La faccio “breve” :) Vorrei scrivere del Kamut, ma senza riportare i soliti agganci “accademici” al cosa sia, cosa contenga, da dove arrivi, le polemiche attuali e compagnia bella; tutte informazioni che si possono tranquillamente trovare su internet, interrogando un motore di ricerca.
No, mi interessa introdurre il Kamut per arrivare ad altro.
Lo faccio perché sono portato a farlo da “qualcosa” e lo faccio utilizzando tutta la mia imperfezione e ignoranza. L’importante non è fornire informazioni accettate dagli studiosi, in quanto non esiste la possibilità di accertare le fonti, i significati, etc. L’importante è esprimere ciò che si evidenzia personalmente dal cuore, dalla “voglia” di esprimere una propria verità, che brillerà in risonanza con i vostri campi energetici in eventuale risonanza.
Il termine Ka-mut è un marchio registrato. Un “sigillo” moderno a tutela della qualità di questa varietà di grano Khorasan che, si dice, derivi da una manciata di chicchi ritrovati in una tomba egizia. Il Ka-mut, dunque, sembra possedere la purezza e la “ricchezza” nutrizionale e spirituale di una varietà, sconosciuta, di grano dell’antichità. L’azienda americana che lo produce ha eretto una vera e propria “barriera” tra sé ed il mondo, una sorta di rete protettiva oppure un’opera ben studiata di marketing globale? Il Ka-mut viene coltivato secondo il metodo dell’agricoltura biologica. Il marchio, dice l’azienda, è una garanzia di elevata qualità.
Perché ci hanno tenuto così tanto a “proteggerlo”? Occorre decidere da che parte “schierarsi” al fine di non nutrirci invece di dubbi.
Dunque, viviamo in un “reame” a stretto monopolio dell’Antisistema; un “ecosistema” completamente controllato e drogato ad hoc per mantenerci sotto “incantesimo”. Perché quella protezione dunque? Business puro? Come, per intenderci, la ricetta segreta della Coca Cola, annidata nell’ampia categoria autorizzata degli “aromi naturali”?
Nella nostra famiglia ci si nutre di Ka-mut da qualche anno, dunque, possiamo “parlare” per diretta osservazione degli effetti su noi stessi. Cosa dire? Che stiamo molto bene. Il prodotto è anche più buono dei suoi diretti “antagonisti” e ciò non guasta affatto. Il processo di depurazione dei nostri corpi è evidente, ma quanto l’utilizzo anche del Ka-mut ha contribuito a migliorare la nostra salute e benessere psicofisico? Penso, anzi “sento” di dover ringraziare i principi attivi e passivi di questo prodotto. Per cui decido di credere anche all’azienda produttrice. Alcune note di fondo, un po’ più stonate” sono queste:
Il termine Ka-mut è un marchio registrato. Un “sigillo” moderno a tutela della qualità di questa varietà di grano Khorasan che, si dice, derivi da una manciata di chicchi ritrovati in una tomba egizia. Il Ka-mut, dunque, sembra possedere la purezza e la “ricchezza” nutrizionale e spirituale di una varietà, sconosciuta, di grano dell’antichità. L’azienda americana che lo produce ha eretto una vera e propria “barriera” tra sé ed il mondo, una sorta di rete protettiva oppure un’opera ben studiata di marketing globale? Il Ka-mut viene coltivato secondo il metodo dell’agricoltura biologica. Il marchio, dice l’azienda, è una garanzia di elevata qualità.
Perché ci hanno tenuto così tanto a “proteggerlo”? Occorre decidere da che parte “schierarsi” al fine di non nutrirci invece di dubbi.
Dunque, viviamo in un “reame” a stretto monopolio dell’Antisistema; un “ecosistema” completamente controllato e drogato ad hoc per mantenerci sotto “incantesimo”. Perché quella protezione dunque? Business puro? Come, per intenderci, la ricetta segreta della Coca Cola, annidata nell’ampia categoria autorizzata degli “aromi naturali”?
