente decodificato?
Quale?
Che “è vero, relativo” e non “è vero, assoluto”, dal momento in cui “in tanti” sono stati già disinnescati ed il loro ricordo è completamente offuscato. Non ne hai memoria.
Ma ci sono stat3 e ci sono, ancora, adesso…
Questo è il luogo comune. Ma, contemporaneamente, c’è molto di più in atto.
“Gli americani stanno compiendo azioni onorabili in questo Paese. Siamo grati che siate qui…”.
L’infanzia di un leader
Le persone, non importa quale “abito” le rivestano, hanno la memoria cancellata e non si accorgono più, persino, dell’inverosimilmente indimenticabile ed assolutamente chiaro, come ogni “traccia” che narra della compresenza immanifesta dominante:
la ragione fondamentale
della dualità (causa, effetto. Azione, reazione).
“Marx diceva che deve venire prima il capitalismo. Porta all'industrializzazione, che porta poi alla nascita della classe lavoratrice, che si solleverà inevitabilmente.
Sopraggiungerà dunque il capitalismo organico…”.
L’infanzia di un leader
Ciò che “doveva sorgere per primo”, ha – poi – preso il sopravvento rispetto a qualsiasi altro “step”, isolando tutt3 in una risacca, ricircolare (loop), senza tempo seppure nel tempo (deviato)…
Una memoria selezionabile... ha misurato e levigato ogni “asperità”. Le persone hanno accolto la “liberazione”, non rendendosi conto che il “recinto stava venendo solo allargato e migliorato in prospettiva, unilateralmente”.
Il che non ti deve far preferire questo movimento piuttosto che l’altro, dato che non c’è nessuna differenza sostanziale, se non nelle fasi iniziali, allorquando devono convincere intere società, separate le une dalle altre, che – ad esempio – “un taglio profondo è meglio farselo curare, subito, al Pronto Soccorso o chiamando un medico”.
Ok?
È l’inizio di un nuovo “giro di vite”…
Non c’è differenza assoluta, nelle ideologie, poiché sei sempre nell’AntiSistema. È bene che te ne renda conta e che, soprattutto, te lo “stampi per bene, nella tua mente”.
“Migliaia e migliaia di persone nell'ovest saranno colpite dai costi di riparazione…”.
L’infanzia di un leader
I “costi di riparazione (a causa della guerra)”:
quale migliore strategia per fare tabula rasa, prima, e per poi ricostruire tutto a propria “immagine somiglianza”, venendo scambiati ed acclamati – addirittura – per liberatori.
“Se assaliamo il bacino della Saar lasceremo i tedeschi molto indietro, con nulla su cui costruire. Se gli prendiamo il carbone non gli daremo possibilità di ripagare i debiti o di ricostruire la loro nazione…
Ricostruire la loro nazione? Dovrebbero ricostruire mentre il resto dell’Europa muore di fame e d’influenza?...”.
L’infanzia di un leader
L’inizio della seconda guerra mondiale, data alla fine della prima guerra mondiale:
l’invasione necessitava, infatti, di due “grandi guerre”
data la portata della storia europea, Paese per Paese.
La “caccia alle streghe” doveva intensificarsi, sia ad ovest che ad est, come a nord ed a sud (senza differenza alcuna).
“Su questo sono d’accordo col mio presidente… in un modo o nell'altro, obbligheremo il mondo ad essere un posto migliore…
Affronteremo il problema in maniera secolare…
Perché un gruppo dovrebbe essere favorito rispetto all'altro? Cosa comporterebbe la divisione economica, alla loro comunità?...”.
L’infanzia di un leader
Alla fine della prima guerra mondiale una famiglia americana si stabilisce nella campagna francese, dove il padre è coinvolto nei negoziati di pace relativi al Trattato di Versailles.
Sua moglie è una cristiana devota che lotta con i capricci del figlio ribelle, i cui continui sfoghi lasciano intravedere la genesi di un mostro.
Liberamente ispirato alle esperienze d'infanzia di molti dei grandi dittatori del XX secolo, The Childhood of a Leader è un sinistro ritratto delle origini del male…
Link
Cancellare la memoria è, preventivamente, “formattare il supporto”. Analizza per bene:
alla fine della prima guerra mondiale
una famiglia americana si stabilisce nella campagna francese
dove il padre è coinvolto nei negoziati di pace relativi al Trattato di Versailles
sua moglie è una cristiana devota
che lotta con i capricci del figlio ribelle
i cui continui sfoghi lasciano intravedere la genesi di un mostro
liberamente ispirato alle esperienze d'infanzia di molti dei grandi dittatori del XX secolo, The Childhood of a Leader è un sinistro ritratto delle origini del male…
Hai il coraggio di vedere, in tutto questo, non “la genesi di un mostro”… ma la traccia frattale espansa delle “origini (sostanziali) del male (la dominante)”?
Ogni bimb3 è “qua, così” potenzialmente sottopost3 ad un simile “trattamento”. Altro che “mostro”. Il “mostro” è… fuori, ed è dominante. E figlia in continuazione, senza “riconoscere la propria prole”, poiché tecnicamente… non lo è.
Ma, comunque, “obbedisce a meraviglia”.
Ora, concediti “del tempo” e prendi atto di quanto segue.
Porta dentro a/di te il significato simbolico sostanziale frattale espanso (la quintessenza) del più semplice atto di “leggere”.
Estrai, ricava, decodifica… il “succo”, il concentrato, la portante, la centralità, l’informazione di memoria frattale espansa, originale, autentica, “lato tuo/umanità, centrale”…
Anche se "anacronistico"... c'è una certa vero somiglianza... |
Mi resi conto che ricordavo realmente soltanto i momenti in cui mi ero ricordato di me stesso.
