Su quale "storia vera" è basato/(ex)tratto lo status quo? |
La svolta nella vita di Eichmann fu probabilmente rappresentata dalla lettura di un libro, "Lo stato ebraico" di Theodor Herzl, il fondatore del movimento sionista…
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Ancora un “libro”. La “forza” contenuta in uno scritto è pari all’(in)capacità del lettore, di farsi trascinare.
Ci sono molti di questi “libri”, che sono diventati centrali nel corso della storia deviata umana. Molti “contenuti” si sono impressi così a tale profondità nell’inconscio, che… la loro consistenza può essere paragonata a quella di una entità virale, complessiva(mente) diffusa.
“Righi di comando” simili a (pre)ordinati codici di programma da “respirare”…
Hai fame anche se hai appena mangiato? Ecco perché.
Il primo fattore è che non sempre mangiamo “vero” cibo:
Il primo fattore è che non sempre mangiamo “vero” cibo:
mangiamo ma non ci nutriamo, ci mettiamo a tavola ma non riusciamo a sfamarci…
“Mangiamo ma non ci nutriamo...”;
Ciò che “ti danno” (facendotelo trovare negli scaffali di tutti i market) è qualcosa di utile a quale causa? E a quale scopo? Non è difficile immaginarlo. Basta “solo” avere il coraggio di (ri)uscire a pensarlo. Basta solo “osare” un po’ di più e poi, sopra a tutto, di dare “ossigeno a quella piccola infinitesima intuizione”:
sì, perché... si tratta di (ri)trovare la forza e l’intensità di “craccare il firewall ambientale”.
Hai sempre altro da fare. Hai sempre altri pensieri.
Quello che avevi pensato “poco prima”, magica(mente) – anche solo un attimo dopo – è come scomparso. Come te lo spieghi? Di solito con un bel “nulla di fatto”. Bolli l’ac(caduto) come se nulla fosse e come se "nulla fosse… successo". No?
Ho potuto sposare mia moglie a patto che avessi una attività commerciale. E io ho dovuto arruolarmi nel partito nazista per potermi sposare la mia Vera…
Eichmann
Ti sembra “normale”? Non (intra)vedi la “forzatura”?
Lasci sempre correre via da te. E rimani in te con l’ordinario pensiero. Quello che ri(mette) tutto a posto, nella dislocazione classica… che hai sempre (ri)conosciuto come normale. E, tutto ciò, mentre continui ad invecchiare senza saperlo. Sino al giorno in cui inizia a spuntare un primo capello bianco o senti di avere meno forza. Quando “senti” che qualcosa è cambiato in te, ma – ancora – fai finta di nulla, (ri)correndo ai “consigli del medico”.
Perché invecchi? Perché “te ne devi andare”. È (de)scritto così, in te. Codici di programma che ti definiscono come tale credi di essere.
Qualcosa che “non puoi proprio credere”.
Qualcosa che “devi (ri)trovartici (d)entro per poter capire”. Anche se è solo alla “fine”, che inizi ad intuire… perché il “capire” è qualcosa (un circuito) di... raffreddato... in maniera tale da (man)tenere il controllo della fluidità di pensiero, a(d)atta alla prosecuzione del “qua, così”.
Come dimenticare "questa pagina"? |
Il Dominio non appare mai. Per questo “non esiste”.
Cosa dav(vero) di(versa) dall'essere autentica(mente) inesistente.
Il processo intuitivo è, in(vece), più che un circuito… un’area eterea che ti circonda.
Se il pensiero è un “fluido”, l’intuito è un “gas”.
Qualcosa che ti irrora, piuttosto che “ti bagna”. È più sottile, più fine, più espanso attorno a te.
L’intuito è spesso un’anticamera per il pensiero, anche se quest’ultimo è per intero sotto al “tuo” controllo (in)conscio. A livello intuitivo registri “picchi di alternativa”, ai quali il pensiero non si “(ac)coda” quasi mai. E quando succede, lo è perché l’intuizione è relativa ad ambiti inerenti (al)la (ri)soluzione di “problemi aventi a che fare con lo status quo”.
Se l’intuito “serve” per rin(forzare) ciò che il firewall ambientale (ri)tiene essere sempre e solo auto (in)trattenimento, allora il pensiero (con)segue.
Altrimenti, al processo intuitivo non rimane agganciato nulla.
Il pensiero non si adegua e nulla (p)rende in input.
Tutto ciò deve farti immaginare che tu sei un essere ibrido:
- p(arte) “naturale”
- (p)arte “artificiale”.
Ma il “bello” arriva solo adesso:
- dove per “naturale e artificiale” si deve intendere sempre e solo
- parti del processo creativo, ossia, artificiale.
La riduzione dell’equazione, che ti regola e (man)tiene in qualsiasi (f)orma, è relativa ad una natura artificiale, ergo, ad una “artificialità” (in quanto processo di creazione).
Eichmann
- all’inizio non realizzai che cosa stava accadendo. Perché quel genere di cose nulla aveva a che fare con me
- al massimo posso essere ritenuto colpevole della loro deportazione
- io non voglio sottrarmi a quello che ho fatto, ma non sono e non sono mai stato un antisemita...
Libro del "Verbo" (la "grammatica" della creazione). |
Davide Nebuloni
SacroProfanoSacro 2015/Prospettivavita@gmail.com
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