giovedì 26 agosto 2010

Osservare, ricolorando la propria "ignoranza".





Oggi farò “parlare” altre fonti…

“Tutto sta iniziando a cambiare mentre impariamo come fonderci e come iniziare a rimuovere tutte quelle illusioni di separazione tra gli umani sul pianeta Terra. Non è più tempo di segreti. Questo è il tempo in cui possiamo chiaramente vedere nei cuori gli uni degli altri ed anche nelle menti. È il tempo per ognuno di noi di innamorarci dell'umanità”.
Fonte: www.lightworker.it   

Non è più tempo di segreti! Parole sante

“Perché non c’è nulla di ciò che è nascosto, insegnano le Scritture, che non debba essere scoperto, né nulla di segreto che non debba essere conosciuto”.
Matteo X 26

Rispecchiamoci rispettosamente negli altri in “armonica risonanza”…

Colui che spera di capire la dottrina segreta dopo una semplice lettura, s’ingannerebbe molto. I nostri libri non sono scritti per tutti, ripetono i vecchi maestri, sebbene tutti siano destinati a leggerli. Infatti, ciascuno deve fare uno sforzo personale assolutamente indispensabile se desidera acquisire le nozioni d’una scienza che non ha mai cessato d’essere esoterica.  Per questa ragione, i filosofi, allo scopo di nasconderne i principii ai profani, hanno nascosto l’antica scienza col mistero delle parole e col velo delle allegorie”.

Non dimostriamoci “ignoranti” e presuntuosi nel far finta di non comprendere queste parole:

“… Le più belle scoperte, una volta cadute nel dominio popolare, distribuite senza discernimento fra le masse e sfruttate ciecamente da esse, si rivelano più nocive che utili. La Natura dell’uomo lo spinge volontariamente verso il male ed il peggio. Assai spesso quelle cose che potrebbero procurargli il benessere vanno verso il suo svantaggio e, in definitva, diventano lo strumento della sua rovina. I metodi di guerra moderni sono, ahimè! la più sconcertante e triste prova di questo funesto stato d’animo. Homo homini lupus”.

Per comprendere meglio l’oscurantismo che si è creato nel tempo:

“… avvolgendo di silenzio i loro lavori e ricoprendo con parabole le loro rivelazioni, i filosofi agiscono con saggezza. Rispettosi delle istituzioni sociali, non nuocciono a nessuno e conseguono la loro propria salvezza”.
Fonte: prefazione di Eugene Canseliet a “Le Dimore Filosofali” di Fulcanelli

Tutto è opportuno. La segretezza è stata opportuna. E non mi dimostrerò ignorante nell’affermare che è ora di “aprire i cancelli” e di rinnovare i contenuti alla Luce del Sole. Molte cose sono cambiate da quando l’umanità strisciava nel fango umiliandosi opportunamente. Mi sembra di ricordare, tra me, in me, il peso di quegli antichi tempi in cui l’uomo divise l’uomo. Fu un processo necessario per preservare la conoscenza dalla corruzione che si doveva esperimentare.

Fu un lavoro di squadra silente.

Le “onde” del tempo e dell’evoluzione spingono, a volte, in maniera contraria, dando l’illusione del fermarsi o del vuoto. È come al solito una questione di punto prospettico.

Da quale situazione abbiamo deciso di “osservare”? Le situazioni descrivono vette, asperità, depressioni, etc.

Da dove stiamo osservando?

Ricordiamo sempre che il nostro “occhio” determina la polarizzazione del terzo stato quantico della possibilità energetica, ossia la manifestazione della realtà, interpolando gli altri due stati di perfezione e imperfezione. La nostra osservazione determina il focus delle energie sottili che, aggregandosi opportunamente, formano il piano del percepibile. Questo piano è una aggregazione circolare di energia in cui la massa critica determina l’egemonia di un punto d’osservazione sull’altro. La nascita di un paradigma, di una forma pensiero cristallizzata. Del volere di un gruppo coeso su una moltitudine slegata, immemore, immatura, come dei frutti da lasciare ancora sull’albero al fine di maturare al Sole.

