giovedì 31 ottobre 2013

Placebo autodafè.


 

Tutta la storia della medicina, fino a tempi molto recenti, fino al 1930, è in realtà la storia dell'effetto placebo. Tutti i rimedi del passato, salvo rarissime eccezioni del tutto casuali, erano dei placebo, la loro efficacia era la stessa di una pillola di zucchero.
Arthur Shapiro
 
È comodo pensarla in questo modo. Si difende molto bene l'ordinamento attuale, da qualcosa che non si può più difendere (e che a suo Tempo si è comportato alla stessa maniera col proprio passato). Affermare una verità e diluirla nel Tempo, come se oggi non fosse più così. Sembra proprio una barzelletta.  

Shapiro afferma qualcosa che, dal suo punto di vista, è vero, per poi rinnegarla attraverso la propria partecipazione al Tempo ed al Paradigma attuali.

Attraverso il Metodo Indiretto, ciò significa che la verità di ordine superiore è la prima espressa nella citazione (esistenza dell'effetto placebo), e la seconda (la moderna Medicina è "migliore") è certamente di ordine inferiore o secondario.

Tutta la storia della medicina, fino a tempi molto recenti, fino al 1930, è in realtà la storia dell'effetto placebo. Tutti i rimedi del passato, salvo rarissime eccezioni del tutto casuali, erano dei placebo, la loro efficacia era la stessa di una pillola di zucchero.
 
Fino al 1930 funzionava tutto per “auto suggestione”, dunque; una parte ben interpretata dalla classe medica in toto. Poi, qualcosa è cambiato… Che cosa? L’apparenza a livello di conoscenza e tecnologia. In realtà non è cambiato nulla. 

Nulla che valga la pena di chiamare “autentica guarigione.

mercoledì 30 ottobre 2013

Mani, piedi e "picca" nella solida roccia.


 

Sono anni che osservo il comportamento degli esseri umani e sono anni che cerco di capire come mai le cose che accadono in alto accadono anche in basso. Per esempio le stesse cose che accadono nella nostra politica sono quelle che denotano l’andamento delle politiche del Dipartimento di Chimica dove Lavoro…
Corrado Malanga


Ben ritrovato a chi ha saputo superare il tono ed il senso dell’articolo di ieri.

Chi si è risentito, avrà certamente compiuto la scelta migliore, allontanandosi da quella che era una frequentazione silente e timida di SPS.

Che cosa desidero? Sì, perché a questo punto c’è anche un desiderio di fondo, mio personale e cioè quello di:
  1. non costruire una comunità (perché ogni forma organizzata, nel Tempo, genera delle energie d’inversione e di sopravvivenza propria a scapito delle sue componenti. Ad un certo livello d’esistenza, la “forma complessiva” non dipende dallo stato di salute di ciò che è al suo interno, ma dipende dal fatto che ciò che è al suo interno continui a svolgere quell’azione che ha portato la “forma” ad esistere. Ciò significa che la “buona salute” dell’uno è inversamente proporzionale alla salute dell’altro, sino al punto di non ritorno in cui le componenti muoiono tutte insieme oppure rinsaviscono tutte insieme)
  2. sapere chi segue SPS, anche in maniera sottile (Perché? Perché sento che devo saperlo. È sufficiente scrivere a prospettivavita@gmail.com. Basta anche un “Io”. Sono giunto al punto di mettere tutto in discussione, compreso SPS stesso. Se non riceverò feedback, il significato sarà quello di – "essere solo e diviso anche internamente". Ma non per questo smetterò di scrivere. Semplicemente riterrò anche SPS facente parte di quelle “droghe, dipendenze, incantesimi, etc.”, che ora chiedono energia in cambio di vane speranze ed intrattenimento. Il solo scrivere in qualità di “diario aperto” andrà avanti, purtroppo, con la consapevolezza di “non poterne fare a meno”, esattamente come accade a chi gioca d’azzardo o si nutre di pane e cioccolata).
Non ti senti all’altezza? Credi di non avere voce in capitolo? Tanto da non manifestare il più piccolo segno della tua esistenza? Beh… ti capisco.
Nessun problema.
 

martedì 29 ottobre 2013

Semi siete e semi ritornerete.


 
Feci uno sbaglio, quand'ero ragazzo. I ragazzi non capiscono niente. Avrei dovuto fare il medico, l'avvocato, il commercialista, e rapinare la gente col cervello, non con la pistola.
T-Dub
 
One of these days… Uno di questi giorni…
 
Che farò? Beh… vorrei entrare nell’ordine dei giornalisti. Ma costa troppo in termini di Tempo e denaro, pratiche e burocrazia, genuflessione, svendita personale, etc. L’Albo a questo serve. Le scuole a questo servono. A che altro, altrimenti?

Al fine di diventare giornalista, che cosa serve? Serve il “saper scrivere”? Naa. Serve la propria ammissione all’esser fedeli al verbo imperante. Serve tutto ciò che a me, sinceramente, “manca”…

Quindi, non sarò mai giornalista!

Il mio sogno, tra l’altro, qual è? Bah e boh. Beh… diciamo che i sogni sono due, corrispondenti alle due facce della stessa medaglia, ovviamente, presenti allo stesso Tempo. Perché no?

Questi sono i miei sogni:
  1. in una faccia, lo “scrivere secondo passione e vivere di questo”
  2. nell’altra faccia, l’andarmene dalle 3d.
Le due facce si compensano? È una questione diplomatica l’armeggiare ed il destreggiarsi tra queste due facce. Alla fine è possibile spiegare tutto ed il contrario di tutto (politica docet).
La realtà è che le due facce sono strutturate in maniera gerarchica ed, oltre a questo ordinamento, pari son…

La gerarchia prevede:
  1. l’andarsene via
  2. lo scrivere secondo passione.