Questo scritto l'ho trovato su internet; fa parte del volume 1 del nuovo paradigma ( Volume 1 - Guida pratica per il nuovo paradigma.pdf ) ed è molto significativo. Esprime molto bene, secondo me, il concetto di specchio/riflesso, si mantiene in gran equilibrio ed ha la capacità di rompere gli schemi usuali, i luoghi comuni, dipendente/datore di lavoro. Richiama alle proprie responsabilità. Bacchetta la svogliatezza che corrode vite intere...
UN MESSAGGIO A GARCIA
Fu scritto una sera dopo cena, in un’ora. Era il 22 febbraio 1899, anniversario della morte di Giorgio Washington, e noi stavamo per andare in macchina con il numero di marzo della nostra rivista “il Filisteo”.La ‘predica’ mi sgorgò calda dal cuore, scritta dopo un giorno faticoso nel quale avevo cercato di persuadere alcuni renitenti paesani a uscire dal loro stato di comatoso letargo e a diventare attivi.L’ispirazione diretta mi venne da una discussione che facemmo all’ora del tè, quando mio figlio Bert sostenne che il vero eroe della guerra di Cuba era Rowan.Rowan era andato a fare tutto solo ciò che occorreva: a portare il messaggio a Garcia. Sì, il ragazzo ha ragione, l’eroe è l’uomo che fa tranquillamente il suo dovere, che porta il messaggio a Garcia.Mi alzai da tavola e scrissi “Un messaggio a Garcia”. L’edizione uscì, e presto arrivarono richieste di copie straordinarie. Un giorno arrivo’ un telegramma di George H. Daniels, delle Ferrovie centrali di New York, così concepito: “fateci preventivo centomila copie articolo Rowan sotto forma opuscolo e specificare data di consegna”.Risposi indicando il prezzo e dissi che per preparare l’opuscolo, con il nostro piccolo impianto, occorrevano due anni. Fini’ che autorizzai il Signor Daniels a ristampare l’articolo per conto suo.Lo pubblico’ in forma di opuscolo, in più tirature di mezzo milione di copie. Al tempo in cui Daniels distribuiva il Messaggio a Garcia, il principe Hilakoff, direttore delle Ferrovie russe, era ospite delle Ferrovie Centrali di New York. Il principe vide l’opuscolo e lo esaminò con interesse, forse più perché ne vedeva distribuire tante copie, che per altra ragione. Comunque, tornato in patria, lo fece distribuire, una copia ad ogni impiegato delle ferrovie. Dalla Russia il libretto passò in Germania, Francia, Spagna, Turchia, Indostan e Cina. Durante la guerra russo-giapponese, ogni soldato russo che andava al fronte riceveva una copia del Messaggio a Garcia. I giapponesi, trovando i libretti in possesso dei prigionieri russi, ne conclusero che doveva essere un buon testo e lo tradussero in giapponese. Per ordine del Mikado, l’opuscolo fu distribuito a tutti i dipendenti dello stato, sia militari che civili. Di “un messaggio a Garcia” sono state stampate oltre quaranta milioni di copie.
E.H.
L’INIZIATIVA
Il mondo aggiudica i suoi premi, sia in denaro che in onori, solo a chi possiede una grande qualità: lo spirito di iniziativa.
Che cos’è lo spirito d’iniziativa? Semplice: è fare la cosa opportuna senza che nessuno glielo dica.Dopo quelli che fanno la cosa senza che nessuno glielo dica, vengono quelli a cui basta dire qual è la cosa da farsi, perché subito la facciano. Cioè, portano il Messaggio a Garcia: quelli che sanno portare un messaggio ricevono grandi onori, ma la paga non è sempre adeguata. Vengono poi quelli che prima di muoversi se lo fanno dire due volte: essi non ricevono onori ed intascano una piccola paga.Vengono poi ancora quelli che fanno la cosa opportuna solo quando il bisogno li spinge avanti a calci, e questi ricevono indifferenza anziché onori e un’elemosina per paga. Essi passano la maggior parte del tempo a scaldare il banco, lamentandosi della loro sfortuna.Infine,ad un gradino ancora più basso, c’è il tipo che non vuole fare la cosa opportuna neppure quando qualcuno va da lui a spiegargli come si fa e gli sta vicino per accertarsi che la faccia: costui è sempre disoccupato e riceve il disprezzo che si merita, a meno che non sia figlio di papà, nel qual caso il destino aspetta pazientemente all’angolo con un randello felpato.