Nella nostra famiglia ci si nutre di Ka-mut da qualche anno, dunque, possiamo “parlare” per diretta osservazione degli effetti su noi stessi. Cosa dire? Che stiamo molto bene. Il prodotto è anche più buono dei suoi diretti “antagonisti” e ciò non guasta affatto. Il processo di depurazione dei nostri corpi è evidente, ma quanto l’utilizzo anche del Ka-mut ha contribuito a migliorare la nostra salute e benessere psicofisico? Penso, anzi “sento” di dover ringraziare i principi attivi e passivi di questo prodotto. Per cui decido di credere anche all’azienda produttrice. Alcune note di fondo, un po’ più stonate” sono queste:
- in ottica di “decrescita” il suo utilizzo non è il massimo, in quanto viene coltivato solo in alcuni Stati degli USA e del Canada, per cui viene del tutto importato e percorre molti chilometri prima di raggiungere le aziende italiane che si occupano di lavorare i chicchi
- sulle confezioni di prodotto finito viene impresso il consueto codice a barre che permette di gestire le movimentazioni della merce in maniera automatica. Tale codice a barre, come avremo modo di vedere prossimamente in un articolo apposito, è tossico! Per cui ecco, forse, una prima traccia di Antisistema nel processo, oltre al processo di lavorazione dei chicchi, di trasporto, di stoccaggio, etc.
La parola Ka-mut deriva da termini antichi e per almeno un millennio anche dimenticati. Infatti è “solo” nel 1822 che Champollion torna a decifrare l’antica lingua dei geroglifici, insabbiata nell’indifferenza, insieme alla propria cultura e civiltà. A questo sito è meraviglioso leggere la breve Vita di questo uomo predestinato. Grazie a lui il mondo ha recuperato una parte di sé dimenticata. A sua volta la lingua egizia fa ricorso all’utilizzo di termini molto più antichi, che permettono di risalire all’epoca dei Sumeri, di cui Sitchin ci ha narrato Vita, Morte e miracoli. Cosa significano, presumibilmente, questi due termini uniti insieme?
Ka
Principio di vita e di potenza il ka è la forza vitale mantenuta tramite il nutrimento, supporto della vita fisica e spirituale.
È in grado di conservare i ricordi e i sentimenti della vita terrena. Cresce con l'uomo (oppure con il dio) e non lo abbandona mai… Il Ka conduce nella vita terrena un'esistenza indipendente, è impalpabile e può superare ogni ostacolo del mondo sensibile.
Il termine Ka, indicava la forza vitale di ciascun individuo. Con caratteristiche individuali molto marcate, costituisce il temperamento e l'insieme delle qualità degli esseri viventi.
I più recenti studi condotti considerano non adeguata la traduzione come spirito o doppio. Il concetto di Ka può essere messo in relazione con il genius latino ed il daimon greco. Esso si trasmette di padre in figlio e quindi appartiene, usando termini moderni, al patrimonio genetico ereditario di un uomo… Le linee diagonali delle piramidi sono allineate con i punti cardinali perché così si pensava che il "Ka" del defunto potesse andare dovunque.
È in grado di conservare i ricordi e i sentimenti della vita terrena. Numerosi sono i nomi egizi composti da Ka, spesso in riferimento al dio Ra, ad esempio Neferkara (Bellissimo è il Ka di Ra), Userkara (Potente è il Ka di Ra), Maatkara (Giusto è il Ka di Ra). Secondo Giacomo Borioni e Friedrich Junge il "Ka" è la personalità dell'individuo, l'anima personale.
Ka
Principio di vita e di potenza il ka è la forza vitale mantenuta tramite il nutrimento, supporto della vita fisica e spirituale.
È in grado di conservare i ricordi e i sentimenti della vita terrena. Cresce con l'uomo (oppure con il dio) e non lo abbandona mai… Il Ka conduce nella vita terrena un'esistenza indipendente, è impalpabile e può superare ogni ostacolo del mondo sensibile.
Il termine Ka, indicava la forza vitale di ciascun individuo. Con caratteristiche individuali molto marcate, costituisce il temperamento e l'insieme delle qualità degli esseri viventi.
I più recenti studi condotti considerano non adeguata la traduzione come spirito o doppio. Il concetto di Ka può essere messo in relazione con il genius latino ed il daimon greco. Esso si trasmette di padre in figlio e quindi appartiene, usando termini moderni, al patrimonio genetico ereditario di un uomo… Le linee diagonali delle piramidi sono allineate con i punti cardinali perché così si pensava che il "Ka" del defunto potesse andare dovunque.
