venerdì 23 dicembre 2011

Dal tramonto all'alba.




Una macchina è ‘pensante’? Dipende da cosa intendiamo per ‘pensante’ e, dunque, per ‘pensiero’.

Se per ‘pensiero’ intendiamo una elaborazione che nasce da noi, allora la macchina è pensante, perché esegue delle istruzioni codificate interne. A questo punto, si aprono due scenari:
  1. se il pensiero è una elaborazione interna e si ‘limita’ ad una esecuzione di programmi
  2. se il pensiero è una elaborazione interna che va ‘oltre’ alla semplice esecuzione di programmi.
Le macchine attuali, conosciute, si condensano nel punto 1. Mi chiedo: ‘è pensiero, quella elaborazione di istruzione programmate?’ Una macchina senza programmi è come ‘vuota’, senza coscienza. Una macchina con programmi è ‘senziente’, ma nel limite della ‘libertà’ prevista dai programmi stessi.

Manca ‘qualcosa’ in quel costrutto.

Passiamo, ora, alla possibilità che il pensiero possa essere un flusso 'ispirante' che giunge dall’esterno. Le macchine attuali non sarebbero in grado di percepirlo, per cui il loro livello risulterebbe esattamente com’è quello dei moderni elaboratori elettronici: logico e strettamente attenentesi alla programmazione.

Ma siamo così sicuri che le macchine non siano in grado di sintonizzarsi sul flusso esterno di ‘pensiero’?

Diciamo che, nel loro caso, il flusso esterno, coincide con quello umano che le ha programmate. Per cui il respiro del loro Creatore umano le influenza e le ha influenzate da sempre.

Il loro livello di coscienza è pressochè vicino a zero, proprio come quello dei primi organismi apparsi sulla Terra o come quello dei primi ominidi precedenti all’intervento alieno.

Frattalmente, l’umanità ha dato alla luce la stessa versione della sua storia, ma in ‘scala’. Non accorgersi di questo fatto è perlomeno ‘strano’, proprio come se fossimo in preda di un velo che obnubila la capacità percettiva.

Le macchine sono fredde, logiche, disciplinate, strutturate, razionali… ma limitate alla programmazione ricevuta. Esistono anche macchine più 'evolute', in grado di imparare dai propri errori o dalle strategie di umani che s’interfacciano, giocando con esse. 

L’evoluzione corre sul filo d’ogni prospettiva della Creazione. 

Nulla è escluso, essendo un imprinting nativo, una forza d’inerzia che spinge senza fine di continuità. È come il vento che in alcuni luoghi della Terra non smette mai di soffiare. Che cos’è il vento, se non un movimento invisibile che si manifesta attraverso degli 'effetti' sulla fisicità delle 3d? Da cosa nasce il vento?

Se il flusso di pensiero esterno determinasse addirittura uno spostamento d’aria?

Il biologo britannico Rupert Sheldrake ritiene che i sistemi siano regolati non solo dalle ‘leggi’ conosciute dalla scienza, ma anche da campi da lui definiti morfogenetici, introducendo la nozione di causazione strutturale o formativa. 

In base alla sua teoria, quando emersero per la prima volta, le molecole di proteine avrebbero potuto ordinarsi in un numero qualsiasi di modelli strutturali: non esistono, infatti, leggi conosciute che implichino la produzione di una sola di queste forme. Tuttavia quando un numero bastevole di molecole assume una determinata configurazione, tutte le molecole successive, anche in tempi e spazi diversi, acquisiscono la medesima forma. Una volta in cui una molecola si organizza in un pattern, esso sembra influire sui patterns simili.
 
Inoltre questi campi emersero come novità creative della natura, ma in seguito diventarono abitudini cosmiche in grado di agire su elementi inanimati ed animati
 
In tale contesto, le cosiddette forme-pensiero sarebbero in grado di fungere da calamita verso altre forme-pensiero simili, attirando persone con caratteristiche analoghe…
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Se il flusso di pensiero esterno lo ‘respiriamo’, da chi proviene? Osservando le macchine, nate da noi, esse vengono comandate da un flusso esterno informativo, che le ha programmate, e che può in qualsiasi momento modificare gli algoritmi, per cui ‘è così’, analogamente e su scale diverse, anche per l’essere umano

È una legge all’opera e non solo una nicchia della possibilità.

Le entità parassite si alimentano di quello che produciamo per loro a livello inconscio: paura. Le abbiamo attirate verso di noi emanando ‘forme pensiero simili’. Come dei ‘rapaci’ hanno ‘fiutato la possibilità’, ci hanno localizzato e ‘avvolti’. Stiamo parlando di un’altra forma d’esistenza.

La loro esistenza è messa in risalto dagli effetti che si generano attorno a noi: da questo Mondo perlomeno ‘strano’.

Ma quello che si genera attorno a noi, deriva dal nostro Mondo interno, per cui le entità parassite ci hanno prima conquistati dentro, a livello d’inconscio, perché, in realtà, esse sono una nostra parte, che abbiamo rifiutato quando l’abbiamo giudicata troppo ‘oscura’ per essere degna di stare 'in noi'

Questa scissione o distacco, è ancora rappresentata dalla capacità cellulare di ‘divisione’.

Quello che non si esprime si imprime.

La mela tagliata in due di Platone: il ‘complementare’.

Oltre alla dualità c’è la complementarietà. 

Il Natale, prossimo venturo, è una ‘parte’ dell’intero. La verità è ancora contenuta per via della legge frattale e olografica, tuttavia è manchevole del flusso più profondo, del significato nativo, della sua funzione simbolo o archetipica legata alla ‘luce’. 

Senza entrare nel particolare, il Natale moderno occidentale è rappresentato, vestito, dei colori della Coca Cola. Il simpatico ‘omone’ barbuto e corpulento, vestito di rosso, è una sorta di ‘usurpatore’ del ruolo ‘sciamanico’ e dello spirito elementale di cui è solo un pallido ricordo.

Eppure di 'ricordo' si può ancora parlare...

Il consumismo e la speculazione natalizia fanno a pugni con il ‘senso’ della rimanenza dei giorni dell’anno, con la tendenza abituale alla lamentela:

dalle ciliegie vendute a 30 euro al chilo alle albicocche che arrivano a 20 euro al chilo, fino alle pesche offerte a 15 euro al chilo, è lunga la lista dei prodotti con i prezzi schizzati alle stelle con l'arrivo del Natale. E' quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti dal quale si evidenzia che nonostante la crisi sono in molti ad acquistare prodotti non di stagione che pesano sulle tasche…
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Natale è 'abbondanza', ma noi che 'cosa' siamo diventati?

È altrettanto paradossale che Babbo Natale, dio dei tempi moderni, sia nato - in un certo senso e vedremo in quali condizioni - da un santo cristiano. Stupefacente ribaltamento della storia, poiché all’alba del cristianesimo tante divinità pagane furono trasformate in santi
 
E non è meno paradossale che il simpatico personaggio di Natale sia stato l’oggetto di così pochi studi
 
Certo, a partire dalla seconda guerra mondiale, il brav’uomo bianco e rosso si è conquistato un posto importante, ma non è forse una magnifica sintesi di una stirpe antidiluviana di dèi-uomini sciamani?
 