Degli altri momenti, sapevo solo che avevano avuto luogo.
Non ero in grado di riviverli completamente, né di provarli di nuovo. Ma gli istanti in cui mi ero "ricordato di me" erano vivi e non differivano per nulla dal presente.
Temevo ancora di concludere troppo in fretta.
Ma vedevo già che mi trovavo alla soglia di una grandissima scoperta. Mi avevano sempre stupito la debolezza e l'insufficienza della nostra memoria. Tante cose scompaiono, sono dimenticate. Mi sembrava che l'assurdità fondamentale della vita consistesse in questo oblio. Perché tante esperienze, per poi dimenticarle?
Mi pareva inoltre che ci fosse in questo qualcosa di degradante. Un uomo prova un sentimento che gli sembra molto grande, pensa che non lo dimenticherà mai; passano uno o due anni e non ne rimane nulla.
Ma ora vedevo perché era così e perché non poteva essere altrimenti. Se veramente la nostra memoria mantiene vivi soltanto i momenti in cui ci si ricorda di sé, è chiaro che dev'essere molto povera.
Queste erano le mie esperienze dei primi giorni. Più tardi, quando cominciai ad imparare a dividere l'attenzione, vidi che il "ricordo di sé" dava delle sensazioni meravigliose che solo raramente e in condizioni eccezionali potevano prodursi da sole.
Così, in quel periodo, mi piaceva molto passeggiare la notte per Pietroburgo e "sentire" la presenza delle case e delle strade. Pietroburgo è ricca di queste strane sensazioni.
Le case, particolarmente le vecchie case, erano proprio vive, quasi rivolgevo loro la parola.
Non vi era "immaginazione" in questo. Non pensavo a nulla, semplicemente me ne andavo a spasso cercando di "ricordare me stesso" e mi guardavo attorno; le sensazioni venivano da sole.
Allo stesso modo avrei fatto, in seguito, molte e inaspettate scoperte. Ma di ciò parlerò più avanti. Talvolta il "ricordo di sé" non riusciva; altre volte, era accompagnato da curiose osservazioni.Percorrevo un giorno la Liteyny nella direzione della Prospettiva Nevsky e. nonostante tutti i miei sforzi, ero incapace di mantenere l'attenzione sul "ricordare me stesso".
Il rumore, il movimento, tutto mi distraeva. Ad ogni istante perdevo il filo dell'attenzione, lo ritrovavo e lo riperdevo.
Alla fine, provai verso di me una specie di irritazione ridicola e girai in una via a sinistra, fermamente deciso, questa volta, a ricordarmi di me stesso almeno per qualche tempo, ad ogni modo fino a quando avessi raggiunto la via seguente.
Raggiunsi la Nadejdinskaya senza perdere il filo dell'attenzione, salvo forse per brevi istanti. Allora, rendendomi conto che mi era più facile, nelle vie tranquille, non perdere la linea del mio pensiero, e desiderando mettermi alla prova nelle vie più rumorose, decisi di ritornare alla Nevsky continuando a ricordarmi di me.
La raggiunsi senza aver smesso di ricordarmi di me ed incominciavo già a provare lo strano stato emozionale di pace interiore e di fiducia che viene dopo grandi sforzi di questo tipo.
Proprio all'angolo della Nevsky, vi era il tabaccaio che mi forniva le sigarette. Continuando a ricordarmi di me, mi dissi che sarei entrato ad ordinarne qualche scatola. Due ore più tardi, mi svegliai nella Tavricheskaya, cioè molto lontano.
Stavo andando in slitta dal mio editore. La sensazione del risveglio era straordinariamente viva. Posso quasi dire che ritornavo in me. Di colpo mi ricordai di tutto:
come avevo percorso la Nadejdinskaya, come mi ero ricordato di me stesso, come avevo pensato alle sigarette e come, a questo pensiero, ero caduto, come annientato, in un profondo sonno.
Tuttavia, mentre ero così immerso in questo sonno, avevo continuato a compiere delle azioni coerenti e opportune.
Avevo lasciato il tabaccaio, telefonato al mio appartamento della Liteyny e al mio editore. Avevo scritto due lettere. Poi ero ritornato a casa. Avevo risalito la Nevsky sul marciapiede di sinistra fino alla Porta Gostiny con l'intenzione di raggiungere l'Offitzerskaya. Allora, cambiando idea, poiché si faceva tardi, avevo preso una slitta per andare dal mio editore nella Kavalergardskaya. Strada facendo, lungo la Tavricheskaya, cominciai a sentire uno strano malessere, come se avessi dimenticato qualcosa.
E all'improvviso mi ricordai che avevo dimenticato di ricordarmi di me…
Frammenti di un insegnamento sconosciuto - P. D. Ouspensky
mi ricordai
che avevo dimenticato
di ricordarmi di me…
Succedeva già, anche senza "Haarp", ad esempio. Certo: perchè "è già successo". E la tecnologia è sempre esistita. Anche il linguaggio è un supporto tecnologico:
avevo pensato alle sigarette... a questo pensiero, ero caduto, come annientato, in un profondo sonno (comandi post ipnotici, sempre alla moda, che scatenano incanto/disinnesco/cancellazione della memoria)...
Mi ricordai
che avevo dimenticato
di ricordarmi di me…
Tre livelli. Quanti altri ne esistono?
“È già successo”:
ne esistono sino a “lì” e, soprattutto, prima.
Il livello “esterno” è quello che ti libera sostanzialmente:
il livello “zero”
il ricordo di Te.“Fai…”.
Ciao Davide, bell' articolo, be solo adesso leggo che il bollettino riporta il mio anno di nascita :)
RispondiEliminaCiao Marco, ti ringrazio :)
EliminaAllora, il numero e l'anno... sono una garanzia!
Un abbraccio.
Serenità