A quale categoria appartieni
E.H.
IL MESSAGGIO A GARCIA
In tutta questa faccenda di Cuba c’è un uomo che spicca sull’orizzonte della mia memoria come Marte al perielio. Quando scoppiò la guerra fra la Spagna e gli Stati Uniti, diventò necessario comunicare rapidamente col capo degli insorti. Garcia si trovava all’interno dell’isola, sui monti, chissà dove. Nessuna lettera spedita per posta, nessun telegramma avrebbe potuto raggiungerlo.Il presidente degli Stati Uniti doveva assicurarsi la sua collaborazione, d’urgenza. Che fare? Qualcuno disse al presidente: “C’è un tale, di nome Rowan, che si offre di andare a cercare Garcia e di fare tutto il possibile per trovarlo”.Rowan fu mandato a chiamare e gli fu affidata una lettera da consegnare a Garcia. Come “quel tale di nome Rowan” abbia preso la lettera, l’abbia chiusa in una borsa di tela cerata se la sia legata a tracolla sul cuore; come quattro giorni dopo sia arrivato in barca al largo della costa cubana, vi sia approdato di notte, sia scomparso nella giungla, e tre settimane dopo sia ricomparso dal lato opposto dell’isola. Dopo aver attraversato a piedi un paese nemico e consegnata la lettera a Garcia, sono cose che non occorre qui raccontare per filo e per segno.Il punto che voglio mettere a fuoco è questo: McKinley diede a Rowan una lettera da consegnare a Garcia; Rowan prese la lettera e non domando’: “dov’è questo Garcia?”.Per Giove! Ecco un uomo La cui figura dovrebbe essere collocata in ogni scuola del paese.Il Generale Garcia è morto ma vi sono altri Garcia.Tutti quelli che hanno cercato di portare a termine un’impresa per cui occorreva molta mano d’opera, tutti senza eccezione sono rimasti prima o poi sbalorditi dall’insensibilità dell’uomo medio, dalla sua capacità o dalla sua riluttanza a concentrarsi su una cosa e a farla.Aiuto distratto, sciocca disattenzione, disordinata indifferenza e lavoro svogliato sembrano la norma; e nessuno riesce nell’impresa, a meno che con le buone o con le cattive, a furia di minacce o di mance non costringa altri uomini ad aiutarlo; o a meno che Dio nella sua bontà non compia un miracolo, e gli mandi un Angelo di Luce perché lo assista.
Tu stesso, lettore, puoi fare la prova: ti trovi nel tuo ufficio e hai a disposizione sei collaboratori. Chiamane uno e digli: “Per piacere, guarda sull’enciclopedia e fammi un breve riassunto della vita del Correggio”. Che cosa risponderà l’impiegato? Dirà tranquillamente: “Sissignore” e farà ciò che gli si richiede? Puoi scommettere qualsiasi cosa che non sarà così. Ti guarderà con occhi da pesce e farà una o più delle seguenti domande. “Chi era? Quale enciclopedia? Dov’è l’enciclopedia? Sono forse pagato per questo? Che nome ha detto? Bismark? Non potrebbe occuparsene il Carletto? E’ morto? E’ una cosa urgente? Non vuole che le porti il libro così potrà cercare lei stesso ciò che le occorre? A che cosa deve servire un riassunto della vita di quel tizio?”. E scommetto dieci contro uno che dopo che tu avrai risposto alle sue domande e spiegato come si fa a trovare le informazioni richieste e perché ti occorrono, se ne andrà e chiederà a uno dei suoi compagni di aiutarlo a trovare Garcia.