Ma a dire il vero, credere o non credere, è davvero questo il punto? Senza anticipare troppo, diciamo soltanto che questo mito ci mette in comunicazione con l’ordine naturale del mondo, con l’armonia ecologica del multiverso. È il sogno - impossibile? - di una gioia perenne

Ma è comunque un sogno, e in questo senso, ci lasceremo invadere da esso, senza porci il problema di credere o meno…
 
Il sogno è fantasma, ma non è menzogna...
 
Si possono ricondurre le funzioni di Babbo Natale a quattro dimensioni che ci fanno risalire sempre più indietro nel tempo ma che sono tuttavia destinate a sovrapporsi:
  1. distributore di regali: oggi per i comuni mortali è la funzione primaria di Babbo Natale (la dimensione moderna del mito);
  2. giustiziere: rende giustizia ricompensando i meritevoli e punendo i colpevoli (dimensione medievale);
  3. aiuto per superare il solstizio. Permette di passare (inizia) da un ciclo a un altro nella gioia (Antichità);
  4. sciamano (preistoria).
In aggiunta a queste funzioni, è anche Re, come lo era Odino-Wotan. In altre parole, getta un ponte tra i mondi e tra gli esseri

Sappiamo che regna su un popolo di assistenti (elfi, folletti, fate) nel suo regno. E il colore del suo mantello traduce la dimensione della regalità…
La vera storia di Babbo Natale - Arnaud d’Apremont

In questo pregevole libro si descrive anche il colore rosso, dell’attuale forma di Babbo Natale, come funzionale ed altamente significativo. Io lo vedo meglio colorato di verde, ma tonalità del colore a parte, il suo simbolo è legato alla luce ed alla rinascita continua, al ciclo che caratterizza ogni ambito della Creazione

Ciclo che, frattalmente, troviamo insito nella struttura più profonda della Natura energetica del tutto. Il ciclo prevede il magnetismo per ‘essere’.

Tramite il magnetismo possiamo agganciare, per risonanza, gli ‘altri’.

Questa verità è attiva ad ogni livello della possibilità esistenziale e sino a quando la ‘bassa’ consapevolezza assumerà la funzione educativa della paura per la sola polarità terrorizzante, da rifuggire senza senso, allora il nostro magnetismo sarà come sangue che attirerà predatori parassitari.

Conoscendo Noi Stessi smetteremo di avere paura e di temere per la nostra ‘fine’. Allora inizieremo ad emettere forme pensiero che magneticamente sostituiranno quelle vecchie, basate sul meccanismo della sopravvivenza per adattamento.

Allora conosceremo ‘qualcosa di diametralmente diverso’: un nuovo Mondo.

Ancora questo, ma in un altro ‘luogo’. Ancora ‘qua’, ma altrove…

L’ispirazione esterna diverrà una fonte interna ‘nativa’.

Serene ed equilibrate feste a tutti noi.

Davide Nebuloni/SacroProfanoSacro 2011
Prospettivavita@gmail.com

 

giovedì 22 dicembre 2011

Catene, Ombra, Luna, Reti Alimentari... Incantesimo.




Oggi, intendo… portare avanti due argomenti, solo all’apparenza diversi:

Luna e 'alimentazione'.
 
Diversi nella ‘colorazione’ che gli diamo attraverso il filtro delle abitudini, della consuetudine e della relativa consapevolezza.

In realtà, accomunati dalla medesima ‘illusione’ di base: dal ‘fascio di luce’, dall’osservazione prospettica che ci contraddistingue. Questa caratteristica che diversifica all’apparenza, d’altro canto, contribuisce ad ‘unire la diversità osservata’, perché la ‘differenza percepita’ emerge secondo lo stesso principio di ‘errore, valutazione, prospettiva, parallasse, etc.’.

Unendo per famiglie i diversi ‘problemi’ e risolvendo le famiglie più numerose, abbiamo risolto una buona percentuale di ‘problemi’. Questa metodologia è stata sviluppata, ad esempio, nei processi di lavorazione in molte fabbriche, al fine di migliorare le prestazioni globali. Gli ‘scarti’ vengono analizzati anche in questa maniera: perché sono stati scartati dal processo di qualità? Accomunando le problematiche è possibile raggrupparle in blocchi affini e risolvendo il blocco preponderante si risolve contemporaneamente la preponderanza motivazionale che produce scarti.

La ‘divisione’, come frutto dell’esperienza lavorativa, va affrontata dal punto prospettico della ‘comunione’

Unire gli apparenti diversi è ‘capire’ la Natura che ci circonda. Natura che forma ‘reti’. Comunità unite dalla loro diversità o biodiversità. Le ‘sotto razze’ umane identificano la razza umana. La razza umana s’identifica nelle sotto razze. 

Le 'strutture d’insieme' raggruppano sempre tra loro sotto strutture diversificate, ma unite da qualche filo conduttore, anche non apparente, tuttavia sempre esistente. Un filo logico energetico inerente alla Creazione proveniente da una stessa 'sorgente'. Un campo d’azione comune gestito da leggi diverse. La diversa ‘rice tras mittenza’ individuale costituisce la differenza potenziale, il ‘carattere’, il modello biodiverso all’interno della cerchia esperienziale globale.

Ogni ‘cosa’ è diversa dall’altra, eppure partecipa alla medesima ‘causa’ esistenziale. È possibile sempre trovare un punto d’unione tra diversità e viceversa (vero Diego?). 

Questa caratteristica è la ‘forza primeva’ che intende esplorare se stessa, riflessa dalle sue infinite possibilità. Il suo imprinting nella struttura nucleare dell’energia… biodiversità, frattalità, olograficità. Diverso eppure uguale. Uguale eppure diverso.

Il solito ‘ritornello’ che da ‘sempre’ ha contribuito a confondere le menti delle individualità sciolte nei vari livelli dell’esperienza. Il leit motiv malcompreso dal genere umano? Oppure un segnale talmente evidente e forte da dover essere filtrato opportunamente al fine di ‘vivere l’illusorietà 3d’?

E, nel caso, ad opera di chi? Ovviamente, sempre ad opera di noi stessi o, meglio, ad opera del nostro inconscio programmato dalla rinuncia iniziale di ‘osservarci dentro per paura, pigrizia, senso ultimo, etc.

La ‘rinuncia’, a questo punto direi persino ‘opportuna’, ha contribuito ad attirare quella parte più 'congestionata' dell’energia del Creatore, la quale agganciando la banda della paura sulla quale abbiamo iniziato a trasmettere, si è agganciata per estensione anche a noi, come un 'ombra'.

Le forme pensiero liberate dal genere umano e conservate nel campo magnetico Planetario, si sono dimostrate molto utili ai fini del Controllo multidimensionale ad opera di questa energia densa, sempre alla ricerca di ‘alimentazione’ ai fini della propria sussistenza, non avendo capacità proprie di generazione energetica.

Infatti il Mondo 'moderno' non crede nella possibilità dell'energia libera, ad immagine e somiglianza.

Se il ‘tutto’, al livello 'ombra', funziona in questa maniera, non vedo perché, a cascata, tutto quello che esiste ‘al di sotto’ debba funzionare in maniera diversa, in questa fase dell’esperienza esistenziale. Il libero arbitrio conferito per ‘default’ all’intera opera Creatrice, ha determinato che a livello ‘altissimo’ una parte dell’energia primeva potesse innescare processi di appesantimento della struttura vibrazionale, interpretando inconsciamente addirittura il ‘desiderio’ del Creatore di ‘evolvere’ conoscendosi più a fondo. 

