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sabato 21 novembre 2009

L'elogio della follia.






Man mano che questo blog cresce richiede sempre più energia; me ne accorgo da quanto impegno viene richiesto per mantenere le “caldaie” in funzione. In questo aspetto riconosco ancora maggiormente quanto siano veri i discorsi dei “pendoli” di Vadim Zeland, il pensiero di Krishnamurti ed il mio filo conduttore sull’Antisistema. E cioè; ogni forma organizzata tende, con il tempo, a prendere vita propria ed a richiedere sempre maggiore energia al creatore, in primo luogo, ed ai membri in un secondo tempo. Questa forma pensiero tende a sopravvivere secondo le leggi in auge nel sistema in cui esiste, e rispecchiando quello che l’uomo “emana” nella sua istantanea del percorso esistenziale in atto. Ossia le organizzazioni nascono come diretto riflesso del momento in cui versa chi le crea, ed in ciò cristallizzano i confini del pensiero attuale, poi iniziano a vivere di luce propria e, una volta “sensibili” e con l’aiuto del consenso umano, iniziano a succhiare energia al fine di continuare ad “essere” in linea con la tendenza di auto conservazione in vigore nelle 3D. Dobbiamo esserne consci. Devo tenerlo sempre in considerazione. Perché è un dato inconfutabile e veritiero; infatti basta solo osservare le “cose” in questa prospettiva. Chi frequenta una certa istituzione, sia essa un club privato o una scuola, o un gruppo musicale, o compagnie, o raduni, o quello che volete, tende con il tempo ad impoverire il proprio spettro delle varietà esistenziali o di vedute della vita e dei fatti contingenti. Insomma “appartenere” ad una organizzazione qualsiasi è di fatto “appartenergli”. È perdere qualcosa di sé, con il tempo e l’abitudine, inaridirsi progressivamente come in un processo di desertificazione irreversibile. Ed intendo questo a 360 gradi, nel senso che, persino la famiglia è una forma di organizzazione; addirittura la famiglia è l’organizzazione di base, il perno della società, il mattoncino principale delle spire dell’Antisistema. Eppure non possiamo fare altrimenti, per ora. Almeno alla famiglia non è possibile rinunciare. Un passo alla volta. È importante però almeno il riconoscerlo. I richiami che giungono da Stato e Chiesa sono talmente forti che l’individuo non può fare a meno di formare un nucleo familiare. Del resto il meccanismo degli specchi lo esige, in quanto noi tutti (l’Uno) è una “grande famiglia”, pertanto il riflesso che genera l’uomo è di organizzarsi in forme familiari e/o forme di aggregazioni di ogni tipo. Le energie che governano il pianeta lo sapevano dagli albori ed hanno solo seguito il naturale flusso di manifestazione umana, secondo le leggi naturali dell’Universo. Il “divide et impera” è sempre stato in vigore, ancora prima delle operazioni di stampo militare. La pratica nasce dal pensiero, dall’intuizione, dall’immaginazione, dallo scopo…
Qual è lo scopo che si fissa nelle origini di questa energia oscura in vigore sulla Terra? Adoperarci come pile! Non è un discorso legato al denaro, al potere, all’ego, bensì un unico filo conduttore legato alla propria sopravvivenza: le energie delle nostre paure materializzate all’esterno, l’Antisistema, una volta presa coscienza di “essere”, tendono a non morire, a non scomparire nel nulla da dove sono scaturite (dal nulla che è il tutto, l’assoluto, il Creatore . Ecco dunque che l’uomo si auto imprigiona per non accettare di guardarsi dentro ed affrontare i propri mali, rifiuta insomma la trasmutazione delle proprie “parti” più antiche sviluppate sulla Terra. Rifiuta anche solo l'idea di quello che teme di vedere, e tende a guardare altrove, creandosi un capro espiatorio esterno. Il piano divino tuttavia ha infinite strade e, anche questa benché un po’ più complicata, porta comunque verso la propria auto realizzazione, verso il completamento e la comparsa dell’uomo spirituale. Un uomo che supera ogni limite resistivo imposto dalla dimensione dello spazio/tempo ospitante, manifestando in terra lo spirito divino che è alle proprie origini e che seguiva da molto lontano il processo di "caduta" e rinascita.
Ogni aspetto della nostra vita tocca questi punti. Sia consciamente che inconsciamente, fateci caso per favore. Dovremmo imparare ad essere sempre presenti nell’adesso, nella serie interminabile delle particelle di tempo dell’adesso, nella serie di fotogrammi che compongono la nostra vita manifesta. Lo scorrere di questi fotogrammi determinano l’illusione del tempo, perché passando da un fotogramma all’altro, ci muoviamo percorrendo un certo “spazio” che richiede un certo “tempo”. Se noi fossimo capaci di realizzare i nostri desideri all’istante, il tempo coinciderebbe con lo spazio e sarebbe pari a zero. Ma in questa dimensione, che sappia io, non è possibile. Esistono altri “luoghi” dimensionali atti a questo funzionamento delle “cose”. Noi siamo qua per crescere tramite le nostre esperienze, nel bene e/o nel male. Non è previsto che si “salti” qualche passaggio. Non si può fare ciò che non è previsto dalle regole imposte su questo piano “educativo”.
Sono certo di tutto ciò. E per farmi “credere”, citerò due indizi che me lo hanno segnalato tra ieri sera e questa mattina:
  • in “Trilli ed il tesoro perduto”, Trilli ad un certo punto, non avendo più polvere magica, non riesce più a volare quindi dice “Oh, oh, mi sa che dovrò camminare…”
  • nell’episodio di questa mattina dei Gormiti, la trama li inserisce in una valle dimenticata, nella quale essi mentre camminano, in pochissimo tempo, dimenticano chi sono, perché sono li e dove stanno andando…
Vi assicuro che non sono pazzo; sono segnali, incoraggiamenti, sussurri mirati, per chi ha “occhi”.
Chiedetevi cosa significano queste porzioni di “storia”…  
Si accettano interpretazioni ed eventuali critiche…

Controllo adattativo
Con il termine controllo adattativo si fa riferimento a leggi di controllo che in modo autonomo modificano i propri parametri per adattarsi alle modifiche che il sistema può subire durante l'esercizio delle sue funzioni. Un problema classico in cui può essere utile disporre di un controllore adattativo, è quello dei robot manipolati, per i quali non è noto il peso dell'oggetto manipolato. In questi casi il controllore adattativo modificando i suoi parametri garantisce il rispetto delle prestazioni ed in alcuni casi permette anche di identificare il valore del parametro (o dei parametri incerti).
Fonte: Wikipedia

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