Chi me lo ha detto o chi me lo dice?

Ma cosa importa?

Chi crederebbe che l’umanità ha dovuto perdere quello che già la colmava per fare “spazio” a ciò che mai, altrimenti, avrebbe potuto attecchire? Sapete cosa? Lo sviluppo dell’intelligenza del sé. In che modo? Mischiando il proprio sangue… in ogni modo!

Ciò che abbiamo, non perduto, ma accantonato, dimenticato volutamente, come ad esempio la Chiaroveggenza, tornerà a noi, in noi, nel momento più opportuno. Ma il nuovo matrimonio darà luogo alla celebrazione della consapevolezza del “chi si è”, alla luce della fusione con l’intelligenza, nel frattempo, acquisita e maturata nei reami del libero arbitrio: nei luoghi tridimensionali in cui il “forte” alzando il maglio sul più “debole”, fermerà il proprio atto, comprendendone la sua del tutto inutile funzione e forma d’onda, mediante l’identificazione, la compassione e il senso quantico d’essere una sola unità. Comprendendo che l’azione della forza teletrasporta la propria essenza nel reame di un Ego da comprendere a sua volta, nelle proprie “cantine” ombrose da inondare di Luce. Allora il “forte” si vedrà rispecchiato nel “debole” e comprenderà con tutto se stesso che la violenza è solo auto violenza. È volersi male. Non accettare se stesso ancora prima dell’altro. Che l’altro ci tiene per mano, ci indica una via da percorrere domando la propria “rabbia”.

“Le statistiche commerciali considerano l’agricoltura soltanto un’attività economica. L’agricoltura intesa come stile di vita, come patrimonio, come identità culturale, come antico patto con la Natura, invece, non ha prezzo”.
Fonte: www.fao.org 

Ecco il processo intercorso, lo smarrimento a cui siamo volontariamente andati incontro. È questa frase, ovviamente, un frattale, una metafora. L’Agricoltura, intesa come tratto d’unione con le nostre “radici”, ha trovato identificazione con la sua mercificazione. Soppesata sulla bilancia e trasformata in valore economico, in denaro sonante. Denaro che, per molto tempo, aveva una equivalenza ed una garanzia con l’oro depositato nei forzieri reali. Denaro che, oggi, è divenuto intangibile, elettronico, virtuale… proprio come la sua valenza in termini d’oltretomba, di spirito.

Per non rimanere con un “pugno di mosche in mano”, l’Agricoltura e dunque l’uomo ed il ricordo di sé, deve tornare ad osservarsi da un punto diverso e superiore rispetto al solito.

Questo punto d’osservazione più elevato coincide con il “movimento” dell’Ascensione dimensionale… punto dal quale, l’ignoranza che tanto spaventa i detentori dell’antica sapienza, smette di sussistere.

Insieme siamo Uno. 

* L'opera di apertura d'articolo è di Maxwell Render - www.zerog.biz

 

mercoledì 25 agosto 2010

L'atto di nascita è una "trappola".





Ognuno di noi nasce libero? Se crediamo di esistere in una dimensione in cui vige il libero arbitrio, è lecito pensare di si, così come lo è pensare alla nostra libertà in soli termini “naturali”.

Bene! Allora non abbiamo compreso nulla di ciò che ci circonda.

Il libero arbitrio è come una corda. Tale “corda” è un “raggio”, perché in realtà misura un cerchio. Occorre avere ben presente che nel libero arbitrio è inserita la “facoltà” di essere quello che si vuole, per cui, entro quel determinato raggio, siamo liberi di “scegliere”.