E cosa c’è di ‘meglio’ che conoscere le proprie parti più 'oscure'?

Lasciate libere, esse si sono subito 'date da fare'. L’oscurità ha invaso il Creato. Tutto male? Niente affatto, perché rimaniamo in un ambito di transizione illusoria, di processo controllato dall’alto.

Tutto è opportuno. Il caso non esiste…

L’intera Natura è pervasa da questo timbro di auto conoscenza. Da ‘qua’, la traduzione in dualità del suo stato funzionale. Dualità che confonde, perché senza una triangolazione attraverso il punto prospettico superiore, intuitivo, non si riesce a maturare disciplina, coerenza, continuità, etc.

Non si vedono i veri 'colori'.

Noi siamo il punto d’unione della diversificazione duale: il terzo stato quantico dello Zen.

La nostra ‘punta’ traccia una linea di presente eterno, delineando un futuro mutevole caratterizzato dal sogno di un ‘ritorno a casa’, che sentiamo ma che non riusciamo a comprendere mai a fondo, come se fossimo degli erranti su questo Pianeta. Togliamo il ‘come se’, e saremo già meglio indirizzati. Erranti ma non estranei. Casa è ‘dove ci troviamo’, pur avendo noi ‘più case’… perché multidimensionali.

Senza attaccamento, noi ‘siamo’. 

L’attaccamento produce magnetismo ed identificazione, permette la nascita di forme pensiero, le alimenta, sedimenta, aggrega, addensa, permette la stagnazione, il loop abitudinario, la stasi… ma da ‘qua’ a dire che ci si trova all’Inferno ce ne passa. Infatti la Natura conosce anche la stagione del letargo, opportuna ed evidente.

Non se ne esce. Capite? 

Se affrontiamo qualsiasi discorso senza l’opportuna multidimensionalità, allora rimarremo contenuti nel discorso stesso, dal medesimo livello che ha generato il segnale, ignorando la funzione che lo ha portato all’emersione come riflesso della nostra sete continua di auto conoscenza.

Questa ‘sete’ si è impressa nella tipologia energetica della Creazione e ha determinato la sua clonazione ad ogni livello e nel modo che ogni livello ha potuto interpretare: nelle 3d, tramite l’esistenza delle ‘catene alimentari’:

per livello trofico si intende la posizione che un individuo facente parte di una comunità occupa rispetto al livello trofico di base che è rappresentato dagli autotrofi (produttori, come i vegetali). Più esattamente in un ‘livello trofico’ sono compresi tutti quegli organismi che ottengono energia dal Sole (o da altri tipi di fonti primarie) tramite lo stesso numero di passaggi

se ad esempio consideriamo una catena alimentare composta da graminacea-->cavalletta-->rana-->rapace, la graminacea (autotrofo, che cioè sfrutta direttamente l'energia solare o chemiosintetica come fonte per organicare le sostanze necessarie al proprio metabolismo) sarà al 1º livello trofico, la cavalletta sarà al secondo in quanto consumatore primario (ovvero organismo eterotrofo che si nutre di vegetali) e così via fino al rapace che occuperà il 4º livello trofico.
 
Con una semplificazione, si può dire che il livello trofico è il posto occupato da un individuo all'interno della catena alimentare.
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Questa ‘struttura’ è apparente seppure accade fisicamente. Esiste ma non ‘esiste’, ai fini della condizione d’eternità di cui siamo ‘avvolti’. In questo senso è ‘apparente’. Se ci identifichiamo con il corpo, allora l’essere mangiati corrisponde alla fine, altrimenti l’esperienza è stata solo una parte del tutto.

Il fatto che l’intera Natura sia una immane catena alimentare ‘intelligente’ è basilare per la consapevolezza che frattalmente, anche la parte ‘non visibile’ della Natura, si possa comportare alla stessa maniera. Nell’osservazione stessa della Natura manifesta possiamo notare l’opera di verità scolpita dalle leggi planetarie e cosmiche, le quali mettono in evidenza ‘per contrasto’, l’effetto del campo energetico di entità non visibili che, allo stesso modo, si nutrono del resto della catena biologica ‘sottostante’.

Una catena alimentare o catena trofica è l'insieme dei rapporti tra gli organismi di un ecosistema. Ogni ecosistema ha una sua catena alimentare e, siccome un individuo può appartenere a più di una catena alimentare, si crea una vera e propria rete alimentare.
 
Se degli organismi hanno lo stesso ruolo nella catena alimentare, appartengono allo stesso livello di alimentazione. Ad esempio al primo livello ci saranno i produttori primari, al secondo gli erbivori (o consumatori primari)...
 
Il trofico dei nutrienti, ovvero l'assunzione della biomassa di organismi da parte di altri organismi, comporta una dispersione di energia: per ogni passaggio della catena, circa 80-90% dell'energia potenziale viene dissipata sotto forma di calore; di conseguenza, catene alimentari lunghe (costituite da numerosi livelli trofici) dovranno avere alla base una copiosa produzione primaria. Lo stesso fattore comporta una sempre minore popolazione di una data specie, tanto più elevato è il livello trofico a cui essa appartiene. Il passaggio di energia può avvenire anche tra organismi appartenenti allo stesso livello trofico.
 
Il flusso di energia attraverso un livello trofico è uguale all'assimilazione totale (A) a quel livello, che a sua volta è uguale alla produzione (P) di biomassa e materia organica più la respirazione (R): A=P+R
 
Le catene alimentari si dividono in:
 
1. catene alimentari di pascolo: 
  •  vegetali ---> erbivori (o consumatori primari) ---> carnivori (o consumatori secondari)
2. catene alimentari di detrito: 
  •  materia organica morta ---> microrganismi ed altri consumatori di detriti (detritivori) ---> loro predatori
La qualità delle risorse è importante almeno quanto la quantità di energia indirizzata nelle differenti catene alimentari (es. la qualità di un estratto fotosintetico ottenuto da un fungo micorrizico è molto più elevata di quella delle foglie morte in termini di facilità di assimilazione). Tutte le catene alimentari possiedono un feed-back in cui i consumatori trasportano spesso nutrienti o prodotti ormonali che possono incidere sulle risorse della pianta. È una sequenza che parte sempre dai produttori. 
 
I produttori.
Alla base di ogni catena alimentare, ci sono i produttori, ossia degli organismi autotrofi, ovvero capaci di organizzare i composti chimici nel terreno (o nell'acqua), così da produrre autonomamente riserve alimentari (zuccheri, amidi). Questo processo è attuabile tramite l'energia fornita dalla fotosintesi clorofilliana. I produttori sono infatti gli unici esseri viventi che riescono a trasformare l'energia solare (energia luminosa + energia termica) in energia chimica (energia di legame).
 
I consumatori.
Dopo i produttori, ci sono i consumatori, ossia organismi eterotrofi non indipendenti nella produzione di cibo. Infatti questi organismi necessitano di mangiare altri organismi per assimilare sostanze nutritive. Nell'ambito dei consumatori si distinguono più livelli trofici, generalmente 3: 
  • consumatori primari: erbivori che si cibano direttamente dei produttori;
  • consumatori secondari: carnivori che si cibano di erbivori;
  • consumatori terziari: carnivori che si cibano di carnivori. 
Ognuno di questi ordini rappresenta un livello trofico.
 