Naturalmente posso perdere la scommessa., ma secondo la legge delle probabilità dovrei vincerla. Ora, se sei saggio, non ti darai la pena di spiegare al tuo “aiutante” che Correggio si trova sotto la lettera C e non sotto la K, ma sorriderai con dolcezza e dirai: “non importa”, e andrai a cercarti tu stesso ciò che volevi sapere.Questa incapacità di una azione indipendente, questa debolezza di volontà, questa riluttanza ad accettare di buon cuore l’incarico e ad eseguirlo, queste sono le cose che rimandano ad un lontano futuro l’attuazione di un mondo migliore.
Mettete un’inserzione perché vi occorre uno stenografo fra quelli che si presenteranno per avere l’impiego, nove su dieci non conoscono l’ortografia né la punteggiatura, e non credono necessario saperle. Come potrebbero scrivere una lettera a Garcia?
“Vedete quel contabile?” mi chiese il capo personale di una grossa officina. “Si. E va bene?”, “E’ bravo a far di conto, ma se lo mandassi in città per una commissione, può darsi che esegua l’incarico, ma può anche darsi che si fermi a tre o quattro osterie lungo la strada, o che quando arrivi a destinazione, non si ricordi più che cosa l’ho mandato a fare”.Ci si può forse fidare che un tipo simile porti il messaggio a Garcia? Recentemente abbiamo sentito esprimere a più riprese sentimenti di smaccata compassione per le “vittime dello sfruttamento industriale, che si guadagnano il pane con il sudore” e per i “senzatetto in cerca di un lavoro onesto”, frasi spesso accompagnate da dure parole contro i dirigenti.Non si parla mai dell’imprenditore che invecchia prima del tempo nel vano tentativo di indurre molti indolenti a compiere un lavoro intelligente: ne della sua lunga, paziente ricerca di “aiutanti” capaci. In ogni negozio, in ogni officina c’è un costante processo di selezione ed eliminazione.
L’imprenditore deve continuamente sostituire quelli che si sono dimostrati incapaci di promuovere gli interessi della ditta, e assumerne altri. Anche in tempo di prosperità, questa selezione continua: soltanto, nei momenti di crisi, quando il lavoro scarseggia, essa è più accurata; ma il licenziamento tocca sempre agli incompetenti e agli indegni.Interesse della ditta induce a tenere i migliori, quelli che sono in grado di portare un messaggio a Garcia. Conosco un uomo di intelligenza brillante, che però non solo non è capace di occupare una posizione direttiva, ma non rende niente neppure se lavora alle dipendenze di un altro, perché nutre sempre l’assurdo sospetto che il suo principale lo opprima o voglia opprimerlo.Non sa dare ordini e non vuole riceverli. Se gli si affidasse un messaggio da portare a Garcia, probabilmente risponderebbe: ”portatelo voi!”. Naturalmente mi rendo conto che un uomo afflitto da tale deformazione morale non è meno degno di pietà di uno storpio; ma nel compiangere gli infelici, versiamo qualche lacrima anche per gli uomini che lottano per portare a termine qualche grande impresa, le cui ore di lavoro non sono limitate dal fischio della sirena, nel continuo sforzo di tenere in linea gli indifferenti, i negligenti, gli imbecilli. Ho esagerato le tinte del quadro!Può darsi. Ma mentre oggi è di moda assumere atteggiamenti di comprensione, voglio dire una parola di simpatia per l’uomo che riesce a farsi strada; per l’uomo che ha diretto gli sforzi di altri lottando contro grandi difficoltà.Ho mangiato alle mense popolari e lavorato alla giornata, e sono anche stato datore di lavoro, perciò so che c’è qualcosa da dire in pro sia di una parte che dell’altra. Non tutti gli imprenditori sono rapaci o tirannici, come non tutti i poveretti sono virtuosi.La mia cordiale simpatia va all’uomo al quale quando gli si da una lettera per Garcia, la prende senza replicare, senza fare domande idiote e senza la segreta intenzione di buttarla nel primo tombino o di fare qualsiasi altra cosa invece di consegnarla; quest’uomo non viene mai sospeso dal lavoro, ne deve scioperare per chiedere un aumento di paga.La civiltà è una lunga, ansiosa ricerca di individui come questo. Qualsiasi cosa egli chieda gli sarà concessa. E’ desiderato in ogni città, borgo, o villaggio, in ogni ufficio, negozio, magazzino e fabbrica. Il mondo intero lo chiama a gran voce: perché dappertutto c’è un gran bisogno di lui, dell’uomo che può “portare un messaggio a Garcia”.