Le domande che mi vengono spontanee sono tre:
  • siamo davvero liberi di scegliere all’interno del nostro “cerchio”?
  • cosa determina la lunghezza di quel raggio?
  • quel raggio può modificarsi?
Quando un individuo nasce, non segue le regole aleatorie del caso o del caos, ma “emerge” in seguito ad un preciso volere animico che ha preparato un certo percorso esistenziale, di massima, da seguire. In seguito i “contatti” tra individuo incarnato e Anima diventano molto deboli o inesistenti per via delle “condizioni” gravitazionali planetarie e molto altro. Per così dire, è come se tra una astronave madre e una navicella scesa su un pianeta da esplorare, venissero meno le condizioni idonee per mantenere un contatto. Una simile mancanza di comunicazione è risaputa nel momento in cui si accetta di scendere a “terra”, quindi sarà molto importante “l’allenamento” a cui ci saremo sottoposti nel frattempo: allenamento che fa forza sulla capacità interna della navicella di “ricordare” il piano originario.

Nel momento in cui nasciamo siamo perfettamente allineati con i propositi animici e abbiamo tutte le “carte” in regola per proseguire con la nostra missione da portare a termine. Ma cosa succede? Succede che nel reame denso dell’Antisistema, quest’ultimo interviene al fine di aggiungere “disturbo” comunicativo tra la “navicella” e l’astronave madre, ossia tra noi e la nostra Anima. In che modo?

In ogni modo! Sfruttando ogni ombra o piega del Sistema.

Per questo motivo veniamo immediatamente sottoposti ad una pratica di “campionamento” e di classificazione, tramite la sottoscrizione di un vero e proprio “contratto”: l’atto di nascita, l’assegnazione di un nome e soprattutto di un numero – il codice fiscale. 

In quel modo noi smettiamo di essere degli “alieni” giunti in esplorazione sul pianeta Terra e diventiamo dei "cittadini" del pianeta Terra, esposti alle sue "regole" o condizionamenti "atmosferici". 

Ossia rimaniamo "prigionieri" del luogo che dovevamo solo esplorare o visitare, o meglio, rimaniamo prigionieri di un certo potere che regna sul pianeta dove volevamo completare un certo tipo di esperienza. L’assegnazione di un contratto prevede la sua implicita osservazione e sfocia in una serie di adempimenti per “legge” che, unitamente alla “perdita di memoria” a cui siamo sottoposti a causa della mancanza di collegamento con la nostra astronave madre, ci impediscono di ricordare, nel tempo, “chi siamo”.

Il contratto a cui siamo obbligatoriamente sottoposti ricorda molto quel patto, descritto più volte nella letteratura, tra il Diavolo e la persona. In cambio di una serie di “protezioni”, doniamo la nostra piena libertà. In cambio di una Vita “agiata” e lontana dalla paura di “fallire”, vendiamo la nostra capacità divina di poter “fare” ed “essere”.
  
In una scritta sui muri che sembra essere sempre esistita, dalle mie parti, c'è scritto:

"Voi votate i ricchi e loro vi prenderanno l'Anima".

Il verbo "votare" è da intendersi in maniera più "estesa", ma anche a questo "livello" rende bene l'idea. Anche il termine "ricchi" è da intendersi in maniera "allargata", come l'identificazione di un certo potere che continua nel tempo.   

Per questo motivo il contratto non è solo un pezzo di carta inconsistente o una serie di byte insignificanti, ma determina un rapporto di forze ben preciso, come una ragnatela che si deposita su di noi. E noi siamo costretti a osservare ciò che è scritto in questo contratto. Ad esempio, in Italia ognuno di noi nasce già con un debito economico pro capite. Quel debito è il frattale del debito karmico che ci trasciniamo dietro nella catena delle incarnazioni, la quale è plasmata dalle Vite precedenti, già intossicate dall’Antisistema.

Ecco il significato di “raggio” del libero arbitrio; questa “corda” è estensibile in funzione di molte variabili spirituali, le quali risentono di ciò che  ha “colorato” il nostro Karma e dunque di ciò che abbiamo esperimentato o non esperimentato in Terra. Diciamo che il libero arbitrio possiede il potenziale, dunque, anche della condizione di prigionia. Tutto sta nell’utilizzare la facoltà del futuro prigioniero per fargli firmare un contratto di prigionia volontaria; è dunque con un inganno sottile che siamo condotti a diventare prigionieri. Tramite circonvoluzioni illusorie a catena, tramite “l’ipnosi” dei genitori, costoro accettano di imporre al neonato l’applicazione del contratto, proprio nel momento di sua massima inerzia e di impossibilità decisionale.