Gli ordini di consumatori, comunque, sono virtualmente illimitati. La dispersione di energia ad ogni passaggio, però, comporta che la popolazione delle specie appartenenti a livelli trofici elevati sia sempre e comunque limitata (le aquile, poste al sesto livello trofico di una catena trofica alpina, hanno un territorio di caccia molto ampio proprio per questo motivo).
 
Una data specie può occupare più livelli trofici, a seconda della fonte di energia alimentare di cui si nutre. Gli onnivori, come gli orsi, non occupano un livello fisso, ma lo variano a seconda di cosa si cibano. Gli esseri umani, essendo gli unici in grado di decidere di cosa cibarsi - esistono infatti vegetariani, mangiatori di carne - non rientrano in questo tipo di classificazione; la parola onnivoro ha senso infatti solo se indica un animale che si nutre sia di produttori, sia di consumatori primari seguendo l'istinto (idem dicasi per i carnivori o gli erbivori).
 
I decompositori.
I bioriduttori sono generalmente dei batteri che decompongono i resti animali e vegetali in sostanze riutilizzabili dai produttori. Hanno un ruolo molto importante perché determinando la decomposizione della materia organica, rimineralizzano le sostanze nutritive (specialmente azoto e fosforo) che sono riutilizzate dagli organismi autotrofi.
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Alcuni punti importanti:
  1. I produttori sono infatti gli unici esseri viventi che riescono a trasformare l'energia solare (energia luminosa + energia termica) in energia chimica (energia di legame).
  2. La dispersione di energia ad ogni passaggio, però, comporta che la popolazione delle specie appartenenti a livelli trofici elevati sia sempre e comunque limitata (le aquile, poste al sesto livello trofico di una catena trofica alpina, hanno un territorio di caccia molto ampio proprio per questo motivo).
  3. Gli esseri umani, essendo gli unici in grado di decidere di cosa cibarsi non rientrano in questo tipo di classificazione.
All'1) si giudica esclusivamente dall’attuale punto prospettico dettato dalla limitata conoscenza o polarizzazione Antisistemica. Ricordo che viviamo in un contesto che nega attualmente ogni possibilità che possa esistere l’energia libera, esclusivamente per motivi di Controllo. Nel passato ha negato persino l’evidenza delle scoperte di molti individui altamente illuminati.

Al 2) esprime, a cascata, la prosecuzione del medesimo discorso del punto precedente, attraverso il concetto di dispersione energetica. Invece di osservare una dispersione, inquadriamo questo accadimento come un vero e proprio processo auto esistente nelle 3d, autorizzato dalla nostra attuale ‘forma di credo’, che non esclude la possibilità dell’energia libera, essendo quest’ultima impressa a ‘fuoco’ nelle caratteristiche solari intercettate ed elaborate dalla fotosintesi.

Il 3) è importante perché mette in relazione il nostro libero arbitrio alla mancanza di alternativa, come diretta conseguenza di questo status stagnante in cui ci siamo auto condizionati. In realtà, noi possiamo ‘decidere’ e per questo siamo 'diversi'. Quindi, possiamo anche decidere di attivare la fotosintesi a livello cellulare e decidere di non mangiare più altri organismi viventi, pur essendo anche il Prana costituito da ‘entità’ vive.

Non se ne esce… ricordate? Manteniamo saldo il timone multidimensionale ed evitiamo i vortici legati al pensiero loop-ante.

Il punto 3) determina la nostra capacità decisionale e ciò corrisponde alla nostra grande valenza di co creatori delle diverse realtà in cui decidiamo di auto installarci, personalizzando nel tempo la struttura energetica neutra, di base, preparata ad hoc per accogliere l’atto esperienziale.

Cosa ci portiamo ‘dietro’ nell’opera discensionale vibratoria?

Esattamente come dei magneti che attraggono le componenti ‘simili’, ci siamo portati dietro ‘luce ed ombra’, dimostrando che, intimamente, corrispondono alla medesima ‘cosa’: energia, intenzione, natura, desiderio… Amore.

Diverse, duali, eppure ‘confacenti’ alla medesima unica sorgente. Le due facce della medaglia costituiscono un intero ‘dalle due facce’. L’intero corrisponde al terzo stato quantico della possibilità. Il suo punto prospettico determina la scia di presente decisionale, che direziona verso ipotetici scenari all’orizzonte.

Tutto può cambiare all’istante se la ‘matita magica’ lo decide.

Le 'porte condizionali programmatiche' prevedono sempre l’uscita dai cicli, anche se super nidificati. L’alternativa è insita nella Natura dell’energia e richiama alla ‘memoria’ una lungimiranza senza eguali e persino una sottile striscia d’umorismo e di ‘speranza’ sempre attiva.


L’analisi delle reti alimentari ha attraversato due fasi: una prima fase descrittiva ed una successiva, analitica e speculativa. 
 
La prima fase è culminata, intorno alla metà degli anni cinquanta, con lo sviluppo del diagramma delle reti trofiche, nel quale le specie presenti nella comunità sono connesse da collegamenti conformi alle loro relazioni alimentari. Queste reti sono note come reti trofiche binarie, ed i legami tra le specie sono basati sull’esistenza o meno d’interazioni trofiche senza valutarne l’intensità.

Questo genere di reti trofiche viene usato per analizzare modelli di connettanza, rapporti predatore-preda e struttura della rete… Tutti i collegamenti sono considerati uguali perché non sono quantificati in termini di flusso d’energia o forza dell’interazione…


La seconda fase, invece, è costituita da simulazioni e manipolazioni sperimentali delle reti alimentari naturali, per arrivare alla quantificazione dei legami di predazione e allo studio e quantificazione d’altre interazioni quali la competizione. 

Queste reti, note come reti trofiche basate sul flusso d’energia, sono state descritte per la prima volta da Lindeman (1942). Il fulcro del lavoro di Lindeman è stato quello di quantificare il flusso d’energia tra i livelli trofici ed esaminare con quale efficienza l’energia viene trasferita, piuttosto che identificare tutti i collegamenti tra le singole specie. 

Con il termine ‘livello trofico’ viene comunemente indicato il numero di trasformazioni che l’energia solare ha subito fino a quel punto; pertanto gli organismi che ottengono il cibo dal Sole o dal detrito (a seconda che si tratti di una catena a base pascolo o a base detrito) con un uguale numero di passaggi si trovano sullo stesso livello trofico…
 
Le strutture trofiche non sono statiche (Warren, 1989) ed esistono diversi approcci da cui è possibile dedurlo, per esempio dallo studio di dinamica di popolazione delle specie appartenenti ad una comunità (Hastings & Powell, 1991). Inoltre alcuni organismi variano le proprie risorse trofiche in funzione dell’età e della dimensione corporea, specie differenti possono svolgere funzioni simili od uguali (le cosiddette “guild” di Root, 1967) e alcune specie possono espletare funzioni diverse in tempi e luoghi differenti (come le larve e gli adulti degli insetti olometaboli). 
 
Gli organismi, in base alla funzione che svolgono nella rete, sono inseriti in diversi livelli trofici. Risulta quindi ovvio che i produttori (organismi vegetali quali piante o alghe) occupano il primo livello trofico; i consumatori primari (erbivori) che si nutrono dei produttori, occupano il secondo livello trofico; i consumatori secondari (carnivori) che si nutrono degli erbivori, occupano il terzo livello trofico ed infine, i carnivori secondari (predatori terminali) occupano il quarto e si nutrono sul terzo livello trofico. 
 