PROTAGONISTI:
Col. Andrews S. ROWAN (1857-1943) nato in Virginia, studiò all’Accademia militare di West Point e, uscitone nel 1881, eseguì incarichi militari di secondaria importanza nell’America Centrale, presso l’ufficio informazioni dell’esercito. Aveva ancora il grado di tenente all’età di 41 anni, quando compì l’impresa che lo rese famoso, e per la quale circa venti anni dopo venne decorato con la croce al merito. In seguito prestò servizio nella guerra delle Filippine, dove ebbe una citazione per comportamento coraggioso; prestò servizio a Fort Riley (Kansas), a West Point, nel Kentuchy e ad America Lake (Washington). Ritiratosi dall’esercito, passò il resto della vita a San Francisco.
Iniguez, Calixto GARCIA. Patriota cubano (1839-1898) combattè contro gli Spagnoli durante la guerra del 1868-78 Fu fatto prigioniero, inviato in Spagna e liberato dopo la pace del 1878. Da New York preparò il nuovo movimento per l’indipendenza e nel 1880 sbarcò a Cuba con una piccola spedizione; fu di nuovo arrestato ed inviato a Madrid, dove visse fino al 1895. Nel 1896 riuscì a sbarcare a Cuba con pochi uomini, e combattè contro gli Spagnoli fino al 1898. Morì a Washington, dove era in missione, dopo la fine della guerra.
“Messaggero di Garcia”…dopo 150 anni a ricordo di uno stupendo gesto, l’umile servitore : “zio Mike” .
Fu scritto una sera dopo cena, in un’ora. Era il 22 febbraio 1899, anniversario della morte di Giorgio Washington, e noi stavamo per andare in macchina con il numero di marzo della nostra rivista “il Filisteo”.La ‘predica’ mi sgorgò calda dal cuore, scritta dopo un giorno faticoso nel quale avevo cercato di persuadere alcuni renitenti paesani a uscire dal loro stato di comatoso letargo e a diventare attivi.L’ispirazione diretta mi venne da una discussione che facemmo all’ora del tè, quando mio figlio Bert sostenne che il vero eroe della guerra di Cuba era Rowan.Rowan era andato a fare tutto solo ciò che occorreva: a portare il messaggio a Garcia. Sì, il ragazzo ha ragione, l’eroe è l’uomo che fa tranquillamente il suo dovere, che porta il messaggio a Garcia.Mi alzai da tavola e scrissi “Un messaggio a Garcia”. L’edizione uscì, e presto arrivarono richieste di copie straordinarie. Un giorno arrivo’ un telegramma di George H. Daniels, delle Ferrovie centrali di New York, così concepito: “fateci preventivo centomila copie articolo Rowan sotto forma opuscolo e specificare data di consegna”.Risposi indicando il prezzo e dissi che per preparare l’opuscolo, con il nostro piccolo impianto, occorrevano due anni. Fini’ che autorizzai il Signor Daniels a ristampare l’articolo per conto suo.Lo pubblico’ in forma di opuscolo, in più tirature di mezzo milione di copie. Al tempo in cui Daniels distribuiva il Messaggio a Garcia, il principe Hilakoff, direttore delle Ferrovie russe, era ospite delle Ferrovie Centrali di New York. Il principe vide l’opuscolo e lo esaminò con interesse, forse più perché ne vedeva distribuire tante copie, che per altra ragione. Comunque, tornato in patria, lo fece distribuire, una copia ad ogni impiegato delle ferrovie. Dalla Russia il libretto passò in Germania, Francia, Spagna, Turchia, Indostan e Cina. Durante la guerra russo-giapponese, ogni soldato russo che andava al fronte riceveva una copia del Messaggio a Garcia. I giapponesi, trovando i libretti in possesso dei prigionieri russi, ne conclusero che doveva essere un buon testo e lo tradussero in giapponese. Per ordine del Mikado, l’opuscolo fu distribuito a tutti i dipendenti dello stato, sia militari che civili. Di “un messaggio a Garcia” sono state stampate oltre quaranta milioni di copie.