Ricordate le numerazioni tatuate sui corpi del prigionieri dei campi di concentramento nazisti?

In quel modo si sostitutiva ad un contratto nativo un altro contratto di natura addirittura peggiorativa, eliminando l’identificazione iniziale, l’appartenenza, cancellando la storia e l’identità individuale. Questo svuotamento coatto era nato, qualche anno prima, come pratica “necessaria”, imposta da un potere sovrastante ed in crescita perenne, a cui non si poteva dire di no o sfuggire. 

Si faceva, insomma, la fila per farsi ri classificare.

Il raggio del libero arbitrio è determinato anche dal valore di consapevolezza, del “modo” in cui si è vissuti sulla Terra. “Aprire gli occhi” o risvegliarsi spiritualmente comporta un aumento del “raggio”. Laddove, nel libero arbitrio caratterizzato da un certo raggio, è prevista anche questa possibilità di libera prigionia basata sull’inganno illusorio della mancanza di “memoria”, sarà possibile sfociare in un allungamento del raggio, in virtù di una certa evoluzione spirituale personale, che caratterizzerà un libero arbitrio a più ampio “spettro” o cerchio, dove sarà possibile:
  • espandere la propria conoscenza e consapevolezza
  • non rimanere più soggiogati dal potere delle illusioni
La crescita del raggio, comporta l’aumento delle possibilità dimensionali di espandersi. Come se le nostre “Colonne d’Ercole” fossero spostate più al “largo”, permettendoci di spaziare senza trovare ipotetici stop, nel solito "luogo", ed in accordo con il nostro livello di sviluppo spirituale.

Siamo, dunque, liberi di scegliere all’interno del nostro raggio? Certamente! Siamo liberi, sino ad un certo livello, di vivere anche in una prigionia mascherata da pseudo libertà.

Oltre ad un certo livello non può più succedere, in quanto la nostra “espansione” è tale da far rimbalzare ogni tentativo di circuizione melliflua. A quel livello avremo superato le necessità primarie di sopravvivenza e dunque la paura di morire, perché avremo ricordato di essere eterni.
 
Tutto ciò è solo opportuno se inquadrato in una visione prospettica molto più espansa, rispetto al semplice ritenersi dotati di una sola possiblità di Vita.

Cosa è un contratto?

“Un contratto, in senso letterale, è un accordo vincolante tra due o più parti per costituire o regolare un rapporto a tutela dei rispettivi interessi. Questo accordo può essere verbale o scritto e i suoi termini di attuazione possono prevedere che chi lo sottoscrive assolva una serie di compiti per tutelare o ricevere in cambio qualcosa che ritiene avere un significativo valore”.
Fonte: “Perché non riesco ad essere come vorrei” di Joan Rubin-Deutsch

Vediamo però cosa regola la stipula di un contratto tra le parti:

“Tutti gli ordinamenti richiedono per la conclusione del contratto l'accordo tra le parti, ossia la piena coincidenza tra le dichiarazioni di volontà di ciascuna”.
Fonte: Wikipedia

Nel caso di un neonato non può sussistere nessun “accordo tra le parti”. Per questo motivo i genitori prendono “possesso” del futuro energetico del proprio pargolo, autorizzando la stesura del contratto, “firmando” e decidendo alcuni termini del contratto stesso, quali, ad esempio, il suo nome.

Ricordiamo che il nome di una persona ha una valenza molto particolare ed “energetica”; la sua scelta “colora” anche altre “valenze” sottili legate alla persona. In questa maniera inizia o continua l’opera di smarrimento a carico del nuovo arrivato, il quale emerge in un mondo completamente estraneo, in un modo completamente inerme, nel quale deve imparare a credere e fidarsi delle uniche due persone che gli ruotano attorno con maggiore frequenza: i propri genitori.