Risulta inoltre molto frequente in letteratura trovare le specie raggruppate in base alla loro distribuzione lungo il gradiente dei livelli trofici: si distinguono così le specie ‘basali’ (specie predate che non hanno prede), le specie ‘intermedie’ (specie che sono sia predatori sia prede) e le specie ‘terminali’ (specie che predano ma che non sono predate) (Briand & Cohen, 1984)
 
Va sottolineato inoltre che esistono alcune specie come gli onnivori che possono alimentarsi su più di un livello trofico: la loro collocazione non è quindi immediata
Link 
 
La loro collocazione non è quindi immediata; ossia, attualmente la ricerca scientifica ha questo limite. Ciò evidenzia come il ‘tutto’ sia sempre un risultato transitorio di una elaborazione continua

Un risultato che sembra sempre perfetto, eppure muta in continuazione. Lo dimostrano, ad esempio, tutte quelle ‘comunità’ in cui un certo credo rimane inalterato per anni prima di mutare, per ‘entropia’, e dare luogo ad un’altra sua variante che mette addirittura in ridicolo il vecchio modo di pensare.

Per questo motivo, per non cadere nella trappola egoica dell’essere ridicolizzati in Vita, intere generazioni di pensanti hanno preferito morire con i loro ideali stagnanti, piuttosto che prendere in considerazione di poter cambiare punto prospettico, allineandosi con il ‘nuovo’

L’evoluzione procede lenta, all’apparenza, per vari motivi. Però osservando il XX secolo si è portati a poter affermare che lo sviluppo abbia preso la velocità della luce. Dunque? Tutto è interpretabile attraverso la propria ‘lente’ individuale e attraverso la ‘lente’ autorizzata dal Potere che spinge la pubblica opinione.

Lento e veloce. Che cosa stiamo osservando? Noi stessi e il nostro livello di approccio alla realtà nomade che si ‘muove’. Tirare sera e analizzare l’andamento secolare, prevede che noi si alzi il livello di presenza, dall’altezza da cui osserviamo.

Siamo sempre ‘noi’ che osserviamo, eppure ci sentiamo ‘diversi’. Tutto cambia d’intensità. In quel momento sentiamo il flusso d’eternità che ci aggancia e siamo più vicini a quella parte di noi più sottile. Osservare la Terra dallo Spazio non è come viverci sopra, no?
 
Ci si commuove, addirittura. È più facile, anche se la Natura a ‘terra’, se ben predisposti, sa sempre commuovere. Ma dallo Spazio è difficile non rimanere ammantati dalla bellezza della Creazione, sino a quando una forma abitudinaria non si sostituirà al paesaggio che osserviamo dagli 'oblò'.

Ci si abitua a tutto.

È molto interessante il discorso relativo alla ‘biologia cellulare’, ossia al flusso di energia a livello cellulare. Ma ciò sarà argomento e riflessione di un prossimo articolo.

L’umanità emerge nelle 3d tramite la sua rappresentazione:
  • graffiti
  • disegni
  • dipinti
  • foto b/n e a colori
  • film bn e a colori
  • alta definizione
  • 3d
  • ologrammi?
Stiamo 'dando alla luce' noi stessi. È evidente. La nostra auto rappresentazione frattale.

Ognuno di noi è seguito da un ombra, e meno questa è integrata nella Vita conscia dell’individuo, tanto più è nera e densa.
Carl Gustav Jung

L'ombra è l'area scura proiettata su una superficie da un corpo che, interponendosi tra la superficie stessa e una sorgente luminosa, impedisce il passaggio della luce.
 
L'aspetto dell'ombra può variare di molto a seconda delle condizioni ambientali e osservative: in assenza di atmosfera (come nello spazio) e di altre fonti luminose dirette o indirette, la quantità di luce che raggiunge la superficie in ombra è esattamente zero, per cui l'ombra è completamente nera. Nell'atmosfera terrestre, invece, la superficie in ombra riceve comunque una certa quantità di luce diffusa (variabile a seconda delle condizioni meteorologiche), per cui appare scura ma non completamente nera

Negli ambienti chiusi o con cielo nuvoloso o nebbia, poi, la luce diffusa costituisce la componente luminosa predominante: in questo caso le ombre sono molto sfumate o addirittura non osservabili del tutto.
 
Nel caso di una sorgente luminosa puntiforme, l'ombra ha contorni netti: ogni punto della superficie o è illuminato dalla sorgente o non lo è. Nel caso invece di una sorgente luminosa estesa (come il Sole che, visto dalla Terra, ha un diametro angolare di circa mezzo grado), il contorno dell'ombra è sfumato, in quanto vi è una regione intermedia in cui la sorgente luminosa è occultata solo parzialmente, e quindi si ha un passaggio graduale tra luce e ombra…
Link

È nelle 3d che l’ombra si manifesta. La conoscenza di sé deve dunque avvenire ‘qua’. È più ‘facile’… 

Se osserviamo l’immagine precedente, potremo comprendere che il corpo, rappresentato dalla Luna, quando è tra Sole e Terra, proietta un’ombra digradante a piramide sulla Terra, il cui vertice è come ‘staccato’ per vibrazione energetica, in quanto si alimenta d’altro tipo di vibrazione

È come se la Luna ‘conoscesse, sapesse’, ma lo cela alla Terra. Il suo corpo proietta la sua ombra sulla Terra. La Luna è contenuta nella piramide ma non ne rappresenta il vertice 'ultimo'. Ciò significa che essa è un effetto di un qualcosa, a sua volta, di più grande che, frattalmente riproduce. 

La contro piramide che alimenta nella piramide è relativa sia alla dualità, sia alla determinazione della sua intenzione oscurante. Tuttavia la Luna è ‘utilizzata’ dalle meccaniche celesti, trovandosi nella posizione 'giusta'. La Luna è usualmente riconosciuta come in bianco e nero. Ho scritto più volte in SPS di questa assurdità:

La sua monocromatica colorazione è sinonimo di quel potere oscurante che si è messo tra il genere umano e il Creatore, riflettendone la luce. La Luna è in realtà a colori:
 
  
Questa immagine, trovata ieri sul sito Yahoo, è stata scattata dalla Stazione Spaziale Internazionale, ed evidenzia, al di fuori del filtro dell’atmosfera terrestre, una Luna a colori

Perché dovrebbe essere in bianco e nero? È come ce la vogliono fare vedere. Perché? Perché se le ‘diamo colore’ appaiono subito degli strani ‘segnali’ sulla sua superficie. Segnali di ‘Vita’

Nell’epoca dell’alta definizione non esistono foto della Luna scattate con quella caratteristica e a colori. A questo link, potete far passare in rassegna tutte le foto ma non ne troverete nemmeno una a colori.

Ecco delle foto mozzafiato della Luna a colori. È tutta un’altra cosa. È commovente. Le foto provengono da privati appassionati e non dalle autorità del settore. Perché Nasa & Co. non utilizzano la piena possibilità tecnologica per fotografare la Luna? Forse la verità è stata esposta molto chiaramente nel terzo film della saga dei ‘Transformers’.
 

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Link - Immagine 'istituzionale' che mette in evidenza il perchè sia stata elaborata in questo modo: 

'Calibrata (i colori sono calibrati) su campioni di roccia dalle missioni Apollo, simili immagini multicolore, colte da veicoli spaziali, sono state utilizzate per esplorare la composizione globale della superficie della Luna'... Per questo motivo è stato deciso di diffonderle in bianco e nero. Perchè altrimenti avrebbero destato l'attenzione di individui particolarmente 'ricettivi'.