È in grado di conservare i ricordi e i sentimenti della vita terrena. Numerosi sono i nomi egizi composti da Ka, spesso in riferimento al dio Ra, ad esempio Neferkara (Bellissimo è il Ka di Ra), Userkara (Potente è il Ka di Ra), Maatkara (Giusto è il Ka di Ra). Secondo Giacomo Borioni e Friedrich Junge il "Ka" è la personalità dell'individuo, l'anima personale.
Mut
Il valore fonetico mwt, che vuol dire anche "madre", Mut era ritenuta la grande, potente e divina madre di tutti gli esseri viventi, grande maga, signora del cielo e l'occhio di Ra.
È per me “utile” considerare la “grande madre”, dal punto di vista umano, come la Madre Terra.
Dunque: Il nome deriva da Ka’ moet che, nella lingua egizia antica, significava "anima della terra".
Fonte: Wikipedia
Anima della Terra, ma non solo, per analogia frattale, anche Anima di ognuno di noi. Da ciò mi permetto di considerare questo principio attivo contenuto in questa variante di grano, come un vero e proprio influsso di Vita fisica e spirituale nel corpo che lo ingerisce e che lo “accoglie”. Ricordo infatti che, soprattutto nei tempi passati, si era soliti “ringraziare” prima di mettersi a mangiare; ciò testimonia come anche una certa predisposizione d’animo al ricevimento di un nutrimento tanto importante, fosse necessaria per “meritarsi” un qualcosa di molto speciale contenuto insieme al cibo.
È per me “utile” considerare la “grande madre”, dal punto di vista umano, come la Madre Terra.
Dunque: Il nome deriva da Ka’ moet che, nella lingua egizia antica, significava "anima della terra".
Fonte: Wikipedia
Anima della Terra, ma non solo, per analogia frattale, anche Anima di ognuno di noi. Da ciò mi permetto di considerare questo principio attivo contenuto in questa variante di grano, come un vero e proprio influsso di Vita fisica e spirituale nel corpo che lo ingerisce e che lo “accoglie”. Ricordo infatti che, soprattutto nei tempi passati, si era soliti “ringraziare” prima di mettersi a mangiare; ciò testimonia come anche una certa predisposizione d’animo al ricevimento di un nutrimento tanto importante, fosse necessaria per “meritarsi” un qualcosa di molto speciale contenuto insieme al cibo.
Non sottovalutiamo questa componente di “preparazione” al ricevimento.
Essa non descrive il meccanismo della preghiera a "qualcuno" o "qualcosa" di non ben precisato che, come abbiamo visto in un paio di articoli, non è adatta per mantenere a sé le proprie energie, in quanto le si delega alla “divinità” chiamata in causa. Bensì, questo atto di compassione soprattutto verso di sé come unità inserita in un tutto che non ci “dimentica” mai, descrive proprio il principio del ricordo del sé, di chi si è; descrive il principio eterno del rinnovamento e della memoria, del senso dello stare in Terra, di un aggancio multidimensionale a cui non possiamo venire meno.