“Il termine contratto, diffuso in ambito psicologico, per indicare un particolare processo interiore e autonomo, consiste in una sorta di accordo vincolante che concludiamo durante la nostra infanzia solo con noi stessi, però convinti che si tratti di un accordo tra noi e i nostri genitori.
Esso diventa un principio organizzativo che ci guida su come comportarci nella nostra famiglia d’origine e che, interiorizzato, continuerà, senza che noi ce ne avvediamo, a guidarci anche nella Vita adulta”.
Fonte: “Perché non riesco ad essere come vorrei” di Joan Rubin-Deutsch

Ecco il punto! Il focus che evidenzia l’illusione e che non deve fa cadere nell’atto del giudizio. I genitori sono solo uno specchio di noi stessi. È solo con noi stessi che scendiamo a patti, ingannati dall’Antisistema o energia prevalente di controllo sulla Terra. Quel "principio organizzativo" marchiato su di noi, in maniera inconscia, è proprio l'equivalente del "tatuaggio" numerico applicato ai prigionieri dei campi di concentramento.  

Esso ci "guiderà", nel rispetto del libero arbitrio, perchè "ispirerà" le nostre decisioni.

La consapevolezza di questo meccanismo apre le porte alla propria energia ed alla propria  facoltà di estensione del “raggio” inerente al libero arbitrio, inserito nella sfera karmica personale e globale.

“Quando facciamo un contratto interiore inconsciamente affidiamo a qualcun altro parte del nostro potere  di autodeterminazione, se non addirittura tutto questo potere”.
Fonte: “Perché non riesco ad essere come vorrei” di Joan Rubin-Deutsch

È questa la ragnatela in cui siamo avvinghiati; una negazione del Sistema che trattiene, sfrutta, preleva la nostra energia e che, in cambio, dona l’illusione di avere trovato un “senso”, la vittoria sulla disperazione legata alla paura di morire di stenti e di non poter sfamare la propria linea di discendenza.

Le nostre paure, in questo modo, sono solo insabbiate sotto una pesante coltre di sufficienza.  

 

martedì 24 agosto 2010

Filtri, linguaggio, onde, Trinità, perfezione.





"La Trinità è un concetto cristiano… che, assieme all'unicità di Dio, costituisce un dogma del Cristianesimo, condiviso dalle chiese ortodosse, dalla chiesa cattolica e dalle chiese riformate storiche come luterani, calvinisti, anglicani. Queste chiese ritengono che la dottrina della unicità di Dio e Trinità delle persone sia un'esplicitazione dei dati teologici presenti nel Nuovo Testamento e nei primi Padri della Chiesa. In realtà, nella Sacra Bibbia non c’è nemmeno un versetto esplicito a favore di tale dogma
Il dogma della Trinità è in relazione alla natura divina: esso afferma che Dio è uno solo, unica e assolutamente semplice è la sua Sostanza, ma comune a tre Persone (o Ipòstasi) della stessa numerica sostanza (consustanziali) e distinte. Ciò non va interpretato come se esistessero tre divinità (politeismo) nè come se le tre Persone fossero solo tre aspetti di una medesima divinità (modalismo). Le tre Persone (o, secondo il linguaggio mutuato dalla tradizione greca, ipostasi) sono in effetti ben distinte ma formate della stessa sostanza:
  • Dio Padre, creatore del cielo e della terra e Padre celeste del mondo;
  • il Figlio: generato dal Padre prima di tutti i secoli, fatto uomo nella persona di Gesù Cristo nel seno della Vergine Maria, il Redentore del mondo.
  • lo Spirito Santo che è l'Amore perfetto e divino (in greco "agàpe") che il Padre e il Figlio mandano ai discepoli di Gesù per far loro comprendere e testimoniare le verità rivelate".
Fonte: Wikipedia

La verità è sparsa ad “arte” tutta intorno a noi, per cui anche questa citazione ne riporta una sua diluizione. Come separare il vero dal falso? Come intuire l’opera di oscuramento dell’Antisistema? Io penso che tramite l’utilizzo dell’analogia frattale si possa giungere all’intuizione, alla migliore prospettiva, all’assenza di giudizio che permette una visione non filtrata di ogni “cosa”.