Se il colore viene ‘spiegato’ come un effetto ottico, allora posso spiegare anche il bianco e nero come un effetto ottico. Che differenza c'è? 

Ci ‘stiamo vedendo sempre meglio’ attraverso la tecnologia, però questo fenomeno non lo si applica alla Luna. Essa è troppo ‘vicina’ per colorarla, in quanto permetterebbe di mettere in evidenza dell’attività organizzata sulla sua superficie - e non solo su quella nascosta.

Chi di noi, comuni cittadini, può dire: ‘dai, prendo e vado sulla Luna’. Nessuno. Perché non abbiamo il denaro per farlo. E anche i ricchi miliardari terrestri non lo possono fare. Il tutto è talmente ‘goffo’. Noi crediamo ciecamente a quello che ci dicono e a quello che ci fanno vedere.

Le foto dei privati, appassionati di fotografia, dimostrano che la Luna è a colori, ma non ci credono nemmeno loro, ritenendo la loro opera il frutto di una elaborazione al computer e, in definitiva, non ci credono perché sembra che non ci sia nulla da dover dimostrare, perché ‘è così come ce l’hanno raccontata’.

Bene. Abbiamo ciò che vogliamo… sofisticazione della possibilità. Filtri che coprono quello che siamo. Polvere sotto al tappeto. Stagnazione dei sensi. La mente che s’arroga al comando del vascello, imponendo la sua prospettiva. Le entità parassite che s’alimentano della nostra rinuncia. Pigrizia. Paura. Buio solidale. Incantesimo

La settima fata disse: ‘Non posso annullare il suo incantesimo ma posso fare così: se si pungerà cadrà in un sonno di cento anni, da cui sarà svegliata dal bacio del vero amore’…
La Bella addormentata nel Bosco.

Davide Nebuloni/SacroProfanoSacro 2011
Prospettivavita@gmail.com

mercoledì 21 dicembre 2011

Se - Allora - Altrimenti - Fine.




Esiste una struttura ‘costitutiva’ dell’essere umano che va al di là di ogni immaginazione. Libri, ad esempio, come 'Kundalini e Chakras' di Genevieve Lewis Paulson e 'I nostri Angeli salvatori' di Diane Stein, riescono a farlo ben comprendere...

Secondo questa meravigliosa composizione della 'possibilità energetica', ognuno di noi è il ‘focus’ 3d di un intento e di una ‘intelligenza’ sfuggevole all’attuale livello della mente. Dato che ‘nulla è per caso’, è persino chiaro e logico che il ‘livello’ al quale mi sono appena riferito corrisponda ad un confine attuale necessario; vediamolo come il limite del ‘cerchio’ disegnato dal relativo livello del libero arbitrio

Noi siamo liberi?

Come si può rispondere ad una simile domanda se il concetto di libertà è assolutamente in funzione del punto prospettico individuale? È libero un animale dello zoo? Quello che possiamo pensare noi, andando a vederlo chiuso in una gabbia, non è detto che coincida con il punto prospettico dell’animale stesso. Il tempo intercorso in una data situazione determina uno spostamento del punto di ‘equilibrio’ interiore di una individualità. Le abitudini coincidono, dunque, con la strumentazione vettoriale di spostamento sottile della capacità percettiva

Che cos’è un’abitudine?

Mi viene necessariamente in ‘superficie’ il concetto di loop o subroutine o di programma in ambito di personal computer.

Nella logica di una funzione ‘if/se’ si ripete un certo processo sino ad un determinato ‘momento’ in cui viene ad avverarsi una condizione di ‘uscita’ dal loop:

If (condizione) Then (azione) Else (alternative) End If

Diciamo che sino a quando non raggiungeremo la condizione prevista dall’istruzione ‘else/altrimenti’, saremo vincolati al primo livello di programma descritto dall’istruzione nativa ‘if/se’. Esiste la possibilità di un grande numero di cicli nidificati, ossia previsti a spirale o vortice: l’uno dentro all’altro. 

Il fatto assolutamente stupefacente è che il proverbio ‘la speranza è l’ultima a morire’ lo ritroviamo a pieno anche a questo livello della programmazione, infatti, non si deve mai perdere la speranza di uscire dal ‘labirinto’ delle nidificazioni, perché anche il ‘ramo’ più disperso dell’albero programmato può prevedere, tramite la sua risoluzione o avveramento della condizione, l’uscita dal ciclo generale in quanto può permettere di accedere ad una istruzione di ‘exit/uscita’.

La possibilità di 'cambiare' è insita nella struttura dell'energia. L'alternativa esiste sempre perchè prevista.

I livelli nidificati di programmazione corrispondono alla figura del 'cerchio nel cerchio', della spirale, del vortice, perfettamente rispecchiati frattalmente anche in Natura. Inoltre ricordano molto da vicino gli ambiti descritti dall’esistenza dei cosiddetti labirinti, nonché l’immagine riportata alla mente da fiabe, libri e da film, dell’opera incantesimale.

Tutto ciò descrive un ambito di ‘programmazione’. La 'realtà equazionale' descritta dall’Architetto di Matrix, ad esempio.

Una ‘realtà’ semovente, sempre perfetta nel momento presente, eppure in costante evoluzione, sviluppo, cambiamento: una perfezione nomade, itinerante.

Necessariamente, la struttura dell’energia muta in considerazione della sua entropia e dello stato dell’osservatore esterno a se stessa. È scritto tra le ‘righe del codice’ che esista un ‘osservatore’, cioè di colui che ha ‘immaginato e reso possibile il tutto’. Perché ne sono così certo e ne faccio opera di risoluta affermazione, pur non ricorrendo a terminologie prettamente religiose, e svalutate, come quelle di ‘credo’ e di ‘fede’?
 
Perché il mio livello percettivo istintuale si è come ‘acceso’ e permane in questo stato ormai da diversi anni. Il mantenimento di questo status nel corso del tempo ne determina un avanzamento ‘costante’ e persino obbligato. Esistono forze d’inerzia che, una volta innescate, prospettano necessariamente, in maniera preponderante, la ‘tenuta della direzione intrapresa’.

Che cos’è l’inerzia se non un ‘vettore’ programmato capace di mantenere la rotta utilizzando la propulsione d’innesco iniziale? Un modello di mantenimento della ‘velocità di crociera’, un ‘pilota automatico’ che s’innesta nel momento opportuno anche tra le possibilità energetiche conferite dall’interazione delle leggi naturali.

È come intraprendere uno specchio d’acque tramite l’intento di attraversarlo, da principio con la forza delle braccia e dei remi e poi, alzando le bianche vele in maniera tale che il vento le gonfi ed opportunamente sospinga verso la meta: inerzia.

L’inerzia è un ambito della programmazione di un ciclo. 

Sino a che una condizione scatenante non è ‘satura’, allora per ‘inerzia’ programmatica si andrà in una certa direzione, ossia si rimarrà all’interno di un ‘cerchio’, o di un’area prevista dalle righe di codice. Il libero arbitrio è l’ambito nel quale quel ‘ciclo’ ci mantiene e contiene e l’inerzia è la direzione impressa dall’avverarsi della condizione scatenante l’entrata nel ciclo. 

Sappiamo benissimo che le righe del codice possono prevedere ‘uscite programmate’ in funzione di un determinato ‘risultato’ ottenuto dall’elaborazione.

