Mentre facevo il mio consueto giro in bici, lunedì scorso (prima di questa due giorni di pioggia battente) mi sono fermato in un punto, per qualche minuto, cercando di entrare in simbiosi con l’ecosistema che mi circondava. Osservando gli alberi, o meglio i loro tronchi, è ormai consuetudine vederne l’alone eterico che li avvolge; una sorta di "orma" esterna che, se cercata, diventa subito evidente.
Ebbene mi sono accorto che tra due alberi non molto lontani, questa impronta energetica si unisce a mezz’aria. Osservando bene, cercando con un po’ di concentrazione, è possibile vedere una sorta di rete, appena visibile, che fluttua nell’aria tra i due tronchi. A me capita di vederla meglio in determinate situazioni climatiche, tipo con il cielo un po’ grigiastro, oppure se sono particolarmente affaticato dalla pedalata. Gli alberi sono degli esseri viventi che, non solo creano una rete comunicativa tramite l’intreccio delle radici, ma anche con la loro energia irradiata via etere. Ighina, si dice, riuscì a ricavare energia elettrica da un tronco d’albero vivo. Questi nostri fratelli verdi e marroni, sono dei grandi saggi ed hanno una loro vera e propria personalità. Esiste, a tal pro, una "disciplina" chiamata Silvoterapia, ossia:
"la Silvoterapia è un vero e proprio metodo terapeutico di cura e di prevenzione delle malattie attraverso gli alberi. È stata riconosciuta come metodo scientifico solo nel 1927, quando veniva ormai usata da secoli. Si basa sull'antica idea del recupero della salute attraverso gli alberi. In passato ai pazienti malati di polmonite veniva consigliato di passare un periodo nei boschi o almeno nelle vicinanze. Una pratica che potrebbe essere utile anche a noi, che negli ultimi decenni ci siamo allontanati sempre più dalla natura...".
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Lunedì scorso mi è successa questa esperienza; ho fissato il manto erboso basso, verde, irregolare per via di un po’ di sterpaglia, qualche sasso, legnetti sparsi caoticamente. Dopo qualche secondo, la luce si è livellata aumentando d’intensità, trovando un equilibrio, probabilmente. Come succede se lasciamo l’otturatore della macchina fotografica aperto con un tempo lungo, la luce tende ad invadere la scena, a sovresporre l’immagine inquadrata. Alla stessa maniera, il bianco è “sorto” da ogni parte della scena da me osservata. Poi l’erba e l’intero contesto ha cambiato apparenza, descrivendo una nuova immagine geometrica; come una sorta di reticolo a rombi “disegnato” con ciò che, un attimo prima, era lo sfondo che i miei sensi interpretavano come lo scenario sopra descritto.
Ad un certo punto, per via delle emozioni, ho avuto un rigurgito di presenza fisica, per cui l’immagine geometrica formatasi, si è letteralmente trasmutata di forma in un istante, dando luogo ad un’altra struttura geometrica diversa, caratterizzata da una intensità più fitta delle “maglie”. Osservando tutto ciò con fare distaccato, sino a che mi è stato possibile, ho avuto chiaramente la percezione di essere l’osservatore che è in noi.
Non ero più un punto prospettico dettato dal mio corpo, ma ero divenuto un qualcosa di più “ampio”.
La luce che nasceva dai contorni dell’immagine osservata, era un qualcosa, un dettaglio non secondario, in grado di spostare le regole della fisica terrestre. Non è la prima volta che mi succede, anzi… ormai ricerco questo stato d’osservazione; a volte, quando sono particolarmente affaticato, sento il cuore battere e questo tam tam serve come segnale di “intesa”, di risonanza per il respiro e per la connessione con questo stato di pseudo meditazione allargata, ad occhi aperti. Il battito del cuore nelle orecchie, la brezza che sussurra ritmicamente, le pressioni laterali ai lobi, lo stato di sana stanchezza, la muscolatura che si contrae, la leggerezza della dispersione per quelle zone di luce: è tutto una meraviglia.
Tutto ciò mi ricorda che i livelli d'intensità della vibrazione dell'energia, comportano una modifica della struttura geometrica nell'intimità della materia; proprio come in quel video su internet che mostra la relazione tra frequenza e geometria dei granelli di sabbia.
Auguro a tutti voi di trovare la modalità di connessione al regno degli Alberi, al mondo vegetale… a voi stessi.
"Il mezzo può essere paragonato a un seme, il fine a un albero; e tra mezzo e fine vi è esattamente lo stesso inviolabile nesso che c’è tra seme e albero"
Gandhi