Cosa intendo per analogia frattale? Intendo l’applicazione di principi noti, evidenti, in ambiti ancora da “osservare” o da comprendere e approfondire; proprio come utilizzando un microscopio si “scende” nelle dimensioni, mantenendo fisso l’occhio che osserva che, per analogia, mantiene un collegamento, una coerenza tra le dimensioni, garantendo una “continuità”. Questa continuità è lo specchio della Natura frattale di ogni ambito della Creazione che si riflette in se stessa.

“Come in alto così è in basso”…

Fuori dal Tempo, la Creazione è un’opera perfetta.
Nell’unità di Tempo, la Creazione è un’opera perfetta che si “muove” in un flusso che la trasporta nella propria imperfezione, secondo direzioni “autorizzate” o riflesse, consciamente o inconsciamente, dall’osservatore, determinando in continuazione nuovi stadi della Creazione fissati nella densità della realtà percepita. È questa una intuizione scritta nell’articolo di ieri.

Ossia, secondo me, il concetto di Trinità esprime le tre forze del Tao, ad esempio:
  • attiva
  • passiva
  • equilibrante
Ma la sua rappresentazione grafica ne mostra due, solitamente dipinte di bianco e nero e una loro interpolazione o compenetrazione. Da ciò si è portati a parlare di dualità. In realtà le forze sono tre e la terza è l’unione vettoriale delle prime due, la risultante o equilibrante. Graficamente la possiamo vedere osservando l’intera figura! La forza risultante sfugge quasi all’osservazione e ciò è paradossale perché è il risultato più evidente dell’azione delle altre due forze in compensazione.

Scrivevo ieri di tre forze in questi termini:
  • perfezione
  • imperfezione
  • prospettiva presente modellata dalla loro interazione a causa del pensiero o… realtà
È questa la legge del tre a cui allude Gurdjieff? Può essere, anche perché lo stesso autore ne rivela tutta la sua importanza, asserendo che man mano che lo schema della Creazione si amplia, analogamente si amplia anche il numero di leggi universali a cui si è sottoposti. Ora, il fatto che la legge del tre sia collocabile così in “alto” negli schemi della Creazione stessa e la prova è la sua condizione numerica semplicemente constatabile e, dunque, la sua vicinanza alla condizione unitaria, da cui tutto si Crea, possiamo comprendere perché possa “regolare” la Natura del percepito e del manifesto nella realtà percepita tridimensionale.

Le dimensioni sono tutte presenti e intersecate in ogni attimo e “spazio”.

Come possiamo separare ciò che è perfetto da ciò che non lo è ancora? Semplice. Comprendendo che siamo noi, tramite la nostra osservazione, a miscelare le due “polarità”, creando la risultante da vivere ed esperenziare, ossia il terzo stato quantico. Quello stato manifesto che descrive, allo stesso tempo, la perfezione e l’imperfezione, l’attivo e il passivo fusi insieme, il maschile e il femminile riuniti. Da ciò posso proseguire dicendo che, infine:

ogni attimo è una miscela di perfezione ed imperfezione che rispecchia noi stessi attraverso la “risultante” manifesta nella realtà percepita, nel mondo Creato.

Ogni attimo è opportuno per giungere alla “sintesi finale”, in cui saremo riusciti a separare le due onde per azzeramento dell’onda imperfetta che non avrà più ragione d’essere, in quanto sarà senza “riflesso” grazie al nostro punto d’osservazione completamente perfetto.

È questa la sintesi alchemica della trasformazione della materia vile in oro. Una immane rappresentazione volutamente confusa, perchè prematura da diffondere, di una semplice e pura verità: la descrizione del nostro processo di trasmutazione dell’onda imperfetta in pura perfezione.