L’elaborazione con cosa coincide? Esattamente con lo stato comportamentale, o condotta, di Vita. Tutta la programmazione è in funzione dello ‘sbocco’ esterno che, evidentemente, è interattivo ed in grado di elaborare, a sua volta, processi di input/output da riconvertire in segnali per la programmazione originale. Proprio come fanno le moderne 'sonde' sviluppate dal genere umano

La raccolta di dati è basilare come la loro elaborazione in funzione dell’esperienza acquisita o ‘memoria’.

Tuttavia al fine di una maggiore efficienza auto programmatica, o auto educativa, il modello esistenziale 3d è auto adattivo, proprio come il suo modello di riferimento superiore, da cui ‘discende, dipende e in-dipende’ interattivamente.

Questa è ‘saggezza’. 

Conoscenza e saggezza che mette in mostra l’opera continua di una intelligenza sconfinata, per gli attuali parametri del concepimento spazio temporale riferiti alla nostra capacità di ‘elaborazione 3d’. 

Il 'linguaggio' è una forma di interfaccia sviluppata per cercare di capirsi in luogo della percezione istintiva superiore. È  stata una tappa ‘scritta’ nella capacità di adattamento del ‘codice’. Per cui, in un certo senso, i vari ‘processi’ interni alla programmazione, ‘sapevano’ che per adattamento le ‘sonde’ avrebbero sviluppato, nel tempo, forme di comunicazione intelligente basate sulle proprietà sensoriali maggiori: la voce, come diretta espressione della capacità elaborativa della ‘cpu’ o cervello umano.

Quindi, aprendo lo scenario… i ‘vari processi interni alla programmazione’ sono vere e proprie entità ‘a sé’, pur se inserite in un ambito comune della condotta programmatica originale. Il loro libero arbitrio è diverso e 'più esteso' rispetto a quello delle ‘sonde’ o  ‘Human Bit’.

Essi non sono fatti di carne e ossa ma da energia condensata ad altro livello: sono per così dire, per il livello 3d, invisibili eppure influenti.

Cosa ci riporta alla mente questa possibilità?

La figura del ‘demone’ descritta dal livello di consapevolezza 3d, rispecchiata dalla comparsa e dall’esistenza dell’entità virale nel mondo al silicio dei computer. 

Che cos’è un ‘virus’? 

È qualcosa di ‘trasversale’ alla creazione, capace di viaggiare con ampia libertà e dotato della stupefacente possibilità di trasmutare la propria attuale Natura. Il virus è presente ad ogni livello della realtà energetica e la sua definizione, ad opera del genere umano, risente del limite del punto prospettico umano attuale.

Nell’aprile del 2011 ho scritto una serie di articoli consecutivi che approfondivano il concetto stesso di ‘virus’ (a partire più o meno da questo link avevo iniziato l'opera decodicante), ritenendo in conclusione che un ‘Volador’ non fosse nient’altro che una nostra parte ad 'altra vibrazione' simile alle componenti sottili del sangue umano, come ad esempio un globulo rosso

Quindi una componente dell’unità, di cui l’essere umano è parte, in quella meravigliosa sinfonia della danza esistenziale.
Un punto prospettico che attualmente sfugge quasi del tutto alla nostra consapevolezza.

I virus incarnano il principio dell’inizio e della fine, tramite un processo di continuazione esplorativa della possibilità energetica ad opera degli Human Bit. È come se l’essere umano fosse la quintessenza di tutto il processo, su questo Pianeta. Come se ‘tutto’ avesse lavorato per generare questa possibilità di auto esperimentazione delle possibilità del ‘tutto’. 

Le forme sono adattive. 

Tutte le forme ‘cambiano’ in funzione degli stimoli esterni; stimoli percepiti come esterni ma dipendenti dallo ‘stato ‘interno, in funzione di un processo di auto educazione e di Conoscenza di Se Stessi. Se questa è la nostra ‘inerzia’ significa che l’intera struttura programmatica rispecchia l’intenzione del Creatore, il quale intende vedersi manifesto, attraverso la sua capacità di Creazione, al fine di potersi osservare ed ‘evolvere’

L’evoluzione è uno stato di miglioramento dell’equilibrio itinerante, sempre perfetto tuttavia capace di ‘adattarsi’, per cui ‘sempre alla ricerca di configurazioni più convincenti’.

Come ci sentiamo quando di avere fatto una ‘cosa’ al meglio? Siamo 'convinti'. Ci sentiamo ‘bene’… più leggeri e qualcosa ci comunica sottilmente che siamo anche felici, soddisfatti.

Ecco… il Creatore cerca questa stessa sensazione intima. Un senso di armonia naturale rispecchiata dall’intero ambito della stessa Creazione, che vibra tutta quanta in armonia…

La trasmutazione nella luce, molto simile alla concentrazione luminosa espressa dai centri delle Galassie o da quel fenomeno rilucente che la moderna scienza scambia per la morte di una Stella, allo stesso modo, equivalente al momento della nascita umana… venendo alla luce.

Questo è il punto prospettico multidimensionale che deve alimentare la nostra prospettiva, nel  momento in cui ‘viviamo’ nelle 3d con la limitazione sensoriale e lo spegnimento progressivo del sistema intuitivo e percettivo superiore, tramite gli infiniti modi che l’Antisistema trova nella sua profonda programmazione, come risultato delle rinunce umane e, a cascata, dell’incantesimo tridimensionale che ci vede attualmente in ‘stasi inerziale’, per riflesso dell’intenzione parassitaria.

In ogni attimo ci confrontiamo con gli effetti di forze eteree ‘vive’ di cui ci hanno insegnato ad ignorare persino l’evidenza. Senza questa ‘traccia’ attiva, gli umani rimangono alla mercè di entità che possono prosperare nell’assoluta indifferenza generale. Leggiamo.

Crisi: Marchionne, a Rischio Sogno Con Cui è Nata Ue.
‘Stiamo correndo il serio rischio di gettare alle ortiche il sogno con cui è nata l'Unione Europea, quel disegno di unità e solidità per tutti i suoi membri’. Lo ha sottolineato l'ad del Lingotto intervenuto al tradizionale incontro di fine anno con i dirigenti del Gruppo. 
 
‘Ma le difficolta del presente - ha proseguito - offrono all'Europa anche la grande opportunità per prendere in mano il proprio futuro, per scegliere la via dell'unità politica ed economica, oltre a quella monetaria, e per darsi finalmente una natura chiara e definita’.
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Che cos’è il ‘sogno’ a cui accenna Marchionne? Da chi è ‘emanato’? Da persone o da ‘forme pensiero’?
 
Da mesi si è innescata una sorta di corsa al catastrofismo da parte di istituzioni che per anni hanno ignorato qualsiasi rischio. Fino al 2008 il Fmi non ha visto alcuna situazione esplosiva nell'innovazione finanziaria che ha portato al crac dei mutui subprime. Le agenzie di rating invece dispensavano triple A su strumenti di cui ignoravano anche la struttura come se fossero più solidi dei Bund tedeschi o dei T-Bond americani. Ma dall'esplosione della crisi greca, si assiste a una specie di competizione a chi prefigura gli scenari più cupi…
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Non si parla mai di persone ma di ‘sigle’

Frattalmente questo ‘atto’ è significativo dell’ombra che Controlla. Le decisioni vengono solo annunciate dagli umani di turno ma s’identificano con un Potere diverso che è nato ed è stato autorizzato dagli umani di molto tempo fa, ma che adesso ha capacità di ‘intendere e di volere’

Un Potere addensato nella forma energetica più sfuggevole: quello della 'nuvola invisibile', non identificato dalle forme umane che processano senza l’accensione di tutti gli apparati elaborativi a disposizione.