Questo nutrimento riscoperto dalle sue “ceneri” che, paradossalmente, sono uscite da un simbolo di Morte, come una tomba, che ha saputo custodire il “messaggio contenuto in essa per gli uomini di un tempo che sarebbe giunto più tardi”, secondo il mio personale sentire è tra quanto di più “vicino” agli antichi ci possa essere. Il grano, per questa ampia area di mondo, ha sempre significato poter sopravvivere alle “angherie” di un paesaggio torturato dalla violenza dell’uomo, condotto per mano dalle divinità del tempo allo scontro continuo. Infatti nelle cronache riportate alla luce da Sitchin, traducendo le tavole in argilla Sumere, in merito al Diluvio Universale si riporta l’origine “divina”, ossia geneticamente modificata e selezionata, delle specie più diverse di grano, cereali, etc.:
Il diluvio fu un’esperienza traumatica per il genere umano, ma non tutti gli uomini e gli animali morirono; i Nefilim, ridiscesi sulla Terra, capirono che per sopravvivere avevano bisogno che l’uomo sopravvivesse e cosi lo aiutarono insegnandogli l’arte dell’agricoltura e dell’allevamento. Molti scienziati studiando l’origini dell’agricoltura sono giunti alla conclusione che la sua “scoperta” da parte dell’umanità, avvenuta circa 12.000 anni fa, è da mettere in relazione con la mitezza climatica che seguì la fine dell’ultima era glaciale, ignorando le informazioni che derivavano da testi biblici e sumeri che ne indicavano l’inizio con la fine del Diluvio. "Noè fu il primo contadino, e piantò una vigna". Egli divenne dunque il primo agricoltore dell’era post-diluviana, il primo ad impegnarsi volontariamente in quella complessa attività. Gli studiosi moderni, tuttavia, hanno appurato che la pratica agricola comparve si per la prima volta nell’area medio-orientale, ma non, come ci si aspetterebbe, nelle fertili pianure e vallate della regione, bensì tra le montagne che orlavano a semicerchio le pianure. Perché questi primi agricoltori si concentrarono nelle zone montuose, certamente meno agevoli? L’unica spiegazione plausibile è che, al tempo in cui nacque l’agricoltura, le terre basse non erano abitabili perché risentivano ancora dei postumi del Diluvio; difatti la Genesi dice: molte generazioni dopo il Diluvio, genti provenienti “da est” - cioè le regioni montuose a oriente della Mesopotamia - "trovarono una piana nella terra di Shin’ar [Sumer] e vi si insediarono".
Gli studiosi hanno ormai accertato che l’agricoltura nacque con l’addomesticamento di un cereale selvatico dal quale si ricavarono frumento e orzo; tuttavia non riescono a spiegarsi come mai già i primi cereali (per esempio quelli trovati nella grotta di Shanidar) fossero già uniformi e altamente specializzati.
La natura richiede migliaia di generazioni di selezione genetica perché una specie possa acquisire un livello minimo di sofisticazione; in questo caso, invece, non c’è alcuna traccia di un processo graduale e prolungato. Si tratta di una sorta di “miracolo” di genetica botanica, spiegabile solo se accantoniamo il concetto di selezione naturale e pensiamo invece a una manipolazione artificiale. La spelta, un tipo di frumento a grano duro, rappresenta un mistero ancora più grande. Essa è infatti il prodotto di “una strana mescolanza di geni botanici”, non deriva dallo sviluppo di un’antica fonte genetica, né da una mutazione di essa: è proprio il risultato di un miscuglio di geni provenienti da diverse piante. Un discorso analogo vale anche per gli animali: come è possibile che l’uomo, in poche migliaia di anni, sia riuscito a modificare cosi profondamente gli animali attraverso l’addomesticamento? Gli studiosi moderni non sanno risolvere questi enigmi, né, più in generale, sanno spiegare come mai il semicerchio montuoso dell’antico Medio Oriente divenne una fonte di varietà sempre nuove di cereali, piante, alberi, frutti, ortaggi e animali domestici. I Sumeri, come al solito, avevano una risposta: i semi erano un dono mandato sulla Terra da Anu.
