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mercoledì 2 gennaio 2013

Chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno.






Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone.

Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure.

D'una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.

L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: 

accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più

Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: 

cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.

La menzogna non è nel discorso, è nelle cose.

L'occhio non vede cose ma figure di cose che significano altre cose.

Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva più d'avere: l'estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più t'aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti.

Viaggiando ci s'accorge che le differenze si perdono: 

ogni città va somigliando a tutte le città, i luoghi si scambiano forma ordine distanze, un pulviscolo informe invade i continenti...

Le città invisibili - Italo Calvino

Davide Nebuloni/SacroProfanoSacro 2013