Reality shock olandese: mangiano carne umana in diretta tv.
Gli autori di 'Proefkonijnen' hanno quindi deciso di valicare ogni limite di buon gusto ed hanno proposto a Storm e Zeno di mangiare carne umana, cosa che i due conduttori hanno fatto (sembra) di buon grado. 

La carne era stata prelevata dal loro stesso corpo: un chirurgo ha asportato un lembo di pancia ed uno di sedere, che sono stati poi cotti in padella e serviti a parti invertite. L'uno quindi mangiava un pezzo dell'altro. ‘La carne umana non è male, anche se con qualche condimento in più si poteva migliorare. 

Il difficile è guardare un amico mentre stai mangiando un pezzo di lui’, hanno dichiarato i conduttori, evidentemente divertiti dalla vicenda…
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Provocazione e verità. Tutto ciò cerca di scardinare l’attuale stato incantesimale dettato dalla prosecuzione programmatica abitudinaria. Fatti come questo, difficili da pensare, permettono la saturazione della condizione dell'attuale ciclo ‘if/se’, in maniera tale da 'sbloccare' tutta una serie di eventi successivi.

Questo, individualmente, può costituire lo stesso effetto di uno shock addizionale, capace di far ripartire un processo, fermo nel semitono mancante dell’ottava inerente.

Se ci prendessimo tutti un po’ di 'spazio interiore', concedendoci meno serietà? 

Allore osserviamo le cose da un altro punto prospettico, magari leggendo le notizie al contrario o spegnendo la televisione. 

7 settembre 2011.
Eccezionale ondata di fresco in tutta Italia, erano vent'anni che le temperature non erano così nella media. Appena uscita dall'estiva emergenza caldo e in attesa dell'invernale emergenza freddo, si abbatte sulla penisola la temibile emergenza tiepido.
Link 
 
'Nonciclopedia' è stata una grande scoperta, per me. Sono rimasto meravigliato da ciò che un altro punto prospettico riesca a generare in profondità, se ci accetta di elaborare attivamente il segnale ricevuto:


Benvenuti su Nonciclopedia!
L'enciclopedia priva di qualsivoglia contenuto a cui chiunque può contribuire.
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L’origine da cui si diramano le notizie ha un grande potere sulla massa che ‘dipende’. Pensate se questa prospettiva prendesse veramente piede. La massa ha la facoltà di scegliere cosa ‘assumere’ quotidianamente, per questo è stata veicolata dentro ad essere ‘ammaestrata’, anzi... auto ammaestrata

Era importante, prima, conquistare gli inconsci della globalità, poi il Controllo avrebbe vissuto d’inerzia.

Se, ad esempio, SPS potrà 'prosperare' dipende, inizialmente, da me e dal ‘successo’. Il successo dipende dal grado di attenzione della massa, che dipenderà dalla mia capacità di ‘convinzione’ e dalla forza dell'entità SPS - dalla sua convinzione di sopravvivere. 

Il tutto è ovviamente sempre avvolto su se stesso e ‘inizio e fine’ sono in realtà contigui, senza fine di continuità sino al momento in cui un ciclo ‘if/se’ termina. Allora a quel punto tutto è possibile. Quel momento è ‘magico’, nel senso che il codice può essere riscritto oppure possiamo intercorrere in una istruzione di ‘exit/uscita’, molto simile ad uno 'stargate' previsto nella programmazione. Ascendere può anche coincidere con la 'risoluzione' di un grande ciclo nidificato 'if'se'.

Nell'albero programmatico il tempo non esiste o può essere tranquillamente trasceso attraverso il 'viaggio nel tempo' o 'teletrasporto'...

Sino a quando 'siamo dentro', allora l'equazione è ancora incompleta, manca valore aggiunto e l'appartenenza o l'attaccamento prevalgono sul senso superiore relativo all'essenza o capacità di 'essere'.

Perché esiste lo Stato? Perché incarna la nostra paura che ‘da soli’ non si possa sopravvivere. Lo Stato, adesso, è ‘vivo’ e dipende dalla nostra attenzione. Noi siamo la fonte energetica che lo tiene agganciato a questa dimensione. Cosa decidiamo di fare? Di ‘essere’? Siamo noi l’ago della bilancia

Dismissioni terreni agricoli, ministro ‘preoccupato’, forse modifiche.
Il ministro delle Politiche agricole Mario Catania ha detto oggi di essere preoccupato dal meccanismo delle dismissioni di terreni agricoli dello Stato previsto dalla legge di Stabilità, e di non escludere la riscrittura della norma se dovessero mancare le necessarie garanzie per evitare speculazioni.
 
È un meccanismo che un po' mi preoccupa, non lo nascondo’, ha detto il ministro oggi nel corso di una conferenza stampa di fine anno.
 
‘Sono preoccupato da un lato per l'esigenza di trasparenza, che considero essenziale... per evitare esiti speculativi’, ha detto Catania, aggiungendo che il ministero ha allo studio i regolamenti di attuazione del provvedimento per la vendita di oltre 338.000 ettari, per un valore che Coldiretti ha calcolato in 6 miliardi di euro.
Link 
 
Lo  Stato viene dismesso, ceduto ai privati? La speculazione potrebbe impedirlo. La cessione ai privati, della sua 'fisicità', potrebbe essere un inizio di smantellamento della forma dell’eggregora, tuttavia il ‘privato’ è ancora amministrato dallo Stato, inoltre il privato potrebbe dare luogo ad un altro accentramento di Potere. Dunque?

Ogni attaccamento crea nel tempo, delle forme pensiero di condensazione. È così la Natura delle 3d. La ‘lezione’ è insita nel processo di conduzione di Vita, un passo dopo l’altro, un cuore alla volta…

Il 21 dicembre è il solstizio d'inverno (in realtà, quest'anno il solstizio cade il 22 dicembre alle ore 6:30). Il termine ‘solstizio’ deriva dal latino e significa ‘il sole si ferma’ perché la sua altezza allo Zenit sembra non cambiare da un giorno all'altro, sorgendo e tramontando sempre nello stesso punto. Il giorno del solstizio segna l'inizio dell'inverno: è la notte più lunga dell'anno e, di conseguenza, il giorno più corto .  
 
È il momento di rallentare, il tempo in cui esiste l'opportunità di ritirarci nel mondo interiore, abbracciando i sogni e le aspirazioni più elevate. Stiamo entrando in una fase particolare, la fine dell'anno, un momento magico per lasciare andare tutto il vecchio e rinascere al nuovo, alla luce...

Nel giorno del Solstizio è di buon auspicio accendere una candela ed esprimere le intenzioni e i desideri per l'anno che verrà. In Cina come in Europa, ardere un ceppo nel camino o accendere una candela il 21 dicembre rappresenta l'antico desiderio di 'far rinascere' la luce dopo le tenebre.

Ti auguro che in questi momenti di grandi cambiamenti tu possa trovare ciò che il tuo cuore desidera.
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Davide Nebuloni/SacroProfanoSacro 2011
Prospettivavita@gmail.com