E.H.
L’INIZIATIVA
Il mondo aggiudica i suoi premi, sia in denaro che in onori, solo a chi possiede una grande qualità: lo spirito di iniziativa.
Che cos’è lo spirito d’iniziativa? Semplice: è fare la cosa opportuna senza che nessuno glielo dica.Dopo quelli che fanno la cosa senza che nessuno glielo dica, vengono quelli a cui basta dire qual è la cosa da farsi, perché subito la facciano. Cioè, portano il Messaggio a Garcia: quelli che sanno portare un messaggio ricevono grandi onori, ma la paga non è sempre adeguata. Vengono poi quelli che prima di muoversi se lo fanno dire due volte: essi non ricevono onori ed intascano una piccola paga.Vengono poi ancora quelli che fanno la cosa opportuna solo quando il bisogno li spinge avanti a calci, e questi ricevono indifferenza anziché onori e un’elemosina per paga. Essi passano la maggior parte del tempo a scaldare il banco, lamentandosi della loro sfortuna.Infine,ad un gradino ancora più basso, c’è il tipo che non vuole fare la cosa opportuna neppure quando qualcuno va da lui a spiegargli come si fa e gli sta vicino per accertarsi che la faccia: costui è sempre disoccupato e riceve il disprezzo che si merita, a meno che non sia figlio di papà, nel qual caso il destino aspetta pazientemente all’angolo con un randello felpato.
A quale categoria appartieni
E.H.
IL MESSAGGIO A GARCIA
In tutta questa faccenda di Cuba c’è un uomo che spicca sull’orizzonte della mia memoria come Marte al perielio. Quando scoppiò la guerra fra la Spagna e gli Stati Uniti, diventò necessario comunicare rapidamente col capo degli insorti. Garcia si trovava all’interno dell’isola, sui monti, chissà dove. Nessuna lettera spedita per posta, nessun telegramma avrebbe potuto raggiungerlo.Il presidente degli Stati Uniti doveva assicurarsi la sua collaborazione, d’urgenza. Che fare? Qualcuno disse al presidente: “C’è un tale, di nome Rowan, che si offre di andare a cercare Garcia e di fare tutto il possibile per trovarlo”.Rowan fu mandato a chiamare e gli fu affidata una lettera da consegnare a Garcia. Come “quel tale di nome Rowan” abbia preso la lettera, l’abbia chiusa in una borsa di tela cerata se la sia legata a tracolla sul cuore; come quattro giorni dopo sia arrivato in barca al largo della costa cubana, vi sia approdato di notte, sia scomparso nella giungla, e tre settimane dopo sia ricomparso dal lato opposto dell’isola. Dopo aver attraversato a piedi un paese nemico e consegnata la lettera a Garcia, sono cose che non occorre qui raccontare per filo e per segno.Il punto che voglio mettere a fuoco è questo: McKinley diede a Rowan una lettera da consegnare a Garcia; Rowan prese la lettera e non domando’: “dov’è questo Garcia?”.Per Giove! Ecco un uomo La cui figura dovrebbe essere collocata in ogni scuola del paese.Il Generale Garcia è morto ma vi sono altri Garcia.Tutti quelli che hanno cercato di portare a termine un’impresa per cui occorreva molta mano d’opera, tutti senza eccezione sono rimasti prima o poi sbalorditi dall’insensibilità dell’uomo medio, dalla sua capacità o dalla sua riluttanza a concentrarsi su una cosa e a farla.Aiuto distratto, sciocca disattenzione, disordinata indifferenza e lavoro svogliato sembrano la norma; e nessuno riesce nell’impresa, a meno che con le buone o con le cattive, a furia di minacce o di mance non costringa altri uomini ad aiutarlo; o a meno che Dio nella sua bontà non compia un miracolo, e gli mandi un Angelo di Luce perché lo assista.