Questo nutrimento riscoperto dalle sue “ceneri” che, paradossalmente, sono uscite da un simbolo di Morte, come una tomba, che ha saputo custodire il “messaggio contenuto in essa per gli uomini di un tempo che sarebbe giunto più tardi”, secondo il mio personale sentire è tra quanto di più “vicino” agli antichi ci possa essere. Il grano, per questa ampia area di mondo, ha sempre significato poter sopravvivere alle “angherie” di un paesaggio torturato dalla violenza dell’uomo, condotto per mano dalle divinità del tempo allo scontro continuo. Infatti nelle cronache riportate alla luce da Sitchin, traducendo le tavole in argilla Sumere, in merito al Diluvio Universale si riporta l’origine “divina”, ossia geneticamente modificata e selezionata, delle specie più diverse di grano, cereali, etc.:
Il diluvio fu un’esperienza traumatica per il genere umano, ma non tutti gli uomini e gli animali morirono; i Nefilim, ridiscesi sulla Terra, capirono che per sopravvivere avevano bisogno che l’uomo sopravvivesse e cosi lo aiutarono insegnandogli l’arte dell’agricoltura e dell’allevamento. Molti scienziati studiando l’origini dell’agricoltura sono giunti alla conclusione che la sua “scoperta” da parte dell’umanità, avvenuta circa 12.000 anni fa, è da mettere in relazione con la mitezza climatica che seguì la fine dell’ultima era glaciale, ignorando le informazioni che derivavano da testi biblici e sumeri che ne indicavano l’inizio con la fine del Diluvio. "Noè fu il primo contadino, e piantò una vigna". Egli divenne dunque il primo agricoltore dell’era post-diluviana, il primo ad impegnarsi volontariamente in quella complessa attività. Gli studiosi moderni, tuttavia, hanno appurato che la pratica agricola comparve si per la prima volta nell’area medio-orientale, ma non, come ci si aspetterebbe, nelle fertili pianure e vallate della regione, bensì tra le montagne che orlavano a semicerchio le pianure. Perché questi primi agricoltori si concentrarono nelle zone montuose, certamente meno agevoli? L’unica spiegazione plausibile è che, al tempo in cui nacque l’agricoltura, le terre basse non erano abitabili perché risentivano ancora dei postumi del Diluvio; difatti la Genesi dice: molte generazioni dopo il Diluvio, genti provenienti “da est” - cioè le regioni montuose a oriente della Mesopotamia - "trovarono una piana nella terra di Shin’ar [Sumer] e vi si insediarono".
Gli studiosi hanno ormai accertato che l’agricoltura nacque con l’addomesticamento di un cereale selvatico dal quale si ricavarono frumento e orzo; tuttavia non riescono a spiegarsi come mai già i primi cereali (per esempio quelli trovati nella grotta di Shanidar) fossero già uniformi e altamente specializzati.
La natura richiede migliaia di generazioni di selezione genetica perché una specie possa acquisire un livello minimo di sofisticazione; in questo caso, invece, non c’è alcuna traccia di un processo graduale e prolungato. Si tratta di una sorta di “miracolo” di genetica botanica, spiegabile solo se accantoniamo il concetto di selezione naturale e pensiamo invece a una manipolazione artificiale. La spelta, un tipo di frumento a grano duro, rappresenta un mistero ancora più grande. Essa è infatti il prodotto di “una strana mescolanza di geni botanici”, non deriva dallo sviluppo di un’antica fonte genetica, né da una mutazione di essa: è proprio il risultato di un miscuglio di geni provenienti da diverse piante. Un discorso analogo vale anche per gli animali: come è possibile che l’uomo, in poche migliaia di anni, sia riuscito a modificare cosi profondamente gli animali attraverso l’addomesticamento? Gli studiosi moderni non sanno risolvere questi enigmi, né, più in generale, sanno spiegare come mai il semicerchio montuoso dell’antico Medio Oriente divenne una fonte di varietà sempre nuove di cereali, piante, alberi, frutti, ortaggi e animali domestici. I Sumeri, come al solito, avevano una risposta: i semi erano un dono mandato sulla Terra da Anu.
Fonte: “Il Pianeta degli Dei” - Z. Sitchin
Il “dono degli Dei” garantiva loro eterna gratitudine da parte del genere umano che si rifondava dalle proprie ceneri. Gratitudine espressa attraverso l’atto della preghiera, tramite il quale, essi tornavano a ricevere energia “fine” o sottile, direttamente processata dalle individualità e dalle masse umane. Dal chicco selezionato all’energia selezionata. Un perfetto ciclo che sino a quando ha retto, ha garantito lo sviluppo di una età dell’oro per l’umanità. Ciclo interrotto dalla “corrosione”, dalla lenta “combustione” interna a cui le divinità erano soggette stazionando sulla Terra, al proprio campo gravitazionale, alle condizioni energetiche ivi presenti, etc.
Queste divinità che sono ricordate ad ogni latitudine culturale umana, persino nella Bibbia, potevano volare, muoversi a grande velocità, elevarsi verso l’alto. Ma quanto di tecnologico è connesso a queste descrizioni? Io credo che esistessero sia forme meccaniche di velivoli, sia forme spirituali, a seconda dell’entità a cui facciamo riferimento. A tal proposito estendiamo il concetto legato al termine Ka, il quale è inserito nella parola composta MER-KA-BA.