Avrei voluto scrivere del mercurio ma, sono certo, è stato opportuno seguire questa localizzazione energetica. Come si può spiegare il concetto di Trinità religiosa?
  • Dio Padre
  • il Figlio
  • lo Spirito Santo
Dove sono i “poli” della perfezione, dell’imperfezione e della manifestazione “reale”?
  • Perfezione = Spirito Santo
  • Stato manifesto o risultante o realtà percepita = Figlio
  • Imperfezione = Dio Padre
Cosa voglio dire? Senza offendere nessuno, che:

Per quanto riguarda l'Antico Testamento già nelle primissime parole della Bibbia, si è vista una molteplicità in Dio. Il libro della Genesi si apre con le parole:
    « In principio Dio creò il cielo e la terra. »   (Genesi 1,1)
 
Ma il termine "Dio" è in ebraico "Elohim", plurale di "Eloah" che significa "Divinità": il verbo è singolare ma il soggetto plurale, il che si può interpretare come un'azione unica e concorde di creazione da parte di un Dio che in qualche modo possiede più Persone in sè. D'altra parte assai di frequente appare nell'Antico Testamento un'alternanza tra pronomi e verbi al singolare o al plurale riguardo a Dio, spesso chiamato ancora con il plurale "Elohim". Ad esempio col pronome e verbo al plurale:
    « "Ecco, l'uomo è diventato come uno di noi" »   (Genesi 1,26)

Fonte: Wikipedia

Ecco il punto, la “sofistificazione”, l’Antisistema:

La Trinità religiosa non parte e non “parla” del Creatore ma di “divinità”. Ossia ciò che si assume come principio della Creazione è un “filtro” che si è inserito tra l’alfa e l’omega, che tenta di ricondurre tutto a sé. Ciò descrive delle "entità" diverse dal Creatore; Sitchin alluderebbe agli Anunnaki, ad esempio. 

Questa è, secondo me, la prova più “evidente” dell’esistenza e dell’opera manipolatrice dell’Antisistema!

Le religioni sono dei “filtri” distorcenti la via della perfezione o della verità. Esse ci conducono a fermarci all’ombra di una “cupola” costituita da falsi dei, i quali tendono a controllare per sopravvivere. Essi sono parte dell’onda imperfetta e cercano la possibilità di rimanere nel percepito, tramite la nostra “autorizzazione” estorta con le buone e/o con le cattive. La realtà attuale è la summa della perfezione della “Natura” e dell’imperfezione di altri “stati”, direttamente processati dal nostro “occhio” che osserva facendo esperienza dell’osservazione stessa.

Questa “intuizione” costituisce uno shock addizionale all’ottava evolutiva superiore che si è fermata da tempo, frenata da “ostacoli” opportuni per meglio raffinare il processo trasmutativo in corso.

L’Antisistema appare “scendendo” di vibrazione; è una legge questa. È come osservare tramite l’occhio di un satellite dallo spazio. Ad un certo punto, zoomando, si potranno osservare “dettagli” che un attimo prima non si riuscivano a distinguere. Per così dire, ad un certo punto: appaiono.

In realtà non appaiono ma si entra nella loro sfera d’azione, nella loro dimora dimensionale, vibrazionale. Essi “abitano” a quell’altezza. Ed esprimono solo ed esclusivamente la loro ragion d’essere, proprio come dissotterrando una zolla di terra possiamo trovare dei vermi o dell’acqua. Siamo noi che, proseguendo nel cammino, giungiamo sulle loro posizioni e, per così dire, li attiriamo a noi, anche se è più sensato dire che l’opera di attrazione è reciproca, perché “entrambi” ne “usciremo” modificati dopo “l’incontro”.  

Il mondo percepito e “partorito” è un mondo perfetto per ogni unità di tempo e descrive una perfezione in “corso d’opera”. Non fossilizziamoci sull’uso e sulla comprensione dei termini.

Andiamo oltre, utilizzando noi stessi come “strumento” idoneo per comprendere tramite intuizione.

Ricordiamo sempre la lezione della torre di Babele.