Tu stesso, lettore, puoi fare la prova: ti trovi nel tuo ufficio e hai a disposizione sei collaboratori. Chiamane uno e digli: “Per piacere, guarda sull’enciclopedia e fammi un breve riassunto della vita del Correggio”. Che cosa risponderà l’impiegato? Dirà tranquillamente: “Sissignore” e farà ciò che gli si richiede? Puoi scommettere qualsiasi cosa che non sarà così. Ti guarderà con occhi da pesce e farà una o più delle seguenti domande. “Chi era? Quale enciclopedia? Dov’è l’enciclopedia? Sono forse pagato per questo? Che nome ha detto? Bismark? Non potrebbe occuparsene il Carletto? E’ morto? E’ una cosa urgente? Non vuole che le porti il libro così potrà cercare lei stesso ciò che le occorre? A che cosa deve servire un riassunto della vita di quel tizio?”. E scommetto dieci contro uno che dopo che tu avrai risposto alle sue domande e spiegato come si fa a trovare le informazioni richieste e perché ti occorrono, se ne andrà e chiederà a uno dei suoi compagni di aiutarlo a trovare Garcia.
Naturalmente posso perdere la scommessa., ma secondo la legge delle probabilità dovrei vincerla. Ora, se sei saggio, non ti darai la pena di spiegare al tuo “aiutante” che Correggio si trova sotto la lettera C e non sotto la K, ma sorriderai con dolcezza e dirai: “non importa”, e andrai a cercarti tu stesso ciò che volevi sapere.Questa incapacità di una azione indipendente, questa debolezza di volontà, questa riluttanza ad accettare di buon cuore l’incarico e ad eseguirlo, queste sono le cose che rimandano ad un lontano futuro l’attuazione di un mondo migliore.
Mettete un’inserzione perché vi occorre uno stenografo fra quelli che si presenteranno per avere l’impiego, nove su dieci non conoscono l’ortografia né la punteggiatura, e non credono necessario saperle. Come potrebbero scrivere una lettera a Garcia?
“Vedete quel contabile?” mi chiese il capo personale di una grossa officina. “Si. E va bene?”, “E’ bravo a far di conto, ma se lo mandassi in città per una commissione, può darsi che esegua l’incarico, ma può anche darsi che si fermi a tre o quattro osterie lungo la strada, o che quando arrivi a destinazione, non si ricordi più che cosa l’ho mandato a fare”.Ci si può forse fidare che un tipo simile porti il messaggio a Garcia? Recentemente abbiamo sentito esprimere a più riprese sentimenti di smaccata compassione per le “vittime dello sfruttamento industriale, che si guadagnano il pane con il sudore” e per i “senzatetto in cerca di un lavoro onesto”, frasi spesso accompagnate da dure parole contro i dirigenti.Non si parla mai dell’imprenditore che invecchia prima del tempo nel vano tentativo di indurre molti indolenti a compiere un lavoro intelligente: ne della sua lunga, paziente ricerca di “aiutanti” capaci. In ogni negozio, in ogni officina c’è un costante processo di selezione ed eliminazione.