Cosa significano e cosa identificano questi tre termini insieme?
Tutti noi siamo dotati di un corpo fisico, uno mentale e uno emotivo, ciascuno di questi corpi possiede una forma a tetraedro. Sono tre campi energetici identici e sovrapposti uno all'altro, l'unica differenza che c'è tra loro è che, solo quello legato al corpo fisico è fermo, cioè non ruota.
La Merkaba è creata dalla controrotazione dei campi di energia (le stelle tetraedro).
La Stella Tetraedro mentale è di natura elettrica e maschile, e ruota verso sinistra. La Stella Tetraedro emotiva e di natura magnetica e femminile, e ruota verso destra. Il legame che comprende lo spirito, il cuore e il corpo fisico, secondo una ratio geometrica particolare, e una velocità critica crea la Merkaba.
Stella Tetraedro.
La Stella Tetraedro è formata da due tetraedri che si intersecano in modo da formare une sorta di stella di Davide dall'aspetto tridimensionale. I due tetraedri intersecati rappresentano le due energie, maschile e femminile in perfetto equilibrio. Esiste un tetraedro intorno ad ogni cosa, non solo ai nostri corpi.
La parola Mer-KA-Ba è composta da tre parole. "Mer", indica i campi di controrotazione della luce. "Ka", lo spirito. "Ba", il corpo o la realtà.
Quindi la Merkaba indica un campo di controrotazione della luce che comprende il corpo e lo spirito ed è un veicolo spazio-temporale. E' l'immagine attraverso la quale vengono create tutte le cose, una serie di schemi geometrici che circondano i nostri corpi. L'immagine inizia alla base della colonna vertebrale, piccola quanto le 8 cellule originarie dalla quale i nostri corpi fisici sono creati. Da quel punto si estende per circa 16 metri di diametro. La sua prima forma è una stella tetraedro, poi un cubo, una sfera ed infine una piramide intrecciata.
Una volta che saprete come attivare i campi di controrotazione di luce, potrete usare la vostra Merkaba per viaggiare attraverso l'universo.
Nell’immagine di testa è visualizzata una MerKaBa realizzata!
Questa ultima immagine ci porta ad una importante riflessione: "questa è la classica forma a disco volante, infatti la tecnologia dei dischi volanti si basa sullo stesso principio di controrotazione dei campi energetici. Come è anche vero che alcuni avvistamenti UFO non si riferiscona a macchine volanti ma bensì a vere e proprie entità energetiche extradimensionali".
Fonte: http://web.infinito.it/utenti/g/gianluigi27/merkaba/merkaba.htm
Dunque? Ecco il messaggio « intimo » contenuto per noi nel nutrirci attraverso una alimentazione ancora vicina a quella originaria o “pura”; decodifichiamolo meglio:
- controllo dell’alimentazione, ossia, attenzione a quello che ingeriamo
- la qualità del cibo è indice di una purificazione che precede un risveglio del nostro lato divino simboleggiato dalla padronanza di sé, del ricordo di sé
- il ricordo di sé conduce alla riscoperta del veicolo multidimensionale che ci ha condotti in Terra, la MER KA BA.
- Il veicolo di luce che, opportunamente "modificato", sarà capace di ricondurci a “casa” dopo avere adempiuto alla missione in Terra
Nell’atto della nutrizione è insito il rispetto e il senso… in attesa di tornare a nutrirci di Luce, una volta che i nostri corpi cristallini di quinta dimensione saranno pronti a riceverla. Ogni “cosa” a suo tempo…
Leggere queste cose, a volte, mi lascia a bocca aperta...Non solo ritengo tutto vero, ma soprattutto assolutamente chiaro e lampante.
RispondiEliminaGrazie a questi studi approfonditi, si risveglia la nostra parte assopita dal tempo e dalla "pigrizia" che tanto fa comodo alla società moderna... Svegliamoci, orsù!!!Il nostro Amico Davide ci ha aperto una strada verso l'infinito!!!
Amore, ma quante ne sai?!? Silvia
Mia Cara Silvia,
RispondiEliminache dire? Mi sai sempre meravigliare :)
Che bella sorpresa!!!
Sono molto onorato...
Un sontuoso grazie Musy...
Un bacione :)
Buona Vita