L’imprenditore deve continuamente sostituire quelli che si sono dimostrati incapaci di promuovere gli interessi della ditta, e assumerne altri. Anche in tempo di prosperità, questa selezione continua: soltanto, nei momenti di crisi, quando il lavoro scarseggia, essa è più accurata; ma il licenziamento tocca sempre agli incompetenti e agli indegni.Interesse della ditta induce a tenere i migliori, quelli che sono in grado di portare un messaggio a Garcia. Conosco un uomo di intelligenza brillante, che però non solo non è capace di occupare una posizione direttiva, ma non rende niente neppure se lavora alle dipendenze di un altro, perché nutre sempre l’assurdo sospetto che il suo principale lo opprima o voglia opprimerlo.Non sa dare ordini e non vuole riceverli. Se gli si affidasse un messaggio da portare a Garcia, probabilmente risponderebbe: ”portatelo voi!”. Naturalmente mi rendo conto che un uomo afflitto da tale deformazione morale non è meno degno di pietà di uno storpio; ma nel compiangere gli infelici, versiamo qualche lacrima anche per gli uomini che lottano per portare a termine qualche grande impresa, le cui ore di lavoro non sono limitate dal fischio della sirena, nel continuo sforzo di tenere in linea gli indifferenti, i negligenti, gli imbecilli. Ho esagerato le tinte del quadro!Può darsi. Ma mentre oggi è di moda assumere atteggiamenti di comprensione, voglio dire una parola di simpatia per l’uomo che riesce a farsi strada; per l’uomo che ha diretto gli sforzi di altri lottando contro grandi difficoltà.Ho mangiato alle mense popolari e lavorato alla giornata, e sono anche stato datore di lavoro, perciò so che c’è qualcosa da dire in pro sia di una parte che dell’altra. Non tutti gli imprenditori sono rapaci o tirannici, come non tutti i poveretti sono virtuosi.La mia cordiale simpatia va all’uomo al quale quando gli si da una lettera per Garcia, la prende senza replicare, senza fare domande idiote e senza la segreta intenzione di buttarla nel primo tombino o di fare qualsiasi altra cosa invece di consegnarla; quest’uomo non viene mai sospeso dal lavoro, ne deve scioperare per chiedere un aumento di paga.La civiltà è una lunga, ansiosa ricerca di individui come questo. Qualsiasi cosa egli chieda gli sarà concessa. E’ desiderato in ogni città, borgo, o villaggio, in ogni ufficio, negozio, magazzino e fabbrica. Il mondo intero lo chiama a gran voce: perché dappertutto c’è un gran bisogno di lui, dell’uomo che può “portare un messaggio a Garcia”.
PROTAGONISTI:
Col. Andrews S. ROWAN (1857-1943) nato in Virginia, studiò all’Accademia militare di West Point e, uscitone nel 1881, eseguì incarichi militari di secondaria importanza nell’America Centrale, presso l’ufficio informazioni dell’esercito. Aveva ancora il grado di tenente all’età di 41 anni, quando compì l’impresa che lo rese famoso, e per la quale circa venti anni dopo venne decorato con la croce al merito. In seguito prestò servizio nella guerra delle Filippine, dove ebbe una citazione per comportamento coraggioso; prestò servizio a Fort Riley (Kansas), a West Point, nel Kentuchy e ad America Lake (Washington). Ritiratosi dall’esercito, passò il resto della vita a San Francisco.
Iniguez, Calixto GARCIA. Patriota cubano (1839-1898) combattè contro gli Spagnoli durante la guerra del 1868-78 Fu fatto prigioniero, inviato in Spagna e liberato dopo la pace del 1878. Da New York preparò il nuovo movimento per l’indipendenza e nel 1880 sbarcò a Cuba con una piccola spedizione; fu di nuovo arrestato ed inviato a Madrid, dove visse fino al 1895. Nel 1896 riuscì a sbarcare a Cuba con pochi uomini, e combattè contro gli Spagnoli fino al 1898. Morì a Washington, dove era in missione, dopo la fine della guerra.
“Messaggero di Garcia”…dopo 150 anni a ricordo di uno stupendo gesto, l’umile servitore : “zio Mike” .
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